Titolo originale | Truba |
Titolo internazionale | Pipeline |
Anno | 2013 |
Genere | Documentario |
Produzione | Russia, Germania, Repubblica ceca |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Vitaly Manskiy |
Tag | Da vedere 2013 |
MYmonetro | 3,34 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 19 gennaio 2014
Vitaly Manskiy racconta l'Europa moderna, quella che va dalla rigida Siberia al Golfo di Biscaglia.
CONSIGLIATO SÌ
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In un viaggio che inizia lungo il percorso del gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod si fa luce sulla vita di varie popolazioni e comunità: dall'Est all'Ovest, la macchina da presa si sofferma a guardare, scegliendo di focalizzarsi sulla quotidianità di persone comuni, plasmate in maniera diversa dal clima e dalle condizioni economiche, tra alcuni rimpianti per il passato e molte incertezze per il futuro.
Frutto di un lavoro costato 104 giorni di riprese, effettuate lungo sette differenti paesi, The Pipeline congiunge la Siberia al Golfo di Biscaglia, in un percorso smisurato dove si ferma a raccogliere la diversità e la seduzione di paesaggi gradualmente meno rigidi ai quali sono riferibili altrettanti stili di vita. La macchina da presa di Vitaly Mansky, alla cui ambizione corrisponde un risultato certamente sorprendente, ha innanzitutto il merito di saper ascoltare gli scenari in cui si trova, sia quando ritrae due sposi al confine tra Asia e Europa sia quando riporta la vita di un allevatore di capre. Prima di ogni cosa, è importante segnalare la capacità dell'occhio del documentarista di tenere desta l'attenzione mediante una ricerca di composizione dell'immagine assolutamente fuori dagli schemi: nature vive e morte, scorci inaspettati e contrasti cromatici emergono continuamente in un fluire di armoniosa compattezza, travalicando il dato socio-informativo per consegnarci un alfabeto della vita contemporanea oltre il già visto e il già noto.
Da una parte, si tratta di un documentario di carattere antropologico che riporta usi, costumi, mestieri, occupazioni, problematiche, suoni e riflessioni, dall'altra, invece, di un racconto che sa e vuole scovare il bello anche laddove non lo si cercherebbe, magari in un groviglio di tubi o nel movimento di un attrezzatura meccanica. Complesso, lungo, anche stancante, Truba nasce, nelle intenzioni del regista, per collegare due mondi distanti, dalla Siberia si arriva all'Europa Occidentale, non più soltanto in maniera ideale, ma reale, lungo un itinerario da cui far emergere modelli e comportamenti distanti, che si avvicinano man mano che le immagini scorrono sotto i nostri occhi. Per spettatori pazienti, che hanno la bontà e la voglia di sintonizzarsi con le vibrazioni di un cinema sì contemplativo, ma mai estetizzante e fine a se stesso. Tra i premi raccolti in giro c'è anche quello per il miglior documentario al Festival di Karlovy Vary.