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Se siete stanchi della vostra vita, in preda alla depressione, svuotati di ogni interesse, vittime di una incipiente e imprevista impotenza sessuale,forse una soluzione c'e' per dare un nuovo motivo di esistere, un nuovo slancio vitale, un nuovo lustro alle vostre passioni: progettare ed eseguire l'uccisione di qualcuno,magari a fin di bene. E'quello che capita a Abe Lucas,fascinoso professore di filosofia presso un college americano,con un trascorso che lo ha svuotato di ogni energia vitale e costretto a un eccessivo consumo di alcol.Tra una lezione sul principio della morale di Kant, sul pessimismo di Kirkegaard, sull'importanza della casualita' nell'esistenza umana di Sartre, trova il modo di farsi sedurre da insegnanti e allieve,senza pero' trovare una soluzione al suo male di vivere; finche' il Caso ci mettera' lo zampino,coinvongendolo in una esperienza imprevista e imprevedibile,che gli dara' si una rinnovata voglia di vivere, ma che lo portera'inevitabilmente a uno scontro morale con la coscienza collettiva e alla sua fine .Il tema del significato della vita umana e soprattutto della suo inevitabile epilogo torna prepotente in quest'ultimo film di Woody Allen,che non e' tra i suoi migliori,ma che comunque sempre affascina e coinvolge per la sicurezza della regia,per la capacita' innata di sublimare il dramma in ironia,per riuscire a farci sempre riflettere,uscendo dalla sala, sul significato delle nostre vite.Come sempre esemplare l'interpretazione di Joachin Phoenix(stavolta con il fascino appena offuscato da una incipiente pancetta,),mentre Emma Stone,seppur brava, sembra ormai recitare quasi esclusivamente con gli occhioni azzurri.Bella,come sempre accade nei film del regista newyorkese,la colonna sonora.
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antonio montefalcone
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mercoledì 6 gennaio 2016
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un teorema dostoevskiano secondo allen
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Woody Allen torna a ripetere le sue tematiche predilette in una nuova commedia drammatica e filosofica che si vena di giallo proprio come “Crimini e misfatti”, “Sogni e delitti” e “Match Point”. Il film però funziona a metà: c’è ritmo, ci sono bravissimi attori, una colonna sonora e una fotografia straordinari, uno script che parla di Bene e Male, di instabilità dell’essere umano e malessere esistenziale, e soprattutto una regia che con sapiente mestiere e raffinato stile sa maneggiare il tutto con sarcasmo e cinismo, divertiti ma anche amari. Però la pellicola, pur meritevole di apprezzamenti, non scava fino in fondo, non vibra di intensità, ha una sceneggiatura che pecca di mancanza di organicità, che non sa bilanciare giallo e comedy e che appare un po’ debole.
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Woody Allen torna a ripetere le sue tematiche predilette in una nuova commedia drammatica e filosofica che si vena di giallo proprio come “Crimini e misfatti”, “Sogni e delitti” e “Match Point”. Il film però funziona a metà: c’è ritmo, ci sono bravissimi attori, una colonna sonora e una fotografia straordinari, uno script che parla di Bene e Male, di instabilità dell’essere umano e malessere esistenziale, e soprattutto una regia che con sapiente mestiere e raffinato stile sa maneggiare il tutto con sarcasmo e cinismo, divertiti ma anche amari. Però la pellicola, pur meritevole di apprezzamenti, non scava fino in fondo, non vibra di intensità, ha una sceneggiatura che pecca di mancanza di organicità, che non sa bilanciare giallo e comedy e che appare un po’ debole. Ciò nonostante, resta un’opera coinvolgente (soprattutto per le dinamiche psicologiche dei personaggi) e interessante (ricca com’è di notevoli spunti di riflessione e di colti riferimenti o citazioni letterarie-filosofiche).
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