Nureyev - The White Crow

Il danzatore venuto dal freddo

Con la fama del suo talento e degli eccessi che lo accompagnarono, Rudolf Nureyev, il più grande danzatore del XX secolo, era un'occasione per un biopic fiammeggiante: del genere, per intendersi, che avrebbe potuto dirigere un Ken Russell. Niente di tutto ciò nella saggia terza regia di Ralph Fiennes, il quale spreca l'occasione mettendo in immagini il libro di Julie Kavanag, adattato in una poco incisiva sceneggiatura di David Hare. La storia si articola su tre piani temporali intrecciati: l'infanzia infelice, l'affermazione in Russia, il primo viaggio a Parigi. L'idea è che la danza fosse la vera patria di Rudolf però la genesi delle coreografie resta appena abbozzata. Poco più sviluppati i motivi dell'omosessualità e della politica, che vede Nureyev perseguitato dall'occhiuto regime sovietico. Resta una trama piuttosto statica e ripetitiva e che, soprattutto, non sa trasmettere emozioni.
Da La Repubblica, 27 giugno 2019


di Roberto Nepoti, 27 giugno 2019