Elementi costitutivi: acqua-fuoco-aria-terra, dell’antico Anassimene, rimangono gli stessi anche per Woody Allen. La base della Vita. La base dei suoi film. Traducendosi, cinematograficamente, nell’implacabilità del Caso.
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Elementi costitutivi: acqua-fuoco-aria-terra, dell’antico Anassimene, rimangono gli stessi anche per Woody Allen. La base della Vita. La base dei suoi film. Traducendosi, cinematograficamente, nell’implacabilità del Caso. Nella soggettività del significato. Nei fraintendimenti dell’amore. Nei delitti e magari forse (non si sa….) nei castighi.
“La ragione è condannata a porsi degli interrogativi ai quali non sa rispondere” ammonisce Kant.
E il bel tenebroso, il professor Abe (Joaquin Phoenix,) la pensa allo stesso modo. Irrazionale? Razionalissimo! Uomo charmant e ‘mala carne’, sopravvissuto a sé stesso e dotato di pancetta alcolica. Maschio misterioso che appare nel campus delle convenzioni accademiche. Talmente intrigante da non poter che stimolare le curiosità sessuali di signore e signorine.
Ma il professor Abe non ama niente. E non ama nessuna. E’ già morto da tempo immemorabile, mentre il suo corpo incede nei corridoi universitari. Nelle aule di cui è il sarcastico professore di filosofia. Nei party dove magari si punta la pistola alla tempia. Perché questa è la vera e unica lezione: il Caso... indifferente.
Abe non ama la fedifraga di mezza età (Parker Posey) che gli si butta addosso. Né avverte l’urgenza di “muse” ispiratrici che lo sostengano nella stesura del testo su Heidegger, che non riesce.
E non ama nemmeno il cliché dell’allieva dalle pupille a cuoricino (Emma Stone). Personaggio, quest’ultima, molto meno antipatico, perverso e polimorfo di quello interpretato da juliette lewis’ ‘in mariti e mogli’ (in un ruolo simile ma di segno opposto).
Forse perché, sia la fedifraga che la ‘cuoricina’, germogliano entrambe dallo stesso ceppo.
Che è un mondo di privilegi. Protetto dal benessere economico. E soprattutto dalle teorie, utili a tenere alla larga le loro belle scarpine, dalla sporcizia della pratica nella realtà.
Torna in mente la violenza di "Crimini e misfatti". Ma epurata dalla disperazione. E dalla comicità che ne era il contraltare. Resta un film leggero come un esercizio di cui si ha pratica….
Phoenix ha il viso e il corpo adatti. Sia nell’ottundimento della depressione nichilista. Che nell’euforia di chi dichiara che non la speranza… bensì “l’azione” -anche nel Male- scardina la via d’uscita.
Il finale delude per un ottimismo sforzato. Anzi: spompato. Forse per prendere le distanze dalle dinamiche di Match Point. Ma Irrational man, il professore pragmatico, caustico, sprovvisto di sensi di colpa, non assomiglia affatto alla versione edulcorata di Match Point. E’ un nuovo studio, su “quegli stessi interrogativi” ai quali, come diceva Kant, non si sa rispondere.
O perlomeno la risposta non sarà definitiva per nessuno di noi.
P.S. colonna sonora spettacolare. The in crowd del Ramasey lewis Trio… accompagna il film, con una scansione così fascinosamente ritmata, da far ballare i piedi sotto la poltrona.
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[+] quando un omicidio è un atto di giustizia?
(di maynardi araldi)
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