enrico danelli
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sabato 13 agosto 2016
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se un uomo non è disposto a lottare ....
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... per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui. Questo deve aver pensato il maturo professore di filosofia Abe Lucas, che dopo anni se non decenni, di parole ha deciso di passare all'azione. Al diavolo Kant e la sua ideale perfezione che costringerebbe a denunciare Anna Frank ai nazisti per evitare di mentire. Le parole e le paranoie stanno a zero. Si deve mettere in pratica quel poco di buono che rimane dopo anni di rimuginamenti e ripensamenti. Chi non ha vissuto una situazione del genere ? Non solo il problematico e geniale regista newyorkese vive da anni (probabilmente dalla nascita) tale situazione in questo film impersonata da Abe Lucas, ma senz'altro ognuno di noi, anche i più superficiali, si può immedesimare.
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... per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui. Questo deve aver pensato il maturo professore di filosofia Abe Lucas, che dopo anni se non decenni, di parole ha deciso di passare all'azione. Al diavolo Kant e la sua ideale perfezione che costringerebbe a denunciare Anna Frank ai nazisti per evitare di mentire. Le parole e le paranoie stanno a zero. Si deve mettere in pratica quel poco di buono che rimane dopo anni di rimuginamenti e ripensamenti. Chi non ha vissuto una situazione del genere ? Non solo il problematico e geniale regista newyorkese vive da anni (probabilmente dalla nascita) tale situazione in questo film impersonata da Abe Lucas, ma senz'altro ognuno di noi, anche i più superficiali, si può immedesimare. Quindi film tematico, eterno e universale oltre che esteticamente piacevole e raffinato. Mai banale o noioso se non per la reazione isterica e scomposta della giovane compagna di Lucas, che forse era una ottima amante, ma sicuramente si rivela una pessima discepola. Dispiace ovviamente una conclusione così tragica e umiliante per il nostro eroe (sicuramente più cerebrale che fisico), ma si inquadra perfettamente nell'esuberante masochismo ateo di Woody Allen che volutamente evita qualsiasi giudizio morale stucchevole o scontato. Lunga vita al regista.
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casval
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sabato 23 luglio 2016
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meglio non pensarci troppo!
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Woody Allen ci regala un film godibile, sebbene stereotipico. Gli ingredienti della trama sembrerebbero tendere verso un film ai livelli de L'attimo fuggente o di Match Point, ma lo spettatore, invece, si trova davanti a una commedia brillante, dotata solo in apparenza di profondità: le citazioni filosofiche e letterarie vengono inserite in maniera nevrotica nella trama, senza far parte di essa e lasciando solo un'idea di spiritualità esistenzialista. La noia del vivere e l'incapacità di realizzazione sono i temi trattati. Questo malessere vitale è messo in luce dalla filosofia, ma studiare questa materia non offre nessuna soluzione, anzi. Così il protagonista, professore di questa materia, tenta una via più pragmatica per risolvere il suo malessere di vita: un delitto perfetto.
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Woody Allen ci regala un film godibile, sebbene stereotipico. Gli ingredienti della trama sembrerebbero tendere verso un film ai livelli de L'attimo fuggente o di Match Point, ma lo spettatore, invece, si trova davanti a una commedia brillante, dotata solo in apparenza di profondità: le citazioni filosofiche e letterarie vengono inserite in maniera nevrotica nella trama, senza far parte di essa e lasciando solo un'idea di spiritualità esistenzialista. La noia del vivere e l'incapacità di realizzazione sono i temi trattati. Questo malessere vitale è messo in luce dalla filosofia, ma studiare questa materia non offre nessuna soluzione, anzi. Così il protagonista, professore di questa materia, tenta una via più pragmatica per risolvere il suo malessere di vita: un delitto perfetto. Questa medicina al cianuro ha un risultato benefico nel professore, che ritrova la capacità di amare, almeno in apparenza.
Quello del rapporto di coppia è un tema centrale nel film. La critica di Allen è rivolta alla fascinazione che un romanticismo esistenzialista può produrre, sia in giovani studentesse brillanti che in mature professoresse stanche del quotidiano. E' in questa direzione che il film vuole puntare una torcia: conviene avere un atteggiamento pragmatico verso la vita, invece che esaltarla o crogiolarsi nell'autocommiserazione. Apprezzare quello che è a propria misura, questa è l'unica forma di felicità. Allen vuole forse suggerire che accontentarsi è l'unica forma di autorealizzazione? E' nella sfumata linea tra infatuazione e amore che il regista cerca di rintracciare un antidoto per l'impotenza vitale, ma alla fine si stende comunque un velo di grigia infelicità nelle vite dei protagonisti e anche l'amore assume toni opachi di rassegnazione.
Un film anche interessante, quindi, che lascia amareggiati, ma neanche eccessivamente pensierosi, anzi "meglio non pensarci troppo" sembra essere l'unica vera massima attorno a cui si sviluppa il film.
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ragthai
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mercoledì 20 luglio 2016
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mi ha favorevolmente sorpreso
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Non sono un amante di Woddy Allen, pur riconoscendone il grande valore artistico a volte i suoi film risultano un po' troppo leziosi. Non e' il caso di questo bel film, gradevole e coinvolgente dall'inizio alla fine. Mi e' piaciuto.
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filippo catani
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martedì 3 maggio 2016
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un deludente moderno delitto e castigo
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Un professore di filosofia cinico e nichilista passa le sue giornate tra le lezioni universitarie e la bottiglia. A un certo punto l'uomo si invaghisce di una studentessa e per dare brio alla propria esistenza decide di compiere un omicidio.
Niente di particolarmente nuovo nell'ultima fatica di Woody Allen che potremmo vedere come l'ennesima variazione sul tema del delitto e castigo. Per il resto c'è il solito cinema di Allen fatto di atmosfera, una studentessa un po' stralunata e tante citazioni filosofiche messe in bocca a un Phoenix che per primo non sembra credere troppo nel suo personaggio. Pure la parte sulla presunta eticità di un omicidio a fin di bene è ormai un po' trita.
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Un professore di filosofia cinico e nichilista passa le sue giornate tra le lezioni universitarie e la bottiglia. A un certo punto l'uomo si invaghisce di una studentessa e per dare brio alla propria esistenza decide di compiere un omicidio.
Niente di particolarmente nuovo nell'ultima fatica di Woody Allen che potremmo vedere come l'ennesima variazione sul tema del delitto e castigo. Per il resto c'è il solito cinema di Allen fatto di atmosfera, una studentessa un po' stralunata e tante citazioni filosofiche messe in bocca a un Phoenix che per primo non sembra credere troppo nel suo personaggio. Pure la parte sulla presunta eticità di un omicidio a fin di bene è ormai un po' trita. Insomma niente di nuovo sul fronte occidentale. Avanti con il prossimo film.
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liuk!
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lunedì 2 maggio 2016
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commedia nera
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Più commedia che thriller, Irrational Man descrive un personaggio molto particolare, un professore filosofo ben interpretato da Phoenix che trova la sua ispirazione in un omicidio "giustificato" da valori umani.
Storia abbastanza interessante, scontata nel finale, che fa del ritmo il suo punto di forza.
Molto brava Emma Stone, musa ideale per il cinema di Allen.
Film consigliato.
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oldboy muzza
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giovedì 7 aprile 2016
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finalmente (di nuovo) un buon woody
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Che il miglior Woody Allen (quello vero?) sia qualcosa che appartiene al passato, è ormai risaputo. Se in Blue Jasmine a sorreggerlo in una trama zoppicante fu l'ottima interpretazione di una Blanchett in stato di grazia, in Magic in the Moonlinght sembrava di assistere al necrologio del grande regista che fu. I tempi di Match Point sono lontani e anche solo la surreale piacevolezza di Midnight in Paris è ormai solo un ricordo, ma con questo film Allen ci mostra sprazzi della sua tragica ironia, del suo modo sprezzante di intendere la vita e anche della sua capacità di coniugare più generi all'interno di una sola pellicola. Parte dal cliché di una studentessa che si prende una cotta per il professore affascinante ma sbandato (Phoenix sempre credibile in ogni suo ruolo) per snodarsi attraverso la ricerca di se stesso da parte di un uomo disilluso.
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Che il miglior Woody Allen (quello vero?) sia qualcosa che appartiene al passato, è ormai risaputo. Se in Blue Jasmine a sorreggerlo in una trama zoppicante fu l'ottima interpretazione di una Blanchett in stato di grazia, in Magic in the Moonlinght sembrava di assistere al necrologio del grande regista che fu. I tempi di Match Point sono lontani e anche solo la surreale piacevolezza di Midnight in Paris è ormai solo un ricordo, ma con questo film Allen ci mostra sprazzi della sua tragica ironia, del suo modo sprezzante di intendere la vita e anche della sua capacità di coniugare più generi all'interno di una sola pellicola. Parte dal cliché di una studentessa che si prende una cotta per il professore affascinante ma sbandato (Phoenix sempre credibile in ogni suo ruolo) per snodarsi attraverso la ricerca di se stesso da parte di un uomo disilluso. Molti punti in comune con la storica figura letteraria di Raskolnikov ma qui, a differenza che in altri film simili (il già citato Match point, Crimini e misfatti, Sogni e Delitti) i riferimenti a Dostoevskij sono ben apertamente definiti e l'epilogo vede finalmente i colpevoli puniti per quanto di male hanno fatto.
Insomma, non il vero Woody ma qualcosa di simile. Di questi tempi, può bastare.
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vipera gentile
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venerdì 1 aprile 2016
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chi la fa l'aspetti
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Un professore di filosofia, che si chiama Abel come il famoso personaggio biblico ucciso dal fratello, arriva in un campus universitario dove tiene lezioni contestate per il loro pessimismo; è infatti ormai arrivato alla convinzione che i suoi libri, famosi e apprezzati nell’ambiente accademico, non possano in alcun modo cambiare il mondo; anzi, va oltre e definisce le teorie filosofiche “seghe mentali”. Questa frustrazione si traduce in una profonda crisi esistenziale che alimenta con whisky di malto e un isolamento crescente. È un personaggio dotato di un’interiorità ricca e comunque positiva perché si dispera nella ricerca del bene e rifiuta il nulla; come tale, è ricercato e corteggiato dalle donne che riescono a percepire la sua vibrante sensibilità.
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Un professore di filosofia, che si chiama Abel come il famoso personaggio biblico ucciso dal fratello, arriva in un campus universitario dove tiene lezioni contestate per il loro pessimismo; è infatti ormai arrivato alla convinzione che i suoi libri, famosi e apprezzati nell’ambiente accademico, non possano in alcun modo cambiare il mondo; anzi, va oltre e definisce le teorie filosofiche “seghe mentali”. Questa frustrazione si traduce in una profonda crisi esistenziale che alimenta con whisky di malto e un isolamento crescente. È un personaggio dotato di un’interiorità ricca e comunque positiva perché si dispera nella ricerca del bene e rifiuta il nulla; come tale, è ricercato e corteggiato dalle donne che riescono a percepire la sua vibrante sensibilità. Finché un giorno sente per caso i discorsi di una madre disperata perché un giudice ha affidato i figli all’ex marito, di cui è amico. Subito decide di fare giustizia eliminando il tassello marcio per ripristinare l’equilibrio. Gli torna la voglia di vivere e la sua virilità si risveglia perché vede finalmente la possibilità di agire, di influire sul sistema. Il caso muove le pedine fino al finale inaspettato. Ricorda il libro “Morte di un uomo felice” di Fontana in cui il protagonista, che è un magistrato del settore antimafia, riflette sulle conseguenze disastrose della vendetta, auspicata dai parenti delle vittime di mafia; come convincerli che la violenza genera solo violenza? eppure, anche Andreotti , diceva che a volte il male è necessario per ottenere il bene. Due teorie contrapposte e interessanti.
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alenefertiti
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sabato 19 marzo 2016
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woody allen ha toppato alla grande
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Solitamente amo i film di Woody Allen ma questa volta il genio è cascato nel clichè dei suoi stessi film riproponendo male sue filosofie ben espresse in film come match point o sogni e delitti. Il film risulta da subito poco stimolante e molto banale, la storia molto forzata nei suoi meccanismi di smascheramento e il film risulta di una noia mortale.
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andrejuve
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martedì 23 febbraio 2016
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il concetto di morale è soggettivo
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“Irrational man” è un film del 2015 diretto da Woody Allen. Abe Lucas è un docente di filosofia che insegna presso un’Università nel Rhode Island. Abe è un uomo fortemente depresso e riversa la sua infelicità nell’alcool. Conosce la professoressa Rita Richards, la quale è fortemente attratta da lui, e instaura inoltre un rapporto di amicizia con Jill Pollard, una brillante studentessa fidanzata con Roy. Jill è affascinata dalla figura enigmatica di Abe tanto da innamorarsene. Abe però sembra non attribuire alcun senso alla propria esistenza e non riesce a creare alcun tipo di legame con le altre persone. Un giorno, mentre si trova al bar assieme a Jill, ascolta causalmente la storia di una donna la quale è disperata, in quanto è convinta che il giudice Thomas Spangler assegnerà la custodia dei suoi figli al marito a causa dell’amicizia che intercorre tra il giudice e l’avvocato del marito della donna.
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“Irrational man” è un film del 2015 diretto da Woody Allen. Abe Lucas è un docente di filosofia che insegna presso un’Università nel Rhode Island. Abe è un uomo fortemente depresso e riversa la sua infelicità nell’alcool. Conosce la professoressa Rita Richards, la quale è fortemente attratta da lui, e instaura inoltre un rapporto di amicizia con Jill Pollard, una brillante studentessa fidanzata con Roy. Jill è affascinata dalla figura enigmatica di Abe tanto da innamorarsene. Abe però sembra non attribuire alcun senso alla propria esistenza e non riesce a creare alcun tipo di legame con le altre persone. Un giorno, mentre si trova al bar assieme a Jill, ascolta causalmente la storia di una donna la quale è disperata, in quanto è convinta che il giudice Thomas Spangler assegnerà la custodia dei suoi figli al marito a causa dell’amicizia che intercorre tra il giudice e l’avvocato del marito della donna. Da quel momento in poi la vita di Abe cambierà in quanto riesce a ritrovare un senso alla propria esistenza nel progettare minuziosamente l’omicidio del giudice Spangler al fine di aiutare quella donna che, molto probabilmente, rischierebbe di non ricevere un giusto trattamento a livello processuale. La pellicola incentra l’attenzione sulla caratterizzazione di quattro personaggi, con particolare riferimento ad Abe Lucas. Quest’ultimo è un uomo sconfortato, solo, insoddisfatto, ansioso e sfiduciato nei confronti della vita. Egli è alla continua infruttuosa ricerca di un significato da attribuire ad un’esistenza che considera inutile e vuota. Quando l’uomo è depresso mantiene un costante ed esponenziale senso di tristezza che gli pervade la mente, rendendolo apatico e insensibile nei confronti della realtà circostante, considerata inanimata e priva di qualsiasi emozione. La gioia viene considerata come un’entità quasi utopica e, laddove si manifestasse, sarebbe considerata solamente come effimera ed illusoria. Inoltre viene maturato un senso di sfiducia e di diffidenza nei confronti di una società superficiale, cinica, crudele, malvagia e spietata. L’altruismo e la solidarietà costituiscono dei valori ormai sconosciuti e accantonati in favore dell’egoismo, dell’opportunismo e del perseguimento del profitto economico. Il materialismo e la spietatezza dell’uomo creano una sensazione di sconforto nei confronti delle future generazioni alle quali dovrebbe essere affidato il compito di cambiare questa triste realtà. Questa preoccupante constatazione lo inquieta e lo terrorizza fortemente. Di conseguenza prevale l’intenzione di porre fine ad un’esistenza considerata priva di fondamento e portatrice esclusivamente di delusioni e di problematiche. Jill invece è una ragazza estroversa, vivace, allegra e gioiosa. Ama la vita che conduce ed è alla ricerca di nuove esperienze utili per arricchire il suo bagaglio esistenziale e per non vivere nel rimpianto e nel rimorso. Non ama seguire un percorso predefinito e imposto, ma piuttosto preferisce rendere percorribili e aperte tutte le strade che la vita può offrire, senza precludere alcuna possibilità e cercando di assaporare ogni singolo momento di felicità. Infatti Jill ritiene che il suo legame con Roy non possa essere duraturo nel tempo e che essi non possano reciprocamente sentirsi vincolati e imprigionati. Jill tenta di aiutare Abe e di convincerlo a cambiare la sua tetra e cupa prospettiva di vita. Il legame instauratosi con Abe potrebbe rivelarsi rischioso e pericoloso, ma tutta questa situazione la intriga e la incuriosisce. Rita invece è una donna insoddisfatta della monotonia della sua routinaria vita e cerca di esulare dalla snervante quotidianità intrattenendo una relazione extraconiugale con Abe. Infine Roy incarna pienamente la razionalità e la concretezza, in quanto il suo realismo prevale rispetto a qualsiasi fantasia o illusione. Per mutare la propria esistenza è sufficiente che accada anche il più insignificante avvenimento che possa infondere la motivazione per vivere e per assaporare pienamente ogni sfaccettatura all’interno di una vita sino a quel momento considerata insignificante. Abe ritrova la voglia di vivere nella consapevolezza di poter aiutare un altro essere umano, rendendosi utile e riuscendo a donare un concreto contributo. Egli stesso è conscio del fatto che le teorie e le congetture che insegna e che concernono domande esistenziali che l’uomo nel corso dei millenni si è sempre posto senza mai riuscire a darsi alcuna risposta, appartengono solo al mondo astratto e sono prive di qualsiasi utilità a livello pratico. L’uomo deve essere in grado di vivere istintivamente esternando pienamente le sue emozioni, senza porsi continuamente dubbi che condizionano e limitano l’esistenza creando barriere mentali insormontabili che rendono difficoltose anche le azioni più naturali ed elementari. Cosi facendo l’essere umano non vive ma semplicemente sopravvive cercando di rendere meno amara possibile una vita paragonata ad un macigno insostenibile. Questa situazione è comune all’interno della realtà moderna in cui i gesti più semplici non vengono apprezzati e l’inappagamento prevale. Bisogna quindi essere capaci di rischiare, tentare e reagire a questa situazione insostenibili, senza ricorrere all’inutile e controproducente autocommiserazione. Abe riesce cosi a cambiare la sua prospettiva di vita, riuscendo ad instaurare rapporti affettivi e sentimentali grazie ad un’ondata di ottimismo e di felicità improvvisa e inaspettata. L’uomo non si accontenta di ciò che possiede e ricerca la linfa vitale ricorrendo anche ad azioni sadiche e macabre come quella di uccidere un altro simile. E’ inquietante pensare che a causa dell’incapacità di affrontare le difficoltà e di assumersi le proprie responsabilità si cerchi assiduamente il conforto ricorrendo ad azioni disdicevoli, crudeli e becere che eccitano l’uomo, alleviando la sua noia, il suo senso di costante insoddisfazione e il suo male di vivere. Inoltre viene sottolineato come il concetto di moralità, più volte affrontato da Abe all’interno delle sue lezioni, sia sfuggente e sfumato. Infatti la moralità non è altro che un concetto relativo e soggettivo. La moralità non è oggettiva e assoluta, ma varia in relazione alla concezione che ognuno di noi ha di essa. E’ morale uccidere un soggetto considerato immorale pensando che la sua morte possa migliorare il mondo in cui viviamo?. Tutto questo rappresenta un evidente controsenso e un’illogica contraddizione, e tale atteggiamento è rispecchiato pienamente da Abe, il quale incarna l’irrazionalità dell’uomo citata all’interno del titolo della pellicola. E’ lodevole e nobile la solidarietà nei confronti delle altre persone purché non vengano violate le libertà e le vite altrui al solo scopo di conquistare un’egoistica felicità. In sostanza nell’arco di tutta la pellicola emerge una forte diffidenza e sfiducia nei confronti dell’essere umano il quale, per raggiungere i propri scopi personali, è capace di compiere qualsiasi azione, anche la più spietata e cinica. Ma è la stessa regola non scritta della morale a stabilire che coloro che compiono azioni disdicevoli e crudeli non saranno indenni da conseguenze che potrebbero subire nella maniera più inaspettata e inusuale. Infatti anche la casualità e l’imprevedibilità rappresentano una componente fondamentale all’interno del complesso e indecifrabile quadro della vita. Woody Allen riesce a dirigere con maestria una brillante e divertente commedia che, nell’arco della seconda parte del film, diventa amara e descrive con macabra ironia un evento tanto sadico e tragico quanto paradossale e bizzarro. Attraverso la figura di Abe Lucas, che rappresenta un alter ego del regista, viene effettuata un’efficace analisi antropologica e filosofica. Inoltre sembra evidente il riferimento di Hitchcockiana memoria nei confronti dell’orrenda esaltazione del “delitto perfetto”, considerato come una vera e propria arte. Ottime le interpretazioni di tutti gli attori tra i quali spiccano il grande Joaquin Phoenix, nei panni di Abe Lucas, e la sempre più convincente Emma Stone, in quelli di Jill Pollard. Un bel film assolutamente da vedere perché unisce l’ilarità e il divertimento alla profonda riflessione.
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dhany coraucci
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martedì 12 gennaio 2016
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di irrazionale c'è solo la nostra devozione
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Non potrò mai scrivere una cattiva recensione di un film di Woody Allen, è uno degli artisti che più hanno influenzato la mia vita, tuttavia questa sua ultima pellicola mette a dura prova i miei propositi e sono tentata, forse in maniera del tutto... irrazionale, di giudicarla addirittura tra le sue peggiori ispirazioni. Ma non lo farò, terrò fede al mio illogico patto e attribuirò questo deludente, freddo ritratto senz'anima alla cattiva ispirazione che gli suscita la sua ultima musa, Emma Stone. Ce n'è sempre stata una in tutti i suoi film, fin dall'inizio, a infondergli quell'irripetibile illuminazione, quella sincerità disarmante, quell'intensità ineguagliabile, non a caso i suoi ritratti femminili sono tra i più profondi e sfaccettati che siano mai apparsi sullo schermo.
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Non potrò mai scrivere una cattiva recensione di un film di Woody Allen, è uno degli artisti che più hanno influenzato la mia vita, tuttavia questa sua ultima pellicola mette a dura prova i miei propositi e sono tentata, forse in maniera del tutto... irrazionale, di giudicarla addirittura tra le sue peggiori ispirazioni. Ma non lo farò, terrò fede al mio illogico patto e attribuirò questo deludente, freddo ritratto senz'anima alla cattiva ispirazione che gli suscita la sua ultima musa, Emma Stone. Ce n'è sempre stata una in tutti i suoi film, fin dall'inizio, a infondergli quell'irripetibile illuminazione, quella sincerità disarmante, quell'intensità ineguagliabile, non a caso i suoi ritratti femminili sono tra i più profondi e sfaccettati che siano mai apparsi sullo schermo. E i film, di solito, traggono nutrimento proprio dalla carismatica protagonista, non si limitano a girarle attorno o a descriverla, ma ne sono plasmati e condizionati: Diane Keaton, Mia Farrow, Judy Davis, Charlotte Rampling, Gena Rowlands sono solo un piccolo esempio. Emma Stone non ha, a mio parere, quei tratti nevrotici e stimolanti che si ritrovano abitualmente nelle sue muse, anzi, è proprio il contrario: è affidabile, convenzionale, completamente asessuata e così la storia che le ruota attorno, benché citi i filosofi più ardentemente pungenti e caustici, si limita all'esposizione di un “trattato” prevedibile e banale: l'intervento beffardo del Caso. In quanto a prevedibilità, non scherza nemmeno Joaquin Phoenix: da che ho memoria gli hanno sempre fatto interpretare la parte di un uomo tormentato e qui non aggiunge nulla di nuovo al suo “curriculum”.
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