nello
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sabato 1 ottobre 2005
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ottimo film
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Un gran bel film. Sicuramente uno dei più riusciti dell'ultima annata cinematografica italiana. Non a caso a girarlo è uno che conosce bene il mestiere e non si intimidisce a sbattere la realtà in faccia a coloro che cercano in ogni modo da anni di coprirla con uno spregevole velo di ipocrisia. La trama del film è complessa, come sono complesse le psicologie dei personaggi chiave. Santamaria, Favino e soprattutto Kim Rossi Stuart offrono prestazioni di altissimo livello nell'impersonificare tre grandissimi amici, uniti da una sconfinata ambizione e da una maniacale voglia di ottenerla a qualsiasi prezzo. La storia ci insegna che non sono stati eroi, ma criminali dotati di una incredibile ferocia, ignoranti, fissati, ma non per questo stupidi.
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Un gran bel film. Sicuramente uno dei più riusciti dell'ultima annata cinematografica italiana. Non a caso a girarlo è uno che conosce bene il mestiere e non si intimidisce a sbattere la realtà in faccia a coloro che cercano in ogni modo da anni di coprirla con uno spregevole velo di ipocrisia. La trama del film è complessa, come sono complesse le psicologie dei personaggi chiave. Santamaria, Favino e soprattutto Kim Rossi Stuart offrono prestazioni di altissimo livello nell'impersonificare tre grandissimi amici, uniti da una sconfinata ambizione e da una maniacale voglia di ottenerla a qualsiasi prezzo. La storia ci insegna che non sono stati eroi, ma criminali dotati di una incredibile ferocia, ignoranti, fissati, ma non per questo stupidi. Placido mostra con grande maestria gli aspetti più oscuri di ognuno di loro, mettendo spesso a nudo il loro disagio derivante dalla consapevolezza acquisita di essere criminali falliti, partiti per spaccare il mondo e finiti ad obbedire agli ordini impartiti niente meno che della metà oscura e misteriosa dello Stato. Uno Stato che si è reso quanto meno accondiscente di fronte alle efferate stragi che insanguinarono Bologna e mezza Italia negli anni della cosiddetta "strategia della tensione". La verità è questa e il film la mostra con grande onestà e coraggio. Ottimo regista, attori azzeccati, bel film. Da vedere.
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(di anonimo)
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duilio antonio vaccari
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venerdì 25 agosto 2006
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romanzo criminale
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Bel film, storia accattivante, bella prova da regista di Michele Placido. Il cast di attori e della miglore scuola italiana. Kim Rossi Stewart è eccezionale nella sua strafottenza, il Freddo lo è per davvero, Libano Pierfrancesco Favino tocca punti di recitazione naturale, cruda e spontanea. Claudio Santamaria Dandy è calato nel personaggio e al suo mondo, è un attore che darà belle soddisfazioni al cinema italiano dei prossimi anni. Aveva già lavorato con De Placido nel film "Un posto nell'anima". Jasmine Trinca è il nuovo che avanza, ha dato prove di essere brava e credibile attrice con La meglio Gioventù e prima ancora nella Stanza del figlio di Nanni Moretti. Gianmarco Tognazzi è spiccato nel personaggio di Carenza, smagrito ma con la pancetta dimostra che essere figli d'arte può servire all'inizio della carriera ma poi bisogna saper pedalare e lui dimostra di essere un attore bravo, tagliato sul personaggio e versatile.
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Bel film, storia accattivante, bella prova da regista di Michele Placido. Il cast di attori e della miglore scuola italiana. Kim Rossi Stewart è eccezionale nella sua strafottenza, il Freddo lo è per davvero, Libano Pierfrancesco Favino tocca punti di recitazione naturale, cruda e spontanea. Claudio Santamaria Dandy è calato nel personaggio e al suo mondo, è un attore che darà belle soddisfazioni al cinema italiano dei prossimi anni. Aveva già lavorato con De Placido nel film "Un posto nell'anima". Jasmine Trinca è il nuovo che avanza, ha dato prove di essere brava e credibile attrice con La meglio Gioventù e prima ancora nella Stanza del figlio di Nanni Moretti. Gianmarco Tognazzi è spiccato nel personaggio di Carenza, smagrito ma con la pancetta dimostra che essere figli d'arte può servire all'inizio della carriera ma poi bisogna saper pedalare e lui dimostra di essere un attore bravo, tagliato sul personaggio e versatile. Anna Mouglalis è perfetta nel doppio ruolo di donna del boss e del commissario, ricorda l'ambiguità di Eva Kant, divisa tra Diabolik e Gekko. Stafano Accorsi recita con la sua faccia all'apparensa statica ma riesce come sempre con estrema bravura a dare anima alle sue interpretazioni. In questa interpretazione mette da parte i precedenti personaggi e diventa "altro" una conferma puntuale. Vorrei fare una menzione particolare ad Antonello Fassari che è uno di quegli attori che possono anche interpretare il codice fiscale perfettamente. In qualsiasi ruolo fa bene anzi benissimo. Se fosse nato in america sarebbe alla ribalta internazionale come Antony Hopkins è una perla in tutte le sue interpretazioni. Il film è a doppio filo la storia della banda e la storia dell'Italia. Placido intreccia i personaggi e ne caratterizza le vicende. I film ha degli spunti che ricordano "Sleepers" e "Quei bravi ragazzi" restando invece perfettamente italiano. Infatti le storie della banda e del Paese vanno a braccietto. Quando verso la fine del film Dandy e Freddo parlano nel casolare hanno la stessa intensità di De Niro e Ray Liotta al termine del film. Davvero nulla da invidiare ai film americani. Il film è circolare parte da dove comincia e rievoca se stesso appassionando lo spettatore. E' resa bene anche la spietatezza e la violenza della banda, lucida, determinata come la banda della Magliana a cui s'ispirava. Bella prova di attori di teatro nel cinema, bel film da vedere oggi e domani
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francisco scaramanga
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lunedì 17 ottobre 2005
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un grande film!
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Michele Placido non gode della stima della critica togata italiana. Probabilmente il suo linguaggio non proprio sofisticato e certi atteggiamenti sopra le righe hanno modellato un’immagine troppo popolare-sca per i gusti sublimi dei suoi detrattori. E poi non dimentichiamo che Placido deve il suo successo soprattutto alla TV: essere il protagonista-eroe di una fiction sulla mafia non facilita l’accesso alle pagine dei Cahiers du Cinema. A dispetto della tiepida accoglienza riservatagli dalla stampa, Romanzo popolare è a mio parere uno dei film italiani più riusciti degli ultimi anni. Placido recupera la migliore tradizione del cinema di genere italiano e l’arricchisce di una scrittura adulta e complessa tradotta mirabilmente in immagini dalla recitazione superlativa del cast.
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Michele Placido non gode della stima della critica togata italiana. Probabilmente il suo linguaggio non proprio sofisticato e certi atteggiamenti sopra le righe hanno modellato un’immagine troppo popolare-sca per i gusti sublimi dei suoi detrattori. E poi non dimentichiamo che Placido deve il suo successo soprattutto alla TV: essere il protagonista-eroe di una fiction sulla mafia non facilita l’accesso alle pagine dei Cahiers du Cinema. A dispetto della tiepida accoglienza riservatagli dalla stampa, Romanzo popolare è a mio parere uno dei film italiani più riusciti degli ultimi anni. Placido recupera la migliore tradizione del cinema di genere italiano e l’arricchisce di una scrittura adulta e complessa tradotta mirabilmente in immagini dalla recitazione superlativa del cast. Le sequenze degli omicidi e delle sparatorie sono tecnicamente formidabili, l’ambientazione curata, il ritmo incalzante. Tra gli attori segnalo le grandiose interpretazioni di Favino e Rossi Stuart, anche se tutto il cast è davvero da applausi. A differenza di film assai più celebrati (mi riferisco a La meglio gioventù), Romanzo Popolare non ha una spiegazione per tutto, non insinua messaggi moralistici, non giudica. Qua i buoni non sono sempre buoni, per non parlare dei cattivi: lo sguardo pietoso di Placido coglie le pulsioni animalesche di esseri umani violenti e avidi di vita, ancor prima che di danaro. Non li giustifica ma non infierisce. Ne riconosce il coraggio e la coerenza. Il Freddo verso la fine dice che avrebbero anche potuto “anda’ a bolla’ na cartolina tutta ‘na vita”, ma non l’hanno fatto. Spero che i molti meriti di questo bel film vengano riconosciuti, ma soprattutto che il pubblico affolli le sale per vederlo, anche all’estero.
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marv89
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sabato 11 dicembre 2010
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placido prova a raccontarci la roma criminale
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Trasposizione cinematografica del romanzo di Giancarlo De Cataldo e della storia della roma criminale degli anni 80 il film in questione è un prodotto mediocre figlio di uno stile cinematografico appena sufficiente come la regia e di corrispondenze ai fatti di cronaca quasi inesistenti.
Partiamo da un presupposto: io regista decido di mettere in pellicola la storia della banda della magliana, davanti a me avrò materiale su materiale per riportare i fatti così come sono avvenuti con la classica elasticità dovuta alla trasposizione cinematografica che mi costringe a inserire elementi non corrisposti nel reale ma di importanza per la riuscita del lungometraggio (come il personaggio del commissario co-protagonista classica figura inventata nel genere criminale).
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Trasposizione cinematografica del romanzo di Giancarlo De Cataldo e della storia della roma criminale degli anni 80 il film in questione è un prodotto mediocre figlio di uno stile cinematografico appena sufficiente come la regia e di corrispondenze ai fatti di cronaca quasi inesistenti.
Partiamo da un presupposto: io regista decido di mettere in pellicola la storia della banda della magliana, davanti a me avrò materiale su materiale per riportare i fatti così come sono avvenuti con la classica elasticità dovuta alla trasposizione cinematografica che mi costringe a inserire elementi non corrisposti nel reale ma di importanza per la riuscita del lungometraggio (come il personaggio del commissario co-protagonista classica figura inventata nel genere criminale). Quindi il lavoro da fare non è poi così impegnativo , a maggior ragione se ho un romanzo da cui importare dialoghi e quelle piccole modifiche che non mi stravolgeranno il reale. Vedendo il film ci si chiede: ma il signor Placido ci prende per scemi? L'impressione che si ha è quella che il regista, in linea con la sua mente offuscata della politica, abbia voluto stravolgere i fatti reali facendo convergere intorno alla roma criminale personaggi che non hanno mai avuto nessun contatto con la banda; il suo lavoro sa quasi di manifesto politico, ma questo conoscendo il personaggio non sorprende, il discorso sta nel fatto che proponendoci questo lavoro lui si pone come insegnante di storia venendoci però a raccontare una fiaba a sua immagine e somiglianza. Oltre al discorso politico ci si può informare personalmente delle incongruenze storiche tra il film e la realtà e ne troverete moltissime dalla prima scena fino all'ultima. Carenze tecniche: lo stile è mediocre, la roma anni 70-80 è poco credibile e gli attori appena sufficienti, nonostante siano i migliori in italia ma sono i migliori tra i peggiori, nettamente battuti dai novelli della serie televisiva attori a loro volta degni di questo nome. Un consiglio vedete la serie, un prodotto eccellente non privo di incongruenze storiche(microscopiche in questo caso) e stilisticamente e cinematograficamente ottimo.
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catullo
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mercoledì 27 ottobre 2010
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dei bravi imprenditori del crimine
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Sicuramente uno dei migliori film italiani degli ultimi anni diretto da un bravissimo attore che si è confermato anche ottimo regista. Il cast formato da tutti i migliori attori giovani del nostro cinema diretti con maestria,ritmo e caratterizzazioni nette danno all'atmosfera della storia la giusta tensione che non ti permette mai di annoiarti perchè estremamente coinvolgente. Se mai ciò che rende perplessi sono le ragioni per cui un gruppo di balordi sia potuto arrivare ad un livello di potere così alto da sospettare che abbiano in qualche modo sfiorato i grandi eventi stragisti degli anni di piombo finendo anche loro nel calderone dei misteri italiani irrisolvibili.
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Sicuramente uno dei migliori film italiani degli ultimi anni diretto da un bravissimo attore che si è confermato anche ottimo regista. Il cast formato da tutti i migliori attori giovani del nostro cinema diretti con maestria,ritmo e caratterizzazioni nette danno all'atmosfera della storia la giusta tensione che non ti permette mai di annoiarti perchè estremamente coinvolgente. Se mai ciò che rende perplessi sono le ragioni per cui un gruppo di balordi sia potuto arrivare ad un livello di potere così alto da sospettare che abbiano in qualche modo sfiorato i grandi eventi stragisti degli anni di piombo finendo anche loro nel calderone dei misteri italiani irrisolvibili. Michele Placido è riuscito a dosare con le misure giuste le scene violente con le pause sentimentali e i drammi personali dei protagonisti donandoci un film abbastanza insolito per dinamismo nel povero panorama del cinema italiano d'oggi...orfano dei grandi geni del nostro cinema scomparsi.
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darkovic
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domenica 19 ottobre 2014
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bravissimi ,forza cinema italiano
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Sentiamo sempre criticare il nostro cinema italiano,quasi sempre meritatamente,ma quando un bravo regista come Placido,riesce a mettere in scena un ottimo film ,integrando al meglio i nostri migliori attori nazionali in una storia ,che ripercorre le nefandezze della banda che terrorizzo'la nazione in quegli anni, che scorre sciolta , con un 'ottimo ritmo narrativo,violente scene d'azione credibili ,riuscendo anche a approfondire con particolarita' e capacita' i personaggi e la loro interazione ,poi anche facendoci una ricostruzione storica e di quegli anni di piombo,c'e pure qualcuno che storce il naso ,Non capisco davvero ,rispetto tutte le recensioni e le leggo con rispetto e spirito anche d'apprendimento ,ma davvero certe critiche sembrano fini a se stesse.
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Sentiamo sempre criticare il nostro cinema italiano,quasi sempre meritatamente,ma quando un bravo regista come Placido,riesce a mettere in scena un ottimo film ,integrando al meglio i nostri migliori attori nazionali in una storia ,che ripercorre le nefandezze della banda che terrorizzo'la nazione in quegli anni, che scorre sciolta , con un 'ottimo ritmo narrativo,violente scene d'azione credibili ,riuscendo anche a approfondire con particolarita' e capacita' i personaggi e la loro interazione ,poi anche facendoci una ricostruzione storica e di quegli anni di piombo,c'e pure qualcuno che storce il naso ,Non capisco davvero ,rispetto tutte le recensioni e le leggo con rispetto e spirito anche d'apprendimento ,ma davvero certe critiche sembrano fini a se stesse.
Un ottima sceneggiatura riesce a rendere credibile dei personaggi e con l'ottima interpretazione degli attori rende questi delinquenti veramente feroci e violenti ma riesce anche a scavare interiormente nelle loro personalita'riuscendo anche a mostrarci la loro parte ,diciamo 'buona',con rispetto dei valori di amicizia e di amore.
Come l'amore quasi fanciullesco del 'dandy'(il BRAVISSIMO Claudio Santamaria) per la prostituta d'alto borgo (la BRAVISSIMA Anna Mouglalis) e
addirittura tra le utime scene quando'il freddo'(il SUPERLATIVO Kim Rossi Stuart) rivede la scena della fuga dell'inizio film ,riuscita poi nel sogno di morte,ti viene quasi un groppo in gola per il sentimento di amicizia che contiene e di tristezza per la consapevolezza che tutto e' finito.
Un'ottima fotografia mette in scena una sempre bellissima Roma, truce e violenta e con un ottima colonna sonora con pezzi storici inseriti al meglio nelle scene
Un grande applauso a Placido che ci confeziona un'ottimo film e che rende superlativi questi attori BRAVISSIMI ,unica nota stonata l'interpretazione di Accorsi(con tutto il rispetto ,di un 'altro livello, al paragone con gli altri,i BRAVI Pierfrancesco Favino' Libano',Elio Germano il'sorcio', il bello e misterioso 'nero'Scamarcio,la BRAVISSIMA e bellissima Violante Placido ma tutti,tutti nessuno escluso) il che e' un vero peccato perche' il personaggio del commissario ,importante nella storia,avrebbe potuto rendere questo ottimo film un vero capolavoro(credo comunq che lo sia)
Un applauso forte a questo cinema italiano
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nicolò
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mercoledì 9 maggio 2007
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l'italia criminale degli anni '70 secondo placido
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Amici veri? Certo, oltre che spietati delinquenti di strada mirati alla conquista di Roma. C'è anche il classico tema dell'amicizia virile, in questo gangster-film - il cui modello è forse Scorsese con "Quei bravi ragazzi"? - che Placido confeziona come se fosse un maestro del genere. Pur non avendo una carriera di successi come regista, questa volta ha centrato il segno, circondandosi di due ottimi sceneggiatori come Rulli e Petraglia per adattare al grande schermo l'appassionante, cruda e realistica vicenda del romanzo di Giancarlo De Cataldo, che pure ha collaborato allo script. Una struttura divisa in 3 capitoli, ciascuno dei quali dedicati ad uno dei personaggi chiave (come in "Le iene" di Tarantino), una bella fotografia, ottima ricostruzione dell'epoca con l'inserimento di canzoni famose nella colonna sonora, una compagnia di interpreti perfetta fanno di "Romanzo criminale" un grande film, forse il migliore mai diretto da Placido.
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Amici veri? Certo, oltre che spietati delinquenti di strada mirati alla conquista di Roma. C'è anche il classico tema dell'amicizia virile, in questo gangster-film - il cui modello è forse Scorsese con "Quei bravi ragazzi"? - che Placido confeziona come se fosse un maestro del genere. Pur non avendo una carriera di successi come regista, questa volta ha centrato il segno, circondandosi di due ottimi sceneggiatori come Rulli e Petraglia per adattare al grande schermo l'appassionante, cruda e realistica vicenda del romanzo di Giancarlo De Cataldo, che pure ha collaborato allo script. Una struttura divisa in 3 capitoli, ciascuno dei quali dedicati ad uno dei personaggi chiave (come in "Le iene" di Tarantino), una bella fotografia, ottima ricostruzione dell'epoca con l'inserimento di canzoni famose nella colonna sonora, una compagnia di interpreti perfetta fanno di "Romanzo criminale" un grande film, forse il migliore mai diretto da Placido.
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matteo 1988
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lunedì 19 febbraio 2007
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non ci sarà più una democrazia da salvare
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Romanzo criminale è stato, dal mio punto di vista, un capolavoro del cinema italiano moderno.
La scelta, da parte di Michele Placido, di portare sul grande schermo l'omonimo romanzo di De Cataldo, di è rivelata quanto mai impeccabile, ulteriormente avvalorata dalle grandi interpretazioni(non potevano essere altrimenti) dei migliori giovani attori italiani al momento in circolazione.
Superba l'interpretazione di Kim Rossi Stuart nel ruolo di Freddo, sempre cinico e distaccato dal quel "marcio" che è rappresentato da certi rami politici di quel periodo abili a governare gangster di organizzazioni criminali come la Magliana come fossero burattini.
Bravissimo secondo me anche Accorsi, spesso mal visto dalla critica ma, a mio avviso, superlativo in molte interpretazioni, (vedi"Radiofreccia" e "L'ultimo bacio") nel ruolo del commissario Scialoja, unico resosi conto della grandezza e della pericolosità della Magliana in quegli anni.
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Romanzo criminale è stato, dal mio punto di vista, un capolavoro del cinema italiano moderno.
La scelta, da parte di Michele Placido, di portare sul grande schermo l'omonimo romanzo di De Cataldo, di è rivelata quanto mai impeccabile, ulteriormente avvalorata dalle grandi interpretazioni(non potevano essere altrimenti) dei migliori giovani attori italiani al momento in circolazione.
Superba l'interpretazione di Kim Rossi Stuart nel ruolo di Freddo, sempre cinico e distaccato dal quel "marcio" che è rappresentato da certi rami politici di quel periodo abili a governare gangster di organizzazioni criminali come la Magliana come fossero burattini.
Bravissimo secondo me anche Accorsi, spesso mal visto dalla critica ma, a mio avviso, superlativo in molte interpretazioni, (vedi"Radiofreccia" e "L'ultimo bacio") nel ruolo del commissario Scialoja, unico resosi conto della grandezza e della pericolosità della Magliana in quegli anni.
Ottimi anche Santamaria nel ruolo di Dandi e Favino, qui finalmente visto nel ruolo che, a mio avviso, più gli si addice, del "cattivo", dopo l'impietosa interpretazione del demente di "Nessun messaggio in segreteria".
Completano il cast Gian Marco Tognazzi (Carenza), molto bravo ma irriconoscibile almeno fino ai titoli di coda, Anna Mouglalis (Patrizia), Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio, che oltre ad essere l'idolo incontrastato delle teenager italiane è anche un ottimo attore molto versatile.
Il film, che tenta di ricostruire l'irricostruttibile, quegli 'anni di piombo' in cui ognuno faceva i propri interessi e non si distingueva lo stato dalla malavita, è utile anche per cercare di capire qualcosa di quel periodo, di cui nessuno parla mai. Io, ad esempio, ho 18 anni e finora non avevo mai avuto l'occasione di cogliere nessuno spunto per poter approfondire certi fatti storico-politici italiani.
Comunque, per concludere, ho apprezzato in maniera quasi morbosa questo film (l'ho visto circa 18 volte..), combinazione perfetta di ottime interpretazioni 'made in Italy' e di ricostruzione politica e storica.
Grande racconto di ambiziose aspirazioni malavitose di tre ragazzini che vogliono solo una cosa: Roma. E se la prendono
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[+] erano una banda di sanguinari.
(di nico)
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fedeleto
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mercoledì 31 luglio 2013
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romanzo al sangue
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Erano gli anni 70,quegli anni in cui la malavita della banda della magliana terrorizzo' Roma con le sue violenze e i suoi soprusi.Michele Placido dirige un film straordinario tratto dal libro di Cataldo,dove viene anche aiutato dalla produzione inglese e francese.Dunque le cose sembra che si facciano in grande,gli attori sono ottimi e la pellicola scorre linearmente senza pause ne rallentamenti.La storia racconta l'ascesa di 3 ragazzi di borgata(libanese,freddo,dandy) che fin da quando sono piccoli hanno problemi con la legge,la loro voglia appena crescono e' quella di arricchirsi e diventare i padroni della citta',ebbene incomincia il libanese,che con il sequestro di un barone avra' la materia prima per trafficare la droga ed eliminera' il resto dei suoi avversari,ma anche lui avra' un'amara sorpresa per colpa del gioco d'azzardo,dopodiche' arriva l'era del freddo,un ragazzo che si innamora di una semplice giovane ma appena sapra' della morte dell'amico scatenera' una guerra per eliminare il colpevole,ma anche lui avra' una brutta sorpresa,infine il dandy innamorato di una prostituta verra' ucciso sa una della banda poiche' ha mostrato la vigliaccheria.
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Erano gli anni 70,quegli anni in cui la malavita della banda della magliana terrorizzo' Roma con le sue violenze e i suoi soprusi.Michele Placido dirige un film straordinario tratto dal libro di Cataldo,dove viene anche aiutato dalla produzione inglese e francese.Dunque le cose sembra che si facciano in grande,gli attori sono ottimi e la pellicola scorre linearmente senza pause ne rallentamenti.La storia racconta l'ascesa di 3 ragazzi di borgata(libanese,freddo,dandy) che fin da quando sono piccoli hanno problemi con la legge,la loro voglia appena crescono e' quella di arricchirsi e diventare i padroni della citta',ebbene incomincia il libanese,che con il sequestro di un barone avra' la materia prima per trafficare la droga ed eliminera' il resto dei suoi avversari,ma anche lui avra' un'amara sorpresa per colpa del gioco d'azzardo,dopodiche' arriva l'era del freddo,un ragazzo che si innamora di una semplice giovane ma appena sapra' della morte dell'amico scatenera' una guerra per eliminare il colpevole,ma anche lui avra' una brutta sorpresa,infine il dandy innamorato di una prostituta verra' ucciso sa una della banda poiche' ha mostrato la vigliaccheria.Un film senza dubbio spettacolare ma anche ben gestito dagli attori(ottimo anche accorsi nella parte del commissario),ovviamente la storia e' ben romanzata e non e' tutto avvenuto nel medesimo modo,ma orientativamente e' la sostanza che conta,chi era la banda della magliana?perche' faceva tutto questo?non ci sono moralismi dietro a tutto questo ma indubbiamente non si grida alla soluzione,e ben piu' allo spettacolo.I personaggi sono ben resi,il commissario spezzato(da una parte l'amore per la prostituta dall'altra l'odio per la banda),e i tre della banda,il libanese con manie di grandezza vuole sentirsi come un imperatore e muore come tale ovvero con le pugnalate quasi fosse un cesare,il freddo invece piu' semplice ma anche piu' sensibile,non sopporta l'attentato di bologna,vuole cambiare vita ma forse capisce solo dopo che in realta' era tutto segnato fin dall'inizio quando erano piccoli e furono arrestati per il furto della macchina ,ed infine dandy (/ottimo santamaria) che vorrebbe l'amore di una prostituta e che proprio questo alla fine lo condannera' insieme alla sua vigliaccheria(il tradimento verso il bufalo che vede impotente di fronte alla polizia e trova la scusa dicendo porta male sparare ai poliziotti).Insieme fanno un ritratto di persone deboli che hanno cercato di cambiare vita e pensavano di arrivare in alto ma forse non compresero che stavano solo andando verso un abisso senza uscita.Interessante anche la parentesi dei personaggi misteriosi che agganciano la banda e proteggono i potenti) ricorda vagamente la piovra 2) ad ogni modo un ottimo lavoro che appassiona e coinvolge al punto giusto.Personalmente il sottoscritto encomia Rossi Stuart per la sua bravura ma il resto del cast non e' certo da meno.Da vedere.
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andyflash77
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mercoledì 25 luglio 2012
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una storia molto italiana
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Michele Placido, insieme agli sceneggiatori Rulli e Petraglia (La meglio gioventù, Le chiavi di casa), è stato accusato di aver tentato di fare il verso a "Quei bravi ragazzi", film cult di Scorsese, sul mondo delle bande (in quel caso mafiose) e dei relativi rapporti di "fratellanza" al loro interno. Ci sentiamo di prendere le distanze da un accostamento di questo tipo. Romanzo Criminale è un film che senza l'humus culturale, politico e sociale tipicamente italiano non avrebbe avuto motivo di esistere, inserendosi, in particolare, in modo preciso e coerente in un tessuto di rapporti e in un sentire comune propriamente caratterizzante dell'ambiente romano.
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Michele Placido, insieme agli sceneggiatori Rulli e Petraglia (La meglio gioventù, Le chiavi di casa), è stato accusato di aver tentato di fare il verso a "Quei bravi ragazzi", film cult di Scorsese, sul mondo delle bande (in quel caso mafiose) e dei relativi rapporti di "fratellanza" al loro interno. Ci sentiamo di prendere le distanze da un accostamento di questo tipo. Romanzo Criminale è un film che senza l'humus culturale, politico e sociale tipicamente italiano non avrebbe avuto motivo di esistere, inserendosi, in particolare, in modo preciso e coerente in un tessuto di rapporti e in un sentire comune propriamente caratterizzante dell'ambiente romano. Tuttavia nulla toglie al respiro omnicomprensivo di un film che descrive, passando per un'umanità rischiosa, la banda della Magliana (che sparse terrore tra la seconda metà degli anni '70 e la prima degli '80), che costituisce ancor oggi un'anomalia nel panorama della criminalità organizzata del centro-nord Italia.
Il Libanese, il Freddo, il Dandi. Questi i tre protagonisti attorno ai quali si costruisce, fisicamente e scenicamente, il film. I tre episodi che li vedono per protagonisti in realtà non li concepiscono tanto come il fulcro dell'azione, ma come il motore. La scalata, la rabbia e l'amore, il disastro. Si potrebbe intitolarli così svincolandoli dai semplici nomi, perché è questo che incarnano.
Nelle sue due ore e mezza di storia serrata e mai banale, Placido mette in mezzo di tutto: amore, odio, borgata e città, freddezza e impulso, ricchezza e povertà, cinismo e affezione. Il film scaturisce e si muove sotto una continua attrazione degli opposti, in un gioco altalenante di alti e bassi che, se in alcuni momenti è estremamente funzionale e sintetico, in altri dà l'impressione di voler tirare per la giacca il film, concedendogli pause o eccessi là dove se ne farebbe volentieri a meno. Il tutto condito (come nella miglior tradizione de La meglio gioventù) di scampoli della vita della prima repubblica, alcuni contestualizzati (come i riferimenti ad una possibile implicazione della banda nella strage alla stazione di Bologna), altri più estemporanei. In questo frangente forse Placido si lascia prendere la mano da un'interpretazione dei retroscena politici che vede troppo in primo piano, e con troppo potere, la massoneria. Tanto che anche l'integerrimo commissario Scialoja (uno Stefano Accorsi che, una volta tanto, non ci è dispiaciuto) alla fine cederà alle lusinghe di un certo potere.
Si scorge qua e là una certa ricerca allegorica (basti pensare alle scene della morte del Nero, Riccardo Scamarcio, faccia a faccia con un manichino, o alla grottesca riproposizione finale dell'inseguimento sulla spiaggia che apre il film) che, centrata o meno, si disperde nel calderone di un film forse un tantino al di sopra delle proprie possibilità.
Solare e imprescindibile aspetto positivo del tutto è un magistrale Pierfrancesco Favino, attore troppo spesso dimenticato da un cinema italiano sempre in affannosa ricerca di nuovi talenti, troppo spesso dimentico del grandissimo talento di alcune grandi figure che spesso passano in sordina.
Placido, nonostante le pecche, e un fianco scoperto a letture tutto sommato tendenziose della storia recente italiana, ha il coraggio di osare, di riuscire a costruire un film che si sganci dalla provinciale realtà italiana, per andare, pur non rinnegando le proprie origini, ad esplorare linguaggi e forme che oggi, dalla produzione nostrana, generalmente vengono evitate.nzo criminale
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