giovanni morandi
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giovedì 17 novembre 2022
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jeff bridges vs john wayne giovanni morandi
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Il racconto è narrato dalla protagonista Mattie Ross, la quale, da adulta, spiega come suo padre sia stato ucciso da un uomo della zona, Tom Chaney, quando ella aveva appena 14 anni. Chaney si diede alla fuga dopo l'assassinio con i cavalli del padre di Mattie e due dei suoi pezzi d'oro "della California". Mentre riconosce il corpo del padre, la giovane Mattie cerca di trovare qualcuno che la aiuti a vendicare la morte del padre, rintracciando e uccidendo Chaney. Ella riceve tre raccomandazioni, ma sceglie di ingaggiare Rooster Cogburn (Jeff Bridges), in quanto le è stato descritto come il più spietato.
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Il racconto è narrato dalla protagonista Mattie Ross, la quale, da adulta, spiega come suo padre sia stato ucciso da un uomo della zona, Tom Chaney, quando ella aveva appena 14 anni. Chaney si diede alla fuga dopo l'assassinio con i cavalli del padre di Mattie e due dei suoi pezzi d'oro "della California". Mentre riconosce il corpo del padre, la giovane Mattie cerca di trovare qualcuno che la aiuti a vendicare la morte del padre, rintracciando e uccidendo Chaney. Ella riceve tre raccomandazioni, ma sceglie di ingaggiare Rooster Cogburn (Jeff Bridges), in quanto le è stato descritto come il più spietato. Egli però inizialmente rifiuta più volte i suoi tentativi di ingaggiarlo. Nel frattempo, nella casa in cui sta soggiornando Mattie, giunge il ranger texano La Boeuf (Matt Damon), anch'egli sulle tracce di Chaney. La Boeuf lo sta inseguendo da diversi mesi dopo l'omicidio di un senatore in Texas. Egli le propone di formare una squadra con Cogburn, unendo così chi conosce il territorio e chi conosce bene il fuggitivo. Ma Boef non accetta l'offerta: anche a causa del caratteraccio di Cogburn.Il vecchio sceriffo e la ragazza si metteranno comunque alla caccia, e dopo mille peripezie, anche aiutati dal Ranger che, scelta un'altra strada, sarà salvato dal vecchio sceriffo, e poi, ricambiera' il favore tornando, dopo una nuova divisione a dar manforte alla ragazzina ed allo sceriffo. Purtroppo, nonostante che lei stessa uccidera' l'assassino del padre cadrà in una grotta e sarà morsa da un serpente. Qui il vecchio Cogburn darà il suo meglio, in una lotta contro il tempo per portare la ragazzina in salvo, che, però, subirà l'imputazione del braccio.
Il film anche se è un remake del film di Hataway con John Wayne, nella parte di Bridges, a distanza di quaranta anni, e, per il piglio più drammatico e cruento, grazie all'impegno sia nella sceneggiatura, ma soprattutto nella regia dei fratelli Coen, risulta molto più realistico e convincente del film con Wayne, ed anche il personaggio, protagonista insieme alla ragazzina, molto più interessante, la storia è avvincente e piacevole anche per un pubblico che non stravede per il genere Western.
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fabio
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giovedì 4 aprile 2019
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non il meglio dei coen
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Solo a sprazzi il film risulta convincente. Di certo i Coen non fanno mai film brutti: così anche stavolta gli appassionati del genere e non solo troveranno motivi di apprezzamento.
Allora cosa manca? Forse manca la giusta dose: la recitazione appare troppo enfatizzata e la rilettura del libro proposta dai Coen riesce solo a metà; si percepisce cosa sia stato il west: la frontiera, territorio sconfinato popolato da uomini duri e spietati; tuttavia manca il vero pathos, la tragedia è troppo stemperata.
Merita elogio la Steinfeld: capace di rubare la scena ad attori del calibro di Brolin, Bridges e Damon.
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williamd
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domenica 24 aprile 2016
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dov'è questa grinta?
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Si intitola “Il Grinta”, ma a mio modo di vedere nel film di grinta ce n'è poca. Jeff Bridges e Matt Damon interpretano rispettivamente le parti di un ex sceriffo e di un ranger, entrambi assoldati da una ragazza per dare la caccia all'assassino di suo padre.
I fratelli Coen scrivono una sceneggiatura più che valida, ma l'atmosfera che si crea non è avvolgente ed il pathos è poco: nulla a che vedere con il loro precedente capolavoro “Non è un paese per vecchi”. Si tratta di un western che presenta una trama semplice ed ossuta, priva di grandi colpi di scena se non nel finale, dove il film decisamente si riscatta.
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Si intitola “Il Grinta”, ma a mio modo di vedere nel film di grinta ce n'è poca. Jeff Bridges e Matt Damon interpretano rispettivamente le parti di un ex sceriffo e di un ranger, entrambi assoldati da una ragazza per dare la caccia all'assassino di suo padre.
I fratelli Coen scrivono una sceneggiatura più che valida, ma l'atmosfera che si crea non è avvolgente ed il pathos è poco: nulla a che vedere con il loro precedente capolavoro “Non è un paese per vecchi”. Si tratta di un western che presenta una trama semplice ed ossuta, priva di grandi colpi di scena se non nel finale, dove il film decisamente si riscatta. I personaggi sono inverosimili, quasi grotteschi: Bridges e Damon dovrebbe fare la parte di due uomini duri ed indomabili invece si fanno sottomettere da una quattordicenne, la quale sembra saperne una più dell'avvocato del diavolo. Da adulatore di Tarantino mi sarebbe piaciuta una sceneggiatura più arrogante ed avrei voluto vedere più fuoco e più sangue. Si direbbe quasi un film adatto ad un pubblico di ragazzi con un'ingiusta morale (la vendetta di un assassinio con un altro assassinio).
Voto 5/6
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renato c.
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martedì 3 novembre 2015
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ottimo remake!
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Fare un remake del film che ha fatto vincere l'oscar come miglior attore protagonista a John Wayne non è cosa semplice, specialmente con un regista specialista del western come Henry Hataway! Eppure i fratelli Coen ci sono riusciti molto bene! Hanno diretto un western dei nostri giorni che, John Wayne a parte, supera l'originale! L'atmosfera western non manca Jeff Bridges rende forse il protagonista un po' più umano, ed anche Matt Damon e Josh Brolin reggono bene la loro parte! Hailee Steinfeld impersona una Mattie Ross col carattere giusto ma ha proprio l'aspetto da bambina, col visino tondo e tanto di trecce!! Kim Darby, nel film originale ha più l'aspetto della ragazza, giovane sì che già dall'aspetto dimostra sicurezza, freddezza e sapeva perfettamente cosa voleva! Il resto scorre bene
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Fare un remake del film che ha fatto vincere l'oscar come miglior attore protagonista a John Wayne non è cosa semplice, specialmente con un regista specialista del western come Henry Hataway! Eppure i fratelli Coen ci sono riusciti molto bene! Hanno diretto un western dei nostri giorni che, John Wayne a parte, supera l'originale! L'atmosfera western non manca Jeff Bridges rende forse il protagonista un po' più umano, ed anche Matt Damon e Josh Brolin reggono bene la loro parte! Hailee Steinfeld impersona una Mattie Ross col carattere giusto ma ha proprio l'aspetto da bambina, col visino tondo e tanto di trecce!! Kim Darby, nel film originale ha più l'aspetto della ragazza, giovane sì che già dall'aspetto dimostra sicurezza, freddezza e sapeva perfettamente cosa voleva! Il resto scorre bene ed il finale è diverso dall'originale il protagonista muore ad età ben avanzata; mentre il "grinta" di John Wayne sopravvive e torna in un sequel! Ottima comunque la scena con Mattie Ross cresciuta, è molto significativa!
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fabio1957
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mercoledì 17 giugno 2015
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bello
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Bel remake di un film già di suo notevole, che aveva Wayne per protagonista,effettivamente concordo con i critici, i fratelli Coen hanno adattato in maniera esemplare il romanzo da cui è tratto ,forse addirittura superando l'originale.L'interpretazione di Bridges è eccellente e credibile.Naturalmente il paragone con il nostro leggendario eroe è improponibile.Il mito su cui poggia la fama di Waine è intramontabile
Da vedere
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yurigami
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lunedì 27 ottobre 2014
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pochi ma buoni
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Bellissimo un cast d'eccezione per un film d'eccezione, infatti di western ne fanno pochi ormai, ma spesso sono tutti belli, coinvolgente al 100%, forse un po' lento a metà, ma niente di noioso.
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asdrubale03
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sabato 11 ottobre 2014
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interpretazioni magistrali
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Delle interpretazioni stupende in una pellicola che di stupendo ne ha poco,ma che di sicuro si lascia guardare.Ethan e Joel Coen hanno fatto un buon lavoro registicamente ma quando la sceneggiatura non è ben realizzata c'è poco da fare.Le interpretazioni migliori sono quelle di Matt Damon (La Boeuf) e Jeff Bridges (Marshal Reuben J. Cogburn) che in questo film hanno superato se stessi.
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claudiofedele93
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lunedì 7 aprile 2014
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film western perfetto in salsa coen!
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Dopo quasi trent’anni dal loro esordio con Blood Simple - Sangue Facile, i Coen continuano a far Cinema con la stessa passione e determinazione che aveva caratterizzato il loro primo lungometraggio nel 1984 e due anni dopo aver trionfato agli Oscar con Non è un Paese per Vecchi, fatto, lo possiamo dire benissimo senza tanti indugi, la storia del cinema con capolavori come L’Uomo che non C’era, Il Grande Lebowski ed il più recente A Serious Man, i due cineasti decidono di fare un western vero e proprio basandosi sul romanzo di Charles Portis, portando così sul grande schermo quel Il Grinta che nel 1969 fece vincere a John Wayne l’Academy Award per il miglior attore protagonista.
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Dopo quasi trent’anni dal loro esordio con Blood Simple - Sangue Facile, i Coen continuano a far Cinema con la stessa passione e determinazione che aveva caratterizzato il loro primo lungometraggio nel 1984 e due anni dopo aver trionfato agli Oscar con Non è un Paese per Vecchi, fatto, lo possiamo dire benissimo senza tanti indugi, la storia del cinema con capolavori come L’Uomo che non C’era, Il Grande Lebowski ed il più recente A Serious Man, i due cineasti decidono di fare un western vero e proprio basandosi sul romanzo di Charles Portis, portando così sul grande schermo quel Il Grinta che nel 1969 fece vincere a John Wayne l’Academy Award per il miglior attore protagonista. Dopo averci, dunque, stregato nonché viziato con personaggi come Il Drugo, capaci di entrare senza alcun problema nell’immaginario collettivo delle persone e diventare delle vere e proprie icone, o affascinato con storie Noir reinterpretate in chiave post-moderna, Joel ed Ethan si concentrano stavolta su una storia ambientata unicamente nel classico Far-West, con un cast di alto livello, ma che ancora una volta avrà la responsabilità di dimostrarsi all’altezza della restante filmografia dei due autori.
Mattie Ross (Hailee Steinfeld) è decisa a vendicare la morte di suo padre catturando Tom Chaney (Josh Brolin), l’uomo che l’ha assassinato per solo due pezzi d’oro. Per rintracciare il fuggitivo Chaney, la quattordicenne Mattie ottiene l’aiuto di Rooster Cogburn (Jeff Bridges), uno sceriffo federale con un occhio solo, il grilletto facile e che ama bere, chiamato Il Grinta, e dell’incallito Texas Ranger LaBoeuf (Matt Damon). Nonostante le loro differenze, la loro ostinata determinazione lì trascinerà in una avventura pericolosa che finirà in un solo modo: con la vendetta…
Con Il Grinta, i Coen non cercano tanto di riproporre a loro modo il film con John Wayne (diretto da Henry Hathaway), ma piuttosto provano a reinterpretare secondo la loro visione la storia uscita dalla penna dello scrittore Portis. Il risultato, per quanto magari poco originale e già visto a livello di trama negli anni passati, è comunque eccellente, complice ancora una volta una sceneggiatura curata e particolareggiata fin nel minimo dettaglio capace di dar vita a personaggi né troppo stereotipati né caricaturali o datati. Sfida, a maggior ragione, interessante e difficile quella che hanno voluto affrontare i due registi, un impegno che ha richiesto tutto il loro talento e tutta la loro esperienza che ben si evidenzia in ogni inquadratura e sequenza.
Per quanto questi due autori abbiano sempre conquistato il pubblico o la critica per loro storie bisogna ammettere tranquillamente che stavolta si tende a rimanere molto più colpiti dalla messa in scena che dalla vicenda in sé, la quale, dispiace ammetterlo per chi si aspettava un film a senso unico e scontato, non si rivela essere una storia incentrata unicamente sulla vendetta, quanto più sulla crescita e la maturità che vede la giovane Ross (interpretata da una bravissima Hailee Steinfeld) vero esempio calzante di quanto è stata appena detto poiché l’avventura in cui ella stessa vuole prendervi parte sarà, sì una ricerca estrema per vendicare la morte di suo padre, ma sopratutto una scorribanda sul mondo, sulle persone, sui comportamenti umani e sulle difficoltà di vivere in una determinata società ricca di opportunismo e fuorilegge.
E’ per questo preciso motivo che una storia tanto stratificata e tanto profonda non poteva non combaciare alla perfezione con lo stile e la tecnica di Joel ed Ethan Coen i quali stavolta, grazie ad una fotografia sensazionale, ai paesaggi ed alle scenografie, mettono in mostra tutta la loro raffinatezza, il loro estro e genio creativo capace di dare alla luce un prodotto perfetto tecnicamente (le scene girate all'aperto meritano un plauso, così come la sequenza finale data in mano ad un Jeff Bridges in stato di grazia). Ancora una volta i due cineasti vogliono parlare dell’America, nazione che non è nata sotto buoni propositi ed ancor meno si è sviluppata e cresciuta sotto l’altruismo e la morale; un paese che è costellato da ladri, vigliacchi, persone né buone o cattive, ma intrise di quell’ambiguità che ha sempre reso i personaggi dei Coen quel tanto che bastava da crederli (o farceli credere) verosimili e reali.
Il Grinta è l’ennesima conferma che il cinema dei Coen, oltre ad essere capace di mescolare alla perfezione passato e presente, unire i generi e intrattenere nel modo giusto, è sopratutto un tipo di intrattenimento serio, profondo e che alla cui base ha sempre un messaggio chiaro rivolto allo spettatore. Parlare di remake in questo caso è tanto giusto quanto riduttivo, poiché quello che abbiamo tra le mani rimane senza incertezze una storia già vista, ma qui comunque riproposta in modo inedito e completamente coerente allo stile dei Coen, a cominciare dai tanti riferimenti religiosi fino ad arrivare menzionare quel cinismo spietato e quell’umorismo amaro di cui sono costellati i loro precedenti lavori. E’ davvero difficile dare una valutazione misera a questi due autori, sebbene il presente prodotto non sia la loro miglior fatica recente, essa rimane una dei migliori western che abbiamo avuto l’onore di vedere e gustare negli ultimi anni, tecnicamente superba, con un cast eccezionale ed una colonna sonora capace di calzare a pennello senza risultare sterile o barocca, assieme ad una fotografia da antologia; E' davvero impossibile rimanere insensibili a Il Grinta, una pellicola che riesce a commuovere, conquistare, esaltare, che nella sua tranquilla messa in scena cela una storia tanto semplice quanto perfetta ed amara. Se il cinema di oggi fosse fatto di soli capolavori dovremmo considerare quest’ultimo un opera minore, ma dato che al giorno d’oggi i bei film sono tanto rari ed a volte troppo poco presenti nelle sale, sarebbe ingiusto non premiare ancora una volta Joel ed Ethan Coen che a distanza di tempo dal loro primo lungometraggio riescono sempre a creare ottime storie con lo stesso entusiasmo e tempra di quando erano giovani. Tanto di cappello!
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cizeta
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venerdì 14 marzo 2014
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grintoso
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I Coen si cimentano per la loro prima volta nel western... ed il risultato non è che ottimo per i due fratelli. La trama è celebre ed ha dato l'oscar a Wayne...
la sete di vendetta per la morte del padre spinge la giovanissima Mattie ad assoldare il burbero Rooster per dare la caccia all'uomo colpevole dell'omicidio; la ragazza dimostra di essere ben più matura dei suoi anni anagrafici e riesce a tenere a bada e, per di più, portarsi dietro vecchi colleghi d'affari del padre defunto, lo stesso Rooster ed i malavitosi tipici del vecchio Western... il risultato non può che essere una storia coinvolgente, che non stanca mai e ci tiene incollati alla poltrona dall'inizio alla fine.
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I Coen si cimentano per la loro prima volta nel western... ed il risultato non è che ottimo per i due fratelli. La trama è celebre ed ha dato l'oscar a Wayne...
la sete di vendetta per la morte del padre spinge la giovanissima Mattie ad assoldare il burbero Rooster per dare la caccia all'uomo colpevole dell'omicidio; la ragazza dimostra di essere ben più matura dei suoi anni anagrafici e riesce a tenere a bada e, per di più, portarsi dietro vecchi colleghi d'affari del padre defunto, lo stesso Rooster ed i malavitosi tipici del vecchio Western... il risultato non può che essere una storia coinvolgente, che non stanca mai e ci tiene incollati alla poltrona dall'inizio alla fine.
Voto personale: 8,5
Film di assoluto spessore. Regia e fotografia ottimi (avrei osato qualcosina in più nella scelta della pellicola fotografica). La performance degli attori è di assoluto rilievo: Bridges e Damon eccellenti, la giovanissima Steinfeld avrà un futuro roseo, Brolin e Pepper sempre impeccabili nelle loro parti in ogni loro film.
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marco michielis
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mercoledì 25 dicembre 2013
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il grinta dei coen
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Si presenta come un remake del film di Hathaway con John Wayne, è in realtà un'opera molto personale, che bene s'inserisce all'interno della filmografia dei Coen e che al tempo stesso rispetta maggiormente il romanzo di Charles Portis. Narrativamente costruito con la tecnica del flashback, nello specifico sul racconto della non più giovane protagonista, “Il Grinta” non manca, come da buona tradizione Coen, di dotarsi di un saldo contorno biblico, a partire dalla citazione iniziale dal Libro dei Proverbi, fino alle battute dei personaggi.
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Si presenta come un remake del film di Hathaway con John Wayne, è in realtà un'opera molto personale, che bene s'inserisce all'interno della filmografia dei Coen e che al tempo stesso rispetta maggiormente il romanzo di Charles Portis. Narrativamente costruito con la tecnica del flashback, nello specifico sul racconto della non più giovane protagonista, “Il Grinta” non manca, come da buona tradizione Coen, di dotarsi di un saldo contorno biblico, a partire dalla citazione iniziale dal Libro dei Proverbi, fino alle battute dei personaggi. Battute impregnate non tanto dalla moralità del sentimento religioso, quanto dalla presenza nel mondo dei vivi di leggi ultraterrene che regolano, parrebbe in maniera inconscia, il comportamento e l'agire delle pedine in campo (presente e puntuale è infatti il riferimento alla contrapposizione tra legge naturale e legge postiva). Ma non si tratta certo di una pellicola che si può ridurre alla sola presentazione un West guidato dalla Parola di Dio. Nient'affatto, perchè è anche e soprattutto l'avventura di una ragazzina, Mattie Ross, che al sottoscritto ha ricordato i migliori personaggi di Mark Twain, quella loro percezione del viaggio, della scoperta di sé e del processo di maturazione, nel bene e nel male, che li ha resi celebri e ha reso grande, grandissimo, se mi permettete, il loro inventore. Tormentata da un'ansia di vendetta estremamente lucida e razionale (tanto che si potrebbe concepire “Il Grinta” come un “unicum” nella rosa dei film che si occupano, appunto, del tema della vendetta) che non le permette, simbolicamente, di dormire per tre giorni di fila, tra la compagnia dei morti (sempre fisicamente presenti) e quella di una vecchietta dal sonno agitato, Mattie incrocierà l'universo degli adulti nei suoi lati più violenti ed estremi, ben rappresentati dal magnifico Jeff Bridges nei panni dello sceriffo Rooster Cogburn, figura la cui profonda e sostanzialmente problematica umanità emergerà nel corso del film tra sorsi di whisky e colpi di Colt, ed è curioso, a parer mio, che il primo, nel dipanarsi della vicenda, a trattarla veramente da adulta e da donna matura sia uno dei principali antagonisti, ossia “Lucky” Ned Pepper. Il processo di crescita e maturazione di Mattie, drammatico e spietato come il mondo che la circonda, troverà simbolicamente conferma e suggello nella perdita dell'avambraccio, in seguito al morso di un serpente, nell'inaspettatamente malinconico finale, influenzato da una certa poetica alla Spoon River, ma anche dal “tempus fugit” virgiliano e accompagnato da tenere, sottili note di piano. Comparse tipicamente coeniane sono il veterinario vestito con una pelliccia d'orso e il fuorilegge ritardato che imita i versi degli animali. Visivamente, e non solo, speciale.
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