paolo 67
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martedì 3 aprile 2012
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un film epocale
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l primo film di Kubrick in cui si presentano tutti i temi e le soluzioni stilistiche che saranno sviluppate nei suoi film successivi. Kubrick avrebbe voluto evidenziare maggiormente la componente erotica del film. Uno dei temi è il desiderio che non realizzabile del tutto porta alla frustrazione e alla caduta. Altri temi centrali il rapporto tra l'amore e la morte e il tema del doppio, ossessione fondamentale kubrickiana, la cui opera è permeata del concetto di dualità, la natura insieme razionale e irrazionale dell'uomo. Il film ebbe luce in un particolare periodo della Storia, che vide una eccezionale fioritura di libertà artistica, con film che apparvero sorprendenti, sconcertanti e scandalosi (come LA DOLCE VITA).
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l primo film di Kubrick in cui si presentano tutti i temi e le soluzioni stilistiche che saranno sviluppate nei suoi film successivi. Kubrick avrebbe voluto evidenziare maggiormente la componente erotica del film. Uno dei temi è il desiderio che non realizzabile del tutto porta alla frustrazione e alla caduta. Altri temi centrali il rapporto tra l'amore e la morte e il tema del doppio, ossessione fondamentale kubrickiana, la cui opera è permeata del concetto di dualità, la natura insieme razionale e irrazionale dell'uomo. Il film ebbe luce in un particolare periodo della Storia, che vide una eccezionale fioritura di libertà artistica, con film che apparvero sorprendenti, sconcertanti e scandalosi (come LA DOLCE VITA). Spunti folgoranti preannunciano le superbe opere kubrickiane successive, come lo straordinario piano sequenza di Sue Lyon alla recita scolastica o la soggettiva di Mason che progetta di uccidere la moglie (follia che ritroveremo in SHINING). In queste inquadrature è evidente l'intuito del genio, non l'applicazione di un modello.
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paolo 67
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sabato 21 aprile 2012
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una storia di follia
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Da questo film Kubrick analizza le strutture dell'immaginario e il loro significato in rapporto ai problemi dell'uomo. L'individuo non può realizzare pienamente nella società il desiderio, che, frustrato, diventa ossessione. Il protagonista di LOLITA, in preda a sempre maggiore inquietudine, non sa dove andare, viaggia nella nebbia (Haze, il cognome di Dolores “Lolita”, vuol dire nebbia leggera, foschia, per estensione confusione mentale).
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Da questo film Kubrick analizza le strutture dell'immaginario e il loro significato in rapporto ai problemi dell'uomo. L'individuo non può realizzare pienamente nella società il desiderio, che, frustrato, diventa ossessione. Il protagonista di LOLITA, in preda a sempre maggiore inquietudine, non sa dove andare, viaggia nella nebbia (Haze, il cognome di Dolores “Lolita”, vuol dire nebbia leggera, foschia, per estensione confusione mentale). Quando il film riprende la narrazione dopo un flashback di quattro anni, Humbert, già prigioniero della sua ossessione, si muove come in un mondo di fantasmi. Assistiamo a delle visioni profondamente soggettive, al delirio di un uomo che si è costruito un'immagine mentale a partire da uno sguardo. Kubrick ha dichiaratamente voluto raccontare una storia d'amore: LOLITA ha in comune con le grandi storie d'amore della letteratura del passato (come “Anna Karenina” o “Madame Bovary”, rese forti e celebri dall'elemento proibito dell'adulterio) lo shock, l'estraniazione, l'alienazione dei protagonisti dalla società (compresi l'autore e il lettore). Come avviene in LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE di Hitchcock (storia di un'ossessione necrofila) l'irrazionalità dell'innamorato fa crollare la razionalità del professore (là del poliziotto). Humbert diventa letteralmente pazzo di lei. Da quel momento in poi il film è una storia della ricerca del possesso di un'immagine (così come il suo rivale e manipolatore Quilty rappresenta la società che eccita e pratica il consumo pornografico della stessa immagine). Humbert si trova a vivere in un mondo di falsi: una società dei consumi dominata dalla pubblicità dove le persone si strumentalizzano (Quilty, specularmente a Humbert usa la stessa Charlotte, colla quale ha avuto una relazione, per arrivare a Lolita), una società fatta di dipendenze, di rapporti utilitaristici, la stessa Lolita lo usa. Humbert è goffo, imbarazzato, emarginato in una società di cui non vuole, non sa o non può essere complice. L'ossessione che gli riempie la mente, fino a condurlo alla follia, è quella di una passione anormale. Kubrick mette di fronte la morbosa anima europea alla mostruosa vitalità americana, che sottintende spettri sanguinari (SHINING...). Quello che il film perde in sessualità esplicita, rispetto al romanzo, lo guadagna in umorismo mordace, in farsa e surreale. Kubrick sposta continuamente i riferimenti di genere (il dramma ora vira verso la commedia -il film è pieno di gag, a volte perfino assurdo, spesso caricaturale, quasi un'opera buffa- ora verso il fantastico) in corrispondenza del disorientamento del protagonista. Come Jack Torrance in SHINING, Humbert vive in un incubo parallelo perdendosi nei labirinti della propria mente. La grande scoperta di Kubrick in LOLITA è la psicoanalisi. Humbert incontra nel film in più travestimenti il suo doppio, tema che Kubrick porta in primo piano. L'incontro col doppio, è, secondo una superstizione popolare che incuteva paura allo stesso Freud, la morte, ma il doppio rappresenta anche l'autorità in generale: Humbert la incontra (crede di incontrarla nella sua ossessione che non gli consente di vedere veramente, di distinguere la realtà dall'inganno) più volte, sotto spoglie diverse tra cui quella di un medico psicologo. Simbolo della inafferrabilità di un potere senza volto, Quilty è l'immagine speculare, uguale e contraria nelle sua psicopatia fatta di moltiplicazione delle personalità, della monomania di Humbert (i due tipi fondamentali kubrickiani). Nel film entrambi perseguono la propria realizzazione sessuale attraverso l'inganno, la loro pulsione sessuale si identifica colla pulsione di morte. Humbert, tipico personaggio kubrickiano, non solo non ha dominio sulle sue azioni, ma neppure su quello che è. Kubrick descrive la crisi di una società: al fallimento di Humbert segue quello di Quilty, dell'illusione di dominio, dell'avidità di potere. Il 1776, citato due volte nel film, è l'anno di una sconfitta dell'autorità: Kubrick legge in chiave edipica la Storia. Come tutti i film di Kubrick, anche LOLITA è una favola filosofica. ARANCIA MECCANICA e SHINING in particolare con la sua architettura gotica vengono da qui, essi sono già prefigurati in talune sequenze, insieme al lato orrorifico del suo cinema.
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paolo 67
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giovedì 24 maggio 2012
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più nabokov che kubrick
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L'età di Lolita fu innalzata: Kubrick che ha dovuto affrontare una censura intransigente non ha potuto rendere l'esatta visione di Humbert né dare l'adeguato peso erotico alla vicenda. Così la storia, comunque chiara e credibile, è quella di un amore folle tra una ragazza precoce, più vecchia di mente che di corpo e un uomo all'opposto immaturo per la sua età che sogna, fantastica ingenuamente una giovinezza. Il rapporto è autoritario, ma paradossalmente, è Lolita che comanda e, nella sua apparente innocenza, si prende gioco di un Humbert ossessionato e dipendente. Kubrick ha concentrato l'interesse del film, col prologo rivelatore, più sui personaggi che sulla storia e ha messo una dose di umorismo che lo rende più divertente che morboso.
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L'età di Lolita fu innalzata: Kubrick che ha dovuto affrontare una censura intransigente non ha potuto rendere l'esatta visione di Humbert né dare l'adeguato peso erotico alla vicenda. Così la storia, comunque chiara e credibile, è quella di un amore folle tra una ragazza precoce, più vecchia di mente che di corpo e un uomo all'opposto immaturo per la sua età che sogna, fantastica ingenuamente una giovinezza. Il rapporto è autoritario, ma paradossalmente, è Lolita che comanda e, nella sua apparente innocenza, si prende gioco di un Humbert ossessionato e dipendente. Kubrick ha concentrato l'interesse del film, col prologo rivelatore, più sui personaggi che sulla storia e ha messo una dose di umorismo che lo rende più divertente che morboso. I dialoghi sono ironici, spiritosi, allusivi. Anche se la sceneggiatura è accreditata al solo Nabokov, l'impronta di Kubrick è evidente soprattutto nella sferzante satira dell'ipocrisia della città di provincia. Nei temi come nelle immagini, il Kubrick futuro è tutto qui, dalla discesa nella follia che anticipa quella di Jack in SHINING (altro scrittore), all'ombra del potere di Ziegler in EYES WIDE SHUT, qui rappresentata da Quilty (Alberto Sordi avrebbe detto “Il più pulito c'ha la rogna” in un film che tratta questioni analoghe o correlate). Il film resta comunque genuinamente strano e originale.
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paolopacitti
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venerdì 19 luglio 2013
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l'ossessione
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“Lolita” mette di fronte la morbosità dell'anima europea e la mostruosità della vitalità americana (di cui Kubrick racconterà gli spettri sanguinari nella favola nera di “Shining”). È significativa l'attrattiva che Lolita mostra verso Quilty, più “in gamba” di Humbert («è un genio, l'unico che abbia veramente amato»). Quilty è un orco cattivo ma simpatico, più libero, liberale e amato di Humbert, più sincero e meno ipocrita. Egli rappresenta la superiorità volgare ma efficace della popolarità delle immagini rispetto all'isolamento della cultura raffinata rappresentata da Humbert.
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“Lolita” mette di fronte la morbosità dell'anima europea e la mostruosità della vitalità americana (di cui Kubrick racconterà gli spettri sanguinari nella favola nera di “Shining”). È significativa l'attrattiva che Lolita mostra verso Quilty, più “in gamba” di Humbert («è un genio, l'unico che abbia veramente amato»). Quilty è un orco cattivo ma simpatico, più libero, liberale e amato di Humbert, più sincero e meno ipocrita. Egli rappresenta la superiorità volgare ma efficace della popolarità delle immagini rispetto all'isolamento della cultura raffinata rappresentata da Humbert. Quilty, forte innanzitutto del denaro, è una star della tv, è sulle riviste e nella pubblicità. È un artista spudorato, che si traveste per depistare. I suoi “film artistici” cui si riferisce Lolita nell'ultimo colloquio con Humbert sono probabilmente (pedo)pornografici. Il successo di Quilty risiede nel suo cinismo, nella sua leggerezza e disinvoltura. Non a caso Humbert si nasconde dietro ai libri e Quilty dietro ai fumetti. Humbert si trova a vivere in un mondo di falsi: una società consumistica dominata dalla pubblicità dove le persone vengono strumentalizzate (Quilty, specularmente a Humbert, usa la stessa Charlotte – che a sua volta usa la bellezza della figlia per attirare gli uomini – per arrivare a Lolita). Una società fatta di dipendenze, di rapporti utilitaristici. Una società dominata dall'edonismo, dalla ricerca del piacere, dove Humbert si muove goffo, imbarazzato ed emarginato non volendo, non sapendo o non potendo esserne complice. L'ossessione che gli riempie la mente, fino a condurlo alla follia, è quella della anormalità. Un'ossessione psichica più che sessuale. Nabokov considerava Sue Lyon − fu una delle critiche mosse al film − troppo matura per la parte; in effetti sembrava più grande della sua età, era importante per la censura che non apparisse una bambina. Kubrick, spiegando la scelta della protagonista, ricordò che una tredicenne a guardarla bene bambina non sembra. Kubrick sposta continuamente i riferimenti di genere in corrispondenza del disorientamento del protagonista. In un impianto drammatico classico irrompono la commedia, la farsa, la comicità da un lato; il noir, il fantastico, l'horror dall’altro. Assistiamo a delle visioni profondamente soggettive, al delirio di un uomo che si è costruito un'immagine mentale a partire da uno sguardo (c'è un voluto errore di continuità nella scena iniziale − la posizione di un quadro − a rappresentare l'alogicità delirante di Humbert). Humbert è, come Jack Torrance in Shining, un fallito anche nei rapporti affettivi (è costretto a confessarsi in un diario): entrambi hanno sposato una donna che disprezzano e in un modo o nell'altro abusano della figliastra/figlio. Al fallimento di Humbert e della sua illusione di dominio segue quello dell'avidità di potere di Quilty. Kubrick mostra la crisi di una società.
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luca scial�
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giovedì 8 maggio 2014
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tutti pazzi per lolita
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Humbert è un saggista, separato, da poco trasferitosi in una nuova città dove ha assunto un incarico da docente universitario. Trova una camera in una villa di una vedova, ma accetta quella locazione soprattutto per la figlia di quest'ultima, Lolita. Una quattordicenne affascinante, dai modi ammalianti che fanno perdere la testa al pur mite e composto intellettuale. Arriva al punto di sposare la donna, pur di passare il resto della sua vita con la ragazza. Ma la donna viene a sapere dei desideri nascosti del suo nuovo marito e muore investita da un'auto. Humbert crede di avere la strada finalmente spianata, ma in realtà ben presto le cose tra i due si complicano.
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Humbert è un saggista, separato, da poco trasferitosi in una nuova città dove ha assunto un incarico da docente universitario. Trova una camera in una villa di una vedova, ma accetta quella locazione soprattutto per la figlia di quest'ultima, Lolita. Una quattordicenne affascinante, dai modi ammalianti che fanno perdere la testa al pur mite e composto intellettuale. Arriva al punto di sposare la donna, pur di passare il resto della sua vita con la ragazza. Ma la donna viene a sapere dei desideri nascosti del suo nuovo marito e muore investita da un'auto. Humbert crede di avere la strada finalmente spianata, ma in realtà ben presto le cose tra i due si complicano.
Quinto film per Stanley Kubrick, primo britannico. Traspone egregiamente un romanzo di Vladimir Nabokov uscito sette anni prima, partendo dalla fine della storia. Una commedia dai risvolti drammatici, che non manca di momenti ironici. Sue Lyon al momento delle riprese aveva solo tredici anni, sebbene ne dimostrasse qualcuno in più. A distinguersi è anche Peter Sellers, ottimo trasformista che porterà via Lolita al signor Humbert.
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jekyll
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venerdì 11 dicembre 2015
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dietro il sipario
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Da questo film in poi Kubrick ha cercato di soprpendere, e ci é riuscito. E a sorpresa fu "Lolita" a rappresentare gli USA alla mostra del cinema di Venezia. Commedia spinta fino alla farsa da un lato, noir spinto fino all'horror dall’altro: da fuoriclasse della regia Kubrick sposta continuamente i riferimenti di genere in corrispondenza del disorientamento del protagonista. Con Humbert e Quilty Kubrick mette a confronto la morbosità europea e la mostruosità americana, la sua la spregiudicatezza - una società in cui le madri usano la bellezza delle figlie per attirare gli uomini e gli uomini seducono le madri per arrivare alle figlie - rispetto alla decadente moralista Europa. Quilty è più libero di Humbert, più sincero e meno ipocrita.
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Da questo film in poi Kubrick ha cercato di soprpendere, e ci é riuscito. E a sorpresa fu "Lolita" a rappresentare gli USA alla mostra del cinema di Venezia. Commedia spinta fino alla farsa da un lato, noir spinto fino all'horror dall’altro: da fuoriclasse della regia Kubrick sposta continuamente i riferimenti di genere in corrispondenza del disorientamento del protagonista. Con Humbert e Quilty Kubrick mette a confronto la morbosità europea e la mostruosità americana, la sua la spregiudicatezza - una società in cui le madri usano la bellezza delle figlie per attirare gli uomini e gli uomini seducono le madri per arrivare alle figlie - rispetto alla decadente moralista Europa. Quilty è più libero di Humbert, più sincero e meno ipocrita. Egli rappresenta la superiorità volgare ma efficace della cultura popolare rispetto all'isolamento della cultura raffinata di Humbert. A differenza di quest'ultimo, Quilty è un uomo di successo: é ricco, é in tv, sulle riviste e nella pubblicità. È disinvolto, spudorato, cinico ma attivo e creatore rispetto al passivo e critico Humbert. Kubrick ha usato la musica di Nelson Riddle in funzione sottilmente satirica, così come quasi tutti i personaggi(non Lolita e Humbert)sono distorti in una dimensione caricaturale, in cui ha modo di sbrigliarsi lo straordinario talento per il grottesco del regista, che mostra i tradizionali personaggi sociali come irreali: le trasformazioni di Peter Sellers nel personaggio surrealista di Quilty si rapportano a essi. I diversi volti di Quilty sono di uno stesso personaggio: l'incarnazione del potere. Potere del denaro, potere delle immagini, potere politico, potere della scienza (Sellers preannuncia Stranamore nella figura dello psicologo tedesco). Naturalmente un potere corrotto, di una società malata, impazzita, ferina, di cui "Lolita" puo essere considerato una spia non meno allarmante e inquietante del film successivo ("Il dottor Stranamore"). Il film riflette anche lo studio di Kubrick sulla famiglia, qui riguardo alla sostituzione nei rapporti: un personaggio prende il posto del padre di Lolita, la cui madre viene sedotta non per se stessa ma per appagare la passione per la figlia. Ma Humbert uscirà distrutto - o meglio autodistrutto - dopo aver portato la morte(cui già Kubrick allude nella prima immagine di Lolita, destino di morte per entrambi i suoi amanti adulti) prima alla moglie (che non ha avuto il coraggio di uccidere direttamente) poi a Quilty, una specie di rivolto, psicologico, filosofico e sociale di se stesso.
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jekyll
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venerdì 25 dicembre 2015
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il mimetismo di una società totalitaria e corrotta
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L'espediente narrativo che Kubrick ha adottato per fare il film con la censura di allora è geniale tanto da conferirgli un tono, o meglio una varietà di toni da renderlo ancora oggi molto divertente e intrigante. Il suo metodo era girare facendo scaturire la forma - dandole così una potenza espressiva unica - da ciò che apparteneva veramente alla scena. Kubrick, in questo senso molto americano, ha sempre riservato un ruolo centrale agli attori. Qui sono tutti bravissimi a interpretare quella che non di rado è una vera e propria farsa, con la potenza satirica di cui é propria questa forma d'arte antica e nobile. Il regista mescola le carte facendo cominciare la storia dalla fine e agendo poi con la sua tipica destrutturazione restando sostanzialmente fedele alla storia di Nabokov tanto é vero che Kubrick lascia ad esso, saggiamente anche per cautela artistica, i crediti della sceneggiatura (che venne candidata all'Oscar).
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L'espediente narrativo che Kubrick ha adottato per fare il film con la censura di allora è geniale tanto da conferirgli un tono, o meglio una varietà di toni da renderlo ancora oggi molto divertente e intrigante. Il suo metodo era girare facendo scaturire la forma - dandole così una potenza espressiva unica - da ciò che apparteneva veramente alla scena. Kubrick, in questo senso molto americano, ha sempre riservato un ruolo centrale agli attori. Qui sono tutti bravissimi a interpretare quella che non di rado è una vera e propria farsa, con la potenza satirica di cui é propria questa forma d'arte antica e nobile. Il regista mescola le carte facendo cominciare la storia dalla fine e agendo poi con la sua tipica destrutturazione restando sostanzialmente fedele alla storia di Nabokov tanto é vero che Kubrick lascia ad esso, saggiamente anche per cautela artistica, i crediti della sceneggiatura (che venne candidata all'Oscar). Chi ha occhi bene aperti potrà notare, osservando il film, qualcosa di sorprendentemente audace considerato l'anno in cui il film é stato realizzato. Nessuno sapeva fare, o si sarebbe potuto permettere di fare tanto per anni a venire. Tanto che questo film, pur non avendo nulla di eroticamente esplicito secondo gli attuali canoni é considerato una delle aperture delle porte dell'erotismo al cinema. Magistralmente, come i grandissimi del cinema di ogni tempo egli fu di una abilità diabolica nel rendere attraverso spostamenti, simboli e suggestioni, più o meno subliminali, una specie di equivalente cinematografico di quello che Nabokov otteneva dalla trasfigurazione allusiva ed ellittica nel suo romanzo. Lo spettatore avverte un che di torbido, persino di imbarazzante. E' un film molto in avanti nei tempi nella sceneggiatura, nelle allusioni, pieno di riferimenti indiretti al sesso anche se nulla è realmente visto (o facilmente visibile). E' la sceneggiatura che fa resistere questo film alla prova del tempo. Paradossi, straniamenti, ambiguità, il Kubrick sempre più sconcertante nei film a venire è già tutto qui, anche se ancora parzialmente in stato embrionale. Il film rappresenta l'anello di congiunzione tra l'estrema autorialità di Kubrick e il cinema hollywoodiano classico, del quale assume, più che i nei precedenti film kubrickiani (a parte "Spartacus") elementi come la musica di Nelson Riddle (o almeno quest'ultimo così credeva di lavorare) e la chiara fotografia di Oswald Morris. Si addiceva, a questo film, una semplicità di regia. Gli attori erano straordinari; Sue Lyon, che diede - come l'incomparabile Peter Sellers - un notevole contributo alla definizione del suo personaggio, ebbe una inquadratura senza stacchi per tutta la durata di una scena. In lei Kubrick ha visto qualcosa di misterioso che ben si addiceva al suo ruolo, che possiede un che di androgino e demoniaco. Un demoniaco che però, a dispetto della lettura, piuttosto diffusa, nichilista dell'opera di Kubrick, potrebbe essere qui come negli altri suoi film un liberatorio esorcismo, un sollievo ai tormenti e ai desideri del pubblico che ribadisce il valore catartico dell'arte, sublimazione degli istinti che riconcilia ragione e passione, come nell'impulso creativo del genio. La scelta dell'artista fallito come protagonista anticipa quella di Jack Torrance in "Shining", film sotterraneamente imparentato con "Lolita" e che offre una chiave di interpretazione - invero tragica - per tutta le sua opera.
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jekyll
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domenica 27 dicembre 2015
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l'enigmatica sfacciata
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Kubrick trova compiutamente e definitivamente uno stile nella espressione dei contenuti del romanzo originale come degli altri che adatterà per il grande schermo. Una operazione molto difficile; molti grandi romanzi sono stato rovinati dalla trasposizione su pellicola. Kubrick affermava che un film potrebbe anche essere migliore, se il contenuto, compreso fino in fondo, determina lo stile, come il libro fa con la prosa. In altre parole, Kubrick ha cercato di non girare un solo fotogramma gratuito, fine a se stesso: la tecnica non deve farsi notare. L'originalità deve essere così vicina a quello che esprime da non essere percepita come tale. Solo in questo modo il film lascerà qualcosa nello spettatore.
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Kubrick trova compiutamente e definitivamente uno stile nella espressione dei contenuti del romanzo originale come degli altri che adatterà per il grande schermo. Una operazione molto difficile; molti grandi romanzi sono stato rovinati dalla trasposizione su pellicola. Kubrick affermava che un film potrebbe anche essere migliore, se il contenuto, compreso fino in fondo, determina lo stile, come il libro fa con la prosa. In altre parole, Kubrick ha cercato di non girare un solo fotogramma gratuito, fine a se stesso: la tecnica non deve farsi notare. L'originalità deve essere così vicina a quello che esprime da non essere percepita come tale. Solo in questo modo il film lascerà qualcosa nello spettatore. Questa Lolita é anche portatrice di miti, da quelli cinematografici come Brigitte Bardot o Jean Harlow a quello fiabesco di Alice nel paese delle meraviglie. Il "comune senso del pudore" si trovava in quegli anni in uno dei suoi periodi di trasformazione, a cui questo film diede un contributo. Anche se la storia é tragica, il tono prevalente é la commedia, un umorismo fine rappresentato anche dai nomi dei luoghi e dei personaggi (come il campeggio femminile "Climax" o il direttore dell'albergo signor Suino). Kubrick sfrutta la perfetta padronanza delle sfumature di Mason, ma é straordinariamente brava anche Shelley Winters in un ruolo di cui rende bene il patetico e il caricaturale. L'eccezionale fregolismo di Sellers, protagonista plurimo anche del successivo Stranamore, è stato ben definito da Kubrick il quale ha parlato di avere con lui come tre attori in uno. Il film ebbe un eloquente enorme successo di pubblico negli USA, mentre la critica del tempo fu in genere, con alcune importanti eccezioni tra cui quella di Jean-Luc Godard, negativa; ci fu chi attribuì a Kubrick una eccessiva intelligenza, creatore di artifici freddamente coltivati e poi riscaldati come in una serra (una critica che sembra anticipare 2001). A Sue Lyon Lolita faceva pena: la considerava una nevrotica e patetica egoista. Ma é stata grande nel ruolo, dopo che Kubrick aveva dovuto rinunciare a Tuesday Weld, a Hayley Mills ("Pollyanna") per il veto di Disney e l'opposizione del padre come per Joey Heatherton. Venne considerata dai critici troppo matura per la parte (per via del suo seno troppo sviluppato), così come eccessivo e invadente Peter Sellers. In realtà Kubrick ne ha fatto una figura chiave del ritratto di una società che provoca (nel senso della ossessione) e allo stesso tempo persegue la anormalità del protagonista. Non era la prima volta che il cinema americano ha affrontato (non con questa storia) il tema della ninfetta, né sarà l'ultima. Lolita tornerà nel cinema kubrickiano nell'ultimo film, nel personaggio della figlia del commerciante di costumi e non solo. La baby-prostituzione é un tema sfiorato anche in questo film, non solo dall'allusione del "film artistico" (che Lolita rifiuta), ma anche in certi aspetti del rapporto con Humbert, di cui lei non è veramente innamorata, a differenza che per Quilty, che però vorrebbe sfruttarla (a differenza di quello omosessuale o dell'amicizia, Kubrick non ha filmato un amore corrisposto fino a "Eyes Wide Shut"). Preceduta da una incredibile caratterizzazione di un inquietante e grottesco psicologo tedesco da parte di Sellers, é eccezionale la recita scolastica in cui Lolita é una figura mitologica, a differenza che in altre parti del film, riassumendo in sè quel doppio che é uno dei temi di fondo di Kubrick.
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ermanno67
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mercoledì 6 gennaio 2016
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un film importante per il cinema e per l'autore
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Kubrick aveva un modo fare film non troppo lontano a quello di Fellini, e non è un caso che i due si stimassero reciprocamente molto più di quanto abbiano fatto molti critici. La differenza stava nel tipo di genio: da una parte quello ebraico mitteleuropeo, dall'altra quello cattolico mediterraneo. Giunto in Inghilterra per girare questo film per minori pressioni moralistiche nonché per migliori possibilità economiche, Kubrick vi rimarrà tutta la vita. A unire Kubrick e Fellini é anche una forte presenza dell'umorismo - anch'esso di diverso tipo - anche in un contesto drammatico. Tuttavia nel cinema di Fellini sono assenti le lolite, a meno di non voler scorgere - qualcuno lo ha fatto - nel sorriso finale della ragazzina ne "la dolce vita" una sfumatura maliziosa, oltre all'infantilismo di certi atteggiamenti di Anita Ekberg, che il protagonista definisce - significativamente parlando di "bellezza americana" - "una grossa bambola".
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Kubrick aveva un modo fare film non troppo lontano a quello di Fellini, e non è un caso che i due si stimassero reciprocamente molto più di quanto abbiano fatto molti critici. La differenza stava nel tipo di genio: da una parte quello ebraico mitteleuropeo, dall'altra quello cattolico mediterraneo. Giunto in Inghilterra per girare questo film per minori pressioni moralistiche nonché per migliori possibilità economiche, Kubrick vi rimarrà tutta la vita. A unire Kubrick e Fellini é anche una forte presenza dell'umorismo - anch'esso di diverso tipo - anche in un contesto drammatico. Tuttavia nel cinema di Fellini sono assenti le lolite, a meno di non voler scorgere - qualcuno lo ha fatto - nel sorriso finale della ragazzina ne "la dolce vita" una sfumatura maliziosa, oltre all'infantilismo di certi atteggiamenti di Anita Ekberg, che il protagonista definisce - significativamente parlando di "bellezza americana" - "una grossa bambola". La difficoltà di far accettare un film del genere é stata confermata dai problemi che ha avuto trentacinque anni dopo il remake di Adrian Lyne. Comunque "La dolce vita" e "Lolita" (che sono entrambi anche una satira della civiltà moderna) hanno dato un contributo importante a quella piena libertà di espressione rivendicata dal cinema che aveva trovato conforto in una sentenza epocale della Corte Suprema americana, che nel 1952 aveva riconosciuto ai film l'applicazione - dapprima negata - del Primo Emendamento. Come furono molto importanti i film scandinavi e la nouvelle vague francese. Se qualcuno ce l'ha con il sesso e in generale con la liberalità della censura al cinema degli ultimi 50 anni, sa con chi prendersela (come é capitato). Non a caso l'entrata della pornografia nel circuito commerciale dei film normali é avvenuta in America. E allora il grande successo negli USA di "Lolita" del 1962 non può sorprendere. La società americana era pronta ad accettare un film del genere, come le mamme entusiaste che portavano le figlie ai provini, quando non si presentavano loro per la parte. Il problema era convincere la censura, ma un uomo dall'abilità diabolica come Kubrick sapeva come fare, ed ecco un film che, per la sceneggiatura rimasta accreditata a Nabokov, nonostante la grossa revisione di Kubrick e Harris, venne persino candidato a un Oscar. In un cast eccellente emerge la figura di Peters Sellers, la cui capacità di essere come attori diversi in diversi ruoli anticipa quella ne "Il dottor Stranamore". Sue Lyon é più sexy nelle foto pubblicitarie (Kubrick era anche un genio del commercio) di Bert Stern di quanto lo sia nel film, in cui la obbligata assenza di erotismo esplicito é largamente compensata dalla sua originalità, dalle sue tante qualità per le quali é stato elogiato persino dai critici generalmente a lui ostili (come l'arcigna quanto valida Pauline Kael, che in seguito stroncherà tutti gli altri film del regista, 2001 in testa). Per Kubrick questo film segnò l'inizio della indipendenza economica, grazie alla quale, insieme a una forte ascendenza sui capi delle case di produzione, poté realizzare i suoi film successivi, per i quali forse, più che per "Lolita", ci si dovrebbe chiedere (e infatti la critica lo fece) come é stato possibile realizzare. Lolita tornerà nel cinema di Kubrick in "Eyes Wide Shut", nei panni della figlia del commerciante di costumi, in una scena beffarda che anticipa in minore (dove l'uomo comune può partecipare, pagando la tariffa) l'orgia elitaria nel castello.
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armando78
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sabato 16 gennaio 2016
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l'amor(t)e
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Un film d'amore e di morte. Che possono essere unite: quello per la morte é lo strano amore che darà il titolo al successivo film dell'autore. Lolita é molto importante perché é in embrione - per alcune cose in sviluppo - tutto quello che sarà il successivo cinema di Kubrick. Il film racconta uno scacco della ragione: quello di un intellettuale votato all'autodistruzione. Kubrick ha dichiarato che un bambino non sarebbe in grado di comprendere il film, e se fosse in grado di comprenderlo, sarebbe abbastanza grande per vederlo. Una osservazione acuta, che venne utilizzata anche dai registi di James Bond, dei quali Kubrick faceva notare, quando dovette difendersi dalle critiche ad "Arancia Meccanica", come con la loro violenza sadica venissero presentati come un sano intrattenimento per tutti.
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Un film d'amore e di morte. Che possono essere unite: quello per la morte é lo strano amore che darà il titolo al successivo film dell'autore. Lolita é molto importante perché é in embrione - per alcune cose in sviluppo - tutto quello che sarà il successivo cinema di Kubrick. Il film racconta uno scacco della ragione: quello di un intellettuale votato all'autodistruzione. Kubrick ha dichiarato che un bambino non sarebbe in grado di comprendere il film, e se fosse in grado di comprenderlo, sarebbe abbastanza grande per vederlo. Una osservazione acuta, che venne utilizzata anche dai registi di James Bond, dei quali Kubrick faceva notare, quando dovette difendersi dalle critiche ad "Arancia Meccanica", come con la loro violenza sadica venissero presentati come un sano intrattenimento per tutti. Sellers, che era stato fino a quel momento entusiasta di Kubrick, non capì invece o non condivise "Arancia Meccanica", che accusò di immoralità. Kubrick riteneva il romanzo di Nabokov una storia d'amore degna delle grandi della letteratura di tutti i tempi, un capolavoro. Non attribuiva troppa importanza all'età della protagonista. Del resto Sue Lyon dimostra una età superiore a quella di una lolita vera. Si può immaginarla con età diverse, ma tutte mature (leggi seno). Kubrick riteneva fondamentale per la bontà o l'accettabilità sociale dello spettacolo con temi scandalosi che si tratti di opera d'arte, e ha cercato di fare i suoi film, anche non tralasciando necessariamente alcun dettaglio del commercio, in modo che fossero riconosciuti comunque come tali. Ed è difficile dargli torto per un film come questo. Pensiamo al pezzo di bravura di Sellers nel prologo, alla finezza della satira di una società stramba e mostruosa in cui, ancora una volta, la borghesia viene sberleffata nel suo falso perbenismo. Kubrick diventerà più esplicito in Eyes Wide Shut, dove un mondo che fa commercio delle proprie figlie, un tema in Lolita accennato, alluso anche se non troppo velatamente, viene esplicitato nel meschino personaggio del venditore di costumi, per non parlare di altre cose ancora più inquietanti, costanti più o meno criptiche di tutta l'opera kubrickiana.
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