A prima vista gli ingredienti di un western ci sono tutti: pistole e pistoleri; frontiera in pieno deserto ad ovest dell'Arkansas, ai limiti del Texas; cavalli e cowboys; sceriffi un po' ubriachi e un po' corrotti; vendetta e giustizia self-made. Quello che fa la differenza sono i fratelli Coen, che certamente apprezzano il cinema western, ma ne fanno occasione per trattare i temi che li contraddistinguono: il ridimensionamento dell'eroe; la casualità degli eventi che sfugge a qualsiasi logica progettuale; la conoscenza del male. Qui, come in altri loro film questi argomenti innescano una serie di invenzioni formali di grandissima suggestione, punteggiate dall'ironia di sempre. Una ragazzina di soli quattordici anni, Mattie Ross è fermamente intenzionata a ottenere giustizia: vorrebbe vedere condannato all'impiccagione Tom Chaney che è l'assassino di suo padre, ma che si è dato alla fuga. La prima parte del film ci mostra Mattie che va alla ricerca di un uomo che sia in grado, per esperienza e determinazione, di trovarlo e di portarlo davanti a un giudice. Le sembra che Rooster Cogburn, anziano e feroce sceriffo, sia la persona giusta e, per persuaderlo a tenerla con sé, durante la ricerca, non esita a seguirlo anche nel luogo che sembra il meno adatto a lei: la piazza dell'impiccagione di tre condannati a morte, cui assisterà senza alcun turbamento, ottenendo poi di dormire nell' improvvisato obitorio del becchino. Comincerà a questo punto il viaggio di formazione di Mattie, perché questo è, almeno secondo me, il senso del film. Affianca a a tratti il viaggio di Mattie e Rooster anche La Boeuf, ranger texano, a sua volta alla ricerca di Chaney. Non c'è alcun piano, per quanto accuratamente preparato, che si realizzi secondo le previsioni: il caso é costantemente con i personaggi e con il loro spostarsi dentro una natura fotografata meravigliosamente. Contro ogni attesa, e nel momento più tranquillo, Chaney verrà riconosciuto da Mattie e solo lei lo affronterà uccidendolo, ma subito dopo precipitando in una grotta sotterranea in cui farà l'incontro coi serpenti in agguato. La caduta, l'incontro coi serpenti, la difficile riemersione alla luce, la fuga e la conclusione del viaggio (non del film, che è più convenzionale) mi pare abbiano significati allegorici e metafisici e riecheggiano, in qualche misura le suggestioni bibliche, che già l'incipit del film, aveva opportunamente evocate. In questa luce andrebbe interpretata, a mio avviso, la bellissima e suggestiva scena notturna in cui la cavalcata di Rooster e Mattie sta per concludersi: l'infinito deserto, illuminato dalle infinite stelle del cielo, sfondo della stanchezza e del dolore di Mattie. Il mondo morale che ora, dopo l'esperienza del male, la giovane ha conquistato e custodisce in sé, è separato, forse in modo incomunicabile, dal resto dell'universo di cui il cielo stellato è emblema, come ci ricordava Kant. Ritengo quindi che sia fuorviante parlare di questo film come di un western: si tratta, come sempre per i Coen, di un film con contenuto morale e metafisico, principalmente. Gli attori sono magnifici e magnificamente diretti, davvero tutti quanti. Ogni riferimento al film precedente è a mio avviso alquanto improprio.
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paraclitus
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domenica 20 febbraio 2011
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che brava
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Complimenti! Il parallelo con Kant è non solo azzeccato in pieno ma anche molto bello.Più o meno la vedo anch' io così (anche se purtroppo non avevo visto Immanuel nel cielo stellato...) ma mi chiedevo come mai il Grinta debba morire per una malattia che lui stesso definisce "galoppo notturno" che è ovviamente un appellativo relativo alla scena della cavalcata liberatoria.E secondo me questo rifacimento somiglia molto anche a un altro film western di Jim Jarmusch in cui un pivellino di città compie il suo viaggio iniziatico accompagnato da due psicopompi uno buono e l'altro cattivo ma entrambi necessari (il Texas Ranger e il Grinta sono tutti e due dei "buoni" ma alla fine uno è ligio alle regole l'altro è un violento ubriacone).
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Complimenti! Il parallelo con Kant è non solo azzeccato in pieno ma anche molto bello.Più o meno la vedo anch' io così (anche se purtroppo non avevo visto Immanuel nel cielo stellato...) ma mi chiedevo come mai il Grinta debba morire per una malattia che lui stesso definisce "galoppo notturno" che è ovviamente un appellativo relativo alla scena della cavalcata liberatoria.E secondo me questo rifacimento somiglia molto anche a un altro film western di Jim Jarmusch in cui un pivellino di città compie il suo viaggio iniziatico accompagnato da due psicopompi uno buono e l'altro cattivo ma entrambi necessari (il Texas Ranger e il Grinta sono tutti e due dei "buoni" ma alla fine uno è ligio alle regole l'altro è un violento ubriacone).Il film non mi è piaciuto ma i fratelli C. meritano sempre di essere interpretati più in profondità mentre mi pare che alla fine qui ci si limiti a dire buono-no buono come un certo personagggio televisivo.
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li'l abner
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domenica 20 febbraio 2011
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bel commento
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Che rabbia che non ho pensato anch'io a Kant...;)
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edward teach
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domenica 20 febbraio 2011
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bel commento
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Io non ho capito benissimo la posizione dei Coen riguardo alla giustizia e alla legge morale in questo film. Il richiamo al prof. di Koenigsberg è niente male davvero.
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hollyver07
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giovedì 24 febbraio 2011
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folgorante...!!!
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Caspita...! Quasi quasi trasecolo... per l'emozione...! Io credevo d'aver visto solo un film. Non ero consapevole d'esser stato spettatore di uno psico-dramma-adolescenziale di tale portata. A onor del vero, qualcosa mi aveva suggerito che questa pellicola fosse ben più complessa di quanto poteva apparire in prima istanza ma non l'avevo percepita, ero anestetizzato dall'idea che fosse un film un pò più commerciale perchè... bella storia ma vecchio soggetto, grande budget, fulgide star, big registi ecc. ecc.; il tutto... per realizzare una costosa pellicola che descrivesse il viaggio iniziatico di una fanciulla nel selvaggio west!? Non è, per puro caso, che nel film mi sia anche sfuggita la presenza di una scalinata (con carrozzina rimbalzante) in stile Eisenstein?? P.
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Caspita...! Quasi quasi trasecolo... per l'emozione...! Io credevo d'aver visto solo un film. Non ero consapevole d'esser stato spettatore di uno psico-dramma-adolescenziale di tale portata. A onor del vero, qualcosa mi aveva suggerito che questa pellicola fosse ben più complessa di quanto poteva apparire in prima istanza ma non l'avevo percepita, ero anestetizzato dall'idea che fosse un film un pò più commerciale perchè... bella storia ma vecchio soggetto, grande budget, fulgide star, big registi ecc. ecc.; il tutto... per realizzare una costosa pellicola che descrivesse il viaggio iniziatico di una fanciulla nel selvaggio west!? Non è, per puro caso, che nel film mi sia anche sfuggita la presenza di una scalinata (con carrozzina rimbalzante) in stile Eisenstein?? P.S. Non volevo malevolmente irridere le tue idee, è stata sola una banale celia quindi, se vuoi perdona la mia superficialità e la dozzinale ironia ma non ho saputo resistere. Ciao
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the man of steel
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venerdì 25 febbraio 2011
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edward teach
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Sposati il tuo Kant e vai a convivere con lui a Konigsberg...
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francesco2
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giovedì 5 maggio 2011
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eccellente
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Ormai sono abituato alla qualità di ciò che scrivi....Stavolta forse ti sei superata.
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(di laulilla)
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