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domenica 10 marzo 2024
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scapa da le va' là
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E vorrei anche vedere che li giustificasse!
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silvio 76
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martedì 11 gennaio 2022
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un film profondo, struggente: un capolavoro
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Dopo qualche anno ho deciso di rivedere Romanzo Criminale.
Michele Placido in genere lo preferisco più come regista che attore.
Qui dirige in un modo impeccabile un cast eccezionale: Accorsi, Favino, Rossi Stuart, Santamaria, Scamarcio, J. Trinca, E. Germano e Tognazzi.
Una delle vicende più enigmatiche della storia italiana viene resa con una abilità tale da trasfigurare i personaggi reali della Banda della Magliana, tra i criminali più pericolosi in quegli anni, in interpreti quasi mitizzati senza scadere nella loro esaltazione.
Lo sfondo è quello della degradata periferia romana degli anni '70 dove il cosiddetto "ascensore sociale" si è bloccato o forse non è mai esistito.
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Dopo qualche anno ho deciso di rivedere Romanzo Criminale.
Michele Placido in genere lo preferisco più come regista che attore.
Qui dirige in un modo impeccabile un cast eccezionale: Accorsi, Favino, Rossi Stuart, Santamaria, Scamarcio, J. Trinca, E. Germano e Tognazzi.
Una delle vicende più enigmatiche della storia italiana viene resa con una abilità tale da trasfigurare i personaggi reali della Banda della Magliana, tra i criminali più pericolosi in quegli anni, in interpreti quasi mitizzati senza scadere nella loro esaltazione.
Lo sfondo è quello della degradata periferia romana degli anni '70 dove il cosiddetto "ascensore sociale" si è bloccato o forse non è mai esistito.
L'indigenza, l'assenza di uno Stato sociale capace di prendersi cura degli ultimi, dei diseredati, di coloro che non hanno potuto "progredire" e che, abbandonati a se stessi, non hanno avuto altra possibilità che delinquere.
L'affresco di un'Italia completato dal riferimento ad oscure trame di potere tra politici corrotti, faccendieri, alti prelati del Vaticano e criminalità organizzata.
Un film profondo, struggente, intenso e a tratti crudo, a mio avviso il capolavoro cinematografico italiano degli ultimi 20 anni.
I personaggi principali muoiono tutti: intrappolati, in un contrappasso dantesco, dal meccanismo che avevano creato e dallo stile di vita che, loro malgrado, si erano scelti.
Mescolando elementi fisici e caratteriali dei personaggi reali, Placido mostra la sua bravura anche quando, a dispetto del suo nome, rappresenta il Freddo come l'unico pronto a redimersi e a collaborare con la giustizia prima di morire.
La scena finale, segnata da una vena romantica e malinconica, è degna di un grande regista.
I 4 protagonisti (Libanese, Freddo, Dandy e Andreino detto Er Grana) dopo la loro morte si ritrovano su quella spiaggia dove tutto è iniziato e da cui tutto riprende: una fuga in riva al mare verso l'infinito quasi a consacrare la loro amicizia in una dimensione ultraterrena.
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silvio 76
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martedì 11 gennaio 2022
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un film profondo, struggente...uno dei capolavori italiani
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Dopo qualche anno ho deciso di rivedere Romanzo Criminale. Michele Placido in genere lo preferisco più come regista che attore. Qui dirige in un modo impeccabile un cast eccezionale: Accorsi, Favino, Rossi Stuart, Santamaria, Scamarcio, J. Trinca, E. Germano e Tognazzi. Una delle vicende più enigmatiche della storia italiana viene resa con una abilità tale da trasfigurare i personaggi reali della Banda della Magliana, tra i criminali più pericolosi in quegli anni, in interpreti quasi mitizzati senza scadere nella loro esaltazione. Lo sfondo è quello della degradata periferia romana degli anni '70 dove il cosiddetto "ascensore sociale" si è bloccato o forse non è mai esistito.
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Dopo qualche anno ho deciso di rivedere Romanzo Criminale. Michele Placido in genere lo preferisco più come regista che attore. Qui dirige in un modo impeccabile un cast eccezionale: Accorsi, Favino, Rossi Stuart, Santamaria, Scamarcio, J. Trinca, E. Germano e Tognazzi. Una delle vicende più enigmatiche della storia italiana viene resa con una abilità tale da trasfigurare i personaggi reali della Banda della Magliana, tra i criminali più pericolosi in quegli anni, in interpreti quasi mitizzati senza scadere nella loro esaltazione. Lo sfondo è quello della degradata periferia romana degli anni '70 dove il cosiddetto "ascensore sociale" si è bloccato o forse non è mai esistito. L'indigenza, l'assenza di uno Stato sociale capace di prendersi cura degli ultimi, dei diseredati, di coloro che non hanno potuto "progredire" e che, abbandonati a se stessi, non hanno avuto altra possibilità che delinquere. L'affresco di un'Italia completato dal riferimento ad oscure trame di potere tra politici corrotti, faccendieri, alti prelati del Vaticano e criminalità organizzata. Un film profondo, struggente, intenso e a tratti crudo, a mio avviso il capolavoro cinematografico italiano degli ultimi 20 anni. I personaggi principali muoiono tutti: intrappolati, in un contrappasso dantesco, dal meccanismo che avevano creato e dallo stile di vita che, loro malgrado, si erano scelti. Mescolando elementi fisici e caratteriali dei personaggi reali, Placido mostra la sua bravura anche quando, a dispetto del suo nome, rappresenta il Freddo come l'unico pronto a redimersi e a collaborare con la giustizia prima di morire. La scena finale, segnata da una vena romantica e malinconica, è degna di un grande regista. I 4 protagonisti (Libanese, Freddo, Dandy e Andreino detto Er Grana) dopo la loro morte si ritrovano su quella spiaggia dove tutto è iniziato e da cui tutto riprende: una fuga in riva al mare verso l'infinito quasi a consacrare la loro amicizia in una dimensione ultraterrena.
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zeus20
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sabato 24 luglio 2021
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pessimo
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Uno dei film peggiori mai visto prima! Scene troppo veloci. Peccato perche' Favino e' uno dei migliori attori italiani del momento. Magistrale interpretazione in IL TRADITORE e HAMMAMET. qui pessimo, poco impegnato e scarsamente riuscito. Capolavoro assoluto invece la serie che giudicherei la piu bella serie italiana mai vista. Uno di quei appuntamenti quitadiani fissi nel mio salotto. Non stanca mai, anzi ripaga ogni volta con dettagli sempre nuovi.
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vera
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venerdì 1 maggio 2020
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magliana story
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Adoro il genere e non capisco perché con così tanto materiale a disposizione , in quasi tre ore di film, si sono ridotti a parlare solo di amore e sentimenti... La love story del Freddo con la ragazzina perbene , il triangolo tra il Dandi, la Prostituta e il Commissario, la gelosia del Libano per l'allontanamento dell'amico... Sullo sfondo le stragi, i brigatisti gli anni di piombo e la massoneria. Ma l'inquadratura non si sposta dal vissuto quotidiano dei protagonisti. Mi sembra un po'il limite di questo cinema Italiano che parla solo di sentimenti quando a volte i fatti hanno più dignità e ragione di essere e bastano da soli a fare la storia. Deludente anche il finale, qui lo svelo, con i tre amici che corrono sulla spiaggia seguiti dai poliziotti.
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Adoro il genere e non capisco perché con così tanto materiale a disposizione , in quasi tre ore di film, si sono ridotti a parlare solo di amore e sentimenti... La love story del Freddo con la ragazzina perbene , il triangolo tra il Dandi, la Prostituta e il Commissario, la gelosia del Libano per l'allontanamento dell'amico... Sullo sfondo le stragi, i brigatisti gli anni di piombo e la massoneria. Ma l'inquadratura non si sposta dal vissuto quotidiano dei protagonisti. Mi sembra un po'il limite di questo cinema Italiano che parla solo di sentimenti quando a volte i fatti hanno più dignità e ragione di essere e bastano da soli a fare la storia. Deludente anche il finale, qui lo svelo, con i tre amici che corrono sulla spiaggia seguiti dai poliziotti... un preannuncio di ciò che accadrà in futuro e un rimando alla fedeltà mai scalfita della loro amicizia. Avrei preferito meno retorica.
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fabio
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lunedì 3 settembre 2018
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la tragicommedia umana
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Ottima trasposizione cinematografica del romanzo. Ottima prova attoriale. Un film indimenticabile. Per chi ama le storie di malavita.
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alejazz
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mercoledì 15 agosto 2018
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buona rivisitazione del libro
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Film che si rifà all'omonimo libro. A mio avviso è stato preparato e girato discretamente. Mi sono molto piaciuti gli attori che hanno interpretato i ruoli come Favino, Rossi Stuart, Santamaria e Accorsi. In particolare Accorsi è sempre bravo a tenere il ritmo dei dialoghi e a interpretare egregiamente i personaggi che gli sono attribuiti.
In sintesi.
Cosa mi è paiciuto:
- la trama
- la sceneggiatura tutta ambientata agli anni '70/inizio '80 (anni di piombo)
- interpretazione attori
Cosa non mi è piaciuto:
- tra i vari interpreti il meno brillante è stato Santamaria
Anche se sono trascorsi più di 10 anni consiglio la visione.
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parsifal
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mercoledì 21 marzo 2018
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epopea criminale
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Michele Placido nel 2005, mise in scena il romanzo dello scrittore-magistrato De Cataldo che collaborò anche alla sceneggiatura, lavorando insieme allo stesso Placido e con l'aiuto di Petraglia e Rulli. IL romanzo narra delle imprese scellarate e crudeli della Banda della Magliana e dei suoi componenti. De Cataldo, durante la stesura, prese spunto dagli incartamenti dei processi ai quali prese parte in veste di magistrato. E così , diede vita ad un'epopea di sangue, misfatti, omicidi e potere illegale, narrando della banda più potente e più crudele dei tempi moderni. I componenti della banda sono cresciuti insieme, in strada e desiderano affrancarsi una volta per tutte dal loro presente, facendo il salto di qualità che gli viene proposto dal Libanese ( P.
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Michele Placido nel 2005, mise in scena il romanzo dello scrittore-magistrato De Cataldo che collaborò anche alla sceneggiatura, lavorando insieme allo stesso Placido e con l'aiuto di Petraglia e Rulli. IL romanzo narra delle imprese scellarate e crudeli della Banda della Magliana e dei suoi componenti. De Cataldo, durante la stesura, prese spunto dagli incartamenti dei processi ai quali prese parte in veste di magistrato. E così , diede vita ad un'epopea di sangue, misfatti, omicidi e potere illegale, narrando della banda più potente e più crudele dei tempi moderni. I componenti della banda sono cresciuti insieme, in strada e desiderano affrancarsi una volta per tutte dal loro presente, facendo il salto di qualità che gli viene proposto dal Libanese ( P.F.Favino) . Sequestreranno il Barone Rosellini, chiedendo un esorbitante riscatto, scendendo poi a cifre decisamente più basse. Ottenuta la somma Libanese fa un'altra proposta; invece di dissipare tutto, investire i proventi in tutto ciò che c'è di redditizio sul mercato degli illeciti e così facendo arrivare al potere assoluto. Al grido di " Pijamose Roma" Freddo ( K.R.Stuart), Dandy( C.Santamaria) il Nero ( Scamarcio) e tutti gli altri, scatenano una guerra ai vertici della criminalità organizzata della capitale. Scorrerà molto sangue, molte teste cadranno e tutti i traffici illeciti finiranno nelle loro mani. Ma il commisario Scialoia ( S.Accorsi) si mette alle loro calcagna e riesce, con un pretesto, a far arrestare il Libanese. In carcere, il boss riceve la visita di uno strano personaggio , il dott. Carenza ( G.Tognazzi) che gli offre la libertà in cambio di " favori" da contraccambiare. Inizi così una collaborazione tra criminali e servizi deviati, capitanati da un ottimo Tony Bertorelli, rapporto che frutterà ai criminali immunità e sconti di pena ma li vincolerà a realtà molto più grandi di loro. IL delirio di onnipotenza del Libanese lo conduce ad una fine tipica dei dittatori, talmente accecati dal potere da non vedere il pericolo di fronte a sè. La vendetta sarà lo scopo di vita del Freddo, implacabile e crudele come mai nella sua vita. Altro sangue scorrerà, ma senza arrivare ad alcun risultato. IL Dandy, in pieno accordo con Zio Carlo, capo mafia responsabile del narco traffico nazionale con cui la banda era in affari, scavalca il Freddo e prende il comando. Scialoia sferra il suo attacco alla banda , deciso a distruggerla costi quel che costi, e farà palrlare il Sorcio ( Elio Germano) assaggiatore di stupefacenti e pesce piccolo. Finiscono tutti in carcere e le loro condanne saranno molto , molto lunghe.Tranne che per il Dandy , misteriosamente assolto. IL finale non sarà certo lieto, poichè simili vicende non conducono mai ad un lieto fine. Anni di storia italiana contemporanea condensati, talvolta alla rinfusa, in un ottimo film che echeggia , a tratti le atmosfere di " C'era una volta in America" . Ottimo cast di attori capaci e ben formati, narrazione avvincente e scorrevole e notevole colonna sonora a cura di Paolo Buonvino. Da questo film è nato un nuovo filone del cinema italiano, vedasi " Gomorra" E " Suburra" .
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aristoteles
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venerdì 25 marzo 2016
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dandi freddo e libanese
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Ottimo film sulla criminalità, questo di Placido.
Tutti i personaggi principali hanno un fascino particolare e non li dimenticheremo facilmente,quindi un plauso anche agli attori.
Forse si poteva fare qualcosina in più sul Commissario Scialoia che sembra farsi trascinare troppo dagli eventi e spesso soffre di inutili isterismi.
In particolare c'è "un'amicizia" criminale di fondo che si fa seguire volentieri,anche se ,a un certo punto,non si rileverà così profonda e lì sinceramente un poco di delusione l'ho provata.
Se dovevano "crepare" avrei preferito lo facessero uniti e insieme,visto che si conoscevano dall'infanzia.
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Ottimo film sulla criminalità, questo di Placido.
Tutti i personaggi principali hanno un fascino particolare e non li dimenticheremo facilmente,quindi un plauso anche agli attori.
Forse si poteva fare qualcosina in più sul Commissario Scialoia che sembra farsi trascinare troppo dagli eventi e spesso soffre di inutili isterismi.
In particolare c'è "un'amicizia" criminale di fondo che si fa seguire volentieri,anche se ,a un certo punto,non si rileverà così profonda e lì sinceramente un poco di delusione l'ho provata.
Se dovevano "crepare" avrei preferito lo facessero uniti e insieme,visto che si conoscevano dall'infanzia.
A parte questa mia piccola considerazione,sceneggiatura,dialoghi,ritmo e fotografia si attestano su un livello più che soddisfacente ed infatti le quasi tre ore di visione non vengono a noia neanche per un attimo.
A Placido potrei solo rimproverare (anche se voleva ricordarci episodi fondamentali della corrotta politica italiana come il rapimento Moro e la strage di Bologna) una certa superficialità nell'esposizione di questi fatti.
Il chiaro riferimento alla Banda della Magliana,poteva anche risparmiarselo e creare una storia di pura fantasia (come fatto, e piuttosto bene in larga parte del film).
Comunque un ottimo prodotto italiano che non è affatto inferiore a produzioni americane del genere.
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great steven
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lunedì 21 settembre 2015
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ben oltre il male comune e la violenza quotidiana.
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ROMANZO CRIMINALE (IT, 2005) diretto da MICHELE PLACIDO. Interpretato da PIERFRANCESCO FAVINO, KIM ROSSI STUART, CLAUDIO SANTAMARIA, STEFANO ACCORSI, RICCARDO SCAMARCIO, JASMINE TRINCA, ANNA MOUGLALIS, ROBERTO BRUNETTI, ELIO GERMANO, ANTONELLO FASSARI, STEFANO FRESI, FRANCESCO VENDITTI, GIORGIO CARECCIA, TONI BERTORELLI, ROBERTO INFASCELLI, MASSIMO POPOLIZIO, DONATO PLACIDO, LESLIE CSUTH, VIRGINIA RAFFAELE
Da un romanzo (2002) di Giancarlo De Cataldo. La banalità del male espressa attraverso le vicende quindicennali che vedono protagonista una banda criminale, sorta alla periferia di Roma, avente come organizzatori di stratosferici e pericolosissimi colpi tre uomini che, da bambini, si sono promessi di diventare delinquenti di prim’ordine, abbracciando in pieno una vocazione che trasforma in un «sentimento nobile» ciò che contraddistingue il loro codice d’onore: la vendetta.
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ROMANZO CRIMINALE (IT, 2005) diretto da MICHELE PLACIDO. Interpretato da PIERFRANCESCO FAVINO, KIM ROSSI STUART, CLAUDIO SANTAMARIA, STEFANO ACCORSI, RICCARDO SCAMARCIO, JASMINE TRINCA, ANNA MOUGLALIS, ROBERTO BRUNETTI, ELIO GERMANO, ANTONELLO FASSARI, STEFANO FRESI, FRANCESCO VENDITTI, GIORGIO CARECCIA, TONI BERTORELLI, ROBERTO INFASCELLI, MASSIMO POPOLIZIO, DONATO PLACIDO, LESLIE CSUTH, VIRGINIA RAFFAELE
Da un romanzo (2002) di Giancarlo De Cataldo. La banalità del male espressa attraverso le vicende quindicennali che vedono protagonista una banda criminale, sorta alla periferia di Roma, avente come organizzatori di stratosferici e pericolosissimi colpi tre uomini che, da bambini, si sono promessi di diventare delinquenti di prim’ordine, abbracciando in pieno una vocazione che trasforma in un «sentimento nobile» ciò che contraddistingue il loro codice d’onore: la vendetta. I fatti, che attingono anche da eventi realmente verificatisi (due su tutti: il sequestro di Aldo Moro e la strage del 2/8/1980 alla stazione di Bologna), traggono ispirazione dai delitti della banda della Magliana e dall’alternarsi dei suoi capi: il Libanese (alias Cesare Rocchi, interpretato da Favino), il Freddo (vero nome: Francesco Avorio, impersonato da Rossi Stuart) e il Dandi (ovvero Bruno De Magistris, col volto e la recitazione di Santamaria). Il primo mette in piedi il rapimento di un ricco barone per il quale viene successivamente condannato, esce di prigione grazie a un imprenditore corrotto e muore accoltellato da un vecchio confratello per la sua intenzione di non pagare alcuni debiti di gioco. Il secondo vendica la scomparsa dell’amico eliminandone il responsabile, finisce dietro le sbarre per incendio doloso, tentato omicidio e sequestro di persona, la sua pena ammonta a trent’anni ma, grazie a una malattia incurabile inoculatagli artificialmente, esce dalla prigione ed emigra in Francia con una bella insegnante (Trinca) che dava ripetizioni al fratello drogato anch’egli morto, per poi soccombere fuori da una chiesa in un attentato programmato. Il terzo è l’unico ad evitare la galera per merito della sua donna (Mouglalis), una prostituta testarda e battagliera, il cui cuore è diviso fra l’amore per il criminale e quello per il commissario Nicola Scialoja (Accorsi), incaricato di indagare sui reati commessi dalla gang; affronta peripezie legali, si scontra con uomini del clan in procinto di tradirlo, si fa una nuova vita in una villa in Corsica ma perisce non appena rimette piede in Italia per un antico regolamento di conti. Fra gli altri personaggi che si muovono in questo universo interamente costruito sul senso della violenza e sul bisogno irrefrenabile del sangue, ci sono il Nero, neonazista esperto di arti marziali, che fa una brutta fine dopo aver ammazzato l’agente di polizia sbagliato eseguendo il mandato di uccisione ai danni del commissario Scialoja; il Sorcio, impacciato spacciatore di provincia, spesso malmenato e messo in mezzo ad affari sporchi e infine spedito in gattabuia a scontare una pena mediocre; il Terribile, criminale un tempo alquanto in auge che, alla fine degli anni 1970, non spaventa più nessuno, tanto da morire poco eroicamente per mano degli stessi mascalzoni della Magliana con cui aveva per di più collaborato a fini di lucro, ovviamente illeciti. Da non dimenticare, poi, due figure femminili, la cui femminilità è diametralmente opposta e quindi complementare per quanto riguarda gli obiettivi di completamento di un mondo in cui sono i maschi a spargere il seme della crudeltà e dei moti cruenti: la meretrice Patrizia, incostante collaboratrice di giustizia e fascinosa ammaliatrice di uomini, e Roberta, la fidanzata del Freddo, desiderosa esclusivamente di una vita tranquilla e felice accanto al suo uomo ma lontano dalle sue abituali scorribande, sempre cariche di ventate infauste e furibonde. Placido, non a caso ex poliziotto, dirige un gangster movie assumendo e incamerando la lezione dei maestri stranieri del genere: tiene a bada il materiale narrativo, permette agli attori di recitare a briglia sciolta quando le circostanze della scena consentono loro un’espressione fuori da ogni schema, illumina poco gli ambienti per rendere meglio l’idea del buio incolmabile che alberga nel cuore di questi piccoli criminali e decide, per quasi tutti i personaggi del film, una sorte nefasta appunto per dimostrare che essi si sono intromessi in trame troppo grandi per loro, le quali puntualmente si concludono con la disfatta che arriva sempre quando la posta in gioco è troppo alta o quando un essere umano eccessivamente ambizioso e assetato di sangue scherza a lungo col fuoco. Un raro esempio di poliziesco italiano che non solo fa propri anche i dettami (per fortuna non troppo rigidi, per quanto modellati e plasmati) del genere drammatico più istruttivo e decoroso, ma sa anche creare spazi e avvenimenti senza accumulare infruttuose pretese che cerchino di spiegare la violenza. Infatti quest’ultima viene semplicemente rappresentata nella sua forma più intelligente e spietata, e se di mezzo ci vanno le vite umane e gli scopi da attribuire a quella giustizia che ogni malvivente crede di conoscere in cuor suo, non c’è spiegazione che tenga. L’autore del libro che ha fornito le basi per la sceneggiatura compare nella seconda metà di proiezione nelle vesti del giudice che condanna gli imputati in tribunale. Fotografia: Luca Bigazzi. Montaggio: Esmeralda Calabria. Musiche: Paolo Buonvino. Vincitore di otto David di Donatello e cinque Nastri d’Argento.
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