The Lady - L'amore per la libertà

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Un film di Luc Besson. Con Michelle Yeoh, David Thewlis, William Hope, Martin John King, Susan Wooldridge.
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Titolo originale The Lady. Drammatico, durata 145 min. - Francia, Gran Bretagna 2011. - Good Films uscita venerdì 23 marzo 2012. MYMONETRO The Lady - L'amore per la libertà * * 1/2 - - valutazione media: 2,79 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Suu, il trionfo del coraggio Valutazione 3 stelle su cinque

di pepito1948


Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948
mercoledì 28 marzo 2012


Dopo il brutale assassinio del padre, eroe birmano colpevole di essere stato sensibile a temi come democrazia e libertà, ed il trasferimento in Gran Bretagna –dove ha studiato e messo su una famiglia improntata al massimo di amore, sostegno e complicità reciproci- Suu si vede catapultata nel marasma del suo Paese e scelta dal popolo per guidare la lotta contro una giunta militare stolida e violenta. La sua determinazione, il riconoscimento internazionale (Nobel per la pace) ed il pieno appoggio del fedele marito e dei figli sono le uniche ma alla lunga vincenti armi che Suu usa contro i generali, e le sole stampelle per sostenere le terribili privazioni imposte dal Potere, che alla fine è costretto, dopo una lunga detenzione, a liberarla e ridarle i diritti per tanto tempo negati. Oggi Suu è libera e, grazie alla sua tenace opposizione, la giunta ha allentato le maglie della repressione, ma ancora molta strada è da percorrere per il pieno ripristino dei diritti umani in quel Paese. Per una singolare coincidenza, questo è l’ultimo di una serie di biopic usciti sugli schermi negli ultimi mesi, sulle vicende biografiche di personaggi che, nel bene o nel male, hanno marchiato la recente storia dei Paesi di appartenenza. Ma, a differenza di The Iron Lady e J.Edgar, personaggi defunti su cui si sapeva tutto ed il cui ritratto è stato lasciato al libero giudizio degli spettatori, il film su Aung San Suu Kyi, tuttora viva e da poco in libertà (vigilata), è stato girato con molti non-attori birmani reperiti ai confini del Paese e attingendo a notizie indirette sulla vita della “donna d’acciaio”, che non è stato possibile raggiungere ed incontrare. Luc Besson, che ha dovuto integrare il finale a causa della liberazione della donna intervenuta durante le riprese, ha accettato con entusiasmo l’incarico di dirigere il film, rinunciando al proprio stile personale ed ad alcuni temi a lui congeniali come la violenza ed il sangue (ma proprio le scene dei cruenti scontri tra militari e ribelli sono tra le più incisive ed efficaci), per dare all’operazione –secondo gli intenti degli autori- una connotazione prettamente apologetica e di pubblico sostegno ad una figura tuttora isolata dal mondo, che simboleggia universalmente la lotta per la democrazia contro la brutalità dei tiranni massacratori dei diritti umani ancora oggi sparsi in molte zone del pianeta. Film di parte, dunque, senza se e senza ma, in cui il giudizio è netto ed inequivocabile, tanto da essere patrocinato da Amnesty International proprio per l’alto contributo alla causa della difesa dei diritti fondamentali della persona dovunque essi siano violati. Naturalmente il taglio celebrativo ed apologetico fa sì che il linguaggio sia piano, il racconto proceda in modo lineare alternando gli aspetti pubblici e privati della vita di Suu, in modo che l’opera sia più facilmente fruibile da ogni pubblico e priva di orpelli stilistici che ne complichino la comprensione del messaggio di pace e di lotta. Pertanto è naturale che il film mostri alcuni limiti cinematografici (macchiettismo dei militari, insistenza eccessiva sulla triste vicenda della morte del marito, fotografia bella ma convenzionale, ecc), ma le finalità esaltative e nobilmente “politiche” rendono recessivo ogni appunto strettamente critico ed accettabile un’operazione che tende a mettere nel massimo rilievo l’esempio di coraggio e fermezza dimostrati da questa straordinaria figura, che ha ridato speranza e futuro ad un popolo martoriato dalla brutalità di un potere arroccato su se stesso.

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