Titolo originale | - x - |
Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 120 minuti |
Regia di | Hajime Izuki |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 ottobre 2010
Osaka, al suo esordio, racconta con maestria un mondo di personaggi sottili e stravaganti in apnea tra la solitudine e la fragilità.
CONSIGLIATO NÌ
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In un sobborgo di Osaka, nel marzo del 2003, il tassista Takashi trasporta la misteriosa Kyoko. Mentre attende fuori da casa di lei che torni con i soldi per la corsa, Takashi la sente urlare e si precipita all'interno dell'appartamento. Qui, i due intraprendono un dialogo più intimo e sincero, che dà mutuo conforto alla solitudine di entrambi, ma, una volta fuori, l'uomo scoprirà di non aver nemmeno intuito l'entità del dolore di Kyoko. Intanto, la quattordicenne Lin si allontana sempre più dall'amica di sempre, Tomomi: il senso di colpa per aver involontariamente provocato la separazione dei genitori l'ha sprofondata in una tristezza da cui non riesce a uscire, nemmeno aggrappandosi alla prospettiva di cominciare una nuova scuola, il liceo. Nel mondo, nel frattempo, la guerra in Iraq si fa sempre più prossima e inevitabile.
Esordio del trentenne Hajime Izuki, Minus by Minus adotta un soggetto abusato come l'incrocio di solitudini nella metropoli per concentrarsi sullo stile e per elaborare un discorso silenzioso ma interessante sulla natura delle preoccupazioni umane e sul curioso mescolarsi delle più grandi con le più piccole. La linea di tensione che le news sull'invasione americana dell'Iraq mantiene per gran parte del tempo funge da nota base, da tarlo, al di sopra del quale si srotolano i drammi personali, in varie declinazioni di bruciore o irreversibilità. Le guerre nel mondo e dentro ogni cuore.
La regia sceglie spesso di assecondare il tempo reale delle azioni, permettendo in questo modo non solo agli attori di essere più incisivi ma anche alle reazioni psicologiche di godere di tempi di maturazione più plausibili. Due ore sono comunque un tempo troppo dilatato per non soffrire dell'inazione e non metterci nella condizione di uscire spesso dal film, di staccare mentalmente. Eppure qualcosa vibra: dai dialoghi e dalle interazioni gestuali, tra uomo e donna, prima, e tra le due ragazzine poi, esce una sincerità di comunicazione che spoglia il film da qualsiasi accusa di presunzione o velleitarismo. Non è una visione facile, ma nemmeno totalmente infruttuosa.