Anno | 2017 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Gianni Di Capua |
Attori | Fabrizio Bosso, Giovanni Mazzarino, Adam Nussbaum, Paolo Silvestri, Steve Swallow . |
Uscita | venerdì 7 aprile 2017 |
Distribuzione | Bliq Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 10 aprile 2017
Omaggio ai 50 anni di età e ai 30 di carriera di uno dei più importanti compositori jazz del panorama contemporaneo: Giovanni Mazzarino. In Italia al Box Office Piani Paralleli ha incassato 1,7 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Alla Fazioli Concert Hall di Sacile, in Friuli, ha luogo un concerto di musica jazz, in cui strumentisti di pregio lavorano sulle composizioni di Giovanni Mazzarino, pianista e compositore tra i maggiori del jazz italiano.
Gianni Di Capua trasforma l'esperienza in un film, intervallando le prove prima, e l'esibizione della band poi, a digressioni dello stesso Mazzarino sulla sua idea di cultura, di jazz, di musica, o sul suo modus operandi. Un andamento volutamente, e forse necessariamente, diseguale quello di Piani paralleli, proprio come una composizione dissonante. Ma lo stridente contrasto tra l'eleganza delle parti suonate e il parlato finisce per non agevolare l'amalgama della soluzione nel suo complesso. Se la disuguaglianza quantitativa tra le due può disorientare lo spettatore meno avvezzo al jazz, ma rientra nelle aspettative, la natura dei segmenti parlati - costantemente in prima persona singolare - suscita la sensazione di opinioni calate dall'alto sulla materia, con la voce over che, più che rappresentare un narratore onnisciente, rimanda alla forma dell'intervista e alla sua inevitabile parzialità. Mazzarino esprime le sue verità, con sentenze come "il jazz non esiste" o proprie definizioni di musica e di cultura, aggiungendo didascalie forse ridondanti a delle esecuzioni che non richiederebbero commento.
L'invisibilità del documentarista, cara a Frederick Wiseman, lascia così posto a un ibrido, che trasforma un concerto memorabile in un film scisso, quasi - probabilmente al di là delle reali intenzioni - un progetto a tesi, che intende veicolare un preciso messaggio, anziché smarrirsi nel piacere dell'improvvisazione o dell'incontro di solisti da ogni Paese. Un'occasione mancata, che poco o nulla aggiunge alla purezza dell'esperienza live in sé.