Anno | 2009 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA |
Regia di | Tommy Pallotta |
Attori | Steven Prince, Steven Braverman, David Cash, Laine Grainger, Richard Linklater Elizabeth Low, Natalia MacGamwell, Tommy Pallotta. |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 16 ottobre 2009
Idolo di una generazione di cinefili di ferro grazie ad un film girato per anni solo in copie pirata, Steven Prince viene intervistato oggi sull'impatto che ebbe quel documentario
CONSIGLIATO SÌ
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Nel 1978 Martin Scorsese gira American boy - A profile of Steven Prince, ovvero un documentario di mezz'ora in cui parla con (o meglio lascia parlare) Steve Prince per l'appunto, illustre sconosciuto mai visto né sentito se non per qualche comparsata (è il venditore di armi in Taxi Driver), amico della compagnia dei new brats e grande narratore di storie più o meno vere, alcune delle quali diventate parte di altri noti film. 30 anni dopo Tommy Pallotta assieme a Richard Linklater torna a trovare Steven Prince e a parlare con lui di cosa ha significato quel documentario per la storia del cinema americano.
Originariamente abbinato a Italianamericans (altro documentario scorsesiano dedicato ai propri genitori) ma sostanzialmente inedito American boy è circolato nell'underground cinematografico americano in copie bootleg per moltissimi anni, influenzando di nascosto decine di registi. La prova di tutto questo è la ricostruzione che Steven Prince fa, assieme a Tommy Pallotta di aneddoti da lui raccontati nel documentario del 1978 come quello della puntura di insulina nel cuore, poi entrato in Pulp fiction (figuriamoci se Tarantino si lasciava sfuggire una citazione così colta!) o quello del furto di pneumatici, poi entrato in A waking life.
La conversazione che Pallotta e Linklater tengono con Prince non è a livello di quella tenuta da Scorsese e i momenti migliori sono quelli in cui questa è evocata. Non ne ha nè la sincerità nè l'audacia nè tantomeno la forza devastante e più che essere un American boy 30 anni dopo il film è solamente un documentario su un altro documentario. Dopo le 15 ore di conversazione Scorsese e Prince si fecero un bagno nudi in una vasca di legno alle prime luci del mattino, strafatti di droghe e sostanzialmente incoscienti, mentre il dialogo moderno con Steven Prince ha il sapore della rimpatriata tra padri di famiglia nel salotto buono sorseggiando brandy, un talk show un filo più intelligente e citazionista ma praticamente privo di mordente o spunti.
Non è colpa di nessuno, non sono più quegli anni e non sono più loro la generazione al centro delle rivoluzioni e dei moti culturali. Non sono più loro i brats, quelli che fanno cose audaci e scapigliate, semmai sono quelli che fanno le cose più acquietanti. Grazie al cielo Scorsese non ha partecipato.