peppe.simeone
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venerdì 28 ottobre 2011
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le scelte dolorose di suu kyi
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Standing ovation per un Luc Besson in gran forma nella serata d'apertura della VI edizione del "Festival internazionale del film di Roma". Il suo ultimo lavoro,"The Lady", racconta la tormentata vita del premio nobel per la pace Aung San Suu Kyi, e la ritrae nella veste inedita al pubblico di donna, moglie e madre, scavando alla perfezione nel dramma umano, costretta a dover scegliere tra i suoi cari ed il suo paese. Questa rappresentazione psicologica del personaggio permette allo spettatore di immedesimarsi in Suu Kyi e viverene con empatia le scelte dolorose che l'hanno costretta lontana dalla sua famiglia. Toccanti i momenti di riconciliazioni familiari, emblematico e simbolico l'amore trascendentale che lega il premio nobel e suo marito Aris, non mancano le scene cruenti e brutali che descrivono con forte phatos le repressioni della dittatura birmana.
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Standing ovation per un Luc Besson in gran forma nella serata d'apertura della VI edizione del "Festival internazionale del film di Roma". Il suo ultimo lavoro,"The Lady", racconta la tormentata vita del premio nobel per la pace Aung San Suu Kyi, e la ritrae nella veste inedita al pubblico di donna, moglie e madre, scavando alla perfezione nel dramma umano, costretta a dover scegliere tra i suoi cari ed il suo paese. Questa rappresentazione psicologica del personaggio permette allo spettatore di immedesimarsi in Suu Kyi e viverene con empatia le scelte dolorose che l'hanno costretta lontana dalla sua famiglia. Toccanti i momenti di riconciliazioni familiari, emblematico e simbolico l'amore trascendentale che lega il premio nobel e suo marito Aris, non mancano le scene cruenti e brutali che descrivono con forte phatos le repressioni della dittatura birmana. Lo sguardo "occidentale di Besson riesce ad imprimere un buon ritmo ad un film mai noioso nonostante la lunga durata, ma non convince per quanto riguarda la caratterizzazione a volte troppo caricaturale del regime dittatoriale dell'esercito ed alcune piccole imprecisioni( come la temporanea comprensione di Aris della lingua birmana durante il primo discorso di Suu). Un ottimo film, malgrado tutto, che ha l'innegabile merito di rappresentare con intelligenza e phatos per la prima volta sullo schermo la storia di una delle più grandi eroine del nostro tempo. Consigliato.
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dicast
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domenica 18 marzo 2012
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un film che scuote, splendido e commovente.
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Applausi e qualche lacrima al termine dell'anteprima di questo bel film di Luc Besson, nelle sale nei prossimi giorni. Una storia vera, conosciuta ma troppo poco ricordata, quella della coraggiosa Aung San Suu Kyu, Nobel per la Pace che ha dedicato e sta dedicando la vita alla sua Birmania, sacrificando ogni altro affetto o interesse personale. Girato da Besson con grandiosità ma anche cura del particolare e attenzione alla riproduzione fedele del dato reale, sfidando il regime birmano che ovviamente non caldeggiava le riprese (il film verrà nfatti proibito in Birmania), il racconto è intenso, mai un momento di noia: lacrime agli occhi accompagnate da un sorriso per l'intera durata del film.
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Applausi e qualche lacrima al termine dell'anteprima di questo bel film di Luc Besson, nelle sale nei prossimi giorni. Una storia vera, conosciuta ma troppo poco ricordata, quella della coraggiosa Aung San Suu Kyu, Nobel per la Pace che ha dedicato e sta dedicando la vita alla sua Birmania, sacrificando ogni altro affetto o interesse personale. Girato da Besson con grandiosità ma anche cura del particolare e attenzione alla riproduzione fedele del dato reale, sfidando il regime birmano che ovviamente non caldeggiava le riprese (il film verrà nfatti proibito in Birmania), il racconto è intenso, mai un momento di noia: lacrime agli occhi accompagnate da un sorriso per l'intera durata del film. Ma è una sensazione strana: non è un film buonista, non c'è retorica. C'è commozione e rabbia ma non angoscia, tiene sveglio e vigile lo spettatore, lo percuote un pó ma senza cattiveria, e solo con uno scopo, appunto: ricordare. Michel Yeoh è una coinvolgente Suu ma son bravi anche gli altri attori, tra cui molti non professionisti: i soldati del film, racconta Besson, sono ragazzi birmani che hanno visto i soldati veri uccidere le loro famiglie. Besson propone il film agli adulti ma lo consiglia soprattutto agli adolescenti, affinchè scoprano che i veri drammi della nostra epoca non sono quelli delle playstation. Sostenuto anche da Amnesty International e da altre organismi internazionali, è un film intenso che parla di amore, di guerra, di sacrifici, di follia, di fedeltà, con tanti altri succosi ingredienti: da vedere e rivedere.
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renato volpone
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sabato 29 ottobre 2011
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cos'è? e' solo musica
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Bellissimo film di apertura al festival di Roma: The Lady di Luc Besson
la storia di questa donna meravigliosa che ha lottato per la libertà del suo paese ed ha vissuto per 15 anni agli arresti ed è ancora viva, nonostante il regime violento che opprime la Birmania. La storia di una donna e di un uomo, il marito inglese che l'ha sostenuta fino alla morte per un tumore annunciato. La storia di un grande amore per il suo uomo, per i suoi figli, ma anche per la sua gente. Qualcuno all'uscita del film ha commentato che lo fa per il suo "smisurato ego", ma forse non ha pensato che qualcuno ha anche a cuore gli altri e non solo il proprio sfrenato individualismo.
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Bellissimo film di apertura al festival di Roma: The Lady di Luc Besson
la storia di questa donna meravigliosa che ha lottato per la libertà del suo paese ed ha vissuto per 15 anni agli arresti ed è ancora viva, nonostante il regime violento che opprime la Birmania. La storia di una donna e di un uomo, il marito inglese che l'ha sostenuta fino alla morte per un tumore annunciato. La storia di un grande amore per il suo uomo, per i suoi figli, ma anche per la sua gente. Qualcuno all'uscita del film ha commentato che lo fa per il suo "smisurato ego", ma forse non ha pensato che qualcuno ha anche a cuore gli altri e non solo il proprio sfrenato individualismo. Come poteva non tener conto dei ragazzi che le sono morti tra le braccia al suo ritornio in Birmania mentre assisteva la madre in ospedale? E come potremo mai dimenticare noi la scena del ragazzo che salta in aria sulla mina e lo sguardo terrorizzato di quello che resta vivo accanto a lui con ancora il braccio nella mano. Un grande film sul dolore, sull'odio, sulla stupidità umana....tutti rappresentati benissimo, ma anche sull'amore che si sviluppa come sinfonia, come "musica". Splendide le interpretazioni. Grande il regista.,
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michela papavassiliou
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domenica 22 aprile 2012
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un'orchidea fresca tra i capelli
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Pellicola intensa fin dalle prime battute, dove un padre racconta la sua Birmania rigogliosa e antica, fatta di tradizione e ricchezze nascoste. Rubini di un vermiglio mozzafiato, elefanti sacri simbolo di fertilita', natura e liberta'. La figlioletta San Suu di pochi anni ascolta incantata la voce avvolgente del padre, protetta in un abbraccio che sa di bellezza e magia. L'uomo infine e' chiamato a partire, le infila tra i capelli un fiore appena colto e si allontana. Sara' questa l'ultima volta che San Suu vedra' il leader di un popolo, che di li a poco verra' sopraffatto da un regime violento. E' il giorno del colpo di stato, il generale Aung San Suu Kyi morira' sotto i colpi d'arma da fuoco di nemici spietati, che bagneranno la terra birmana di sangue e la priveranno dei diritti primi di dignita' umana ed emancipazione.
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Pellicola intensa fin dalle prime battute, dove un padre racconta la sua Birmania rigogliosa e antica, fatta di tradizione e ricchezze nascoste. Rubini di un vermiglio mozzafiato, elefanti sacri simbolo di fertilita', natura e liberta'. La figlioletta San Suu di pochi anni ascolta incantata la voce avvolgente del padre, protetta in un abbraccio che sa di bellezza e magia. L'uomo infine e' chiamato a partire, le infila tra i capelli un fiore appena colto e si allontana. Sara' questa l'ultima volta che San Suu vedra' il leader di un popolo, che di li a poco verra' sopraffatto da un regime violento. E' il giorno del colpo di stato, il generale Aung San Suu Kyi morira' sotto i colpi d'arma da fuoco di nemici spietati, che bagneranno la terra birmana di sangue e la priveranno dei diritti primi di dignita' umana ed emancipazione. San Suu Kyi cresce all'estero, sposa un britannico e diviene madre di due ragazzi . Vive ad Oxford dedicandosi amorevolmente alla famiglia, ma le notizie delle oppressioni di un regime efferato ed incostituzionale, che giungono attraverso la televisione nella sua vita e l' imminente morte della madre, la richiamano in patria . Mikey marito affettuoso, professore ad Oxford, da sempre alleato con la moglie nella sua vocazione alla pace, alla democrazia ed al riconoscimento dei diritti umani, riuscira' a raggiungerla nel corso di un periodo che durera' anni e la vedra' protagonista di una rinascita del paese, costata vite umane, soprusi ed indicibili violenze. San Suu rimarra' agli arresti domiciliari per anni, lontana dagli affetti ed isolata. Simbolo di una continuita' col pensiero paterno conquistera' presto la fiducia del suo popolo, a cui regalera' la vita intera. Interpretazione straordinaria quella della cino-malese Michelle Yeoh che riesce ad immedesimarsi cosi mirabilmente nella parte da non credere a volte possibile che stia recitando. Dallo schermo sembra pulsare la sofferenza vera di una donna votata al suo ruolo. San Suu sara' premio Nobel per la Pace, infine eletta nel 2012. Film epocale diretto in modo impeccabile dal regista Luc Bellon. Imperdibile. Michela Papavassiliou
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filippo catani
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mercoledì 5 dicembre 2012
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il coraggio di una donna
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Il film prende le mosse dalla vita dell'attivista birmana Sun Suu Khy e indaga soprattutto sulla sua parabola politica e sul suo delicato rapporto con il marito e i figli lontani.
Davvero bello, forte ed entusiasmante questo film diretto da Luc Besson. Sicuramente la scena più ad effetto e che si scolpisce nella memoria dello spettatore è senza dubbio quella di quando Aung Sun Suu Khy passa in mezzo ai fucili spianati degli odiosi militari birmani mandati dalla dittatura a disperdere un suo appuntamento elettorale. Il film ci fa riflettere sulla grande forza che ha avuto e ha ancora questa straordinaria e carismatica donna (figlia del generale che ottenne l'indipendenza) che senza sparare un colpo ma solo attraverso la democrazia sta cercando di cambiare il suo paese.
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Il film prende le mosse dalla vita dell'attivista birmana Sun Suu Khy e indaga soprattutto sulla sua parabola politica e sul suo delicato rapporto con il marito e i figli lontani.
Davvero bello, forte ed entusiasmante questo film diretto da Luc Besson. Sicuramente la scena più ad effetto e che si scolpisce nella memoria dello spettatore è senza dubbio quella di quando Aung Sun Suu Khy passa in mezzo ai fucili spianati degli odiosi militari birmani mandati dalla dittatura a disperdere un suo appuntamento elettorale. Il film ci fa riflettere sulla grande forza che ha avuto e ha ancora questa straordinaria e carismatica donna (figlia del generale che ottenne l'indipendenza) che senza sparare un colpo ma solo attraverso la democrazia sta cercando di cambiare il suo paese. E la sua determinazione non solo venne messa a dura prova durante gli anni di arresti domiciliari che la isolarono dal mondo ma specialmente quando fu posta davanti alla tragica scelta se cioè raggiungere il marito morente in Inghilterra senza più possibilità di fare ritorno in Birmania o rimanere in casa propria. Naturalemnte le fu impedito di ritirare il Nobel per la Pace (cosa che solo recentemente ha potuto fare) e, anche una volta ottenuta la libertà, subiva intimidazioni e vedeva la linea del suo telefono cadere in continuazione. Naturalmente la dittatura dispone di tutti i caratteri repressivi e peggiori che la storia ci ha mostrato (e per altro lucidamente enumerati nel libro Le origini del totalitarismo della Arendt): polizia repressiva, ampio e stratificato sistema di delatori, grande sfarzo della gerarchia a confronto della povertà della popolazione (vedi la scena del generale che gioca tranquillamente a golf e fa scacciare cani a suon di mitragliatrice) e prigioni dove gli attivisti erano rinchiusi in gabbie da animali (terribile il momento in cui la leader birmana chiede un trattamento più umano per i suoi sodali e un uomo viene trasferito da una gabbia per cani alla cella di una prigione). La situazione ultimamente è cambiata in piccola parte e la stessa Suu Khy è stata eletta in parlamento ma sono tante ancora le cose che devono essere fatte. Certo è che il film solleva anche un altro inquietante interrogativo: dove si trovavano i grandi paesi democratici mentre in Birmania succedeva tutto ciò e al potere c'era un feroce e superstizioso dittatore (che fece coniare monete di taglio da nove con multipli e sottomultipli in quanto era il suo numero fortunato)? Ai posteri l'ardua sentenza con la speranza che il recente viaggio di Obama possa aver ulteriormente sbloccato la situazione. E poi non va dimenticato il lato umano in quanto la protagonista è donna, moglie e madre e ben ha fatto Besson ad esplorare anche questo universo che ha finito per essere troppo spesso schiacciato. Una menzione particolare per la bravissima Michelle Yeoh che si cala splendidamente nella parte.
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pepito1948
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mercoledì 28 marzo 2012
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suu, il trionfo del coraggio
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Dopo il brutale assassinio del padre, eroe birmano colpevole di essere stato sensibile a temi come democrazia e libertà, ed il trasferimento in Gran Bretagna –dove ha studiato e messo su una famiglia improntata al massimo di amore, sostegno e complicità reciproci- Suu si vede catapultata nel marasma del suo Paese e scelta dal popolo per guidare la lotta contro una giunta militare stolida e violenta. La sua determinazione, il riconoscimento internazionale (Nobel per la pace) ed il pieno appoggio del fedele marito e dei figli sono le uniche ma alla lunga vincenti armi che Suu usa contro i generali, e le sole stampelle per sostenere le terribili privazioni imposte dal Potere, che alla fine è costretto, dopo una lunga detenzione, a liberarla e ridarle i diritti per tanto tempo negati.
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Dopo il brutale assassinio del padre, eroe birmano colpevole di essere stato sensibile a temi come democrazia e libertà, ed il trasferimento in Gran Bretagna –dove ha studiato e messo su una famiglia improntata al massimo di amore, sostegno e complicità reciproci- Suu si vede catapultata nel marasma del suo Paese e scelta dal popolo per guidare la lotta contro una giunta militare stolida e violenta. La sua determinazione, il riconoscimento internazionale (Nobel per la pace) ed il pieno appoggio del fedele marito e dei figli sono le uniche ma alla lunga vincenti armi che Suu usa contro i generali, e le sole stampelle per sostenere le terribili privazioni imposte dal Potere, che alla fine è costretto, dopo una lunga detenzione, a liberarla e ridarle i diritti per tanto tempo negati. Oggi Suu è libera e, grazie alla sua tenace opposizione, la giunta ha allentato le maglie della repressione, ma ancora molta strada è da percorrere per il pieno ripristino dei diritti umani in quel Paese. Per una singolare coincidenza, questo è l’ultimo di una serie di biopic usciti sugli schermi negli ultimi mesi, sulle vicende biografiche di personaggi che, nel bene o nel male, hanno marchiato la recente storia dei Paesi di appartenenza. Ma, a differenza di The Iron Lady e J.Edgar, personaggi defunti su cui si sapeva tutto ed il cui ritratto è stato lasciato al libero giudizio degli spettatori, il film su Aung San Suu Kyi, tuttora viva e da poco in libertà (vigilata), è stato girato con molti non-attori birmani reperiti ai confini del Paese e attingendo a notizie indirette sulla vita della “donna d’acciaio”, che non è stato possibile raggiungere ed incontrare. Luc Besson, che ha dovuto integrare il finale a causa della liberazione della donna intervenuta durante le riprese, ha accettato con entusiasmo l’incarico di dirigere il film, rinunciando al proprio stile personale ed ad alcuni temi a lui congeniali come la violenza ed il sangue (ma proprio le scene dei cruenti scontri tra militari e ribelli sono tra le più incisive ed efficaci), per dare all’operazione –secondo gli intenti degli autori- una connotazione prettamente apologetica e di pubblico sostegno ad una figura tuttora isolata dal mondo, che simboleggia universalmente la lotta per la democrazia contro la brutalità dei tiranni massacratori dei diritti umani ancora oggi sparsi in molte zone del pianeta. Film di parte, dunque, senza se e senza ma, in cui il giudizio è netto ed inequivocabile, tanto da essere patrocinato da Amnesty International proprio per l’alto contributo alla causa della difesa dei diritti fondamentali della persona dovunque essi siano violati. Naturalmente il taglio celebrativo ed apologetico fa sì che il linguaggio sia piano, il racconto proceda in modo lineare alternando gli aspetti pubblici e privati della vita di Suu, in modo che l’opera sia più facilmente fruibile da ogni pubblico e priva di orpelli stilistici che ne complichino la comprensione del messaggio di pace e di lotta. Pertanto è naturale che il film mostri alcuni limiti cinematografici (macchiettismo dei militari, insistenza eccessiva sulla triste vicenda della morte del marito, fotografia bella ma convenzionale, ecc), ma le finalità esaltative e nobilmente “politiche” rendono recessivo ogni appunto strettamente critico ed accettabile un’operazione che tende a mettere nel massimo rilievo l’esempio di coraggio e fermezza dimostrati da questa straordinaria figura, che ha ridato speranza e futuro ad un popolo martoriato dalla brutalità di un potere arroccato su se stesso.
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heimat
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giovedì 12 aprile 2012
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un uomo e una donna (solitudine condivisa)
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Il rischio di chi intende realizzare un 'opera incentrata sulla vita di un personaggio pubblico è, da una parte, di esagerare con toni retorici e solenni e, dall'altra, di concentrarsi su determinati episodi preferendoli ad altri di ben più meritoria considerazione,Questo è il caso dell' ultimo film di Besson focalizzato su una figura-simbolo per la salvaguardia dei diritti civili e democratici e per la lotta contro la dittatura del propio paese;Aung San Suu Kyi.In riferimento a quanto detto precedentemente bisogna sottolineare che non si contesta la scelta artistica del regista di selezionare determinati eventi della vita di Suu Kyi ma la mancanza d' approfondimento di alcune tematiche politiche e sociali facilmente ravvisabile come una mancanza di profondità.
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Il rischio di chi intende realizzare un 'opera incentrata sulla vita di un personaggio pubblico è, da una parte, di esagerare con toni retorici e solenni e, dall'altra, di concentrarsi su determinati episodi preferendoli ad altri di ben più meritoria considerazione,Questo è il caso dell' ultimo film di Besson focalizzato su una figura-simbolo per la salvaguardia dei diritti civili e democratici e per la lotta contro la dittatura del propio paese;Aung San Suu Kyi.In riferimento a quanto detto precedentemente bisogna sottolineare che non si contesta la scelta artistica del regista di selezionare determinati eventi della vita di Suu Kyi ma la mancanza d' approfondimento di alcune tematiche politiche e sociali facilmente ravvisabile come una mancanza di profondità.Tra gli aspetti positivi del film c'è la scelta del regista di valorizzare il forte legame tra Suu Kyi e suo marito Aris mettendo in evidenza il rapporto simbiotico ed elettivo che li tiene uniti nonostante le continue difficoltà che ostacolano il loro ricongiugimento;entrambi sono consapevoli del loro destino e delle decisioni prese ma al tempo stesso la lontananza che li divide non fa altro che fortificare il loro rapporto.Si tratta di una solitudine corale e quindi condivisa, che risente delle responsabilità e delle fatiche dell' altra parte come se fossero le proprie, ma che porterà Aung San e suo marito a sentirsi uniti.Su questo aspetto il regista si è soffermato a lungo ma in tal modo ha reso i dialoghi spenti e ripetitivi con sequenze pletoriche che hanno prosciugato il film dal vero sentimento suscitando nello spettatore solo facili emozioni.
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luigi chierico
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giovedì 25 aprile 2013
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"libertà ben sa chi per lei vita rifiuta"
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Non il film commuove ma la Storia.Narrato con scruplo e precisione, gli Affetti fanno da padroni: l'Amore per la Patria, per il marito, per la moglie, per i figli, per il proprio popolo, per la Libertà. L'impegno è notevole,il commento musicale è sottolineato nella spiegazione:"è Musica", e tanto basta.La vicenda drammattica in tutta la sua cruda verità porta a momenti di commozione, che non nuocciono allo spettatore sensibile e partecipe a tali vicende che toccano gli individui e travolgono le nazioni, gettandole nell'oppressione,altro che "la democrazia non si fa in un giorno"!
C'è la devastazione della personalità umana, delle tradizioni, del rispetto delle idee e della giusizia.
Peccato che il meglio sia nelle didascalie che non si riescono a leggere perchè mal riportate e troppo veloci, tutto a discapito
del film che perde punti.
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Non il film commuove ma la Storia.Narrato con scruplo e precisione, gli Affetti fanno da padroni: l'Amore per la Patria, per il marito, per la moglie, per i figli, per il proprio popolo, per la Libertà. L'impegno è notevole,il commento musicale è sottolineato nella spiegazione:"è Musica", e tanto basta.La vicenda drammattica in tutta la sua cruda verità porta a momenti di commozione, che non nuocciono allo spettatore sensibile e partecipe a tali vicende che toccano gli individui e travolgono le nazioni, gettandole nell'oppressione,altro che "la democrazia non si fa in un giorno"!
C'è la devastazione della personalità umana, delle tradizioni, del rispetto delle idee e della giusizia.
Peccato che il meglio sia nelle didascalie che non si riescono a leggere perchè mal riportate e troppo veloci, tutto a discapito
del film che perde punti.
Mi ha fatto ricordare un film rimasto impresso, ma sopito, nella mia memoria e vivo nel mio cuore "L'arpa birmana", definito "un poema lirico che raggiunge momenti di dolorosa mastosa bellezza".
Lo suggerisco agli appassionati del buon cinema che non l'hanno potuto vedere.
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folsom
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mercoledì 28 marzo 2012
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una donna,una famiglia,un popolo.
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The lady,film che narra la vera storia di aung san suu kyi,donna birmana premio nobel per la pace nel 1998 e paladina dei diritti umani e della democrazia.
Aung sun suu ky figlia del generale Aung san,è una donna birmana che vive in Inghilterra,felicemente sposata con un professore universatario e madre di due figli,fa ritorno in birmania per assistere la madre gravemente malata.Nello stesso periodo il generale saw maung sta reprimendo in maniera violenta e sanguinosa una rivolta popolare,ad aung sun suu ky viene offerta la possibilità da parte dei leader dell'opposizione di prendere il comando del movimento e continuare la battaglia per la democrazia e la libertà,la donna accetta e da allora inizia per lei un calvario che la vedrà allontanarsi dalla sua famiglia per avvicinarsi al suo popolo ma,anche le continue persecuzioni di un governo autoritario che fa di tutto per piegare o far appassire questa orchidea di ferro.
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The lady,film che narra la vera storia di aung san suu kyi,donna birmana premio nobel per la pace nel 1998 e paladina dei diritti umani e della democrazia.
Aung sun suu ky figlia del generale Aung san,è una donna birmana che vive in Inghilterra,felicemente sposata con un professore universatario e madre di due figli,fa ritorno in birmania per assistere la madre gravemente malata.Nello stesso periodo il generale saw maung sta reprimendo in maniera violenta e sanguinosa una rivolta popolare,ad aung sun suu ky viene offerta la possibilità da parte dei leader dell'opposizione di prendere il comando del movimento e continuare la battaglia per la democrazia e la libertà,la donna accetta e da allora inizia per lei un calvario che la vedrà allontanarsi dalla sua famiglia per avvicinarsi al suo popolo ma,anche le continue persecuzioni di un governo autoritario che fa di tutto per piegare o far appassire questa orchidea di ferro. Luc Besson con questo film affronta un tema delicato e attuale,il dramma birmano,e la lotta quasi solitaria di questa donna,il regista cerca di scuotere le coscenze e di riaccendere i riflettori su una vicenda della quale si sente sempre parlare meno oppure non se ne vuole parlare affatto.Purtroppo nonostante l'idea e la storia siano molto profondi ed emozionanti il regista si sofferma troppo su aspetti che rendono il film lento e privo di vitalità come ad esempio: il dramma del marito affetto da una forma di tumore,trasformando così una storia di coraggio e di lotta in una lenta agonia di alcuni uomini e facendo risultare il film a tratti noioso e angosciante.Due stelle ma forse anche due mezzo per il coraggio, nessuna per come è stata sviluppata l'idea.
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