Titolo originale | The White Crow |
Anno | 2018 |
Genere | Biografico, Drammatico, |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 122 minuti |
Regia di | Ralph Fiennes |
Attori | Oleg Ivenko, Adèle Exarchopoulos, Chulpan Khamatova, Ralph Fiennes, Aleksey Morozov, Raphaël Personnaz, Olivier Rabourdin Ravshana Kurkova, Louis Hofmann, Sergei Polunin, Zach Avery, Mar Sodupe. |
Uscita | giovedì 27 giugno 2019 |
Distribuzione | Eagle Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,76 su 23 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 agosto 2019
La storia del ballerino e coreografo russo naturalizzato austriaco Rudolf Nureyev, uno dei più grandi danzatori del XX secolo. In Italia al Box Office Nureyev - The White Crow ha incassato 812 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Ballerino intrepido e fuori da ogni schema, Rudolf Nureyev cresce in tecnica e splendore. Avido di conoscenza, la tournée del 1961 a Parigi è la risposta ai suoi desideri e al bisogno di conoscere più da vicino la cultura e il balletto occidentali. Le lezioni di inglese prese in Russia gli permettono di avvicinare i ballerini dell'Opéra, di comunicare con loro e di condividere i rispettivi punti di vista sulla danza e sul mondo. Incontenibile e ribelle, Nureyev sfora gli orari della 'ricreazione' e si attira i sospetti del KGB, che lo marca stretto. Le intemperanze hanno conseguenze drammatiche, il ballerino non andrà a Londra con la compagnia e deve essere immediatamente rimpatriato.
L'intervento tempestivo all'aeroporto di Le Bourget di Pierre Lacotte, ballerino e coreografo dell'Opéra, e Clara Saint, fidanzata del figlio di André Malreaux (Ministro della cultura), strappano Nureyev all'oblio. Il ballerino chiede asilo alla Francia, libero finalmente di danzare e di costruire la sua leggenda.
A partire dalla biografia di Julie Kavanagh, "Nureyev: The Life", Ralph Fiennes realizza un film sulla vita del celebre ballerino. Più precisamente, la sceneggiatura si concentra su un episodio della sua vita, il suo rocambolesco passaggio all'Ovest nella primavera del 1961. All'epoca Rudolf Nureyev aveva solo ventitré anni e in Russia non tornerà che ventisei anni dopo. Se The White Crow non cambia la storia del genere, il biopic di Ralph Fiennes ha tuttavia una sua singolarità e una qualità virtuosa di movimento.
Appassionato di balletto, l'attore applica al suo film i principi di verticalità e sospensione che creano l'idea di leggerezza e grazia del repertorio romantico. Sospeso tra due paesi, due mondi e due stili, il suo eroe rompe le linee (di confine) mantenendo la simmetria e la naturalezza nonostante lo sforzo dello slancio.
Per garantire la combinazione di esuberanza ed energia, di controllo e purezza, Ralph Fiennes sceglie Oleg Ivenko, ballerino russo della Tatar State Opera & Ballet. A lui affida la maniera del corpo e del cuore di restare appesi, sollevati in aria e sostenuti dal suo solo talento. In un curioso gioco metalinguistico, ritaglia per sé il ruolo di Alexander Ivanovich Pushkin, ballerino e insegnante di Nureyev e anni dopo di Michail Baryšhnikov, per 'educare' il ragazzo all'arte dell'interpretazione.
Padroneggiando a meraviglia la lingua di Oleg e Rudolf, la versione originale è integralmente o quasi in russo, Ralph Fiennes seduce ancora una volta con un personaggio levigato, immobile, altrove che sembra uscito da un romanzo di Beckett. Seducente soprattutto nelle situazioni difficili, è il maître de ballet di un giovane Nureyev, silhouette celeste e felina che sovvertirà le convenzioni del balletto. Diversamente dal film di Richard Curson Smith (Rudolf Nureyev: Dance to Freedom), che ha scelto di non scegliere tra finzione e documentario, passando dalle scene di ricostruzione alle testimonianze dei protagonisti di quell'incredibile salto verso la libertà, Ralph Fiennes decide integralmente per la messa in scena e conferma l'interesse mai spento sul capitolo culturalmente e politicamente più pregnante della vita dell'artista, l'atto senza dubbio più 'cinegenico'.
Oleg Ivenko è tecnicamente credibile e probabilmente più gestibile di Sergei Polunin, riserva alla sbarra (Yuri Soloviev nel film), che avrebbe aggiunto al ritratto di Nureyev lo spirito intransigente e l'appetenza di vita che lo muovevano, la bellezza selvaggia e il carattere temprato da tartaro che lo spinse (non senza dolore) a lasciarsi la Russia alle spalle. Oleg Ivenko come Artem Ovcharenko prima di lui (Rudolf Nureyev: Dance to Freedom) interpretano indefessamente il loro modello, sono luminosi e pieni di charme ma non possono competere con quel fauno superbo e ipersessualizzato che era Rudolf Nureyev. Girato tra Parigi e San Pietroburgo, tra l'Opéra Garnier e il Mariinskij, The White Crow esplora le potenti risorse drammatiche di un destino folgorante e prova, nei momenti meno didascalici e a esclusivo appannaggio di Adèle Exarchopoulos, a lavorare sul fondo, elaborando un dossier per tema: il debutto da ballerino, i suoi studi, la sua tecnica, le sue interpretazioni, i suoi gusti, la sua prima stagione sentimentale, la sua evasione nel momento più critico della guerra fredda.
Ralph Fiennes accompagna (letteralmente) al centro del palcoscenico un artista impulsivo, un uomo del suo tempo che privilegiò un'arte che non era più del suo tempo, che amava tutti i pericoli e li cercava, per dominarli e trionfare. Dissidente, rivoluzionario, étoile del 'mondo libero' o semplicemente ballerino? Chi era Rudolf Nureyev? Ralph Fiennes non si pone necessariamente la questione. The White Crow è un film d'amore, Ralph Fiennes ama Nureyev. Non è abbastanza?
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Ralph Fiennes, alla sua terza regia, si cimenta nella difficile impresa di portare sullo schermo la complessa storia del leggendario ballerino sovietico Rudol’f Nureev dalla sua infanzia fino alla richiesta di asilo politico in Francia, avvenuta nel 1961. Il risultato è un film elegante, impeccabile, raffinato ed estremamente accurato nella ricerca della cifra stilistica ideale per [...] Vai alla recensione »
Ho visto The white crow due volte al Torino Film Festival. Coinvolgente, esteticamente emozionante. Mostra l'amore per l'arte del personaggio - e del regista -: per il balletto, la pittura, la scultura, la musica. Oltre alle belle scene di balletto, diverse sono girate all'Hermitage e al Louvre. Un film paneuropeo per cast, troupe, locations, produzione.
A me è piacuto molto. Sara’ la carenza di film decenti da mesi. comunque bello
Troppo concentrato sull'immagine e carente di pathos; la narrazione non riesce ad avvincere, neanche nei momenti più drammatici. Ne viene fuori un quadro scialbo, tiepido.
Un’occasione mancata il non aver parlato dell’artista privato, della sua omosessualità e della sua fine a causa dell’AIDS. Un peccato.
Un film che non regala nessuna emozione. I personaggi descritti superficialmente, Nureyev non sembra neanche un gran ballerino. La Exarcopoulos bravissima nella Vita di adele qui non cambia espressine in nessuna inquadratura. I russi cattivoni descritti nel modo più scontato .Fiennes si conferma un attore banale senza talento, ci mancava solo che si cimentasse nella regia.
Con la fama del suo talento e degli eccessi che lo accompagnarono, Rudolf Nureyev, il più grande danzatore del XX secolo, era un'occasione per un biopic fiammeggiante: del genere, per intendersi, che avrebbe potuto dirigere un Ken Russell. Niente di tutto ciò nella saggia terza regia di Ralph Fiennes, il quale spreca l'occasione mettendo in immagini il libro di Julie Kavanag, adattato in una poco incisiva [...] Vai alla recensione »
David Hare adatta la biografia di Nureyev firmata da Julie Kavanagh saltabeccando fra la sua infanzia povera in Siberia, la sua fase di studente di danza ribelle a Leningrado e la Parigi 1961 del suo salto verso la libertà. Nella capitale francese Rudolf trova una protettrice nell' altolocata Claire De Saint e sperimenta una ancor obliqua omosessualità mentre sullo sfondo l'attore/regista Ralph Fiennes [...] Vai alla recensione »
La vita di Rudol' f Nureev (Oleg Ivenko, che sembra il sosia di Morandi da giovane), dall'ascesa fino alla famosa richiesta di asilo politico alla Francia, datata 1961. In una biografia che non sempre convince (a tratti, si fa fatica a seguirne le tracce, talmente è ripetitiva), ma che ha il pregio di ricordare cosa significasse, allora, vivere nell'Unione Sovietica.
Pochi giorni nella vita del "Corvo Bianco" Rudolf Nureyev. Pochi giorni ma fondamentali, perché in quella primavera del 1961, in piena Guerra fredda, il grande ballerino decise di abbandonare per sempre il suo Paese, l'Unione Sovietica, scegliendo di trasferirsi in Occidente. Dunque un film biografico "ridotto", quello di Fiennes, concentrato nel momento più importante di una vita comunque fuori dal [...] Vai alla recensione »
Nureyev non è stato solo un grande ballerino classico, ma ha rappresentato il ribaltamento degli schemi arte/politica nell'Unione Sovietica di Krusciov, attraverso uno stile di vita libero e intellettualmente anarchico. Nato sulla ferrovia Transiberiana a Irkutsk, ebbe una vita difficile anche dopo il trasferimento della famiglia a Ufa. Nonostante l'età adolescente, venne accolto in accademia, e proprio [...] Vai alla recensione »
La vita del leggendario ballerino Rudolf Nureyev, dalla difficile infanzia nella gelida città sovietica di Ufa, fino al successo e alla sua decisione di rimanere in Occidente. Ribelle e fuori dagli schemi, a soli 22 anni il ballerino entra a far parte della rinomata Kirov Ballet Company di Leningrado, con la quale va a Parigi nel 1961, nel suo primo viaggio al di fuori dell'Unione Sovietica.
"The White Crow", il "corvo bianco", soprannome dato al piccolo Rudi Nureyev, per il suo comportamento silenzioso, che lo induceva a spettatore dei giochi dei coetanei, è il terzo lungometraggio di Ralph Fiennes. Si ispira alla biografia di Julie Kavanagh, ed è stata adattata per lo schermo da David Hare. Ha estrapolato la trasferta del Kirov all'Opéra di Parigi nel 1961, e inserito alcuni flashback, [...] Vai alla recensione »
Il personaggio è stato e resta talmente complesso e fascinoso da potere avvincere qualsiasi tipo di pubblico. Dunque, nonostante i numerosi flop dei film che tramandano a colpi di luoghi comuni vita & opere delle celebrities, la sfida effettuata dall'attore britannico russofono e russofilo Fiennes per la sua terza prova da regista garantisce un prodotto appetibile a prescindere dall'effettiva consistenza: [...] Vai alla recensione »
Negli anni Quaranta del secolo scorso, nella gelida città sovietica di Ufa, di certo in pochi avranno scommesso sul futuro di quel ragazzino solitario nato su un treno in corsa e cresciuto in povertà, non immaginando che un giorno sarebbe diventato uno dei più grandi ballerini di sempre: è un ritratto appassionato, ma anche un efficace affresco storico il film "Nureyev - The white crow", terza prova [...] Vai alla recensione »
Un film su un artista sovietico passato all'Occidente sarebbe stato fino a pochi anni fa un film del tipo Il ponte delle spie. Oggi invece quella diserzione nel maggio 1961 è il dettaglio finale di Nureyev - The White Crow (Il corvo bianco) di Ralph Fiennes, che pur aveva reso più politico e più bello che mai il Coriolano di Shakespeare. A Rudolf Nureyev (1938-1983) Oriente e Occidente, Patria e Famiglia, [...] Vai alla recensione »
Rudolph Nureyev portò passione, bellezza, sesso e follia nel mondo della danza. Non si può dire lo stesso del film Nureyev. The white crow, diretto da Ralph Fiennes (che interpreta anche il personaggio del coreografo russo Aleksandr Puškin), dove di sesso non si parla affatto, a parte una breve immagine in cui s'intravede un uomo nel letto del ballerino una mattina in una camera d'albergo.
Un contadino dell'Unione Sovietica, un ragazzo nato su un treno, il più grande ballerino del dopoguerra, è tutto un po'a rischio agiografia patinata, ma sarà difficile non concedere a Ralph Fiennes di continuare a uscire da quel rischio con dinamismo e azione grazie all'ottimo interprete scelto per un non facile biopic sull'artista venuto dal freddo.
Rudolf Nureyev, protagonista di The White Crow, terzo film da regista dell'attore inglese Ralph Fiennes, sembra nascere sotto una cattiva stella, nel 1938, su un treno della transiberiana dalle parti della gelida Irkutsk, nella Siberia centrale. E cresce anche peggio, ultimo di cinque figli, nella tetra (e sempre gelida) città sovietica di Ufa, 1500 chilometri da Mosca, anni luce da quello che allora [...] Vai alla recensione »
Dopo Charles Dickens in The Invisible Woman, ecco Rudol'f Nureev in Nureyev -The White Crow. Dove stavolta Ralph Fiennes non interpreta il ruolo del protagonista ma lo lascia al ballerino russo Oleg Ivenko. Che mostra i primi passie l'ascesa di Nureev nel 1961 a Parigi e soffermandosi sull'episodio-chiave del 16 giugno in cui, per sfuggire al rimpatrio, ha chiesto asilo politico a Parigi.
Rudolf Nureyev è stato uno dei più grandi ballerini del ventesimo secolo. Nessun altro interprete della danza classica ha mai suscitato nel pubblico la stessa vibrante eccitazione. Aveva tutto: fascino e genio. E soprattutto, anche se talvolta maldestro e imperfetto, aveva lo spirito giusto. Il regista Ralph Fiennes ripercorre la vita di questo leggendario ballerino dall'infanzia sofferta nella gelida [...] Vai alla recensione »
Giovane prodigio del balletto Kirov, Rudolf Nureyev si esibisce a Parigi nel 1961, ma le sue frequentazioni occidentali impensieriscono il KGB. Ralph Fiennes chiede a David Hare di adattare la biografia scritta da Julie Kavanagh e il drammaturgo, che ama frantumare le cronologie, muovendosi su tre blocchi temporali, gioca di echi e rimandi tra un'epoca e l'altra.
Tradire se stessi per rimanere fedeli al proprio mondo, la famiglia, gli amici, la società nella quale siamo cresciuti, o viceversa? È questo il conflitto esistenziale e morale che fa da sfondo a The White Crow, al cinema dal 27 giugno, sulla storia di Rudolf Nureyev, qui interpretato dall'esordiente Oleg Ivenko. Il film è diretto da Ralph Fiennes, alla sua terza regia, e prende spunto dal libro di [...] Vai alla recensione »
The life of the ballet superstar Rudolf Nureyev has all the makings of an exceptional drama, or two or three. His rags-to-princes tale has Cold War intrigue, a thriller-worthy defection, a partnership for the ages with Margot Fonteyn, and a dizzying, pop-star level of fame. It's hard to imagine a better lead character. A man with animal intensity - he's called variously (and correctly) a panther, [...] Vai alla recensione »
There has been no shortage of documentaries about Rudolf Nureyev, but the new film directed by siblings Jacqui and David Morris makes a valuable contribution with its plethora of previously unseen footage and insightful historical context about his life and times. Although it's puzzling that Nureyev is being theatrically released before, rather than after, Ralph Fiennes' drama The White Crow, about [...] Vai alla recensione »
It would be absurd to say that Rudolf Nureyev lived, or danced, in anyone's shadow. He was a man who leapt and twirled and flew onstage, all muscle but light as a feather, with a freedom and force that reconfigured the human spirit. There's no denying, though, that over the last few decades, and especially since 1993 (the year he died of AIDS), the image of Nureyev as the flashing erotic god of ballet [...] Vai alla recensione »
In 1961, two months after the Soviets sent Yuri Gagarin into space, Rudolf Nureyev brought the USSR's reputation crashing back to earth when he defected in Paris. In Nureyev, a new documentary by siblings Jacqui and David Morris, we see this swift juxtaposition of events, with the East gaining unprecedented ground in Cold War optics only to be summarily humiliated.
Co-directors (and siblings) Jacqui and David Morris's immaculate documentary about Rudolf Nureyev is more than just essential viewing for anyone interested ballet and dance. Like any great biography, it casts a light through its prismatic subject, whose unique story refracts out colourful strands touching on art, politics, history, identity and so much more.