Torna in sala il cult del regista sudcoreano, fresco vincitore di 4 premi Oscar con il suo Parasite. Da giovedì 13 febbraio al cinema.
di Emanuele Sacchi
Gyeonggi, 1986. Il cadavere di una ragazza violentata scatena le indagini dell'inadeguata polizia locale, intenta più a cercare un capro espiatorio che a trovare il vero colpevole. Gli omicidi si susseguono inarrestabili e un ispettore arriva da Seoul per fare luce sul mistero. Il volto di Song Kang-ho, uno dei migliori attori della sua generazione, guarda in camera attonito e si rivolge direttamente a noi, smarriti e confusi, pieni di "perché". Come è possibile che l'uomo possa compiere atti simili? O forse, se una nazione intera vive all'insegna della violenza e dell'ingiustizia, quanto avviene non è che una naturale conseguenza?
In mezzo a tanto cinema autocritico sugli anni bui della Corea del Sud, Memories of Murder si staglia come l'exemplum ideale per restituire il clima di ignoranza e violenza sotto il regime militare nella provincia più sperduta, mantenendo sullo sfondo - anziché giudicando in maniera didascalica - le aberrazioni del governo.