Anno | 1991 |
Genere | Film a episodi |
Produzione | Italia, Francia, Belgio |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Giuseppe Bertolucci, Giuseppe Tornatore, Francesco Barilli, Marco Tullio Giordana |
Attori | Bruno Ganz, Philippe Noiret, Ornella Muti, Chiara Caselli, Nicola Di Pinto, Nicoletta Braschi Patricia Arquette, Ivano Marescotti, Andrea Prodan, Jean-Hugues Anglade, Bruno Bendoni, Sergio Bini Bustric, Louis Vervoort, Maddalena Fellini, Betty Romani, Alberto Ottaviani. |
MYmonetro | 2,99 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 29 agosto 2019
Quattro registi, quattro storie. Ne La domenica specialmente di Bertolucci, troviamo Ornella Muti e Bruno Ganz coinvolti in un rapporto d'amor...
CONSIGLIATO SÌ
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Il cane blu di Giuseppe Tornatore. Un calzolaio-barbiere scorbutico e senza parenti è seguito passo passo da un piccolo cane con una macchia blu sul muso. La neve sul fuoco di Marco Tullio Giordana. Durante la stagione invernale, un'anziana donna non può fare a meno di spiare, attraverso un mattone sconnesso, il figlio e la nuora che fanno l'amore. La domenica specialmente di Giuseppe Bertolucci. Un turista tedesco conosce, sul greto del fiume, una bellissima donna che accompagna un giovane malato di mente. Le chiese di legno di Francesco Barilli. Un uomo si aggira per una Rimini caotica durante la stagione balneare.
Quattro registi adattano altrettanti racconti tratti dalla raccolta "Il polverone" di Tonino Guerra, fornendo diverse chiavi di accesso al mondo del poeta e sceneggiatore romagnolo. Poco amato dalla critica al tempo della sua immissione nelle sale, La domenica specialmente è opera certamente diseguale, ma intrisa di senso del meraviglioso e stupore, di un lirismo incantato che l'occhio disattento potrebbe scambiare per trito sentimentalismo o inclinazione alla predica moralistica. Molto meglio lasciarsi guidare dalle sue storie esemplari, senza contare le imprecisioni e gli eccessi, dalla sua dimensione ricercatamente ristretta eppure orientata al globale, dal vitalismo di certi spostamenti, dal ritratto di una Romagna idealizzata, nel bene e nel male. Il nucleo dei quattro racconti è la solitudine, vista in senso assoluto, nel primo segmento, virata in nostalgia, nel secondo, in incomunicabilità, nel terzo, oppure calata nella sordità del contemporaneo, nell'ultimo. A fare la parte del leone sono Tornatore, suo il contributo più riuscito grazie ad un linguaggio inventivo e all'impagabile Philippe Noiret, e Giordana, che gioca di sottrazione e sottigliezze, riuscendo a dare una forma tangibile al concetto di mancanza; meno riusciti i segmenti di Bertolucci, che intesse una riflessione sul caso e l'amore, e di Barilli, a cui spetta una chiusura che pecca di un certo poeticismo.
Alcuni passaggi melensi non inficiano il valore globale di un film che è prima di tutto un riuscito omaggio alla scrittura di Tonino Guerra, cantore di un mondo contadino svelato mediante i modi semplici di una favola in cui la fantasia e la realtà si scambiano di continuo le parti. Aprono e chiudono Il casanova del Marecchio e L'uomo degli uccellini, rispettivamente diretti da Barilli e Bertolucci, più due note a margine che dei mini-episodi. Nell'episodio di Giordana esordisce Maddalena Fellini, «che non è l'unica connotazione felliniana dell'impresa» (Tullio Kezich). Apprezzabili musiche di Ennio Morricone. Da rivalutare.
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