Titolo originale | Répertoire des villes disparues |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico, Fantasy |
Produzione | Canada |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Denis Côté |
Attori | Robert Naylor, Diane Lavallée, Jocelyne Zucco, Josée Deschênes, Rachel Graton Rémi Goulet, Larissa Corriveau, Hubert Proulx, Jean-Michel Anctil, Normand Carrière, Philippe Charrette, Sharon Ibgui, André Richard, Ted Pluviose, Jean Marchand, Guillaume Tremblay, Joseph Bellerose, Myriam Fournier, Francine Vézina, Irlande Côté, Eliott Plamondon, Lorie-Ann Piché, Nathaniel Cote, Stéphane Lachapelle, Marie-Josée Taillefer, Michel Taillefer, Jean-Philippe Lehoux. |
MYmonetro | 3,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 13 febbraio 2019
In una cittadina isolata un uomo muore in un incidente d'auto e cominciano a succedere strane cose.
CONSIGLIATO SÌ
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Irénée-les-Neiges è un paesino isolato del Quebec che conta 215 anime. La quiete del luogo è turbata da un incidente d’auto che provoca la morte di Simon, un ragazzo di 21 anni. In una comunità così piccola il lutto tocca un po’ tutti, a partire dalla famiglia di Simon per arrivare fino al sindaco. Mentre gli abitanti si sforzano di elaborare quanto accaduto, iniziano a verificarsi delle strane apparizioni ai margini del paese.
Un Quebec in 16mm i cui colori sono spariti tempo fa, forse partiti per la città come molti degli abitanti di questa zona rurale, triste, solitaria e finale.
Quello di Côté è un “mondo sottosopra”, privo della verve, che ha caratterizzato gli altri titoli di finzione del regista, in cui i personaggi sono rassegnati alle proprie paure anche prima che qualcosa di inspiegabile si presenti sul loro cammino.
Nella figura del sindaco Smallwood, la cittadina ha un leader che inneggia all’autosufficienza e alla resilienza emotiva di fronte alla tragedia, rifiutando aiuti esterni e appellandosi allo spirito comune. I panni sporchi si lavano in casa, quindi, se non fosse che quasi nessuno dei suoi elettori ha energie mentali sufficienti a impugnare del sapone.
Sperimentatore incallito, Côté allude a certi elementi di genere (la cittadina con una miniera abbandonata che ne ha accelerato il collasso economico, il massacro di una famiglia qualche decennio prima che ha lasciato una casa infestata, l’idea dei defunti che ritornano in vita) salvo poi disinnescarli uno dopo l’altro e lasciare un’atmosfera sospesa in cui il vero spettro non è il passato che ritorna, ma il futuro che incombe.
Tra satira sociale e inquietudine post-apocalittica, Ghost Town Anthology si muove in territorio inesplorato anche per un artista poliedrico e mai banale, che non risolve nessuno dei vari filoni narrativi nel modo più prevedibile ma che, nel mescolare le carte allo sfinimento, si ritrova perso nell’inerzia medesima che con tanta cura ha provveduto a evocare.
Il titolo originale québécois è molto più bello di quello internazionale: "repertorio delle città scomparse". Presentato alla 69ª Berlinale, il penultimo film di Denis Côté è una riflessione dolente sulla peculiare composizione del tessuto del Canada francofono (e non solo). Simon Dubé (Philippe Charrette) perde la vita in un incidente automobilistico.
Il film di Denis Côté, cupo e frammentario esattamente come promette il titolo, parla di un luogo che rimane sospeso nel tempo. Il villaggio inventato di Irénée-les-Neiges si trova in un angolo tra i boschi del Québec e le 215 persone che sono rimaste ancora lì sono morte più o meno come gli alberi d'inverno o l'economia cittadina dopo che ha chiuso la miniera.