yo yo rodriguez
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venerdì 11 gennaio 2013
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epico e innovativo
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Cloud Atlas lascerà un segno nella storia del cinema. Bisogna andare al di là della sovraccarica estestica pop, dell'esagerato auto-sarcasmo (necessario per poter rivestire di umiltà le opposte vette filosofeggianti), del manierismo neoclassico usato per caratterizzare le diverse interpretazioni degli stessi attori.
A un certo punto del film, non ben definito, impariamo a tollerare queste cose. Capiamo che sono sacrifici che il cinema richiede per dare credibilità a un progetto così ambizioso.
Ambizioso, più che nei temi, nella tecnica.
Non si può parlare solo di montaggio, perchè è una tecnica di narrazione che nasce a livello di sceneggiatura e condiziona pesantemente la regia.
Cloud Atlas non racconta 6 storie, non fa uso di montaggio parallelo.
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Cloud Atlas lascerà un segno nella storia del cinema. Bisogna andare al di là della sovraccarica estestica pop, dell'esagerato auto-sarcasmo (necessario per poter rivestire di umiltà le opposte vette filosofeggianti), del manierismo neoclassico usato per caratterizzare le diverse interpretazioni degli stessi attori.
A un certo punto del film, non ben definito, impariamo a tollerare queste cose. Capiamo che sono sacrifici che il cinema richiede per dare credibilità a un progetto così ambizioso.
Ambizioso, più che nei temi, nella tecnica.
Non si può parlare solo di montaggio, perchè è una tecnica di narrazione che nasce a livello di sceneggiatura e condiziona pesantemente la regia.
Cloud Atlas non racconta 6 storie, non fa uso di montaggio parallelo. Racconta una sola grande storia, che si dipana attraverso 6 epoche.
I Wachowski e Tykwer ci mostrano solo l'essenziale di ogni situazione, demandando la comprensione del resto a fatti avvenuti in altre epoche.
Ciò che non vediamo esplicito, ci viene comunque raccontato attraverso gli stessi attori, in ruoli uguali o contrari, che compiono azioni uguali o contrarie, in altri mondi narrativi.
Ci viene richiesto un grande sforzo, ma attraverso piccoli espedienti i narratori sono sempre lì con noi,
per mostrarci che nel nuovo cinema non conta il significante, non contano i ruoli o i protagonisti, non conta l'ambientazione o il macguffin.
Conta ciò che lo spettatore proietta su ogni scena, su ogni inquadratura, su ogni "ruolo", il significato che gli dà.
Possiamo affezionarci a questo o quel personaggio, a questo o quell'attore, a una particolare situazione.
Ma il senso del nuovo cinema sta in poche, decisive, inevitabili scelte a cui i protagonisti sono chiamati e che ci appagano in pieno!
Non perchè siamo immedesimati nel personaggio (come avviene da sempre, dal cinema più classico al postmoderno più spinto), ma perchè rispecchiano una condizione umana consapevole dei propri limiti e delle proprie possibilità .
Quelle che apprezziamo e sentiamo nostre in Cloud Atlas, non sono le scelte che ognuno di noi avrebbe fatto, ma sono quelle che a sappiamo necessarie per salvare la nostra natura di esseri umani.
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petrossi
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giovedì 10 gennaio 2013
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intolerance nei nostri giorni
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Impossibile non citare "Intolerance", la lotta del/per l‘amore nel corso dei secoli, capolavoro di Griffith di ben 97 anni fa. Persino la durata è quasi la stessa, ma soprattutto lo è l'idea di mischiare epoche storiche diverse, con montaggi incrociati, per coinvolgere anche emotivamente lo spettatore mostando il permanere nell'umanità della resistenza dell'amore e della compassione contro il potere e la sopraffazione.
I tratti grotteschi non disturbano la storia, anzi ricordano certi quadri - ad esempio di Savinio o De Chirico - in cui battaglie mitologiche si svolgono tra le poltrone del salotto, elemento surreale ma anche affettuoso nei confronti del vissuto quotiniano dell'umanità.
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Impossibile non citare "Intolerance", la lotta del/per l‘amore nel corso dei secoli, capolavoro di Griffith di ben 97 anni fa. Persino la durata è quasi la stessa, ma soprattutto lo è l'idea di mischiare epoche storiche diverse, con montaggi incrociati, per coinvolgere anche emotivamente lo spettatore mostando il permanere nell'umanità della resistenza dell'amore e della compassione contro il potere e la sopraffazione.
I tratti grotteschi non disturbano la storia, anzi ricordano certi quadri - ad esempio di Savinio o De Chirico - in cui battaglie mitologiche si svolgono tra le poltrone del salotto, elemento surreale ma anche affettuoso nei confronti del vissuto quotiniano dell'umanità.
Anche per questo le molte citazioni di filoni cinematografici sono accettate come momentaneo convergere di tutta la storia del Cinema in un solo film.
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caff� espresso
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giovedì 10 gennaio 2013
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una nobile interpretazione della vita
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Compro un panino al volo dopo il lavoro, prendo una bibita gigante e mi tuffo in quest'esperienza di tre ore. Già, perché di esperienza si tratta. Ed il suo spessore si manifesta sin dal principio, sin dalle prime scene si assapora, infatti, quello che sarà il tema del film, un tema non troppo lontano dall'intramontabile Matrix suo predecessore. E l'interpretazione che ne viene fuori, il sapore di metafisica, avvolge al punto tale che si finisce col fissare l'orologio nella speranza che quest'esperienza duri un po' di più. Nonostante la durata, è un film che catalizza la'attenzione dello spettatore partecipandolo a quest'esperimento di vite ma sopratuto di vita.
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Compro un panino al volo dopo il lavoro, prendo una bibita gigante e mi tuffo in quest'esperienza di tre ore. Già, perché di esperienza si tratta. Ed il suo spessore si manifesta sin dal principio, sin dalle prime scene si assapora, infatti, quello che sarà il tema del film, un tema non troppo lontano dall'intramontabile Matrix suo predecessore. E l'interpretazione che ne viene fuori, il sapore di metafisica, avvolge al punto tale che si finisce col fissare l'orologio nella speranza che quest'esperienza duri un po' di più. Nonostante la durata, è un film che catalizza la'attenzione dello spettatore partecipandolo a quest'esperimento di vite ma sopratuto di vita. Assolutamente consigliato.
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chiaramodonesi
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giovedì 10 gennaio 2013
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la fine non è che l'inizio
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Cast stellare per un film epico e grandioso, funambolico e colossale. Un vortice trascina lo spettatore in un continnum spazio temporale dove passato, presente, futuro prossimo si accavallano in una continua corsa che tiene lo spettatore incollato per due ore e quarantacinque. Sequenze spettacolari e futuristiche danzano insieme a scenari elisabettiani e anni '30 come un maestoso corpo unico ricco di intrecci e di personaggi. Gli attori protagonisti (Tom Hanks, Jim Broadbent, Hugh Grant, Halle Berry) si divertono a sdoppiarsi, triplicarsi, quadruplicarsi in un infinito gioco di specchi non accontentandosi solo di vestire i panni di uomini e donne ma giocando anche sul cambiamento di sesso: anche solo per pochi frame, anche solo per pochi attimi.
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Cast stellare per un film epico e grandioso, funambolico e colossale. Un vortice trascina lo spettatore in un continnum spazio temporale dove passato, presente, futuro prossimo si accavallano in una continua corsa che tiene lo spettatore incollato per due ore e quarantacinque. Sequenze spettacolari e futuristiche danzano insieme a scenari elisabettiani e anni '30 come un maestoso corpo unico ricco di intrecci e di personaggi. Gli attori protagonisti (Tom Hanks, Jim Broadbent, Hugh Grant, Halle Berry) si divertono a sdoppiarsi, triplicarsi, quadruplicarsi in un infinito gioco di specchi non accontentandosi solo di vestire i panni di uomini e donne ma giocando anche sul cambiamento di sesso: anche solo per pochi frame, anche solo per pochi attimi. Ma tutto questo non stona e non infastidisce in un film che tenta di costruire una tela immensa e dalle mille ramificazioni dove "la fine non è che l'inizio e il tuo inizio sarà la mia fine". Allarmante ed angosciante il futuro previsto dal trio Wachowki - Tikwer in ua nuova Seoul che usa corpi umani come carne da macello e da riciclo ed inneggia ad un cannibalismo oscuro fatto non a caso su corpi di donne (solo di donne!) mentre i maschi consumatori ne sfruttano ogni singolo pezzetto e porzione. BucolicA, invece, l'ultima cartolina del futuro in una nuova terra immersa in una landa dove gli anziani raccontano le loro storie ai più piccoli davanti ad un fuoco (quale immagine più arcaicamente potente di questa?). Ed in mezzo una composizione sinfonica "perfetta", una storia d'amore struggente, una brava e coraggiosa giornalista anni '70 (sembrava un pò din respirare le atmosfere di "Starsky ed Hutch") per finire con un pizzico di "Radici" nella storia di amicizia tra un bianco ed un ex schiavo in un' America elitaria e razzista fatta di crinoline e gonne ampie. E' talmente tentacolare la struttura di questo film che è difficile se non impossibile percepirne i mille spunti e risvolti: dalla strana lingua parlata da Tom Hanks e Halle Berry (il "vero vero") una sorta di crasi tra il latino e un linguaggio bambinesco; alla nascita di una "religione" basata su una persona (una donna in contrapposizione alla deificazione al maschile di tutti i culti a partire dal cristinesimo?)che sacrifica se stessa pur di lanciare il suo messaggio di libertà, speranza ed uguaglianza (il riferimento a Cristo non sembra tanto lontano no?).
Un grande film che bisognerebbe vedere ancora e ancora per capire meglio tante cose, una su tutte: il genere umano.
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gianmaria91
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martedì 8 gennaio 2013
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cloud atlas: "una goccia in mezzo all'oceano"
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Non importa quanto possiamo soffrire; non importa se alla fine del nostro viaggio tutto quello che ci aspetta è il nulla più assoluto. Quello che conta è che siamo tutti legati; che ognuno di noi vive per e con l'altro. Non c'è esistenza che non rispetti questo; non c'è mondo che possa contenere, limitare o anche solo imprigionare tutta la speranza di cui noi, gli uomini, siamo capaci. Amore, passione e dolore sono la stessa cosa. Non viviamo nei sogni, ma per essi. Cloud Atlas non è un film facile; non è nemmeno uno di quelli che sprizzano genialità dalla fine all'inizio. Ci sono punti morti ed è vero; ci sono cose che probabilmente lo spettatore medio fatica a comprendere o a seguire, come il casellario infinito di storie.
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Non importa quanto possiamo soffrire; non importa se alla fine del nostro viaggio tutto quello che ci aspetta è il nulla più assoluto. Quello che conta è che siamo tutti legati; che ognuno di noi vive per e con l'altro. Non c'è esistenza che non rispetti questo; non c'è mondo che possa contenere, limitare o anche solo imprigionare tutta la speranza di cui noi, gli uomini, siamo capaci. Amore, passione e dolore sono la stessa cosa. Non viviamo nei sogni, ma per essi. Cloud Atlas non è un film facile; non è nemmeno uno di quelli che sprizzano genialità dalla fine all'inizio. Ci sono punti morti ed è vero; ci sono cose che probabilmente lo spettatore medio fatica a comprendere o a seguire, come il casellario infinito di storie. Ma ha un potere, una compostezza, una forma che hanno dell'incredibile. Non è un'opera d'arte, di più. E' il tentativo di rendere il cinema storia; la vita una preghiera di speranza, e un sogno un messaggio per chi osserva. Gli attori sono stupendi, tutti: Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Hugo Heaving, Jim Sturgess, Doona Bae, Ben Whishaw, Keith David, James D'Arcy, Xun Zhou, David Gyasi, Susan Sarandon e Hugh Grant. Il trucco ha fatto la sua magia, donando a ciascuno di essi un'età, una fisionomia ed un aspetto unici, talvolta irriconoscibili. La musica di Reinhold Heil, Johnny Klimek e Tom Tyker ci delizia e ci avvolge; fa da asse portante all'intero film e ci racconta una favola che non si discosta minimamente da quella che ci raccontano le immagini. C'è forza negli effetti visivi. Il mondo ricreato e scandito in sei, diverse ere ci sembra vero: molto più vero di quello di oggi. Il soggetto è originale, la sceneggiatura studiata e mai noiosa. C'è una morale: mai mollare; mai smettere di provarci; vale sempre la pena di tentare. E c'è la maestria dei tre, grandi registi (Tom Tykwer, Andy Wachowski e Lana Wachowski) che superano se stessi dando vita ad un film che solo i più abiliti directors sarebbero riusciti a far filare allo stesso modo. Tante storie, una più complessa e coinvolgente dell'altra, eppure tutte unite: unite come fossero scandite dalla stessa voce.
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esseno o senò
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martedì 8 gennaio 2013
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arivato dal :non tenpo
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DEVO ANCORA VERDERLO MA DA CIRCA UN ANNO SAPEVO DI QUESTO FILM SPECIALE.
PERCHè SPECIALE? PERCHè COME MATRIX QUESTO FILM VIENE VISIONATO DA UN MAESTRO ASCESO
MOLTO INPORTANTE PER IL PIANETA TERRA IL MAESTRO KUTUMI CANALIZZA CON I DUE FRATELLI
E QUELLO CHE VIENE TRASMESSO è UN INSEGNAMENTO ESOTERICO COME MATRIX DALTRONDE.
IL MESSAGGIO CREDO SIA: CHI SIAMO? DA DOVE VENIAMO?DOVE ANDREMO? FA PARTE DEL CAMBIAMENTO.
IL PRESENTE è IL FRUTTO DEL PASSATO E LA PORTA DEL FUTURO.
GRAZIE
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gosnurle
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domenica 6 gennaio 2013
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boh
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Sono sincero, non ci ho capito nulla.
Ma non perche' il film sia complicato o difficile da seguire (lo e' ma poi in fondo tutto torna o quasi), e' che proprio mi sfugge completamente il senso di tutto cio'. E gli intermezzi narrativi che cuciono insieme le varie storie, quando si fanno filosofici con intenzioni esplicative, non fanno che annebbiare ancor di piu' il significato dell'operazione, tanto che pian piano smetti di seguirli e ti guardi le unghie sperando tutto passi in fretta.
Esempio di insensatezza: la storia comico-puerile del vecchietto recluso nella casa di riposo e della fuga finale (molto cocoon o altri mille film disneyani del genere ); la totale implausibilita' del segmento Halle Berry anni duemila (strage nucleare per soldi? ma nemmeno Hitler.
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Sono sincero, non ci ho capito nulla.
Ma non perche' il film sia complicato o difficile da seguire (lo e' ma poi in fondo tutto torna o quasi), e' che proprio mi sfugge completamente il senso di tutto cio'. E gli intermezzi narrativi che cuciono insieme le varie storie, quando si fanno filosofici con intenzioni esplicative, non fanno che annebbiare ancor di piu' il significato dell'operazione, tanto che pian piano smetti di seguirli e ti guardi le unghie sperando tutto passi in fretta.
Esempio di insensatezza: la storia comico-puerile del vecchietto recluso nella casa di riposo e della fuga finale (molto cocoon o altri mille film disneyani del genere ); la totale implausibilita' del segmento Halle Berry anni duemila (strage nucleare per soldi? ma nemmeno Hitler.),.altro richiamo a mille film similari tipo giornalista che lotta sola contro politico cattivone che vuole nascondere i propri misfatti; e pure, mi spiace, ma anche il versante fantascientifico pur visivamente bello con protagonista preso di peso da Martrix per evoluzioni e fisiognomica, ma che soprattutto scopiazza idee gia viste in L'uomo che fuggi' dal futuro, la fuga di logan o il citato Soylent green (forse per un sincero pentimento autoironico); coda finale in stile Madmax e che sinceramente dopo un po' ho smesso di capire (che sono tutti quei cadaveri nella cupola? cosa fa la preveggente attivando la parabola? e soprattutto cos'e' una Preveggente?).
Tutto questo per farmi pensare, alla fine dei 172 minuti, di aver buttato alle ortiche una piccola porzione della mia vita.
Mi spiace per Tom Hanks, sempre molto bravo:
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casattia
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sabato 5 gennaio 2013
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da vedere
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Ho finito di leggere il libro ieri sera e sono da poco tornato dal cinema.
Piuttosto fedele al romanzo da cui è tratto con delle evoluzioni secondo me azzeccate.
Tutte le storie sono prive di qualcosa, comprensibilmente, ma quella relativa a Luisa Rey è orfana di alcuni "colpi di scena" accattivanti.
Sono rimasto incollato per quasi 3 ore senza mai annoiarmi: è come se vi fosse qualcuno che ti prende per mano conducendoti, attraverso le diverse vicende, avanti e indietro nel tempo mostrando come le azioni di ognuno si rivelino determinanti nel tempo.
Colto in pieno il senso del romanzo a differenza di Matrix dal quale lo stesso Baudrillard si dissociò.
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Ho finito di leggere il libro ieri sera e sono da poco tornato dal cinema.
Piuttosto fedele al romanzo da cui è tratto con delle evoluzioni secondo me azzeccate.
Tutte le storie sono prive di qualcosa, comprensibilmente, ma quella relativa a Luisa Rey è orfana di alcuni "colpi di scena" accattivanti.
Sono rimasto incollato per quasi 3 ore senza mai annoiarmi: è come se vi fosse qualcuno che ti prende per mano conducendoti, attraverso le diverse vicende, avanti e indietro nel tempo mostrando come le azioni di ognuno si rivelino determinanti nel tempo.
Colto in pieno il senso del romanzo a differenza di Matrix dal quale lo stesso Baudrillard si dissociò.
Forse la presenza dello scrittore e il tema meno ostico sono stati determinanti.
Trucchi spettacolari, attori che interpretano molto bene i diversi personaggi e su tutti un Tom Hanks superlativo.
Si può correre il rischio di perdere qualche passaggio cercando di scoprire chi si cela dietro al make up .
Da evitare: alla fine...si capisce!
Un ottimo film. Da vedere.
Appunto.
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donni romani
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giovedì 3 gennaio 2013
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magico compendio di cinema e di vita
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Un senso di inquietudine colpisce dopo i primi venti minuti del nuovo kolossal dei fratelli Wachowski e di Tom Tykwer, ma è solo temporaneo, dovuto alla girandola di personaggi, ai continui flashback e forward, ai passaggi temporali, spiazzando leggermente. Col passare dei minuti, anzi delle ore, il film dura quasi tre ore, si resta prima catturati, poi affascinati, quindi incantati da questo compendio di cinema, dal trionfo di ogni genere conosciuto, dalla fantascienza, all'avventura, al thriller spionistico, al postapocalittico, alla storia d'amore alla farsa, e si capisce la grandezza del cinema, capace come nessun altra arte di dar vita ai sogni, alla poesia, all'orrore e alla grandezza umana.
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Un senso di inquietudine colpisce dopo i primi venti minuti del nuovo kolossal dei fratelli Wachowski e di Tom Tykwer, ma è solo temporaneo, dovuto alla girandola di personaggi, ai continui flashback e forward, ai passaggi temporali, spiazzando leggermente. Col passare dei minuti, anzi delle ore, il film dura quasi tre ore, si resta prima catturati, poi affascinati, quindi incantati da questo compendio di cinema, dal trionfo di ogni genere conosciuto, dalla fantascienza, all'avventura, al thriller spionistico, al postapocalittico, alla storia d'amore alla farsa, e si capisce la grandezza del cinema, capace come nessun altra arte di dar vita ai sogni, alla poesia, all'orrore e alla grandezza umana. La trama è talmente complessa che si rischia di svilire il film raccontandola, diciamo solo che sei tracce principali attraversano i secoli, si passa dall'avvocato antischiavista che diventa amico di un nero scampando ad un medico avido (grande epopea a bordo di velieri e nelle piantagioni assolate), alla storia d'amore tra due ragazzi omosessuali nella Cambridge degli Anni Trenta, raccontata attraverso le lettere di uno dei due che comporrà il sestetto "Cloud Atlas" (l'atlante delle nuvole) che dà titolo al film (episodio decadente, musicale, con una fra le scene più belle, ambientate in una stanza di porcellane) ad un confronto venato di giallo fra una giornalista intraprendente degli Anni Settanta e una lobby legata alle centrali nucleari (torna alla mente la Jane Fonda di "Sindrome Cinese") alla storia contemporanea e grottesca di un editore che per dispetto del fratello finisce rinchiuso in un ospizio per anziani da cui tenterà la fuga con un gruppo di terribili vecchietti (episodio esilarante) ad uno scenario futuro in cui giovani un po' robot un po' schiave vengono tenute in vita per "servire" i consumatori in uno stato tirannico dove il primo comandamento recita "Onora il consumatore" (pesante metafora del buio che ci attende e che echeggia nella malinconia della fuga di Somnia, una delle schiave, Blade Runner ) per finire con un futuro post apocalittico, con uomini che vivono nei boschi e sacerdotesse dotate di poteri infiniti ma destinate a scomparire se non si troverà una nuova terra in cui vivere e il cui finale liberatorio e felice ci lascia emozionati e commossi. Il legame che attraversa il tempo e lo spazio è sfumato, talvolta rappresentato da una pietra, talvolta da una piccola voglia sulla pelle, ma il continuo è flusso di emozioni la costante che accompagna un'umanità, dolente, alla deriva, ma ancora capace di amore, di passione civile, di coraggio. Si resta incantati davanti alla miriade di travestimenti, trucchi, costumi, alle splendide musiche, alla profonda sensazione di assistere al lento fluire della vita, e del cinema. Si sarebbero potuti fare sei deliziosi film con la ridondante trama di questo originalissimo e personalissimo film, ma Cloud Atlas ha un nucleo unico e unito che deve essere letto, e percepito, come un unicum spazio temporale, perchè come dice Somni "esistere è essere percepito" e Cloud Atlas è un film che più che capito, amato, o odiato, va percepito.
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(di osteriacinematografo)
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