peergynt
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sabato 1 settembre 2018
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una perfida stratega alla conquista del potere
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Dopo due ottimi film surreali e metaforici (“The Lobster”, 2015 e “Il sacrificio del cervo sacro”, 2017), il regista greco Yorgos Lanthimos tenta un genere per lui nuovo, il film storico, con ottimi risultati. Magistralmente servito da una sceneggiatura non sua (di Deborah Davis e Tony McNamara), Lanthimos entra alla corte inglese di Anna Stuart (regina dal 1702 al 1707) e ce la mostra popolata da uomini imbecilli che passano il tempo a scommettere sulle corse delle oche e a bersagliare di arance qualche malcapitato servo di corte, mentre le donne, avide di potere, dedicano tutte le loro forze intellettive e seduttive per conquistarsi un posto al fianco della regina. La sovrana, donna debole e infantile, complessata e malata (ottima Olivia Colman, capace di passare dai panni del sergente di polizia Ellie Miller, nella serie Broadchurch, a quelli di questa brutta regina malata di gotta), è facile preda della nuova favorita, Abigail Masham (un’Emma Stone regale nella sua machiavellica perfidia), che raggiungerà in breve le vette del potere.
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Dopo due ottimi film surreali e metaforici (“The Lobster”, 2015 e “Il sacrificio del cervo sacro”, 2017), il regista greco Yorgos Lanthimos tenta un genere per lui nuovo, il film storico, con ottimi risultati. Magistralmente servito da una sceneggiatura non sua (di Deborah Davis e Tony McNamara), Lanthimos entra alla corte inglese di Anna Stuart (regina dal 1702 al 1707) e ce la mostra popolata da uomini imbecilli che passano il tempo a scommettere sulle corse delle oche e a bersagliare di arance qualche malcapitato servo di corte, mentre le donne, avide di potere, dedicano tutte le loro forze intellettive e seduttive per conquistarsi un posto al fianco della regina. La sovrana, donna debole e infantile, complessata e malata (ottima Olivia Colman, capace di passare dai panni del sergente di polizia Ellie Miller, nella serie Broadchurch, a quelli di questa brutta regina malata di gotta), è facile preda della nuova favorita, Abigail Masham (un’Emma Stone regale nella sua machiavellica perfidia), che raggiungerà in breve le vette del potere. E se la penna che descrive questi personaggi non è quella di Lanthimos, l’occhio che ce li fa vedere è quello caustico e impietoso del regista greco, che ci mostra quest’umanità ridicola con mezzi tecnici (il ralenti durante la corsa delle oche e un ricorso insistente all’uso del grandangolo) che ne esasperano la componente grottesca. Una satira letterariamente gustosa alla Jonathan Swift (autore peraltro citato nei dialoghi, e la divisione del film in capitoli rimanda certamente ad un ascendente letterario), impreziosita da un ritmo veloce e spigliato e da dialoghi divertenti e irridenti. Da vedere con gusto.
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flaw54
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domenica 3 febbraio 2019
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la favorita agli oscar?
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Rimango allibito quando leggo che questo film ha ricevuto 10 candidature all'Oscar. È vero che gli spettacoli di questa stagione sono di basso livello, ma premiare un film normale come questo fa riflettere. Ironico, ma neppure tanto, serio, ma solo in parte passa come acqua corrente senza lasciare sensazioni particolari. Con un altro cast nessuno lo avrebbe notato.
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samanta
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martedì 29 gennaio 2019
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la storia e la noia
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Lanthimos ha colpito ancora! Dopo il noioso Il massacro del cervo sacro si è "gettato" e pazienza che ha massacrato la storia ( in realtà spesso nei film storici anche di valore ci sono numerose indulgenze sui reali avvenimenti) ma ha creato un'opera mediocre, noiosa ed inverosimile. Ovviamente le lobby della critica hanno espresso grandi elogi al film che è addirittura candidato a 10 Oscar.
Vediamo i fatti storici: la regina Anna regna in Inghilterra e in Scozia è una Stuart ed è quindi sospettata di essere filo cattolica, fino al 1708 ha regnato con il marito Re Giorgio con cui ebbe un rapporto buono e molto affttuoso tanto che rimase incinta almeno 17 o 18 volte tutte con esito negativo e i pochi figli superstiti morirano in giovane età, fin dal 1707 si incrinarono i rapporti con la sua principale consigliera Sarah Churchill moglie di John Churchill che diventerà Duca di Marlborough che venne bandita dal regno nel 1711, e fu sostituito in alcune delle cariche che rivestiva da Abigail Masham.
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Lanthimos ha colpito ancora! Dopo il noioso Il massacro del cervo sacro si è "gettato" e pazienza che ha massacrato la storia ( in realtà spesso nei film storici anche di valore ci sono numerose indulgenze sui reali avvenimenti) ma ha creato un'opera mediocre, noiosa ed inverosimile. Ovviamente le lobby della critica hanno espresso grandi elogi al film che è addirittura candidato a 10 Oscar.
Vediamo i fatti storici: la regina Anna regna in Inghilterra e in Scozia è una Stuart ed è quindi sospettata di essere filo cattolica, fino al 1708 ha regnato con il marito Re Giorgio con cui ebbe un rapporto buono e molto affttuoso tanto che rimase incinta almeno 17 o 18 volte tutte con esito negativo e i pochi figli superstiti morirano in giovane età, fin dal 1707 si incrinarono i rapporti con la sua principale consigliera Sarah Churchill moglie di John Churchill che diventerà Duca di Marlborough che venne bandita dal regno nel 1711, e fu sostituito in alcune delle cariche che rivestiva da Abigail Masham. Anna era una debole mentre Sarah era una persona autoritaria che spesso si assentava da Corte per i suoi dissapori con la regina, mentre Abigail, meno intelligente, fu più furba e non contraddiceva la regina. Durante il suo regno si consolidarono i 2 partiti dei Whig (mercanti, banchieri, finanzieri liberali e filo protestanti) e dei Tory (conservatori in cui vi erano presenze filo cattoliche). La regina pur debole e senza il senso dell'autorità era consapevole della sua regalità e come discendente dei Plantageneti procedeva all'imposizione delle mani per guarire i malati di scrofolosi (come in Francia i re discendenti dei Capetingi).
Il regista ha trasformato un periodo storico interessante e che coinvolgeva notevoli personalità come il Duca di Marlborough una dei più grandi condottieri della storia, in una vicenda squallida con personaggi che sono maschere farsesche e inverosimili con comportamenti da pagliacci, in una reggia in cui la camera della regina sembra un porto di mare in cui chiunque entrava e usciva come le più umili fantesche. Per cercare di rinvigorire la storia inventa un rapporto lesbico tra le due favorite Sarah (Rachel Weisz)) e Abigail (Emma Stone) tra esse e la regina per conquistare il suo favore ("il momento omosessuale strategico e obbligatorio" di ogni film di adesso come lo definisce Pino Farinotti) perdendo di vista quello che potevano essere elementi più avvincenti: la debolezza di una donna che deve governare e cerca l'aiuto di persone che la sostengano, il dramma di una madre che ha visto perdere ogni speranza di avere figli, la perdita dell'autorità regale e così via, riducendo il tutto a una squallida storia di letto. Oltre tutto la regina ha il linguaggio e il comportamento di una serva (ma perbacco era discendente di una secolare dinastia di re!), i personaggi usano un linguaggio da camionisti ad esempio Abigail si rivolge al suo spasimante nobile altolocato "mi volete scopare?" ma dove è la rigida etichetta di Corte mantenuta ancora adesso? Il capo dei Whig è poi semplicemente una maschera ridicola e non il capo di un partito che ha trasformato l'Inghilterra in una democrazia parlamentare.
L'ambientazione è praticamente all'interno di sale molto belle, con pochissimi esterni, con un sottofondo di una musica insopportabile, il film è diviso in capitoletti con titoli che vorrebbero essere spiritosi (un'imitazione mal riuscita de La Stangata) . Pure nelle armi il film è inverosimile: Sarah si veste da uomo e spara a più non posso, sbaglia il regista non era quello il caricamento e i fucili sono fuori epoca. La recitazione ovviamente segue la pessima regia per cui se Olivia Colman fa bene la regina serva e mezza scema, le altre due recitano mediocramente in parti in cui si vede la carenza della sceneggiatura nei dialoghi e dispiace per Emma Stone, costretta a mostrare le tette, che è una valente attrice mal impiegata. Un consiglio al regista: esca dalla Storia per i prossimi film non vorrei vedere Napoleone gay che insegue i suoi marescialii per sodomizzarli.
In conclusione a che pro prendere in giro un'epoca così lontana da noi, qual'é il messagio?
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vanessa zarastro
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domenica 27 gennaio 2019
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tre donne confronto
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Amo molto questo regista greco che crea sempre delle atmosfere al limite del paradosso. In “La Favorita” Yorgos Lanthimos presenta le persone quasi una sequenza di caricature (in particolare i nobili incipriati e imparruccati). Si ispira a figure realmente esistite ma mette in scena le dicerie che erano in auge presso la corte, mai verificate del tutto dagli storici. Tre sono le donne protagoniste dotate di personalità completamente diverse tra loro.
Siamo in Inghilterra all’inizio del ‘700 e regnava Anna d’Inghilterra, ultima Stuart (una splendida Olivia Colman), che era andatain sposa nel 1683 al principe Giorgio di Danimarca (che nel film non c’è) di dodici anni più grande, matrimonio negoziato in segreto da suo padre con il beneplacito di re Luigi XIV di Francia, che sperava in un'alleanza anglo-danese contro l'Olanda.
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Amo molto questo regista greco che crea sempre delle atmosfere al limite del paradosso. In “La Favorita” Yorgos Lanthimos presenta le persone quasi una sequenza di caricature (in particolare i nobili incipriati e imparruccati). Si ispira a figure realmente esistite ma mette in scena le dicerie che erano in auge presso la corte, mai verificate del tutto dagli storici. Tre sono le donne protagoniste dotate di personalità completamente diverse tra loro.
Siamo in Inghilterra all’inizio del ‘700 e regnava Anna d’Inghilterra, ultima Stuart (una splendida Olivia Colman), che era andatain sposa nel 1683 al principe Giorgio di Danimarca (che nel film non c’è) di dodici anni più grande, matrimonio negoziato in segreto da suo padre con il beneplacito di re Luigi XIV di Francia, che sperava in un'alleanza anglo-danese contro l'Olanda. Tale alleanza non si sarebbe mai verificata. Anna era sempre stata una ragazza fragile, molto miope sin da bambina, malata di gotta e di sindrome di Hughs che non le ha permesso di portare avanti le sue gravidanze. Infatti delle 18 gravidanze reali – tra aborti e morti precoci - solo 5 i figli della regina sono sopravvissuti, e non erano i conigli che tiene nella sua stanza da letto, come mostra Lanthimos. Anna non era particolarmente istruita perché, essendo la terzogenita, non si pensava fosse da inserire nell’asse ereditario conosceva poco la storia e faceva errori nella scrittura. Di Anna si è sempre vociferato essere omosessuale: dopo un’ambigua amicizia a tre con la sorella Mary e Frances Aspley, la Regina ha un rapporto molto particolare con Lady Sarah Churchill, nata Jennings (antenata di Wiston e Lady D. e interpretata magnificamente da Rachel Weisz) sua amica e compagna di scuola che va a vivere a Palazzo. Si chiamano affettuosamente tra loro con degli pseudonimi inventati da ragazzine: Anne è "Mrs. Morley", Sarah è "Mrs. Freeman”. Sara si occupa di lei in tutto e per tutto, si prende “cura” delle sue malattie, del suo carattere volubile, e soprattutto le sbroglia le “incombenze politiche” di regina, in un periodo bellico come quello. Ci sono due gruppi in conflitto nel Parlamento (come ancora oggi, del resto): i Tories, anglicani e legati alla Chiesa di Inghilterra, erano contrari alla guerra che affamava gli Inglesi, e i Whigs, i puritani cui appartenevano i Churchill, duchi di Marlborough a favore dell’intervento in guerra.
L’Inghilterra, infatti, ha partecipato alla Guerra di Successione Spagnola (dal 1702 al 1713), dove John Churchill (Mark Gatiss), il marito di Sarah comandante delle forze inglesi,ha riportato numerose vittorie sui Francesi. Ma a Corte, nonostante le difficoltà economiche dovute al proseguire della guerra, le corse delle anatre, il consumo di ananas, e i balli, vanno per la maggiore.
Ma mentre Sarah, sicura del suo potere sulla Regina, è diventava molto altezzosa e prepotente, Anne, bisognosa d’affetto, è diventata sempre più capricciosa e richiedente attenzioni. In mezzo a questo rapporto un po’ in crisi, si insinua Abigail Masham (bravissima Emma Stone), una cugina della Jennings caduta in disgrazia, arrivata a Corte per chiedere lavoro a Sarah, ma palesemente in cerca di riacquistare una posizione dignitosa e facoltosa. Diventa cameriera personale della cugina tramite trucchi e inganni, poi poco a poco si sostituisce a lei nelle “cure” della Regina e persino nel suo letto.
Abigail riuscirà a farsi sposare da un Tory e ad avere un sussidio mensile dalla Sovrana, in tal modo, si è riabilitata, rientrando nella categoria di Dama da semplice cameriera. Alla fine nel 1710, contemporaneamente all’uscita dell’Inghilterra dal conflitto, John Churchill è estromesso dal servizio alla regina, Sarah perde di colpo tutti i suoi titoli, entrambi vengono allontanati da corte e è il trionfo dell’intrigante cugina.
Il regista crea delle fantastiche atmosfere un po’ alla “Barry Lindon”, con le luci delle candele, gli arredi del palazzo scelti con cura e i costumi con inusuali bianchi e neri. L’uso del grandangolo (specie per gli ambienti dei servi) è, una specie di “marchio di fabbrica” oltre a omaggi pittorici e riferimenti a Greenaway, oltre al già citato Kubrick. Come hanno notato alcuni critici cinematografici, anche qui, come in “Barry Lindon” arriva un brano di Schubert a creare uno straniamento poiché il musicista austriaco è vissuto un secolo dopo.
Le riprese si sono tenute presso Hatfield House, nell'Hertfordshire, dimora infantile di Elisabetta I d’Inghilterra, un esempio di “architettura giacobiana” costruita nel 1611. Attualmente l’edificio è la residenza di Robert Gascoyne-Cecil, VII marchese di Salisbury, già usata dal cinema in vari film tra cui l’“Orlando” del 1992 di Sally Potter, il “Batman” del 1989 di Tim Burton, e in “The New World” del 2005 di Terrence Malick.
Yorgos Lanthimos, che stavolta non è lo sceneggiatore del film (la sceneggiatura è firmata da Deborah Davis e Tony McNamara),mette a nudo le rivalità al femminile, gli intrighi, gli amori, e in un mondo dove sembra che le passioni siano di uomini con gli uomini e di donne con le donne, assolutamente indipendenti dai matrimoni. Il regista rende espliciti gli umori come: l’alcool, il vomito e il sangue come lui ama fare. C’è una rivisitazione parossistica dei vari elementi di corte, basti citare la scena che mostra i volteggi aerei della coppia nella danza.
Così scrive Federico Gironi in “comingsoon.it”:«…con lo sguardo caustico e affilato di un regista che disseziona ed espone senza falsi pudori, e che questa volta muove la sua macchina da presa in maniera quasi barocca, a far da contraltare a certi toni grotteschi, allo stile decadente del XVIII secolo.»
Il film “La favorita” è candidato a 10 premi Oscar: al film, tre alle tre attrici, alla regia, alla migliore sceneggiatura originale, alla fotografia (Robbie Ryan), al costume (Sandy Powell), al montaggio (Yorgos Mavropsaridis) e alla scenografia (Fiona Crombie e Alice Felton).
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cinefoglio
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sabato 19 gennaio 2019
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istantanea di la favorita (the favourite)
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Yorgos Lanthimos centra il suo obiettivo di raccontarci qualcosa, pochi punti chiari e nitidi, dotati di grande significato e una cura dell’immagine, e dell’atmosfera da abile artista.
La Favorita, che suggerisce l’aspetto più tenero, ma allo stesso tempo viziato, in una relazione, si sintetizza e trova la sua chiave di lettura (con ironia) nei titoli di coda: pura estetica formalizzata, che identifica un’informazione di fondo difficile da cogliere, se non addirittura da processare con gli occhi, ma ricca di fascino e contemplazione.
Così il maestro greco si destreggia in un dramma-commedia vero, dove si mescolano le fantasie e gli stilemi più classici, meccanismi tipici della suspense per suoni sospesi e costanti nel ritmo, e carrellate nei momenti gioiosi e rocamboleschi, una sfrontata ironia ed acuta maleducazione in quelli che sono i passaggi più intimi e vulnerabili, movimenti rapidi e violenti contrastati da inquadrature intensissime, che incidono i volti nei momenti a loro più imbarazzanti, il tutto condito da una postura che tende, da una parte, all’indagine dei cliché, dall’altra, all’iperbole del mondo caricaturale.
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Yorgos Lanthimos centra il suo obiettivo di raccontarci qualcosa, pochi punti chiari e nitidi, dotati di grande significato e una cura dell’immagine, e dell’atmosfera da abile artista.
La Favorita, che suggerisce l’aspetto più tenero, ma allo stesso tempo viziato, in una relazione, si sintetizza e trova la sua chiave di lettura (con ironia) nei titoli di coda: pura estetica formalizzata, che identifica un’informazione di fondo difficile da cogliere, se non addirittura da processare con gli occhi, ma ricca di fascino e contemplazione.
Così il maestro greco si destreggia in un dramma-commedia vero, dove si mescolano le fantasie e gli stilemi più classici, meccanismi tipici della suspense per suoni sospesi e costanti nel ritmo, e carrellate nei momenti gioiosi e rocamboleschi, una sfrontata ironia ed acuta maleducazione in quelli che sono i passaggi più intimi e vulnerabili, movimenti rapidi e violenti contrastati da inquadrature intensissime, che incidono i volti nei momenti a loro più imbarazzanti, il tutto condito da una postura che tende, da una parte, all’indagine dei cliché, dall’altra, all’iperbole del mondo caricaturale.
In questo mondo fittizio (tanto vicino al nostro quanto diverso, fatto di finzione originata dalla fantasia, nonostante la storicizzazione verosimilmente accurata dei fatti e dei personaggi), man mano prende forma il triangolo delle vite della regina Anne d’Inghilterra, di Olivia Colman, la domestica che fu dama, di Emma Stone, e la consigliera più vicina alla corona, di Rachel Weisz.
Il pregio della pellicola sta proprio nella più completa esplorazione del poligono, dove ogni personaggio trova lo spazio per affermarsi, combattere e distruggersi, dove realmente l’evoluzione è presente, ed affrontata da ogni punto di vista, e sviscerata per ogni pulsione, desiderio ed aspirazione delle tre: compenetrazione e ricerca della propria individualità assoluta ed auto-sufficiente, dimenticandosi (o non voler rendersi conto) che, per essere il “favorito” di qualcuno, bisogna che ci si desideri a vicenda con sincerità, e le verità che sostengo i castelli o i palazzi di carta, prima o poi crolleranno.
Non passa inosservata la scelta dell’immagine, che, più di tutti gli elementi, giustifica e partecipa alla cristallizzazione del tema del film, indagandoi colori ed i contrasti, luci bruciate e ombre scure. Il crearsi di questoun vortice sempre in duplice contrasto tra bianco e nero, dove i grigi, (i toni di mezzo), impastano figure e silhouette confuse nel gioco delle parti.
Qui tutta la maestria di Lanthimos come architetto visivo, si sperimenta, a volte stupendo e colpendo, altre volte perdendosiin esercizi sperimentali, ma senza ombra di dubbio in grado di ricavare giusti ed inaspettati spazi interiori (ricordando Kynodontas ed Alps) e di interni (The Lobster, The Killing of a Sacred Deer), in puro stile ottocentesco.
E sei gli angoli di un triangolo equilatero godono della stessa importanza, nella sua rappresentazione spicca sia come centro narrativo, nonché storico della vicenda, oltre che d’interpretazione poliedrica ed impeccabile, Olivia Colman, che riesce a dar vita ad una Regina memorabile: una madre, uno scettro del potere ed una donna capricciosa di attenzioni, saggia e bambina, una performance non passata inosservata a Venezia.
15/01/2019
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no_data
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domenica 27 gennaio 2019
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due ore di ripicche femminili
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Ambientazioni, costumi e fotografia fantastici, davvero, per il resto io l'ho trovato molto noioso. La trama francamente mi è sembrata davvero banale, prevedibile e sostanzialmente monotematica: due ore ripetitive di ripicche fra donne. Sullo sfondo tutta una serie di personaggi ed eventi ben poco delineati, giusto quel poco per fare da "motivazione" a questi "dispetti" fra le due protagoniste. Per il resto qualche "musica pulp", masturbazioni e riferimenti sessuali per "spezzare la noia" e tentare forzatamente di rendere "informale" un film in costume.
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Ambientazioni, costumi e fotografia fantastici, davvero, per il resto io l'ho trovato molto noioso. La trama francamente mi è sembrata davvero banale, prevedibile e sostanzialmente monotematica: due ore ripetitive di ripicche fra donne. Sullo sfondo tutta una serie di personaggi ed eventi ben poco delineati, giusto quel poco per fare da "motivazione" a questi "dispetti" fra le due protagoniste. Per il resto qualche "musica pulp", masturbazioni e riferimenti sessuali per "spezzare la noia" e tentare forzatamente di rendere "informale" un film in costume. In questi ultimi particolari mi ha ricordato un tentativo di ispirarsi a The Knick, ma a mio parere siamo lontani. Ovviamente mia semplicissima opinione.
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annalisarco
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giovedì 6 settembre 2018
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il potere della manipolazione
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Alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato il nuovo lavoro di Yorgos Lanthimos, "The Favourite", la cui trama si intreccia sullo sfondo della guerra tra Regno Unito e Francia, in un gioco di potere e seduzione alla corte della Regina Anna. Con un cast straordinario, le cui protagoniste principali sono tutte donne, assistiamo ad una lotta per la supremazia e la sopravvivenza di Abigail (Emma Stone), ex dama di corte che ha perduto il proprio status e intenta a riconquistarlo ad ogni costo, e Sarah (Rachel Weisz), prima donna al fianco della Regina Anna (Olivia Colman). Tre cugine, tre donne con un passato troppo pesante alle spalle.
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Alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia è stato presentato il nuovo lavoro di Yorgos Lanthimos, "The Favourite", la cui trama si intreccia sullo sfondo della guerra tra Regno Unito e Francia, in un gioco di potere e seduzione alla corte della Regina Anna. Con un cast straordinario, le cui protagoniste principali sono tutte donne, assistiamo ad una lotta per la supremazia e la sopravvivenza di Abigail (Emma Stone), ex dama di corte che ha perduto il proprio status e intenta a riconquistarlo ad ogni costo, e Sarah (Rachel Weisz), prima donna al fianco della Regina Anna (Olivia Colman). Tre cugine, tre donne con un passato troppo pesante alle spalle. Una Regina che si lascia manipolare per ottenere un pó di affetto e attenzione, la cui insicurezza affligge terribilmente le sorti del Paese, lasciato nelle mani ai suoi sbalzi di umore e alla manipolatrice di turno. Sarah lo ha fatto per anni, ha sussurrato all'orecchio di Anna ogni mossa secondo lei opportuna per una buona sorte del conflitto. Abigail, nuova arrivata, ha a cuore solamente sè stessa. In una tempesta di idee e sentimenti, Anna sembra essere in balia di una corrente, senza personalità, una Regina senza potere.
Una bellissima regia di Lanthimos, con focali lunghe per sottolineare i lunghi spazi e la solitudine della vita a Palazzo; assurdità di situazioni e personaggi distorti all'infinito, ma incredibilmente meno delle sue precedenti pellicole. L'immancabile gusto di paragone tra animali ed esseri umani, preda dei loro istinti, delle loro passioni, bestie che agiscono razionalmente e istintivamente, in una meditata ma non molto controllata ascesa al potere. E gli uomini, sono quasi messi da parte, se non confinati ad essere uno strumento nei piani delle due donne. Figure femminili con caratteri maschili, nel loro impugnare la situazione, nell'abilità con le armi, nel cavalcare, nell'essere impavide. La furbizia del regista nel proiettare ogni aspetto magnifico e pericoloso delle donne, fa comprendere come questo film non sarebbe stato possibile con protagonisti maschili: l'astuzia, l'abilità, la seduzione, l'inarrestabilità, la sensibilità. Tutte qualità femminili che, se usate nel modo sbagliato - come in The Favourite - possono essere molto pericolose. Le donne strutturano i loro piani inevitabilmente con il cuore, qualunque sia la situazione da trattare; sono consapevoli del loro potere sugli uomini, del loro fascino, del loro corpo. Gli uomini, davanti ad un problema di stato, quale sia la guerra o l'amministrazione economica, agiranno sempre con la testa, con la preparazione e con la violenza. Questo rende The Favourite un film che non poteva essere realizzato altrimenti, in cui ogni tassello torna al proprio posto minuto dopo minuto. Delizioso, affascinante, elegante nonostante il tema crudo e terribile trattato. Divertente in alcuni momenti, perché inverosimile e assurdo. Lanthimos è stato bravo a non trasformare tutto questo in qualcosa di odiato, a non lasciar fraintendere il suo modo di vedere le donne, a tirar fuori i loro lati più forti, specificando quanto queste doti siano meravigliose, ma solo se usate bene. Abigail e Sarah da non imitare, insomma.
Il film sarà nelle sale cinematografiche americane il 23 Novembre 2018, in quelle italiane il 14 Gennaio 2019.
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loland10
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lunedì 28 gennaio 2019
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damigelle e parrucche
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“La favorita” (The Favourite, 2018) è il settimo lungometraggio del regista-sceneggiatore greco Yorgos Lanthimos.
In un sabato-cine con una sala per metà piena (o se preferite metà vuota...con oltre duecento posti) si esce dalla proiezione del film un po’ assopiti e non entusiasti rispetto a scritture (quasi) di entusiasmi e nomination a iosa. Si fa fatica a respirare per tenersi su e non arrancare nella seconda parte..che risultano evidente e col pilota automatico.
Qualcuno stravede per questo tipo di approccio al racconto, qualcuno sbava in queste rutilanti nefandezze da regina, qualcuno annuisce a ciò che il cinema dice e disdice, qualcuno si diverte molto e senza ritegno.
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“La favorita” (The Favourite, 2018) è il settimo lungometraggio del regista-sceneggiatore greco Yorgos Lanthimos.
In un sabato-cine con una sala per metà piena (o se preferite metà vuota...con oltre duecento posti) si esce dalla proiezione del film un po’ assopiti e non entusiasti rispetto a scritture (quasi) di entusiasmi e nomination a iosa. Si fa fatica a respirare per tenersi su e non arrancare nella seconda parte..che risultano evidente e col pilota automatico.
Qualcuno stravede per questo tipo di approccio al racconto, qualcuno sbava in queste rutilanti nefandezze da regina, qualcuno annuisce a ciò che il cinema dice e disdice, qualcuno si diverte molto e senza ritegno. Ma la verve artistica scompagina il meschino potere con servi(g)zi quanto mai sensitivi e con un piano che alla lunga diventa ricco e basta. Ripetitivo e uguale. Quello che pensi può accadere.
Uccelli in pista, per saper colpire; Passere varie, senza essere donna Iole di borgo e di palazzo; Parigini sguatteri(ne), per una ripulita vera tra sessi opposti e vili menzogneri; Duro come un marmo, per una prima notte da tromba e senza luci di candele spente; Licenziosità lesbiche, per mani perforanti e in ogni dove; Vanità da parrucche, tolte e dipinte, finte e spaziose, cadenti e raggianti. Manico di potere, quando il su e giù è voluto senza vederlo. Ancora altro con doppi gusti, vomiti, cibi e transumanze di parrucche e candele accese di mortuaria blasfemia.
In un gusto becero e postmodernista il regista ci sta e ci prende molto di più di quello che il potere vuole disegnare. Una regina misera e sconcia, due damigelle scodinzolanti e forvianti, un lusso di glamour rovesciato per un film che lecca ogni situazione, in tutti i sensi, per farsi ammirare e rigirare il tutto e acconsentire la verve attoriale e le battute bene (o male) ri(s)poste.
Il miscuglio costumi, palazzi, visi, mascara, parrucche, candele, luci e corse, cibo e vomito, come mani e intimi, rimane in atmosfera sudi giri per calpestare escrementi fatui (senza nessun francesismo), inumidire polpastrelli, scandagliare i corridoi e rimettere ogni cosa a suo posto. Un vaso-contenitore
dove ogni sconcio vomitevole da il la per un nuovo banchetto e dove un bacio sconcio tra donne scompiglia la triste voluttà di una diceria in alto (spettegolare è vietato perché ogni buon viceministro non ha potere e ogni decisione va oltre una lettura faticosa della Regina Anna).
Siamo agli inizi del settecento quando Anna Stuart divenne regina (1702) di Inghilterra, Scozia e Irlanda e poi del Regno di Gran Bretagna fino alla sua morte (1714). Mentre il suo Paese è in guerra con la Francia , la Regina si sente ‘attorniata’, con vicende alterne, dalle cugine Abigail e Sarah che non lesinano colpi bassi e virtù nascoste.
La guerra è in atto mentre le ‘amanti’ sbeffeggiano ogni diceria e la Regina, a mala pena, riesce a dire quel che pensa (veramente pensa poco e scodinzola il suo piacere tra i conigli di disparità e il mangiare sul pavimento). Un potere-bambina e una vistosa scafata donnaccia sperimenta il piacere senza senso di civiltà.
La routine di quel sarcasmo inglese e dello sberleffo a loro stessi prende il largo in questo film scomposto e anomalo ma non riesce a trattenere il gioco per andare a frugare il troppo senza fare centro. Un centro di dicerie e senza veri segni s dovere. Alla fine diventa un’opera fatua e miserevolmente sfiatante (come una percossa odorosa all’inodore mondo dello sfiato posteriore).
7: al settimo foglio va da se…e la lettera può andare bene; 17: conigli e numeri biblici, resoconti e maldicenze umane. Effettivamente i numeri ci dicono… ma sembra tutto lampante e quasi ordinario.
Come il finale in sfumatura che in bella compagnia si allargano e moltiplicano per un grigiore è uno schermo nero...che si ferma per più di qualche secondo. Titoli di coda e musica ritmica già memorizzata.
‘La favorita’ per premi e misti lana, per ridipingere il Kubrick di ‘Barry Lyndon’ e sperare l’arguzia irridente di un Altman mai domo (vedi ‘MASH’). O un Ferreri de ‘La grande abbuffata’ con sopiti rigurgiti di stanze abbellite e maestranze usate per piaceri carnali. Morte e vita senza ritegno alcuno.
Cast ritmico e affiatato (in afflato di costumi e di ridenti labbra) con propensione allo sguardo fisico e alle voluttà di comando e di gusti vari. Finale adamitico per conigli e svestito per umani mentre cibo e altro si aiutano a vicenda.
Olivia Colman(Regina Anna), Emma Stone (Abigail Masham) e Rachel Weisz (Sarah Churchill) è il trio delle meraviglie per un film sospeso tra il glamour classico e l’incandescente modernismo (virtual-chic).
Regia aperta ai commensali per primi prelibati e (forse) premi in carrozza (costumi e scenografie).
Voto: 6/10 (**½).
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ruzzante
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martedì 29 gennaio 2019
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grandi recitazioni per una storia molto romanzata
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Nulla da dire sulla bravura delle protagoniste: Rachel Weisz, Emma Stone e Olivia Colman sono professioniste di altissima qualità e arricchiscono questo film intrigante per una buona metà, poi francamente un po' scontato.
L'idea delle relazioni saffiche intrattenute dalla Regina con le sue favorite ... ipotesi poco suffragata da prove, in verità... e gli storicamente provati, invece, conflitti di potere all'interno del Parlamento britannico al termine del XXVII secolo, dà luogo a un intreccio vivace e coinvolgente.
Certo, devo dire che io, essendo reduce dalla fantasiosa ricostruzione storica in "Maria regina di Scozia", inizio ad essere un po' prevenuto nei confronti di questa moda delle "riscritture" ijn chiave moderna della storia: in chiave politically correct in "Maria" ( con le due regine femministe, idealiste e anti-omofobe) e in funzione gossip in "Anna".
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Nulla da dire sulla bravura delle protagoniste: Rachel Weisz, Emma Stone e Olivia Colman sono professioniste di altissima qualità e arricchiscono questo film intrigante per una buona metà, poi francamente un po' scontato.
L'idea delle relazioni saffiche intrattenute dalla Regina con le sue favorite ... ipotesi poco suffragata da prove, in verità... e gli storicamente provati, invece, conflitti di potere all'interno del Parlamento britannico al termine del XXVII secolo, dà luogo a un intreccio vivace e coinvolgente.
Certo, devo dire che io, essendo reduce dalla fantasiosa ricostruzione storica in "Maria regina di Scozia", inizio ad essere un po' prevenuto nei confronti di questa moda delle "riscritture" ijn chiave moderna della storia: in chiave politically correct in "Maria" ( con le due regine femministe, idealiste e anti-omofobe) e in funzione gossip in "Anna".... in ogni caso mi sento di promuovere il film con tre stelle: se le merita tutte
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alesimoni
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giovedì 31 gennaio 2019
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la favorita agli oscar
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Lanthimos confeziona la sua opera più matura e forse più spendibile commercialmente,in quanto è presente una sorta di canovaccio ed è meno astratta dei film precedenti,quindi più facilmente fruibile dal grande pubblico. Il film è irreverente,caustico e sfrontato come gli altri, con dialoghi pungenti e sarcastici, a volte comici. Scritto quindi benissimo, è recitato in maniera divina da un terzetto di attrici in stato di grazia tra cui spicca Emma Stone a mio parere, anche se la critica esalta soprattutto Olivia Colman considerandola protagonista. E' anche un importante opera sulla condizione femminile, e il messaggio politico mutuato da quel che accade nella camera dei comuni, è sempre presente ed attuale.
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Lanthimos confeziona la sua opera più matura e forse più spendibile commercialmente,in quanto è presente una sorta di canovaccio ed è meno astratta dei film precedenti,quindi più facilmente fruibile dal grande pubblico. Il film è irreverente,caustico e sfrontato come gli altri, con dialoghi pungenti e sarcastici, a volte comici. Scritto quindi benissimo, è recitato in maniera divina da un terzetto di attrici in stato di grazia tra cui spicca Emma Stone a mio parere, anche se la critica esalta soprattutto Olivia Colman considerandola protagonista. E' anche un importante opera sulla condizione femminile, e il messaggio politico mutuato da quel che accade nella camera dei comuni, è sempre presente ed attuale.Notevole anche la confezione tecnica del film , sia dal punto di vista dele luci (belle le sequenze al buio che ricordano Barry Lindon) che delle riprese a grandangolo, suggestive. Il tutto sottolineato da un sonoro incessante e a volte volutamente disturbante. Gran film.
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