Dirty Weekend

Film 2015 | Drammatico

Regia di Neil LaBute. Un film con Matthew Broderick, Alice Eve, Phil Burke, Gia Crovatin, Kristen DeVore Rakes. Cast completo Genere Drammatico - USA, 2015, - MYmonetro 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 21 aprile 2015

Segreti e rivelazioni in un week end di disguidi per i colleghi Les e Nat che, sospettosi l'uno dell'altro, finiranno con il confessare le loro tendenze sessuali più segrete.

Consigliato sì!
2,75/5
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Una commedia mite, che invece di graffiare solletica, più adatta al palcoscenico che al grande schermo.
Recensione di Shaila Risolo
Recensione di Shaila Risolo

Cosa succede se a causa del maltempo due colleghi sono bloccati in una cittadina del New Mexico? Lui, Les Moore (Matthew Broderick) è particolarmente irritato, lei Natalie (Alice Eva) accetta l'imprevisto. Quando Les decide di andare a fare un giro in centro, Nat è determinata a seguirlo, e sarà ancora più insistente nello smascherare il motivo che lo spinge a visitare il downtown di Albuquerque. Allora, un mistero renderà il week end meno noioso del previsto.
Al ritmo di battute incisive e incalzanti, Neil LaBute crea una commedia chic e contemporanea sui desideri sessuali e sulla loro repressione, dove il fascino di un flirt del passato e/o del futuro, getterà un pizzico di sale fra colleghi troppo abbottonati. Con toni sapienti e calibrati, il film gioca a ribaltare le aspettative, creando una coppia di personaggi complementari ben interpretati e convincenti. Les Moore è un padre di famiglia, dal temperamento arzillo, cinico, imprevedibile e con una moglie petulante al telefono. Natalie è un'efficiente collega dall'accento inglese, di nero vestita, che si muove su tacchi troppo alti e che si dimostra comprensiva con gli altri, quanto ostinata a preservare la sua vita privata. Malgrado ciò, sarà proprio nel momento in cui Nat condividerà una fetta del suo privato, che avrà inizio un turbinio di confessioni reciproche. È qui che la giornata assume una piega interessante e la città di Albuquerque, nel selvaggio New Mexico, diventa il contesto ideale per esplorare la parte più selvaggia e repressa di Les. Entrambi sottomessi ai loro rispettivi partner, in 24 ore cercheranno risposte a quesiti che non avevano mai affrontato prima.
Pennellato da colori glamour e con una colonna sonora in chiave jazz curata da John Goodman, il film ha quello swing che ricorda le sit-com, e quella teatralità delle commedie corali che LaBute conosce bene. Anche la fotografia, che non lascia spazio alla visione ampia, converge nell'avvicinare il film al genere televisivo; così come la distanza dai protagonisti pone lo spettatore nella stessa posizione dei tassisti, che continuamente origliano le conversazioni dei due. La curiosità morbosa è, infatti, uno degli espedienti usati per modellare in chiave grottesca e divertente la narrazione; e per tenere incollato lo spettatore fino all'ultima battuta. I protagonisti rivelano le loro tendenze sessuali, in uno sobrio scoprirsi, senza mettersi a nudo.
Le battute pungenti, ma mai esagerate, né sfrontate o irriverenti sono la cifra di una nuova gentilezza di LaBute, tangibile anche nella dolcezza inaspettata che si instaura fra Les e Nat. Anche se più composta, la sceneggiatura ricorda i film di Woody Allen, dove i protagonisti intrappolati in situazioni ingestibili devono districarsi goffamente. Il regista di Betty Love porta in scena una commedia mite, che invece di graffiare, solletica, più adatta al palcoscenico che al grande schermo.
Il Dirty Weekend del titolo si rivela meno sporco e malizioso di quanto preannunciato, e rispetto alla cifra stilistica del regista la provocazione è meno evidente. Rimane tra le righe anche quando potrebbe incalzare senza freni. Il risultato è un prodotto dalla verve dinamica ma educata, sicuramente elegante, divertente ma non esilarante, con un fondo di cinismo evidente. Introduce il tarlo allegro e accattivante del dubbio e lo libera con timidezza e serenità, lasciando alla malizia dello spettatore il compito di aggiungere quel sale in più alla vicenda, perché 'a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca'.

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