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Cuccioli, il codice di Marco Polo: intervista ai realizzatori

I bambini sono dei cuccioli e meritano un piccolo grande cinema.
di Marianna Cappi

Dalla tv al grande cinema

giovedì 21 gennaio 2010 - Incontri

Dalla tv al grande cinema
In quel di Treviso, due fratelli lavorano alacremente perché bambini e ragazzi abbiano una televisione su misura, che non vada loro né troppo grande né troppo stretta. Sono Sergio Manfio, regista, sceneggiatore e musicista, e Francesco Manfio, sceneggiatore e produttore esecutivo, oggi anche di Cuccioli - Il codice di Marco Polo, prima volta cinematografica della banda di animaletti disegnati per Rai 2 e giunti ormai alla quarta stagione.

Come nasce l’idea di un lungometraggio per il cinema?
Francesco: La serie tv aveva raggiunto i 104 episodi di 13 minuti, che è un numero eccezionale per il panorama europeo, quasi una cifra nipponica. Insomma, il successo era buono, per cui l’idea di farne un film non è mai mancata, aspettavamo di avere una storia all’altezza. Le cose hanno preso vita quando si è ufficializzata la coproduzione con la Spagna e la possibilità del product placement con i marchi Cameo, Oviesse e Regione Veneto.

Quale filosofia vi guida nello scrivere per i bambini?
Sergio: Siamo entrambi attori di teatro, per cui abbiamo un filo diretto con i bambini, li conosciamo molto bene. Questo ci ha portato alla scelta di creare una storia avvincente e complessa e al rifiuto di semplificare e banalizzare per raggiungere il target più ampio possibile. Noi ci rivolgiamo ai ragazzini tra i 5 e i 10 anni e le prove che abbiamo fatto “in diretta” con migliaia di loro ci hanno confermato che sono assolutamente in grado di seguire una storia complessa e, anzi, vivono come una distrazione i momenti comici che a volte s’inseriscono per addolcire la trama, perché a loro preme molto sapere come va a finire la storia e quei momenti sono avvertiti come degli stop. Per questo dal nostro film abbiamo tagliato dieci minuti buoni di gag, alcune delle quali sono finite sui titoli di coda.
Francesco: è vero, il primo target sono i bambini, ma gli ascolti ci dicono che immediatamente dopo, a decretare il successo televisivo di “Cuccioli”, sono le giovani mamme tra i 20 e i 40 anni.
Sergio: E ben venga! Dicevo, però, che la nostra proposta è quella di contenuti pensati in primo luogo per i bambini, idonei alla loro età, non “buoni per tutti”, solo per allargare gli ascolti.

Cosa invidiate all’animazione straniera e cosa credete di possedere in più?
Francesco: è quasi essenzialmente una questione di budget. Negli Stati Uniti, almeno 50 persone sarebbero state occupate a disegnare ed animare l’acqua della laguna veneziana, da noi l’hanno fatto in 4. Detto questo, non solo avere dei limiti non è sempre uno svantaggio ma permette anche di lavorare di fantasia, ma per di più non possiamo dire di avere lesinato sulle cose che ritenevamo importanti. È comunque un film al quale hanno lavorato più di 400 persone, musicato da un’orchestra d’eccezione che è andata a tempo sul film come non succede quasi più dai tempi di Disney. Questo perché sulle musiche abbiamo deciso di investire, togliendo da un’altra parte, forse. È ovvio che un budget maggiore avrebbe significato maggiore tranquillità, ma siamo più che soddisfatti così.

Non vi preoccupa l’uscita in contemporanea con un colosso come “Avatar”?
Francesco: Sappiamo che altri sono scappati, la Disney stessa ha rimandato un’uscita in sala, ma noi non abbiamo mai ritoccato la data, è sempre rimasta quella del 22 gennaio. È accaduta, però, una cosa curiosa: il sito del film ha subito l’attacco di uno o più hacker. All’interno, un concorso prevedeva che i bambini, seguendo un percorso, potessero vincere il biglietto per l’ingresso in sala e sabato scorso, durante la notte, sono stati scaricati in un colpo solo tutti i mille biglietti in palio. Sergio Manfio ci scherza su, dice che….
Sergio: …è stato James Cameron, preoccupato del nostro arrivo.

Cosa trovano i bambini nei “Cuccioli”?
Sergio: Trovano qualcosa di sé. I Cuccioli sono stati ideati in modo che i bambini possano riconoscere in alcuni di loro dei tratti del proprio carattere. Diva ama i bei vestiti, come tante bambine, Cilindro si butta sempre in imprese che non riesce a portare a termine, Portatile è un gran lettore e non se ne vergogna, Olly è coraggiosa, Pio sogna di fare l’attore, Senzanome è il bambino che macina continuamente idee anche se non è in grado di esprimerle a parole. Nel nostro cartone i personaggi non si scontrano mai fisicamente (solo Diva prende regolarmente a pugni Cilindro, ma è chiaramente un gesto affettuoso), si vince con l’intelligenza e si perde con la stupidità. Sono queste le linee guida delle nostre storie. Vogliamo che i bambini possano vedere cose diverse, non solo supereroi o solo mostri e combattimenti. Vorremmo che potessero vedere i cartoni americani, quelli giapponesi, ma anche quelli francesi e quelli italiani: più ce n’è e meglio è.

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