L'antica miniera di carbone di Jalainur, tra Cina settentrionale e Mongolia, sta per essere definitivamente abbandonata con conseguente licenziamento degli operai. Ma il ritorno di questi dalle proprie famiglie significa anche la fine dell'amicizia paterna tra l'anziano macchinista Zhu e il suo giovane apprendista Zhizhong, a lui molto affezionato.
Non stupisce apprendere che Zhao Ye prima di girare Jalainur si sia dedicato principalmente al cinema d'animazione. Jalainur rimane sostanzialmente un film a due dimensioni e lo è per una precisa ragione: Zhao Ye vuole raccontare una storia esemplare, quasi una favola di Esopo fuori dal tempo, giocando di sottrazione e riducendo ambiente e personaggi alla loro essenza. Le immagini, a base di campi lunghissimi e linea dell'orizzonte molto bassa, ricorrono a un digitale quasi pittorico, aiutate dalla peculiarità della miniera, così antica e anacronistica da essere attraversata da treni a vapore, come se il progresso e l'inesorabile trascorrere del tempo qui non fossero mai arrivati. Il fumo bianco che esce dalle locomotive e su cui Zhao Ye insiste come Monet soleva fare con Saint-Lazare accomuna uomo e macchina, operai che non parlano mai ma fumano ossessivamente, proprio come le ciminiere o i treni che li circondano (suggestiva la sequenza in cui il fumo invade anche la cinepresa e offusca la visuale per diversi minuti). L'uomo si confonde con il suo inseparabile strumento di lavoro e, anziché liberarsi marxianamente dalle sue catene, scatena un processo di osmosi con esse; l'uomo diventa il suo lavoro. Solo l'amicizia tra Zhu e Zhizhong procede in senso contrario, mantenendo vivo, benché silenziosa, un rapporto umano, quasi una relazione padre-figlio. La chiusura della miniera, anziché rappresentare il ritorno degli operai alla loro dimensione più umana, finisce per restituirli al mondo un po' smarriti, come il giovane Zhizhong che da subito comprende che non ci saranno più karaoke o maiali da catturare, schegge di vita semplice che, per chi non ha niente, significano tutto o quasi. Inevitabile tornare a Jalainur, dove il tempo si è fermato.