Anno | 2011 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia, Argentina |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Lorenzo Garzella, Filippo Macelloni |
Uscita | venerdì 1 giugno 2012 |
Tag | Da vedere 2011 |
Distribuzione | JP Entertainment |
MYmonetro | 3,46 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 settembre 2023
CONSIGLIATO SÌ
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Uno scheletro umano ritrovato in mezzo ai dinosauri fossili negli scavi paleontologici di Villa El Chocon, nella Patagonia Argentina. Al suo fianco, una macchina da presa modello anni '40 ha conservato per quasi sessant'anni un documento di inestimabile valore storico: le riprese della finale del Campionato Mondiale di Calcio giocato in Patagonia nel 1942, a migliaia di chilometri di distanza da un'Europa impegnata a fronteggiare la minaccia del nazismo. Una tappa della storia del calcio mai riconosciuta dagli organi ufficiali dello sport e per decenni rimasta avvolta dal mistero, anche a causa della tremenda alluvione che si abbatté sulla Patagonia il giorno della finale (il 19 dicembre del '42), provocando il crollo dello stadio i cui resti sono ancora oggi sommersi dall'acqua.
Più che un semplice documentario sportivo, il film di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, già autori brillanti di Rimet - L'incredibile storia della Coppa del Mondo (2010), è un viaggio entusiasmante nel cuore della Patagonia di ieri e di oggi che svela un sentimento agonistico genuino e patriottico ormai sconosciuto al mondo del calcio globalizzato e mercificato di oggi. Un sentimento difeso con orgoglio nazionale e sportivo da 12 squadre rappresentative di altrettanti Paesi, schierate in campo dal delirante e visionario Conte Otz deciso ad organizzare a tutti i costi quei Mondiali di calcio che la guerra in corso fece saltare per due edizioni. Tanto che, nel leggendario campionato del 1942 giocato in Patagonia, alle squadre ufficiali dei Paesi in competizione si sostituirono altrettante squadre composte non da giocatori professionisti ma da immigrati. Operai, minatori, ingegneri, militari e pescatori, esiliati e rivoluzionari in fuga, giunti in America del Sud da ogni parte del mondo per costruire un'importante diga in mezzo al deserto. Come racconta Antonio Battilocchi, a sua volta immigrato e giocatore della "Nazionale" azzurra del 1942, al fianco di due soli professionisti ingaggiati con una colletta dalla comunità italiana: Puricelli e Bernini, ovvero il "toro" e il "pavone".
Ma Il Mundial dimenticato è ancora qualcosa di più. Un viaggio indietro nel tempo, nella storia delle nazioni e degli uomini, reso possibile dalle invenzioni di un personaggio eccentrico e straordinario come Guilliermo Sandrini, ex fotografo di matrimoni e cineoperatore di provincia, di origini italiane, con la passione di inventare e sperimentare. Ingaggiato dal Conte Otz per filmare il grande evento, reinterpretando in chiave pacifista e interraziale il lavoro di Leni Riefensthal, regista del regime nazista che con il suo film sui Giochi Olimpici di Berlino del '36 aveva già rivoluzionato il modo di ritrarre la plasticità del gesto sportivo. Ed è proprio attraverso la figura di Sandrini, cui appartengono i resti ritrovati accanto alla preziosa cinepresa, che il documentario di Garzella e Macelloni si ammanta di fascino e curiosità. Dalle sue invenzioni sorprendentemente intuitive (il "cine-casco", la "camera fluttuante", la "trampilla" e la "cine-pelota"), adattate ai movimenti delle partite di calcio, al suo amore forse mai confessato per la fotografa Helena Otz, figlia del Conte e artista dell'avanguardia europea, al centro del triangolo amoroso con il soldato tedesco Klaus Kramer, mandato in Patagonia da Hitler come "infiltrato" ai campionati, e il giocatore Mapuche ricordato come la "tigre" della squadra indigena.
Sport, amore e guerra, cinema e invenzione, natura e scienza fanno de Il Mundial dimenticato un piccolo gioiello di documentazione creativa, al confine con il surreale e la leggenda. Ripuntando i riflettori su una storia che ha dell'incredibile.
Geniale mockumentary (falso documentario), coprodotto dalla Rai e presentato a Venezia nel 2011, Il mundial dimenticato, dei toscanacci Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, ricostruisce, con il respiro e il puntiglio professionale di una appassionante inchiesta giornalistica, le vicende di un Campionato Mondiale di Calcio disputato nel 1942 in Patagonia, Argentina, mentre l’Europa [...] Vai alla recensione »
Un film inaspettato, a metà tra il documentario (nel linguaggio) e la pura fiction (nella storia), dove è difficile distinguere il vero dal falso. Se non si conosce il racconto di Osvaldo Soriano ("Il figlio di Butch Cassidy") si rischia di prendere tutto per buono, con un po' di delusione quando invece si scopre che si tratta di pura fantasia.
Il film documentario racconta in chiave ironica di fantomatici mondiali di calcio che si sarebbero svolti in Patagonia nel 1942 in piena II guerra mondiale. Lo spunto nasce dal ritrovamento di uno scheletro che dovrebbe appartenere all'eccentrico operatore che ha filmato tutte le partite. I personaggi descritti, a partire dal Conte Otz sono tutti molto simpatici e divertenti, ma il film non decolla [...] Vai alla recensione »
Sono passati già quindici anni da quando Osvaldo Soriano ci ha lasciati. Ogni volta che il destino ci ha fatti incontrare chiedeva sempre come andasse il manifesto. Talvolta si sentiva trascurato dal suo giornale, sì, suo anche grazie a quell'esperienza indimenticabile che lo aveva riportato in Italia nella redazione del manifesto per raccontare i mondiali del '90, con l'Argentina in finale dopo avere [...] Vai alla recensione »
Non è una commedia, non è un finto documentario e tantomeno un documentario vero. È un sogno, il sogno di un calcio diverso, che per un caso beffardo esce in pieno scandalo calcioscommesse. Eppure Il mundial dimenticato, co-prododuzione italoargentina di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, nasce da uno spunto letterario. Un racconto di Osvaldo Soriano (il geniale autore di Triste, solitario y final) [...] Vai alla recensione »
Più che un documentario, una favola. Il sorprendente film di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni immagina che nel 1942 si svolse in Patagonia il Mondiale di calcio, che negli almanacchi figura come non disputato per la guerra. Una storia costata lunghe ricerche negli archivi, colma di affascinanti curiosità. Una per tutte: l’arbitro della finale era il figlio del fuorilegge Butch Cassidy.
Già autori del riuscito Rimet - L’incredibile storia della coppa del Mondo , Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni si sono dedicati, ispirandosi alle pagine di Osvaldo Soriano, a un’altra storia, ancora più incredibile: quella del Campionato organizzato in Patagonia nel 1942, in pieno conflitto mondiale, su iniziativa di un eccentrico personaggio, certo conte Otz; e sparito dalle cronache sino al ritrovament [...] Vai alla recensione »
Grazie a questo film oggi sappiamo che nel 1942, in piena seconda guerra mondiale, un eccentrico e ricchissimo aristocratico ungherese organizzò in Patagonia un campionato mondiale di calcio. Parteciparono il regno di Patagonia, padroni di casa, la Scozia, una squadra di immigrati italiani antifascisti, la tribù locale dei mapuche, una squadra del Terzo Reich, e qualche altra formazione.