Titolo originale | Degas: Passion for Perfection |
Titolo internazionale | Exhibition on Screen: Degas - Passion For Perfection |
Anno | 2019 |
Genere | Arte, Documentario, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 85 minuti |
Regia di | David Bickerstaff |
Uscita | lunedì 28 gennaio 2019 |
Distribuzione | Nexo Digital |
MYmonetro | 2,96 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 30 gennaio 2019
Un docu-film su Degas, il celebre pittore impressionista, tra ricerca della perfezione e fusione di passato e presente. In Italia al Box Office Degas - Passione e Perfezione ha incassato 163 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
|
"Tutti gli artisti hanno un cuore", sosteneva Edgar Degas. Da qui la prima indicazione restituita dal titolo del film documentario sul pittore impressionista francese: il termine "passione" non sta infatti come generico aggettivo melenso, ma come sintesi di quell'attitudine di un genio che ha fatto della pittura una ricerca senza posa, con tecniche sempre nuove e straordinarie - dal disegno, alla pittura, al classico monotipo, fino alla scultura -, sempre accompagnata da attenzione e affetto nei confronti dell'umanità e della realtà che lo circondava.
Per questo Degas (Parigi, 1834-1917) ritraeva scene d'interni - mai paesaggi bucolici come i suoi colleghi impressionisti, tanto amati e odiati allo stesso tempo, come testimonia il rapporto con Eduard Monet, conosciuto da giovane passeggiando al Louvre a Parigi -, situazioni intime inquadrate in maniera molto contemporanea, mai perfetta, ma con tagli su dettagli non canonici, come le lezioni delle ballerine adolescenti, per cui tutti conosciamo la sua opera già dai libri di scuola, o il prima e il dopo delle gare dei fantini, i morbidi, veritieri nudi femminili, da cui è tangibile la passione di Degas per i dipinti di Ingres e, ancora, le rappresentazioni malinconiche nei bar parigini - l'esemplare L'absinthe (L'assenzio) del 1875/76 - o gli interni delle case borghesi, come, risalente al suo periodo italiano, il vivido ritratto de La famiglia Bellelli terminato nel 1867.
Il film di David Bickerstaff procede su due linee parallele, quella rivisitata attraverso inquadrature sui dettagli meticolosi della sua pittura, i gesti e la ripresa di volti, espressioni e atteggiamenti colti dal reale e, a pari passo, una traccia sul Degas umano, studioso, ossessivo pittore, ma anche intellettuale critico e spesso protagonista nei salotti del periodo.
Due linee narrative con una matrice di partenza: il racconto dello storico dell'arte Daniel Halévy sulla nascita e formazione della collezione Fitzwilliam Museum a Cambridge, la più densa di opere di Degas nel Regno Unito, con un'attenzione particolare alla mostra in corso, successivamente itinerante tra Francia e Italia. Oltre allo storico francese, intervengono altri critici e curatori, tra cui la Durand Ruel, che porta il nome dello storico mercante che trattava gli impressionisti, tra cui anche Degas che, controvoglia perché troppo meticoloso nella realizzazione dei suoi dipinti, per mantenersi, si costringe a vendere le sue opere, diventando parte di un sistema che un po' criticava.
Lo stesso sistema che, sostiene anche l'amico scrittore Paul Valery, il pittore dominava con la sua personalità e la sua intensa ricerca che, anche con la barba sempre più lunga e bianca, non cessa mai, fino ad arrendersi ai problemi di vista che lo portano a dedicarsi alla scultura. Da qui il documentario si chiude con una delle ultime opere realizzate dall'artista: la ballerina con tutù in tulle e nastro di raso, trovata in studio insieme ad altre 150 sculturine in cera e plastilina che Degas continuava a creare, plasmare, distruggere, rifare. Alla maniera ossessiva di un più contemporaneo Giacometti, Degas ricercava la perfezione nello stile, nonostante la realtà fosse interessante, ma non certo perfetta.
La prima parte sembra uno spot al museo Fizwilliam di Cambridge, il resto del primo tempo scorre monotono tra contributi poco intellegibili e succinte note biografiche. Del tutto assente l'inquadramento storico e culturale. Va' meglio il secondo tempo, dove si riesce ad avvicinare di più l'argomento: la sperimentazione e la ricerca continua.
Le ballerine sono il suo soggetto ricorrente più celebre e, ci spiega il doc di David Bickerstaff, quello che meglio esemplifica l'essenza della pittura di Edgar Degas: una ricerca della perfezione, nel fermare su carta movimento, corpi e luce, tanto ossessiva e inesausta da restituire un'impressione di non finitezza, anche in anticipo sui tempi di correnti artistiche future.