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Tre donne confronto Valutazione 4 stelle su cinque

di vanessa zarastro


Feedback: 34043 | altri commenti e recensioni di vanessa zarastro
domenica 27 gennaio 2019

Amo molto questo regista greco che crea sempre delle atmosfere al limite del paradosso. In “La Favorita” Yorgos Lanthimos presenta le persone quasi una sequenza di caricature (in particolare i nobili incipriati e imparruccati). Si ispira a figure realmente esistite ma mette in scena le dicerie che erano in auge presso la corte, mai verificate del tutto dagli storici. Tre sono le donne protagoniste dotate di personalità completamente diverse tra loro.
Siamo in Inghilterra all’inizio del ‘700 e regnava Anna d’Inghilterra, ultima Stuart (una splendida Olivia Colman), che era andatain sposa nel 1683 al principe Giorgio di Danimarca (che nel film non c’è) di dodici anni più grande, matrimonio negoziato in segreto da suo padre con il beneplacito di re Luigi XIV di Francia, che sperava in un'alleanza anglo-danese contro l'Olanda. Tale alleanza non si sarebbe mai verificata. Anna era sempre stata una ragazza fragile, molto miope sin da bambina, malata di gotta e di sindrome di Hughs che non le ha permesso di portare avanti le sue gravidanze. Infatti delle 18 gravidanze reali  – tra aborti e morti precoci - solo 5 i figli della regina sono sopravvissuti, e non erano i conigli che tiene nella sua stanza da letto, come mostra Lanthimos. Anna non era particolarmente istruita perché, essendo la terzogenita, non si pensava fosse da inserire nell’asse ereditario conosceva poco la storia e faceva errori nella scrittura. Di Anna si è sempre vociferato essere omosessuale: dopo un’ambigua amicizia a tre con la sorella Mary e Frances Aspley, la Regina ha un rapporto molto particolare con Lady Sarah Churchill, nata Jennings (antenata di Wiston e Lady D. e interpretata magnificamente da Rachel Weisz) sua amica e compagna di scuola che va a vivere a Palazzo. Si chiamano affettuosamente tra loro con degli pseudonimi inventati da ragazzine: Anne è "Mrs. Morley", Sarah è "Mrs. Freeman”. Sara si occupa di lei in tutto e per tutto, si prende “cura” delle sue malattie, del suo carattere volubile, e soprattutto le sbroglia le “incombenze politiche” di regina, in un periodo bellico come quello. Ci sono due gruppi in conflitto nel Parlamento (come ancora oggi, del resto): i Tories, anglicani e legati alla Chiesa di Inghilterra, erano contrari alla guerra che affamava gli Inglesi, e i Whigs, i puritani cui appartenevano i Churchill, duchi di Marlborough a favore dell’intervento in guerra.
L’Inghilterra, infatti, ha partecipato alla Guerra di Successione Spagnola (dal 1702 al 1713), dove John Churchill (Mark Gatiss), il marito di Sarah comandante delle forze inglesi,ha riportato numerose vittorie sui Francesi. Ma a Corte, nonostante le difficoltà economiche dovute al proseguire della guerra, le corse delle anatre, il consumo di ananas, e i balli, vanno per la maggiore.
Ma mentre Sarah, sicura del suo potere sulla Regina, è diventava molto altezzosa e prepotente, Anne, bisognosa d’affetto, è diventata sempre più capricciosa e richiedente attenzioni. In mezzo a questo rapporto un po’ in crisi, si insinua Abigail Masham (bravissima Emma Stone), una cugina della Jennings caduta in disgrazia, arrivata a Corte per chiedere lavoro a Sarah, ma palesemente in cerca di riacquistare una posizione dignitosa e facoltosa. Diventa cameriera personale della cugina tramite trucchi e inganni, poi poco a poco si sostituisce a lei nelle “cure” della Regina e persino nel suo letto.
Abigail riuscirà a farsi sposare da un Tory e ad avere un sussidio mensile dalla Sovrana, in tal modo, si è riabilitata, rientrando nella categoria di Dama da semplice cameriera. Alla fine nel 1710, contemporaneamente all’uscita dell’Inghilterra dal conflitto, John Churchill è estromesso dal servizio alla regina, Sarah perde di colpo tutti i suoi titoli, entrambi vengono allontanati da corte e è il trionfo dell’intrigante cugina.
Il regista crea delle fantastiche atmosfere un po’ alla “Barry Lindon”, con le luci delle candele, gli arredi del palazzo scelti con cura e i costumi con inusuali bianchi e neri. L’uso del grandangolo (specie per gli ambienti dei servi) è, una specie di “marchio di fabbrica” oltre a omaggi pittorici e riferimenti a Greenaway, oltre al già citato Kubrick. Come hanno notato alcuni critici cinematografici, anche qui, come in “Barry Lindon” arriva un brano di Schubert a creare uno straniamento poiché il musicista austriaco è vissuto un secolo dopo.
Le riprese si sono tenute presso Hatfield House, nell'Hertfordshire, dimora infantile di Elisabetta I d’Inghilterra, un esempio di “architettura giacobiana” costruita nel 1611. Attualmente l’edificio è la residenza di Robert Gascoyne-Cecil, VII marchese di Salisbury, già usata dal cinema in vari film tra cui l’“Orlando” del 1992 di Sally Potter, il “Batman” del 1989 di Tim Burton, e in “The New World” del 2005 di Terrence Malick.
Yorgos Lanthimos, che stavolta non è lo sceneggiatore del film (la sceneggiatura è firmata da Deborah Davis e Tony McNamara),mette a nudo le rivalità al femminile, gli intrighi, gli amori, e in un mondo dove sembra che le passioni siano di uomini con gli uomini e di donne con le donne, assolutamente indipendenti dai matrimoni. Il regista rende espliciti gli umori come: l’alcool, il vomito e il sangue come lui ama fare. C’è una rivisitazione parossistica dei vari elementi di corte, basti citare la scena che mostra i volteggi aerei della coppia nella danza.
Così scrive Federico Gironi in “comingsoon.it”:«…con lo sguardo caustico e affilato di un regista che disseziona ed espone senza falsi pudori, e che questa volta muove la sua macchina da presa in maniera quasi barocca, a far da contraltare a certi toni grotteschi, allo stile decadente del XVIII secolo.»
Il film “La favorita” è candidato a 10 premi Oscar: al film, tre alle tre attrici, alla regia, alla migliore sceneggiatura originale, alla fotografia (Robbie Ryan), al costume (Sandy Powell), al montaggio (Yorgos Mavropsaridis) e alla scenografia (Fiona Crombie e Alice Felton).
 

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