Titolo originale | Cinecittà Babilonia |
Titolo internazionale | Cinecittà Babilonia: Sex, Drugs and Black Shirts |
Anno | 2017 |
Genere | Documentario |
Durata | 72 minuti |
Regia di | Marco Spagnoli |
Attori | Silvia Alù, Eleonora Belcamino, Gian Piero Brunetta, Eliana De Marinis Marta Jacquier, Mick LaSalle, Enrico Lucherini, Eleonora Mancini, Marta Manduca, Vinicio Marchioni, Benito Mussolini, Vittorio Mussolini (II), Franco Mariotti (II), Luigi Freddi (II), Italo Balbo, Douglas Fairbanks, Mary Pickford, Leopold Stokowski, Charles Chaplin, Alida Valli, Enrico Vanzina, ivinacometa, Carlo Vanzina, Giuliano Montaldo, Billie 'Buckwheat' Thomas, Adolf Hitler, Joseph Breen, Pope Pius XI, Joseph Goebbels, Cristina Comencini, Alessandro Pavolini, Alessandro Blasetti, Luisa Ferida, Giulio Andreotti, Alessandro Roja, Martina Querini, Gloria Radulescu. |
Tag | Da vedere 2017 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 19 luglio 2017
CONSIGLIATO SÌ
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Cinecittà Babilonia racconta il sogno hollywoodiano del fascismo e la nascita dell'industria cinematografica italiana, provando ad esplorare l'eterno rapporto tra sesso e potere, tra creatività ed eccessi, tra arte e vizi. Attraverso immagini di repertorio provenienti dall'Archivio dell'Istituto Luce e del Centro Sperimentale di Cinematografia, il documentario ripercorre il decennio in cui sono nati Cinecittà ed il CSC, nonché il rapporto produttivo tra il cinema italiano e quello americano e i tentativi di collaborazione.
Marco Spagnoli ha, ancora una volta, messo a frutto la sua abilità di ricercatore per tracciare un ritratto di un periodo storico dell'Italia attraverso il cinema.
Lo fa a partire da una data precisa: il 28 aprile 1937, giorno in cui viene ufficialmente inaugurata Cinecittà da Mussolini. È in quella data che viene individuato il momento di sintesi delle aspettative del regime fascista nei confronti della settima arte ma anche la definizione di un momento di svolta che favorirà la formazione di una nuova generazione di registi che costituiranno poi il Gotha del cinema italiano del dopoguerra. Illuminante in proposito è il dialogo tra Giuliano Montaldo e Carlo Lizzani sulla non linearità della Storia che, mentre sembra totalitaristicamente indirizzata verso una direzione, in realtà convive già con spinte culturali profondamente diverse.
Se il critico americano Mick La Salle, propone un parallelo fisiognomico tra Donald Trump e Benito Mussolini, Spagnoli si interroga su quanto il fascismo ha fatto per il cinema, convinto com'era di poterlo controllare, da un preciso momento in avanti, grazie alla concomitanza con il codice Hays. Di fatto il controllo ci fu ma ci fu anche, oltre ai già citati registi, la creazione di dive che si collocarono stabilmente nell'immaginario del pubblico che affollava le sale e ciò ancor di più quando le major (ma non tutto il cinema statunitense come testimonia la proiezione di Ombre rosse) abbandonarono gli schermi italiani.
Grazie alla collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia le Valli, Ferida, Calamai e diverse altre attrici dell'epoca tornano a vivere, non solo attraverso le immagini dei film da loro interpretati ma anche grazie alle giovani allieve del Centro che ne interpretano dichiarazioni e memorie. Si crea così un trait d'union tra cinema del passato e del presente privo di retorica ma sottilmente seducente. Si dirà: ma il sesso a cui fa riferimento il titolo non c'è? C'è come in ogni storia che veda coinvolti gli esseri umani con, come bonus, le voci e dicerie di un 'epoca in cui, come recitavano i versi di una canzone popolare: "Si fa ma non si dice/ e chi l'ha fatto tace, lo nega e fa il mendace".