francesca romana cerri
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sabato 26 dicembre 2015
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massimi sistemi e vita
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Un film che vede protagonista un professore di Filosofia, materia cara ad Allen , materia che ci dà modo di speculare sul
Senso della Vita. Ed è proprio il Senso della Vita che sembra smarrito nel professore fascinoso corteggiato dalle donne senza quasi che ne abbia più domanda. Notiamo subito che il professore è un bevitore, scherza sulla sua morte facendo una pericolosissima roulette russa, notiamo che quest'uomo nonostante ispira tanto fascino sulle donne per la sua grande sicurezza, esperienza, cultura è molto aggressivo con se stesso.
Ma lo spettatore in questo geniale film fà il percorso conoscitivo insieme alle protagoniste del film che adorano il professore. Prima lo ammira, poi comincia a notare dei problemi irrisolti troppo grandi e dopo un pò lo teme.
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Un film che vede protagonista un professore di Filosofia, materia cara ad Allen , materia che ci dà modo di speculare sul
Senso della Vita. Ed è proprio il Senso della Vita che sembra smarrito nel professore fascinoso corteggiato dalle donne senza quasi che ne abbia più domanda. Notiamo subito che il professore è un bevitore, scherza sulla sua morte facendo una pericolosissima roulette russa, notiamo che quest'uomo nonostante ispira tanto fascino sulle donne per la sua grande sicurezza, esperienza, cultura è molto aggressivo con se stesso.
Ma lo spettatore in questo geniale film fà il percorso conoscitivo insieme alle protagoniste del film che adorano il professore. Prima lo ammira, poi comincia a notare dei problemi irrisolti troppo grandi e dopo un pò lo teme.
Quando il professore deciderà di uccidere un Giudice come uno scarafaggio che non è degno di vivere e qui il noto romanzo Delitto e castigo è citato e ripreso , il professore riprende a vivere , sembra anche innamorato.
In questo punto la platea può spaccarsi in due, chi lo vede già folle e da rifiutare e chi invece approva l'idea facendosi sedurre dalle teorie sulla vita del professore.
Ma c'è qualcosa che vale più delle teorie, dei pensieri ben confenzionati e sono le emozioni, lo stomaco, la pancia, Allen autore che ha fatto molta analisi non può che dar ragione al corpo più che alla mente. La ragazza che frequenta il professore una volta scoperto l'omicidio sente con lo stomaco che così non può andare avanti che ci vuole giustizia , che le teorie non sono sufficienti a scusare. Quanti fascinosi uomini hanno incantato donne che poi hanno dovuto far parlare il loro corpo per comprendere che spesso chi ha meno fascino ne ha molto di più. Ottimo film!
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maopar
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venerdì 25 dicembre 2015
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woody allen e la filosofia della vita
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IRRATIONAL MAN
Farò una citazione che potrebbe svilire i magnifici dialoghi che avvengono tra un professore di filosofia e i
suoi Allievi di una prestigioso college…” la filosofia è quella cosa che con la quale e senza la quale si
rimane tale e quale”… questo ritornello che studenti liceali di molti decenni fa ripetevano quando i concetti
di filosofia risultavano indecifrabili … costituisce la vera chiave di lettura degli argomenti trattati e che
alla stessa conclusione giunge il film.
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IRRATIONAL MAN
Farò una citazione che potrebbe svilire i magnifici dialoghi che avvengono tra un professore di filosofia e i
suoi Allievi di una prestigioso college…” la filosofia è quella cosa che con la quale e senza la quale si
rimane tale e quale”… questo ritornello che studenti liceali di molti decenni fa ripetevano quando i concetti
di filosofia risultavano indecifrabili … costituisce la vera chiave di lettura degli argomenti trattati e che
alla stessa conclusione giunge il film..
Abe affascinante professore di filosofia da alla sua mancanza di voglia di vivere una interpretazione
Filosofica e, con la stessa propedeuticità del metodo scientifico e con la dialettica dei ragionamenti ,
conviene con i suoi alunni che Vivere la Realtà non può trovare soluzioni nelle elaborate tesi filosofiche…
Abe conviene che i Credenti facendo propria la morale Cristiana sono avvantaggiati…Il problema è di chi
Rimane nei recinti della visione laica della vita…
Nel relazionarsi con due donne una matura Rita ,insoddisfatta professoressa sposata e alla ricerca di
soluzioni estreme.. E Jill una studentessa affascinata dalla figura controversa del nuovo professore,
Abe dimostra un comportamento convincente alla sua dichiarata insoddisfazione , atteggiamenti che lo
Spettatore,in una prima fase, e portato a giudicare in modo coerente e comprensibile.
Ma la vita è un divenire imprevedibile di situazioni , caso o destino come si vuole considerare ,il racconto
Procede con situazioni alleniane di grande effetto sulla attenzione in sala ,che neanche un pranzo di
Natale può assopire….Tutti gli eventi della vita determinano effetti a catena imprevedibili…
Una vincita , una scelta, potrà illuminare.. una soluzione efficace di salvezza..
Ci sono principi etici insormontabili che non possono consentire soluzioni di comodo .Anche se
Apportano vantaggi personali , in questo caso trovare una folle soluzione alla propria insoddisfazione,
che coinvolge la vita o la libertà di qualcun’ altro . Esiste una Morale Universale che consente di vivere nel
rispetto dell’altro , e che nessuna tesi filosofica può alienare…
Altrimenti si finisce Nell’ IRRAZIONALE…..
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[+] esiste una morale universale? perbacco!!!
(di maynardi araldi)
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luci benni
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venerdì 25 dicembre 2015
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una noia mortale
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Un insegnante da operetta, 30 minuti buoni di spiegazioni del contesto, una scena che non sta in piedi (il colloquio carpito per caso). Il film comincia a circa 10 minuti dalla fine. Una noia mortale.
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nino pell.
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giovedì 24 dicembre 2015
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le strade irrazionali verso la felicità
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"irrational man" è un film tipicamente alla Woody Allen e non potrebbe essere altrimenti. Solamente questo unico ed ecclettico regista riesce, meglio di ogni altro, a tradurre in immagini le nevrosi, le ansie e, in questo caso, i pensieri irrazionali che spesso hanno il sopravvento sull'uomo contemporaneo all'interno di una società che spesso non appaga psicologicamente. La trama ci narra la storia di Abe Lucas, un professore di filosofia di quasi mezza età, stanco e svuotato da ogni interesse per la vita e che spesso preferisce abbandonarsi alle illusioni prodotte dal vizio del bere. Nella sua mente si insinuano, talvolta, pensieri inconsciamente suicidi e nemmeno la sua attuale storia d'amore con la collega Rita Richards sembra scuoterlo più di tanto da una profonda e radicata apatia del vivere.
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"irrational man" è un film tipicamente alla Woody Allen e non potrebbe essere altrimenti. Solamente questo unico ed ecclettico regista riesce, meglio di ogni altro, a tradurre in immagini le nevrosi, le ansie e, in questo caso, i pensieri irrazionali che spesso hanno il sopravvento sull'uomo contemporaneo all'interno di una società che spesso non appaga psicologicamente. La trama ci narra la storia di Abe Lucas, un professore di filosofia di quasi mezza età, stanco e svuotato da ogni interesse per la vita e che spesso preferisce abbandonarsi alle illusioni prodotte dal vizio del bere. Nella sua mente si insinuano, talvolta, pensieri inconsciamente suicidi e nemmeno la sua attuale storia d'amore con la collega Rita Richards sembra scuoterlo più di tanto da una profonda e radicata apatia del vivere. Durante le sue lezioni all'Università, fa conoscenza con la giovane studentessa Jill Pollard, la quale si invaghisce del suo fascino di uomo all'apparenza maturo e risoluto. Ma sarà soprattutto un discorso da parte di una donna sofferente che Abe Lucas ascolterà per caso con la giovane studentessa durante una loro passeggiata in un giardino pubblico a dargli una scossa interiore affinché egli ritorni al desiderio di dare un senso alla propria esistenza. Ed ecco che nella sua mente sopraggiunge un pensiero irrazionale di dare giustizia alla povera donna, intravista per caso nel parco, alla quale un giudice insensibile le sta togliendo l'affidamento legale della propria figlia, architettando di eliminare l'ostacolo con l'omicidio. Questo film di Woody Allen non ci racconta particolari novità sulle sue tematiche esistenziali, ma il suo stile cinematografico riesce a trasmetterci come sempre grande intensità e interesse narrativo. Personalmente, fino ad un certo punto, mi sono sentito di attribuire a questa pellicola magari un tre stelle, forse per una certa lentezza nella sceneggiatura. Ma poi ecco sopraggiungere il colpo di scena finale che mi ha permesso di rivedere tutto ad un tratto le mie sensazioni sul film e a capire e coglierne l'intera bellezza. E come se dal finale, si risale man mano all'indietro per comprendere come il regista sia stato geniale e profondo nel descriverci minuziosamente gli aspetti più dettagliati della psicologia dei suoi personaggi, tra cui alla fine infastidisce non poco la giovane Jill, effimera e inconsapevolmente immatura. Pertanto mi sento di dire che ancora una volta l'esperto Allen è riuscito a colpirmi nel segno e che anche se "Irrational man" non sarà giudicato tra i suoi lavori principali, sarà ricordato comunque come un film fuori dagli atavici schemi "razionali" della moderna cinematografia mondiale.
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samuelemei
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giovedì 24 dicembre 2015
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la creatività artistica dell'omicidio
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Woody Allen si ripete, Woody Allen è tornato, Woody Allen colpisce ancora! Ė solo questione di punti di vista! Ciò che conta è che “Irrational man” tiene gli spettatori con il fiato sospeso, incollati allo schermo: il maestro newyorkese ha colto nel segno. Questa volta si comincia con un silenzio surreale; i classici titoli di testa sono scanditi soltanto dallo sciabordare delle onde del mare che si infrangono su una scogliera. Quindi attacca il ritmo incalzante di “The 'In' Crowd”, vero leit-motiv "operistico" in chiave blues della pellicola, mentre Abe Lucas (un inquietante Joaquin Phoenix), professore di filosofia alcolizzato, depresso e con manie suicide, si trasferisce nel Rhode Island per lavorare nel college Brailyn.
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Woody Allen si ripete, Woody Allen è tornato, Woody Allen colpisce ancora! Ė solo questione di punti di vista! Ciò che conta è che “Irrational man” tiene gli spettatori con il fiato sospeso, incollati allo schermo: il maestro newyorkese ha colto nel segno. Questa volta si comincia con un silenzio surreale; i classici titoli di testa sono scanditi soltanto dallo sciabordare delle onde del mare che si infrangono su una scogliera. Quindi attacca il ritmo incalzante di “The 'In' Crowd”, vero leit-motiv "operistico" in chiave blues della pellicola, mentre Abe Lucas (un inquietante Joaquin Phoenix), professore di filosofia alcolizzato, depresso e con manie suicide, si trasferisce nel Rhode Island per lavorare nel college Brailyn. Il brillante ma dannato professore irrompe nella vita di Rita, insegnante di chimica, e della studentessa Jill (l’affascinante Emma Stone) che, a modo loro, si innamorano di lui tentanto di sbloccarlo dalla crisi nichilistica in cui è precipitato. La svolta avviene per caso: in una tavola calda Abe e Jill ascoltano fortuitamente la storia di una donna sul punto di perdere l'affidamento dei figli per colpa di un giudice corrotto. Ecco la scintilla che serviva per dare un senso alla sua vita insignificante: Abe decide di architettare il delitto perfetto e fare giustizia una volta per tutte. A questo punto la trama assume tinte noir e la suspense imbriglia sempre più lo spettatore. Il nostro “eroe” riesce nell’impresa e ritrova per incanto tutta l’energia e la voglia di vivere, grazie anche all’amore per Jill. Tuttavia la verità sembra riemergere attraverso una detection lenta ma implacabile. Quando la ragazza scopre l’identità dell’assassino, il ricorso ad un nuovo omicidio si propone come una conclusione logica inevitabile...
“Irrational man” si presenta come una riuscita variazione sul tema di “Match point”, nuovo squisito omaggio di Woody Allen all’estetica dell’omicidio che tanto deve a “Delitto e castigo” di Dostoevskij. Ancora una volta il maestro, ormai ottantenne, ci mostra senza fronzoli il potere crudele e ineluttabile del caso. Ormai non è più il beffardo oscillare di un anello-pallina da tennis sul nastro dell’esistenza, ma una trama congegnata in modo lucidissimo, con cura estrema dei particolari. Il confine tra la vita e la morte, il riscatto morale e la perdizione è rappresentato da un’irrilevante torcia, vinta per caso in una Luna Park, che deciderà la sorte dei due protagonisti.
Stupisce l’abilità di Allen nel costruire un intreccio introspettivo corale, coniugando citazioni filosofiche illustri (Kant, Kirkegaard, Sartre), il pessimismo esistenzialista iniziale del protagonista e il problema morale della responsabilità di ogni azione umana nel complesso di un’architettura filmica agile, scorrevole ed efficace. Con il cinismo che lo contraddistingue, Allen celebra e demistifica nello stesso tempo la speculazione filosofica, costruendo due paradossi morali nevralgici: l’omicidio è un atto di affermazione vitale dato che l’assassino dà un senso alla vita attraverso la morte; ogni azione, morale o immorale che sia, condiziona senza appello la nostra vita. Anche la più piccola decisione implica responsabilità e modifica inevitabilmente il nostro mondo. “Irrational man”, mettendo in scena l'intima battaglia di ragione e istinto (conflitto tra ideale e reale), si rivela una spietata radiografia, dai contorni kafkiani, dell’ambiguo “spazio morale” dell’essere umano.
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genoa1952
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giovedì 24 dicembre 2015
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da vedere
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i film di Woody raramente sono capolavori, mai scadenti, sempre buoni od ottimi. come questo Irrational man, punto di forza come sempre la sceneggiartura straodinaria, dialoghi e personaggi, l'evoluzione del film da commedia a tragedia, gli attori .
Ma come fa my movies a dar lo stesso punteggio a questo ed a 'Natale con il boss' ?
[+] per far piacere a fazio?
(di bizantino73)
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adelson
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mercoledì 23 dicembre 2015
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la maestria di allen continua ad affascinare
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Fin dall’inizio ho avvertito la poca simpatia del regista per il suo personaggio. Strano? Poniamo il caso che Allen voglia cimentarsi, come ha fatto molte altre volte, con un classico della letteratura: Delitto e castigo. Poniamo pure il caso che abbia la voglia di smascherare il prototipo del seducente uomo di cultura, meglio se filosofo, egocentrico e meschino. Se uniamo il tutto con la sua nota passione per l’imprevedibilità degli eventi, ecco che ne esce un fil magistrale: Irrational man.
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cristiana sorrentino
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mercoledì 23 dicembre 2015
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abe lucas o woody allen?
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È con una cinica e autodistruttiva roulette russa casalinga che ci avviciniamo con invadenza al personaggio di Abe Lucas (Joaquin Phoenix), l’ ‘uomo irrazionale’ che dà il titolo a questo nuovo mignon del pasticcere Woody, che ci aveva abituato, in passato, anche a torte nuziali. Il soggetto è genialmente alleniano: un professore di filosofia esistenzialista, depresso, impotente, inerme nei confronti della vita, trova nel compimento di un omicidio perfetto, che possa conferirgli il potere assoluto di scegliere su qualcun altro,uno scopo per andare avanti, per cercare una motivazione profonda, per transitare dal pensiero ('troppa filosofia è solo masturbazione della mente') all’azione, per levare in alto la bandiera della moralità e salvare il mondo da una persona che lo stava peggiorando.
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È con una cinica e autodistruttiva roulette russa casalinga che ci avviciniamo con invadenza al personaggio di Abe Lucas (Joaquin Phoenix), l’ ‘uomo irrazionale’ che dà il titolo a questo nuovo mignon del pasticcere Woody, che ci aveva abituato, in passato, anche a torte nuziali. Il soggetto è genialmente alleniano: un professore di filosofia esistenzialista, depresso, impotente, inerme nei confronti della vita, trova nel compimento di un omicidio perfetto, che possa conferirgli il potere assoluto di scegliere su qualcun altro,uno scopo per andare avanti, per cercare una motivazione profonda, per transitare dal pensiero ('troppa filosofia è solo masturbazione della mente') all’azione, per levare in alto la bandiera della moralità e salvare il mondo da una persona che lo stava peggiorando.
Abe intreccia una relazione, musicata dalle note di Bach, con una studentessa del campus, Jill Pollard (Emma Stone), prima sua compagna di elucubrazioni e poi anche di eiaculazioni, che dice di amare il suo ragazzo Roy (Jamie Balckley) ma nello stesso tempo di non volere l’esclusiva su di lui, che gli passeggia accanto, fisicamente e caratterialmente trasparente, per gran parte del film, attratta fatalmente dal suo fascino da docente spettinato e moralmente devastato (Tu non sei innamorata di me, sei innamorata dell’idea romantica di amare un insegnante, le dirà Abe).
Nelle atmosfere noir di una pellicola che ricorda per certi versi Match Point (2005), la potenza del soggetto sembra però scontrarsi con la scarsa consistenza dello sviluppo che, mutando improvvisamente ritmo, si arena fino a rimanere impigliato in un finale da film di Rosamunde Pilcher (mi riferisco a Jil che cammina sulla spiaggia facendo un banale punto della situazione sui fatti avvenuti attraverso la voce fuori campo). Di nuovo, Woody ci illude e un po’ ci delude, ma non ci permette mai di odiarlo (anche se a volte vorremmo farlo). A salvarlo rimangono sempre quelle trovate da maestro (la torcia come simbolo del caso, fortunato e poi sfortunato), quelle battute conferite ai suoi personaggi che diventano ombre dei suoi pensieri e delle sue convinzioni, quella tendenza a far emergere tematiche di un certo livello anche in una storia dai risvolti classici. Ma in Irrational man pare mancare la sublime capacità di dar vita a una tragicità comica e a una comicità tragica come nei suoi più grandi film passati, pare non esserci un interesse profondo nel definire maggiormente il temperamento e le motivazioni di alcuni protagonisti (Jil in primis, ma anche Rita, interpretata da Parker Posey), pare scadere tutto nell’inconcluso, nell’irrisolto.
Un po’ come era accaduto con Blue Jasmine (2013), anche stavolta tutto sembra gravitare attorno al protagonista, un Joaquin Phoenix con la pancia da bevitore credibile quasi come lo era stata la divina Cate Blanchett. È Abe Lucas, un uomo compresso dall’incessante angoscia del nulla, che vede uno spiraglio di ‘esistenza’ nel compimento di un atto immoralmente morale in una prospettiva totalmente personale, l’ ‘irrational man’? O è invece Woody Allen, un regista che, ormai ottantenne, non ha mai smesso di nascondere il suo terrore nei confronti della morte, che continua a fare un film all’anno forse per evitare di pensarci, forse per, come Abe, appropriarsi della possibilità di scegliere un modo per soccombere all’ansia, vertigine della libertà? Personalmente, sono convinta che se questo grande maestro concentrasse per più tempo le sue energie su unico progetto, ne uscirebbe fuori un nuovo capolavoro. Io, sono fiduciosa.
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cristiana sorrentino
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mercoledì 23 dicembre 2015
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abe lucas o woody allen?
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È con una cinica e autodistruttiva roulette russa casalinga che ci avviciniamo con invadenza al personaggio di Abe Lucas (Joaquin Phoenix), l’ uomo irrazionale che dà il titolo a questo nuovo mignon del pasticcere Woody, che ci aveva abituato, in passato, anche a torte nuziali. Il soggetto è genialmente alleniano: un professore di filosofia esistenzialista, depresso, impotente, inerme nei confronti della vita, trova nel compimento di un omicidio perfetto, che possa conferirgli il potere assoluto di scegliere su qualcun altro, uno scopo per andare avanti, per cercare una motivazione profonda, per transitare dal pensiero ('troppa filosofia è solo masturbazione della mente') all’azione, per levare in alto la bandiera della moralità e salvare il mondo da una persona che lo stava peggiorando.
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È con una cinica e autodistruttiva roulette russa casalinga che ci avviciniamo con invadenza al personaggio di Abe Lucas (Joaquin Phoenix), l’ uomo irrazionale che dà il titolo a questo nuovo mignon del pasticcere Woody, che ci aveva abituato, in passato, anche a torte nuziali. Il soggetto è genialmente alleniano: un professore di filosofia esistenzialista, depresso, impotente, inerme nei confronti della vita, trova nel compimento di un omicidio perfetto, che possa conferirgli il potere assoluto di scegliere su qualcun altro, uno scopo per andare avanti, per cercare una motivazione profonda, per transitare dal pensiero ('troppa filosofia è solo masturbazione della mente') all’azione, per levare in alto la bandiera della moralità e salvare il mondo da una persona che lo stava peggiorando.
Abe intreccia una relazione, musicata dalle note di Bach, con una studentessa del campus, Jill Pollard (Emma Stone), prima sua compagna di elucubrazioni e poi anche di eiaculazioni, che dice di amare il suo ragazzo Roy (Jamie Balckley) ma nello stesso tempo di non volere l’esclusiva su di lui, che gli passeggia accanto, fisicamente e caratterialmente trasparente, per gran parte del film, attratta fatalmente dal suo fascino da docente spettinato e moralmente devastato (Tu non sei innamorata di me, sei innamorata dell’idea romantica di amare un insegnante, le dirà Abe).
Nelle atmosfere noir di una pellicola che ricorda per certi versi Match Point (2005), la potenza del soggetto sembra però scontrarsi con la scarsa consistenza dello sviluppo che, mutando improvvisamente ritmo, si arena fino a rimanere impigliato in un finale da film di Rosamunde Pilcher (mi riferisco a Jil che cammina sulla spiaggia facendo un banale punto della situazione sui fatti avvenuti attraverso la voce fuori campo). Di nuovo, Woody ci illude e un po’ ci delude, ma non ci permette mai di odiarlo (anche se a volte vorremmo farlo). A salvarlo rimangono sempre quelle trovate da maestro (la torcia come simbolo del caso, fortunato e poi sfortunato), quelle battute conferite ai suoi personaggi che diventano ombre dei suoi pensieri e delle sue convinzioni, quella tendenza a far emergere tematiche di un certo livello anche in una storia dai risvolti classici. Ma in Irrational man pare mancare la sublime capacità di dar vita a una tragicità comica e a una comicità tragica come nei suoi più grandi film passati, pare non esserci un interesse profondo nel definire maggiormente il temperamento e le motivazioni di alcuni protagonisti (Jil in primis, ma anche Rita, interpretata da Parker Posey), pare scadere tutto nell’inconcluso, nell’irrisolto.
Un po’ come era accaduto con Blue Jasmine (2013), anche stavolta tutto sembra gravitare attorno al protagonista, un Joaquin Phoenix con la pancia da bevitore credibile quasi come lo era stata la divina Cate Blanchett. È Abe Lucas, un uomo compresso dall’incessante angoscia del nulla, che vede uno spiraglio di ‘esistenza’ nel compimento di un atto immoralmente morale in una prospettiva totalmente personale, l’ ‘irrational man’? O è invece Woody Allen, un regista che, ormai ottantenne, non ha mai smesso di nascondere il suo terrore nei confronti della morte, che continua a fare un film all’anno forse per evitare di pensarci, forse per, come Abe, appropriarsi della possibilità di scegliere un modo per soccombere all’ansia, vertigine della libertà? Personalmente, sono convinta che se questo grande maestro concentrasse per più tempo le sue energie su unico progetto, ne uscirebbe fuori un nuovo capolavoro. Io, sono fiduciosa.
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mercoledì 23 dicembre 2015
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È con una cinica e autodistruttiva roulette russa casalinga che ci avviciniamo con invadenza al personaggio di Abe Lucas (Joaquin Phoenix), l’ ‘uomo irrazionale’ che dà il titolo a questo nuovo mignon del pasticcere Woody, che ci aveva abituato, in passato, anche a torte nuziali. Il soggetto è, senza dubbio, genialmente alleniano: un professore di filosofia esistenzialista, depresso, impotente, inerme nei confronti della vita, trova nell’omicidio perfetto, che possa conferirgli il potere assoluto di scegliere su qualcun'altro, uno scopo per andare avanti, per cercare una motivazione profonda, per transitare dal pensiero ('troppa filosofia è solo masturbazione della mente') all’azione, per levare in alto la bandiera della moralità e salvare il mondo da una persona che lo stava peggiorando.
Abe intreccia una relazione, musicata dalle note di Bach, con una studentessa del campus, Jill Pollard (Emma Stone), che dice di amare il suo ragazzo Roy (Jamie Balckley) ma nello stesso tempo di non volere l’esclusiva su di lui, che gli passeggia accanto, fisicamente e caratterialmente trasparente, per gran parte del film, attratta fatalmente dal suo fascino da docente spettinato e moralmente devastato ('Tu non sei innamorata di me, sei innamorata dell’idea romantica di amare un insegnante', le dirà Abe).
Nelle atmosfere noir di una pellicola che ricorda per certi versi "Match Point" (2005), la potenza del soggetto sembra però scontrarsi con la scarsa consistenza dello sviluppo che, mutando improvvisamente ritmo, si arena fino a rimanere impigliato in un finale da film di Rosamunde Pilcher (mi riferisco a Jil che cammina sulla spiaggia facendo un banale punto della situazione sui fatti avvenuti attraverso la voce fuori campo). Di nuovo, Woody ci illude e un po’ ci delude, ma non ci permette mai di odiarlo. A salvarlo rimangono sempre quelle trovate da maestro (la torcia come simbolo del caso, fortunato e poi sfortunato), quelle battute conferite ai suoi personaggi che diventano ombre dei suoi pensieri e delle sue convinzioni, quella tendenza a far emergere tematiche di un certo livello anche in una storia dai risvolti classici. Ma in "Irrational man" pare mancare la sublime capacità di dar vita a una tragicità comica e a una comicità tragica come nei suoi più grandi film passati, pare non esserci un interesse profondo nel definire maggiormente il temperamento e le motivazioni di alcuni protagonisti (Jil in primis, ma anche Rita, interpretata da Parker Posey), pare scadere tutto nell’inconcluso, nell’irrisolto.
Un po’ come era accaduto con "Blue Jasmine" (2013), anche stavolta tutto sembra gravitare attorno al protagonista, un Joaquin Phoenix con la pancia da bevitore credibile quasi come lo era stata la divina Cate Blanchett. È Abe Lucas, un uomo compresso dall’incessante angoscia del nulla, che vede uno spiraglio di ‘esistenza’ nel compimento di un atto immoralmente morale in una prospettiva totalmente personale, l’ ‘irrational man’? O è invece Woody Allen, un regista che, ormai ottantenne, non ha mai smesso di nascondere il suo terrore nei confronti della morte, che continua a fare un film all’anno forse per evitare di pensarci, forse per, come Abe, appropriarsi della possibilità di scegliere un modo per soccombere all’ansia, 'vertigine della libertà'? Personalmente, sono convinta che se questo grande maestro concentrasse per più tempo le sue energie su unico progetto, ne uscirebbe fuori un nuovo capolavoro. Io, sono fiduciosa.
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