Pascha

Gaeul è una donna di mezza età che vive in un piccolo appartamento, circondata da gatti che cura con amore materno. La donna sta perseguendo, tardivamente, una carriera di scrittrice. Al contempo, vive una relazione intensa e tenera con Joseph, un ragazzo molto più giovane di lei. Quest'ultimo ha abbandonato gli studi e cerca di contribuire alla vita di coppia lavorando come fattorino (consegna bouquet di fiori a domicilio). Quando Gaeul rimane incinta scoppia lo scandalo. Perché Joseph non solo è molto più giovane di lei, ma è addirittura minorenne. Le famiglie dei due si mettono violentemente tra loro, dettando una necessaria separazione, affinché le rispettive reputazioni non siano intaccate.
L'opera seconda della regista coreana Ahn Seon-kyoung si apre su immagini e modi di racconto da tipico cinema indipendente low budget. Recitazione spontanea e naturalistica, inquadrature vicine ai personaggi e di accurata composizione, fotografia e sonoro che cercano di restituire una dimensione di realtà quasi documentaria. Una ricerca formale a suo modo coerente, che però non conosce soprassalti notevoli rispetto a molti altri piccoli film coreani assai ben fatti che ritraggono personaggi lontani dal lusso ostentato della borghesia di Gangnam. Quando la svolta narrativa portante si palesa, il dramma di Ahn prende quota, in particolare nel momento del confronto faccia a faccia tra Gaeul e suo padre e suo fratello. Pascha sembra quindi prendere la strada di un sofferto melodramma incentrato su una passione proibita - e l'impossibilità di consumare una relazione che, messa da parte la differenza d'età, era del tutto ordinaria e fondato su affetto e rispetto. Peccato che dopo che Gaeul è costretta dalla madre all'aborto, il racconto si ripieghi su se stesso, dimenticando il conflitto tra la coppia e le famiglie e concentrandosi sulla perdita determinata dall'aborto. Un trapasso segnato da una delle sequenze più sgradevoli e insistite dell'anno cinematografico 2013, dove Gaeul recupera il feto abortito e la regista lo rivela cerimoniosamente alla camera. Quel che pareva un'opera contro i dettami di convenzioni sociali misogine, si ridisegna come lamento antiabortista e perorazione animalista. Con dei risvolti che sono al limite del ridicolo, allorché nel finale il dolore per la perdita del figlio non nato viene sanato e risolto dall'adozione di un micetto abbandonato... 