Anno | 2017 |
Genere | Film a episodi, |
Produzione | Italia |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Guido Lombardi (III), Francesco Prisco, Edoardo De Angelis |
Attori | Miriam Candurro, Antonio Casagrande, Massimiliano Gallo, Gianfelice Imparato, Giovanni Esposito Valentina Lapushova, Salvatore Misticone, Antonella Morea, Marco Li, Moses Mone, Pippo Cangiano, Riccardo Zinna, Salvatore Cantalupo, Massimo Andrei, Marianna Mercurio, Loretta De Falco, Franco Javarone. |
Uscita | giovedì 23 marzo 2017 |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | Europictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,28 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 settembre 2018
Protagonisti delle tre storie sono un bambino cinese, una donna ucraina e un ragazzo cingalese. In Italia al Box Office Vieni a vivere a Napoli ha incassato 102 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Tre episodi, altrettante storie, profondamente dissimili per intenti ma insieme legate, capaci di raccontare il Meltin Pot di culture che popola un tessuto ricco di suggestioni e stimoli, radicato nel cuore di una città portuale e in continuo conflitto con il suo essere tutto e il contrario di tutto. Per contaminazione.
Napoli, tra le mura scrostate di una palazzina vivono il portiere Nino con la sorella Anna, che nel tempo libero fa da tata al piccolo Yoyo, ragazzino cinese la cui madre ha dei ritmi di lavoro estenuanti. Quando Anna vince un viaggio premio di una settimana, Nino si riscoprirà a condividere più di quanto non sia disposto ad ammettere con il giovane Yoyo. Una condizione transitoria, utile e indispensabile per sradicare il pregiudizio nell'uomo e cogliere l'occasione per scrollarsi di dosso i lavoretti condominiali, con risvolti inaspettati.
Sempre in un interno prende le mosse la travagliata storia di Luba Volkova, presentatrice televisiva ucraina costretta a un presente di malinconici ricordi, tra il lavoro come badante di un vecchio burbero e la vita per i vicoli minacciosi di una Napoli gretta, che non fa sconti.
Vero e proprio "Shock" culturale, come quello vissuto dal giovane fattorino Amila Diggamaralalage, assunto da un chiostro-bar del centro per portare la colazione negli uffici. Esortato dai proprietari a non rientrare mai a lavoro senza prima essere stato pagato, verrà coinvolto in un vortice folle di concerti neomelodici e tragiche nevrosi in limousine. Nel sentore di una realtà malcelata di sfruttamento e attaccamento a logiche mafiose contro cui nulla è possibile, tantomeno sottrarsi indenni, il giovane indiano sarà l'amante per un giorno di una starletta solitaria e arrabbiata, costretta tra matrimoni, serenate e comunioni.
Niente pietismi, ridotti al minimo i sentimentalismi, i moti espressivi raccontati nei silenzi attoniti di un pesciolino muto.
Un film che è manifesto culturale di una città in continua trasformazione, dove s'inseriscono personaggi unici, peculiari, mai ridotti a stereotipo perché mostrati in tutta la loro fragilità, che è poi il più virtuoso dei simboli di forza dell'uomo contemporaneo.
La commedia lascia spazio al sentore per il dramma celato; sarà l'ellissi a raccontare più di quanto facciano i protagonisti con le loro vite zeppe di espedienti.
Guido Lombardi, Francesco Prisco e Edoardo De Angelis firmano un lavoro corale che è più di un ritratto, è un immaginario che ricorda la coralità dislocata di Night on the earth di Jarmusch in una sorta di simposio dedicato alla città e alle sue contraddizioni. Vicoli, strade e interni mal illuminati, rimandano al protagonismo indiscusso di una Napoli visionaria, al suo essere "dialettica per antitesi", eros e thanatos, poesia e squallore, da sempre inscindibili. Un perenne stato di grazia in lotta con la ruvida sensazione di attesa, laddove la svolta appare sempre a portata di mano, salvo sfuggire ad ogni tentativo di presa.
Un futuro glorioso e inarrivabile. Stralci e spaccati vividi della vera essenza partenopea, che nasconde dietro la comicità dei siparietti quelle che sono le delusioni di una realtà meschina e difficile perché indescrivibile se non attraverso la sottrazione, d'immagini e parole.
Per cui si persiste, continuando ad accontentarsi. Il dilungarsi nel tempo di promesse di cui si sfumano i contorni tra un concerto in playback e la rivalità contro qualcuno che si è appena affacciato su quella stessa manciata d'intenti. Unica differenza la tenacia che precede la disillusione. Un film che finisce con il parlare di una terra e di un popolo che faticosamente (e pagando costi elevati) cerca, nonostante tutto, di mostrare a se stesso e agli altri di poter trovare la forza di rinnovarsi. Grazie alla propensione all'opportunità, all'occasione, alla ricerca (anche casuale) della situazione favorevole, che racchiuda finalmente una soddisfazione tanto attesa.
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Permesso che difficilmente mi esprimo in maniera negativa per un film, ma questo ha toccato il fondo. Non capisco quale napoletanita' hanno voluto esprimere i registi di questo film. Decisamente noioso.
Il film a episodi Vieni a vivere a Napoli si basa in buona misura su luoghi comuni vecchi e nuovi, pregiudizi vecchi e nuovi proiettati su una Napoli aggressiva e poco accogliente. La recitazione è scadente e ricalca in qualche caso uno stereotipo della macchietta napoletana. Le tre vicende incomplete, gettano qualche luce qua e là sulla realtà multiculturale della città, [...] Vai alla recensione »
Tutto sommato si fa guardare ma ti passa addosso senza lasciare traccia. Napoli resta comunque un palcoscenico che si anima anche da solo perche' e' esso stesso spettacolo.
Tutto sommato si fa guardare,mati scivola addosso senzal lasciare traccia. Comunque Napoli e' un palcoscenico che si anima da solo
Idea originale di una napoli diversa dal solito.
Di cine-napoletanità, è noto, si può anche morire (e raccogliere le briciole del botteghino). La vena dei talenti autoctoni e i riflessi della quotidianità romanzesca fanno credere che a uno sceneggiatore o a un regista basti mettere la mano fuori dalla finestra per acchiappare storie e personaggi da inscatolare in contenitori filmici qualsiasi; e se poi succede che il prodotto sia impresentabile, [...] Vai alla recensione »