francismetal
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venerdì 3 novembre 2017
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tenero e triste
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Un film stupendo su un uomo adulto che si lascia abbagliare dalla bellezza, dalla tenerezza e dall'innocenza che viene via per sempre di una ragazzina molto giovane. L'attrice ha 15 anni ma Lolita del romanzo ne aveva 12. Nonostante la giovane età l'attrice è stupenda, avrebbe fatto perdere la testa a chiunque, ma Lolita è una ragazzina a malapena adolescente o preadolescente, per cui il protagonista è solo un pervertito o è anche immaturo? Sicuramente non si può parlare di amore ma di forte attrazione e di ossessione. Non solo, il professore tiene la ragazzina in prigione, non vuole che abbia amicizie e relazioni fra coetanei.
Nel film è lasciato intendere che i due avessero avuto rapporti carnali, ma non è mostrato alcun contatto fisico tra di loro.
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Un film stupendo su un uomo adulto che si lascia abbagliare dalla bellezza, dalla tenerezza e dall'innocenza che viene via per sempre di una ragazzina molto giovane. L'attrice ha 15 anni ma Lolita del romanzo ne aveva 12. Nonostante la giovane età l'attrice è stupenda, avrebbe fatto perdere la testa a chiunque, ma Lolita è una ragazzina a malapena adolescente o preadolescente, per cui il protagonista è solo un pervertito o è anche immaturo? Sicuramente non si può parlare di amore ma di forte attrazione e di ossessione. Non solo, il professore tiene la ragazzina in prigione, non vuole che abbia amicizie e relazioni fra coetanei.
Nel film è lasciato intendere che i due avessero avuto rapporti carnali, ma non è mostrato alcun contatto fisico tra di loro.
La bravura di Kubrick sta proprio in questo.
Per il resto, tutto è realizzato quasi alla perfezione, recitazione, scenografie, regia, fotografia.. un maestro che non delude
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greatsteven
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mercoledì 23 agosto 2017
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intellettuale sedotto va incontro alla disfatta.
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LOLITA (UK, 1962) diretto da STANLEY KUBRICK. Interpretato da JAMES MASON, SUE LYON, SHELLEY WINTERS, PETER SELLERS, MARIANNE STONE, DIANA DECKER
Humbert, uomo di mezz’età, professore di letteratura francese e traduttore di opere della stessa lingua, si trasferisce dopo la morte della moglie a Ramsdale, nel New Hampshire, pensionante nella lussuosa villa di Charlotte Haze, anch’ella vedova, borghese benestante inserita perfettamente nel contesto sociale del ceto medio cui appartiene e che ha una figlia quattordicenne, Dolores, ma da tutti soprannominata col lezioso e sdolcinato Lolita. La passione per Lolita che scocca nel cuore dell’uomo è immediata e insopprimibile, e allora l’insegnante escogita un piano: sposare Charlotte per poter rimanere in eterno vicino alla ragazza.
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LOLITA (UK, 1962) diretto da STANLEY KUBRICK. Interpretato da JAMES MASON, SUE LYON, SHELLEY WINTERS, PETER SELLERS, MARIANNE STONE, DIANA DECKER
Humbert, uomo di mezz’età, professore di letteratura francese e traduttore di opere della stessa lingua, si trasferisce dopo la morte della moglie a Ramsdale, nel New Hampshire, pensionante nella lussuosa villa di Charlotte Haze, anch’ella vedova, borghese benestante inserita perfettamente nel contesto sociale del ceto medio cui appartiene e che ha una figlia quattordicenne, Dolores, ma da tutti soprannominata col lezioso e sdolcinato Lolita. La passione per Lolita che scocca nel cuore dell’uomo è immediata e insopprimibile, e allora l’insegnante escogita un piano: sposare Charlotte per poter rimanere in eterno vicino alla ragazza. Le sue mosse vengono però continuamente e fruttuosamente intralciate da Clair Quilty, trasformista per vocazione, uomo dallo straordinario camaleontismo che, spacciandosi per commediografo, poliziotto e psichiatra, tenterà di mettere i bastoni fra le ruote alla relazione sentimentale, o meglio, alla perversa ossessione sessuale che Humbert nutre per la ragazzina. Quando poi Charlotte, in una giornata piovosa, muore in un incidente stradale, Humbert coglie la palla al balzo per prendere in custodia Lolita e trasferirla in un istituto artistico dove farle studiare danza, recitazione e pianoforte. Ma i sensi messi in allarme dalla provocante fanciulla e l’incontrollabile ricorso di Quilty ad ascoltare un’unione che fin dal principio presenta punti di rottura pronti ad infrangersi, fa sprofondare Humbert in una depressione spaventosa e psicotica che lo conduce, alla fine di un irrazionale alterco interiore, all’omicidio del trasformista presso un malmesso negozio di antiquariato. Come molti critici intuirono, il primo film britannico di Kubrick migliora ogni anno che passa: costoro notarono pure che S. Lyon, tredicenne all’epoca delle riprese, dimostrava molti anni in più col suo sviluppatissimo sessappiglio, ma io credo che le lodi maggiori vadano alla geniale trasposizione del romanzo omonimo di Vladimir Nabokov che Kubrick adattò riuscendo a mantenere il velo di pacata, ma irreale, tranquillità dietro cui si agitano le passioni sfrenate, gli incubi ricorrenti, le mosse azzardate e gli intenti malvagi degli ambigui personaggi che popolano questa storia che scende nell’inferno della perversione sessuale, analizzando un erotismo sempre orecchiato e giustamente mai soddisfatto o messo in pratica, con un piglio lucido che denota un controllo eccezionale della tensione drammatica. Nonostante compaia solo nella prima ora, la Winters assolve il suo ruolo di donna emancipata ma disillusa col cipiglio di un’attrice consumata ma pur sempre in vena di recitare con vivacità, simpatia e anche un curioso e quasi impercettibile accento di crudeltà. Mason è un protagonista divorato dai suoi miasmi interiori, un individuo colto che però non è affatto aiutato dalla cultura, un cercatore d’oro fuori luogo che desidererebbe vivere il suo amore perduto e impossibile scoprendolo poi irraggiungibile e irrealizzabile per una serie di eventi concatenati che lo allontanano dal suo mistico e parossistico oggetto del desiderio: la sua interpretazione da Oscar vale molto più per l’inquietudine mossa nella raffigurazione di una tragedia mordente intima che per una caricatura volutamente ridicola e accentuata di un fuoco che si autoalimenta per poi spegnersi in modo prevedibile e automatico. P. Sellers, eccellente come sempre nella sua dote precipua di cambiare abito e calarsi in svariati e diversissimi personaggi nella medesima pellicola, aggiunge un saporoso tocco di comicità, ma si rivela pur sempre il carattere più drammatico, in quanto finisce per fare le spese del gioco di cui regge abilmente i fili come un esperto marionettista, ma non solo: la sua insistenza nel rendere la vita impossibile a Humbert gli fa ispezionare ogni sua dote per sopprimere i talenti artistici della figliastra e farlo sentire inadatto e fallito come patrigno. Risultato ottenuto appieno, perché Lolita si realizza soltanto in un magnifico finale in cui Humbert la scopre incinta di un compagno di scuola, mentre per il resto della vicenda riesce esclusivamente a rinfocolare l’erotismo latente dell’uomo che la brama come un cavaliere moderno la sua donzella novecentesca in età puberale. Un bianco e nero di forte impressione che cancella ogni sorta di comicità e, assieme ad un montaggio che sa privilegiare con arguzia precisa l’utilizzo della dissolvenza innumerevoli volte e mai al momento sbagliato, si affianca ad una colonna sonora non troppo intensa, ma pur tuttavia esatta nell’esaudire il ritmo sardonico e cavalcante dell’opera, creando un connubio davvero impressionante che rimanda ai dubbi esistenziali di stampo shakespeariano. Le sequenze migliori si annoverano a decine, e tutte contengono pezzi di bravura imperdibili, ma per non far torti a nessuno è doveroso rammentare il primo incontro fra il professore e la borghese nella casa riccamente arredata con tappezzeria di prima mano e la comparsa di Lolita in costume da bagno con la radiolina ad alto volume; il ballo al gran galà dove si danza sotto le insegne luminose in cui Charlotte presenta ad Humbert i due coniugi, amici di vecchia data, che avranno un ruolo importante nella storia e che lo prendono subito in simpatia per la sua cultura e i suoi modi signorili; le litigate fra madre e figlia per i reiterati ritardi notturni senza uno scopo; l’incidente d’auto in cui, sotto una pioggia incalzante, il cadavere della donna viene rimosso dalla scena del reato; i viaggi innumerevoli in automobile per le strade dell’Ohio e del Gran Canyon in cui assistiamo alle discussioni concitate, ma sempre a lieto fine, fra la figlioccia e il padre putativo che esprimono opinioni contrastanti; la telefonata notturna di Quilty che, evitando di rivelare la propria identità, mette in allarme il professore; la visita del falso psicologo filotedesco che parla di repressione e diversi stili di educazione, più adeguati alla crescita emotiva dell’adolescente in questione; il diario che Humbert tiene di nascosto, ma non troppo, in cui annota, comparendo anche come voce narrante, il che è un’ottima scelta stilistica, le impressioni procurategli dall’incontro con quella che diverrà la sua nostra disastrata famiglia; lo spettacolo serale in cui Lolita indossa ali da fata e viene bruscamente riportata a casa da Humbert per impedirle di combinare altri spiacevoli guai; e infine, il sottofinale in cui la giovincella rivela la sua maternità e fa conoscere al patrigno il compagno di scuola col quale convive e al quale ha parlato molto di lui in termini cortesi e l’assassinio del perfido, mellifluo, manipolatore e furbissimo Clair Quilty attraverso la tela del quadro che raffigura una donna matura che sorride placidamente. Forse proprio quella che Charlotte non costituiva adeguatamente per il marito e che Lolita non diventerà mai, troppo appagata dalla sedicente via della dissolutezza e intesa a non assecondare le intenzioni educative e le sagge proposte caritatevoli della madre naturale e del padre adottivo. Un film che resterà ancora per lunghissimo tempo un’insostituibile pietra miliare nel mondo del cinema britannico perlomeno per quanto riguarda il dramma psicologico che scava come la vanga di un coraggioso, avido becchino nei recessi della mente umana, esaminandone gli aspetti più contorti, controversi e inesplicabili della psiche, pur riuscendo a fornire risposte che si avvicinano al vero più di quanto voglia ammettere chi non possiede l’ormai rarissimo talento di raccontare storie.
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aurelio76
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martedì 23 agosto 2016
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non è un film per bambini
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In questo film Kubrick rappresenta uno dei suoi temi di fondo: il desiderio non realizzabile del tutto, che prelude alla frustrazione e alla caduta. Quando Humbert vede quello che vorrebbe essere o meglio quello che dovrebbe essere per realizzare le sue aspirazioni, lo trova per lui impossibile. Sarebbe come chiedere a un fermo antifascista di godere la vita come volevano fare i nazisti, sorta di bruti raffinati, che cercavano il vino buono in Francia (che si era già messa d'accordo con Hitler per il dopoguerra e che nei decenni successivi ha avuto la faccia di festeggiare l'antifascismo ignorando il fondamentale contributo per la sconfitta dei tedeschi dato dai sovietici e in generale dagli slavi, che sono stato continuati a trattare come dannati della terra, loro che avevano avuto però per le SS pane per i loro denti).
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In questo film Kubrick rappresenta uno dei suoi temi di fondo: il desiderio non realizzabile del tutto, che prelude alla frustrazione e alla caduta. Quando Humbert vede quello che vorrebbe essere o meglio quello che dovrebbe essere per realizzare le sue aspirazioni, lo trova per lui impossibile. Sarebbe come chiedere a un fermo antifascista di godere la vita come volevano fare i nazisti, sorta di bruti raffinati, che cercavano il vino buono in Francia (che si era già messa d'accordo con Hitler per il dopoguerra e che nei decenni successivi ha avuto la faccia di festeggiare l'antifascismo ignorando il fondamentale contributo per la sconfitta dei tedeschi dato dai sovietici e in generale dagli slavi, che sono stato continuati a trattare come dannati della terra, loro che avevano avuto però per le SS pane per i loro denti). Humbert non può fare il vecchio porco e un sincero innamorato, e, nel rammarico di Kubrick cui pure questo film viene frainteso, si crede che egli si innamori subito di Lolita, ma in realtà lo scopre solo alla fine (e la vede troppo piccola per lui) mentre fino ad allora era ossessionato dal tabù, da un desiderio morboso; non si era accorto che Lolita era della stessa mediocrità che lo aveva inorridito mentre visitava la casa di Charlotte. La stessa Sue Lyon, più matura del personaggio fuori dalla finzione che dentro, aveva affermato di provare pena per quella ragazzina. Dove il film funziona a meraviglia è nella commedia satirica, dove il regista mostra il suo talento per il grottesco. Egli era anche un genio comico, tocchi umoristici sono presenti in tutti i suoi film, anche in controtendenza rispetto a inquadrature, scene o sequenze: cose che che solo un regista fuoriclasse, unico, si può permettere. Come lo scacchista che sacrifica un pezzo (lo spettatore sa dall'inizio come va a finire) per impregnare tutta la parte incorniciata (una delle vette più alte del cinema) dall'omicidio di Quilty di un torbido perfetto per l'umorismo sardonico. Una satira dell'America degli anni Cinquanta, una nazione puritana di facciata che pratica lo scambio delle coppie, seduce le madri per arrivare alle figlie, usa le figlie per arrivare e promuove lo sfruttamento sessuale delle fanciulle in fiore, anche in maniera organizzata attraverso gli istituti dove esse si raccolgono (come il campeggio "orgasmo"). La fotografia del film è di Oswald Morris (l'unico sostituto possibile di Ted Moore secondo Broccoli per 007 per la chiara, pulita, dei film di 007). Ci furono mesi di trattativa con la censura che ritardarono l'uscita del film, iniziato quando Sue Lyon aveva tredici anni. L'aspetto pulito giova all'erotismo (anche Hitchock affermava che esso non deve farsi notare): Sue Lyon ha un vero sex-appeal che non deve fingere; è il personaggio che Kubrick rispetta di più. Superlativa Shelley Winters, sublime James Mason, impagabile Sellers. Sulla vera natura dei film "artistici" (anche qui Kubrick arriva praticamente alla denuncia) motivo dell'uscita di Lolita dal giro di Quilty (star dello spettacolo), c'è da rabbrividire (ancora si discute se quelli di un certo tipo esistono o no). Ma anche sui film ufficiali (come certi della Disney) Kubrick ebbe da dire: "Non permetterei a mia figlia di vederli per la loro violenza e brutalità, mentre qualunque bambino troppo piccolo per vedere "Lolita" non lo capirebbe e che, se lo capisse, allora non sarebbe troppo piccolo (la stessa motivazione che convinse, per il sesso, i censori riguardo 007).
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igor74
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lunedì 22 agosto 2016
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audace capolavoro
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Approdato in Inghilterra Kubrick dirige un soggetto ritenuto inaccettabile per Hollywood, ma le difficoltà di adattamento del libro andavano ben oltre. Anche se la sceneggiatura è accreditata a Nabokov stesso, è stata ampiamente riscritta da Kubrick e James B. Harris. Il tentativo di ricreare l'America in Inghilterra è stato importante per Kubrick, ha fortemente segnato tutti i suoi film successivi. L'elemento più originale del film è Clare Quilty, un ruolo più ampio del romanzo. Kubrick è affascinato da Sellers, ciò che permette all'attore di mandare all'aria quella che altrimenti sarebbe stata solo una commedia di costume (anche se in parte lo rimane, e assai divertente), con un grottesco che fa spesso virare il film in senso surrealista.
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Approdato in Inghilterra Kubrick dirige un soggetto ritenuto inaccettabile per Hollywood, ma le difficoltà di adattamento del libro andavano ben oltre. Anche se la sceneggiatura è accreditata a Nabokov stesso, è stata ampiamente riscritta da Kubrick e James B. Harris. Il tentativo di ricreare l'America in Inghilterra è stato importante per Kubrick, ha fortemente segnato tutti i suoi film successivi. L'elemento più originale del film è Clare Quilty, un ruolo più ampio del romanzo. Kubrick è affascinato da Sellers, ciò che permette all'attore di mandare all'aria quella che altrimenti sarebbe stata solo una commedia di costume (anche se in parte lo rimane, e assai divertente), con un grottesco che fa spesso virare il film in senso surrealista. Come indicano anche i nomi, il film è satirico: vediamo persone caricaturali in un universo caricaturale. L'umorismo vari dal nero pece al puro slapstick. James Mason è mirabile, intenso, ossessivo e emotivo, alla sua migliore interpretazione da "Il fuggiasco" (Reed, 1947) ma il ruolo di protagonista gli viene rubato di volta in volta dalla sorprendente Sue Lyon, dal diabolicamente abile Sellers o dalla pregevole Shelley Winters. La ossessione per Lolita conduce Humbert in un viaggio di autodistruzione All'inizio del film, egli è un intellettuale arrogante, tranquillo, sicuro di sé. Come il rapporto tra Humbert e Lolita va avanti, diventa altrettanto prepotente ed emozionale come la madre di lei, pur essendo un padre simultaneo (anche se non intenzionale) e amante. Alla fine rimane un guscio dell'uomo che era. Lolita sembra più una costruzione di una sua idea. La sua stanza di è quella di una bambina, con le stelle ritagliate incollate sul muro e un orsacchiotto accanto al letto. Il suo viso dolce e delicato si esalta nella fotografia di Oswald Morris. Ma Lolita non è un angelo, è abile nel manipolare gli uomini. Humbert nasconde gelosia quando insinua che Charlotte è troppo liberale con la figlia per permettergli di trascorrere la notte lontano da casa con "altri ragazzi"; ma chi soffre di più è proprio Charlotte, incondizionatamente sincera quando i fatti sembrano premiare l'inganno. La visita a casa di Charlotte mostra alcuni dei peggiori difetti della classe media americana, volgarità, cattivo gusto, indiscrezione. Humbert stava per fuggire terrorizzato quando, all'ultimo momento, scopre la giovane Lolita nel giardino e improvvisamente tutto cambia. Quello intepretato con maestria da Peter Sellers è un personaggio inquietante. Quando Lolita torna improvvisamente a casa rompendo la "serata romantica" tra Charlotte e Humbert afferma che "tutte le ragazze sono pazze di Quilty," sublimando l'idea un personaggio con una straordinaria potenza, quasi irrazionale. La realizzazione del subconscio del protagonista nel personaggio di Quilty, il desiderio inconscio finiscono per prendere definitivamente le redini della mente del professore. Progressivamente la commedia si trasforma in dramma e il film assume un tono cupo, da incubo (soprattutto nelle apparizioni di Quilty, che esprime i timori e desideri più profondi di Humbert). Il film si conclude con le immagini del protagonista nel luogo in cui vivono i suoi sogni proibiti, e che è finalmente costretto a distruggere.
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paolino77
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martedì 16 agosto 2016
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la bimba atomica
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Questo film segna il passaggio consapevole della critica intellettuale verso un Kubrick libertario conservatore rispetto al progressista con cui era stato confuso dopo i suoi primi film. In una società impazzita e ipocrita gli individui sono in preda ai vizi e alle perversioni, e il protagonista intellettuale moralista ci casca come una pera matura, fagocitato dalla mostruosa vitalità dell'America, che per mezzo della sua "ambasciatrice" Dolores Haze (detta "Lolita") e della sua degna madre Charlotte, gli spazza via la sua razionalità per farlo diventare unom psicopatico assassino verso la parte di sè che non sopporta di riconoscere in una società corrotta rappresentata da Quilty (che allude a guilty, colpevole), un personaggio surreale reso possibile dal fregolismo di Peter Sellers - capace di interpretare uno psichiatra nazista come nel film successivo Adlai Stevenson e Henry Kissinger -, che interpeta le diverse ossessioni del protagonista.
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Questo film segna il passaggio consapevole della critica intellettuale verso un Kubrick libertario conservatore rispetto al progressista con cui era stato confuso dopo i suoi primi film. In una società impazzita e ipocrita gli individui sono in preda ai vizi e alle perversioni, e il protagonista intellettuale moralista ci casca come una pera matura, fagocitato dalla mostruosa vitalità dell'America, che per mezzo della sua "ambasciatrice" Dolores Haze (detta "Lolita") e della sua degna madre Charlotte, gli spazza via la sua razionalità per farlo diventare unom psicopatico assassino verso la parte di sè che non sopporta di riconoscere in una società corrotta rappresentata da Quilty (che allude a guilty, colpevole), un personaggio surreale reso possibile dal fregolismo di Peter Sellers - capace di interpretare uno psichiatra nazista come nel film successivo Adlai Stevenson e Henry Kissinger -, che interpeta le diverse ossessioni del protagonista. In esso soprattutto Kubrick satireggia la società americana (gli unici personaggi non distorti in maniera caricaturale sono Lolita e Humbert)e non manca un riferimento alla cultura tedesca, una delle ossessioni (e fascinazioni) di Kubrick, che ha sposato la nipote (qualcuno maligna la figlia) di un regista nazista. Kubrick mostra come le idee e i modi sulla propaganda, la pubblicità (e altre cose) dei nazisti siano state ben recepite dall'Occidente e dall'America, che in quegli anni era complessata dall'Unione Sovietica che stette per un periodo in vantaggio nella corsa allo spazio e a cui forse si deve più ad essa che non agli USA (a cui Kubrick regalerà "Il dottor Stranamore", per il quale più di un falco americano manifestò per Kubrick un aggressivo disprezzo), più a Krusciov che a Kennedy il mancato terzo conflitto - termonucleare - mondiale. Lolita è una bomba atomica, che fa tabula rasa di quella razionalità dalla quale pure proviene. Sue Lyon, dopo un tentativo con Hayley Mills su cui Walt Disney pose il veto, fu scelta sia per le sue qualità davanti alla macchina da presa sia perchè sembrava più grande della sua età, come le adolescenti americane tendevano ad apparire col trucco e l'abbigliamento. L'argomento che convinse la censura fu che il matrimonio con una dodicenne era all'epoca legale in uno degli Stati d'America (come è legale oggi il rapporto tra una dodicenne e un uomo adulto in alcuni Stati del mondo). Il film non doveva contenere nulla di osceno, ma Kubrick lascia trasparire, a un occhio e a un orecchio smaliziati, pure troppo (anche se fu semrpe rammaricato di non aver potuto dare il giusto peso erotico). Il film sembra più imbarazzante oggi, dove si è allargata la mentalità sulla omosessualità - all'epoca reato in Inghilterra - ma si è ristretta quella sul sesso adolescenziale (sarebbe possibile oggi girare "Maladolescenza", dove due ragazzine undicenni appaiono nude - e in verità sviluppate e non vergini nè ingenue -, senza finire in galera?), almeno ufficialmente (la "tolleranza", come quella che si vede nel film, della grande pubblica opinione al di là della facciata, non pare a me tanto cambiata). Secondo Kubrick sempre lì stiamo, in ogni ambiente e luogo (si confronti cosa dice Lolita a Humbert nell'ultima scena del film con quanto Kubrick svela in "Eyes Wide Shut"). E "Maladolescenza" venne girato in Austria...
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paolocorsi1967
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giovedì 14 luglio 2016
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viaggio in una mente scompensata
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La scena di apertura tra Humbert e Quilty è da antologia, con i grandi James Mason e Peter Sellers al loro meglio. Kubrick ha girato il film convinto (giustamente) che il soggetto fosse benissimo adatto per uno spettacolo d'intrattenimento. Non così la pensava il razzista, antisemita, antisindacale (e mi fermo alle accuse dimostrate per non dire molto peggio a cui forse Kubrick verso la fine del film allude) Walt Disney, che impedì a Hayley Mills, sotto contratto con lui, di interpretare Lolita. Il film più d'avanguardia che Kubrick fino ad allora abbia girato rimane fresco anche oggi, caratterizzato da una omogeneità di stile fortemente segnato dall'estetica del cinema noir, col quale Kubrick aveva girato i suoi precedenti lavori in bianco e nero.
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La scena di apertura tra Humbert e Quilty è da antologia, con i grandi James Mason e Peter Sellers al loro meglio. Kubrick ha girato il film convinto (giustamente) che il soggetto fosse benissimo adatto per uno spettacolo d'intrattenimento. Non così la pensava il razzista, antisemita, antisindacale (e mi fermo alle accuse dimostrate per non dire molto peggio a cui forse Kubrick verso la fine del film allude) Walt Disney, che impedì a Hayley Mills, sotto contratto con lui, di interpretare Lolita. Il film più d'avanguardia che Kubrick fino ad allora abbia girato rimane fresco anche oggi, caratterizzato da una omogeneità di stile fortemente segnato dall'estetica del cinema noir, col quale Kubrick aveva girato i suoi precedenti lavori in bianco e nero. Data l'epoca, l'erotismo viene alluso o sussurrato. All'inizio Nabokov aveva rifiutato di collaborare, ma dopo una "piccola illuminazione notturna" ha accettato. Quando vide il film ha espresso ammirazione per un grande regista, per un film di prim'ordine con magnifici attori, anche se il suo approccio cinematografico era diverso dal suo del libro, considerando le esigenze sia artistiche che censorie. A cominciare da "Lolita" gli attori dei film di Kubrick recitano con grande sottigliezza espressiva ed emozionale. Il film è stato a lungo incompreso e frainteso perché i critici non sono riusciti a notare il suo surrealismo dietro un apparente naturalismo. Kubrick tenta di dare un sottotesto sessuale denso, come nella la pistola fallica di Humbert, che Charlotte accarezza mentre si ricorda del marito defunto. Il film si sviluppa con ironia mostrando un ménage a trois in un'America puritana quanto ipocrita che con Quilty diventa un ménage à quatre. Un baccanale borghese nella pastorale New England. Humbert aggiunge l'incesto ai suoi peccati, e inizia un viaggio in un incubo in cui la presenza di Quilty, alternativamente spettrale e corporea, dà un'immagine speculare sia per il suo degrado sessuale che per la banalità di Lolita, di cui Humbert diventa un patetico schiavo, oscillando tra un'amante piagnucolante e un padre fastidioso. Kubrick incornicia verbalmente il suo film con la chiamata di Humbert per "Quilty", un nome che assume, per Humbert così come il pubblico, un significato esclamativo e insieme interrogativo. Chi o cosa è Quilty? Kubrick racconta un punto di vista soggettivo. Immerge il suo pubblico nell'immaginazione di Humbert, che ha difficoltà a trattare con il mondo e si perde nel dentro oscuro di sé. Nella loro ultima scena insieme, Humbert affronta una Lolita non più sognante o magica; essa lo manda per la sua strada con luoghi comuni ("Il passato è passato", "Restiamo in contatto"), che dimostrano la superficialità del suo carattere e l'inutilità del sogno humbertiano. Quilty getta una luce diabolica nell'anima di Humbert; lo costringe a vivere l'incubo nascosto sotto il suo sogno. Tragicamente, Humbert non vede mai la duplice verità che Kubrick ci mostra: Quilty rispecchia la parte perversa di quel sogno. Non manca nel film un riferimento all'amore per gli animali, che Kubrick doveva stimare più degli umani (la qual cosa potrebbe aiutare come chiave di lettura di "2001").
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angelino67
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martedì 17 maggio 2016
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la chiave di volta per kubrick (parte terza)
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Il tema della “ninfetta” non era nuovo nel cinema americano: Ginger Rogers aveva interpretato una dodicenne in Frutto proibito di Billy Wilder, una commedia leggera che dietro il brio spensierato entrava in zone oscure ponendo il rapporto sessuale sotto una metafora inquietante. Nabokov considerava Sue Lyon − fu una delle critiche mosse al film − troppo matura per la parte; in effetti sembrava più grande della sua età, era importante per la censura che non apparisse una bambina. Kubrick, spiegando la scelta della protagonista, ricordò che una tredicenne a guardarla bene bambina non sembra.Quello che Lolita perde in sessualità esplicita (l'erotismo è tutto lasciato ad allusioni, a indizi visuali; non poteva essere diversamente per la censura dell’epoca), rispetto al romanzo, lo guadagna in umorismo mordace, farsesco e in immagini surreali.
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Il tema della “ninfetta” non era nuovo nel cinema americano: Ginger Rogers aveva interpretato una dodicenne in Frutto proibito di Billy Wilder, una commedia leggera che dietro il brio spensierato entrava in zone oscure ponendo il rapporto sessuale sotto una metafora inquietante. Nabokov considerava Sue Lyon − fu una delle critiche mosse al film − troppo matura per la parte; in effetti sembrava più grande della sua età, era importante per la censura che non apparisse una bambina. Kubrick, spiegando la scelta della protagonista, ricordò che una tredicenne a guardarla bene bambina non sembra.Quello che Lolita perde in sessualità esplicita (l'erotismo è tutto lasciato ad allusioni, a indizi visuali; non poteva essere diversamente per la censura dell’epoca), rispetto al romanzo, lo guadagna in umorismo mordace, farsesco e in immagini surreali. Lolita, nella sua componente surrealista, ha qualcosa di bunueliano. Claire Quilty, l'onnipresente inseguitore, è un personaggio surrealista. Le trasformazioni di Peter Sellers si rapportano alla irrealtà dei tradizionali personaggi sociali. In un impianto drammatico classico irrompono la commedia, la farsa, la comicità da un lato; il noir, il fantastico, l'horror dall’altro. Kubrick sposta continuamente i riferimenti di genere in corrispondenza del disorientamento del protagonista. Come Jack Torrance in Shining, Humbert vive in un incubo parallelo perdendosi nei labirinti della propria mente. Il protagonista di Lolita, in preda a un'inquietudine sempre maggiore, non sa dove andare, viaggia nella nebbia (Haze, il cognome di Lolita, vuol dire nebbia leggera, foschia, per estensione confusione mentale), come si vede nel prologo in flashback del film. Assistiamo a delle visioni profondamente soggettive, al delirio di un uomo che si è costruito un'immagine mentale a partire da uno sguardo (c'è un voluto errore di continuità nella scena iniziale − la posizione di un quadro − a rappresentare l'alogicità delirante di Humbert). Quando il film riprende la narrazione dopo il flashback durato quattro anni, Humbert è già prigioniero della sua ossessione, si muove come in un mondo di fantasmi. Lo spettatore può avvertire la stessa sensazione sapendo dall'inizio che i personaggi principali (a parte Lolita) sono già morti. Humbert è, come Jack Torrance in Shining, un fallito anche nei rapporti affettivi (è costretto a confessarsi in un diario): entrambi hanno sposato una donna che disprezzano e in un modo o nell'altro abusano della figliastra/figlio. Lolita forse fu l'ultimo suo film nel quale si può cogliere qualche compiacimento formale, prima che l'eccellenza del suo stile approdasse a un'asciuttezza, un'essenzialità straordinarie alle quali corrispondeva un potenziamento dell'espressione, a partire dall'estetica superba de Il dottor Stranamore. Come nei film di Fellini la finzione esibita è la coscienza della mistificazione che rende lo spettatore partecipe dell'esperienza filmica a vario livello. Ad esempio alla fine della scena in cui Quilty inganna Humbert fingendosi poliziotto (la sua ossessione non gli consente di vedere veramente, di distinguere la realtà dall'inganno) si nota un fondale falso, così come un'ombra estranea si nota nella scena in cui Humbert spara a Quilty: Kubrick opera un parallelismo tra il cinema come finzione, inganno e il conformismo nella società.
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angelino67
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martedì 17 maggio 2016
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la chiave di volta per kubrick (parte seconda)
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Nel film Kubrick adotta l'estetica del genere noir, col quale si era formato, per raccontare una commedia nera incorniciata in un flashback che crea un clima tragico nel quale si calerà senza difficoltà un umorismo sardonico. L'ironia che avvolge i personaggi in una distorsione caricaturale fa del film una satira della società americana e occidentale. Da tale ironia sono esclusi i personaggi di Mason e Sue Lyon, che in Lolita non è una “ninfetta”, e questo rende ancora più torbido il film aggiungendo mistero all'inquietudine del protagonista. Humbert si muove da goffo, imbarazzato ed emarginato in una società ipocrita di cui non vuole, non sa o non può essere complice. L'ossessione che gli riempie la mente, fino a condurlo alla follia, è quella della anormalità.
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Nel film Kubrick adotta l'estetica del genere noir, col quale si era formato, per raccontare una commedia nera incorniciata in un flashback che crea un clima tragico nel quale si calerà senza difficoltà un umorismo sardonico. L'ironia che avvolge i personaggi in una distorsione caricaturale fa del film una satira della società americana e occidentale. Da tale ironia sono esclusi i personaggi di Mason e Sue Lyon, che in Lolita non è una “ninfetta”, e questo rende ancora più torbido il film aggiungendo mistero all'inquietudine del protagonista. Humbert si muove da goffo, imbarazzato ed emarginato in una società ipocrita di cui non vuole, non sa o non può essere complice. L'ossessione che gli riempie la mente, fino a condurlo alla follia, è quella della anormalità. Un'ossessione psichica più che sessuale. La forza satirica delle immagini kubrickiane denota una consapevolezza intellettuale che ne determina anche la dimensione tragica. Il film è ricco di spunti geniali, folgoranti, che preannunciano le opere successive. Ad esempio lo straordinario piano-sequenza di Lolita truccata alla recita scolastica prefigura Alex di Arancia Meccanica, o la soggettiva di Mason che progetta di uccidere la moglie anticipa la follia del protagonista di Shining. L'universo culturale di Lolita – la quale come nel romanzo è simbolo anche dell'America − sono i romanzetti, i film di Hollywood, la «Reader's Digest». Lolita mette di fronte la morbosità dell'anima europea e la mostruosità della vitalità americana (di cui Kubrick racconterà gli spettri sanguinari nella favola nera di Shining). È significativa l'attrattiva che Lolita mostra verso Quilty, più “in gamba” di Humbert («è un genio, l'unico che abbia veramente amato»), come ne Il delitto perfetto Hitchcock mostra una voluttuosa ambigua espressione di ammirazione sul volto di Grace Kelly quando scopre la criminale doppiezza del marito. Quilty è un orco cattivo ma simpatico, più libero, liberale e amato di Humbert, più sincero e meno ipocrita. Egli rappresenta la superiorità volgare ma efficace della popolarità delle immagini rispetto all'isolamento della cultura raffinata rappresentata da Humbert. Quilty, forte innanzitutto del denaro, è una star della tv, è sulle riviste e nella pubblicità. È un artista spudorato, che si traveste per depistare. Nella recita scolastica (dove Lolita interpreta una ninfetta) mette in ridicolo Humbert nell'allusione delle parole pronunciate da Lolita. I suoi “film artistici” cui si riferisce Lolita nell'ultimo colloquio con Humbert sono probabilmente pornografici.Prima di Eyes Wide Shut, che descrive finalmente un matrimonio felice o quantomeno normale, i rapporti d'amore nei film di Kubrick sono sempre monchi, senza scambio, non corrisposti. Humbert si innamora di Lolita che si prende gioco di lui (come quando trova “un po' scema” la poesia di Edgar Allan Poe che Humbert le legge), Lolita ama Quilty che vuole solo sfruttarla per i suoi film “artistici”, Charlotte si innamora di Humbert che la disprezza, i personaggi spesso litigano. Un vero rapporto intimo tra Humbert e Lolita non è mai realizzato. Il successo di Quilty risiede nel suo cinismo, nella sua leggerezza e disinvoltura. Non a caso Humbert si nasconde dietro ai libri e Quilty dietro ai fumetti.
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angelino67
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martedì 17 maggio 2016
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la chiave di volta per kubrick (parte prima)
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Lolita è il primo film nel quale si presentano tutti i temi e le soluzioni stilistiche che Kubrick sviluppa nei film successivi. Ogni conoscitore del regista sa quanto sia stato per lui importante questo film, «una delle chiavi del suo universo interiore». È il suo primo film che può essere definito “di Kubrick”, quello in cui egli «prende coscienza della propria poetica che diventa stile», una svolta che determina tutta la sua opera successiva. La prima versione della sceneggiatura di Nabokov, autore del romanzo da cui è tratto il film, venne rimaneggiata da Kubrick e James B. Harris (coproduttore del film), rendendo la versione cinematografica più aspra ma anche più umoristica e bizzarra del romanzo.
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Lolita è il primo film nel quale si presentano tutti i temi e le soluzioni stilistiche che Kubrick sviluppa nei film successivi. Ogni conoscitore del regista sa quanto sia stato per lui importante questo film, «una delle chiavi del suo universo interiore». È il suo primo film che può essere definito “di Kubrick”, quello in cui egli «prende coscienza della propria poetica che diventa stile», una svolta che determina tutta la sua opera successiva. La prima versione della sceneggiatura di Nabokov, autore del romanzo da cui è tratto il film, venne rimaneggiata da Kubrick e James B. Harris (coproduttore del film), rendendo la versione cinematografica più aspra ma anche più umoristica e bizzarra del romanzo. Christiane Kubrick ricorda come il marito «considerava Lolita un libro fantastico perché chiariva l'impressione che tutti abbiamo che il bene e il male non hanno le forme che ci aspettiamo». Fu il film che garantì a Kubrick, diventato molto popolare, l'indipendenza economica grazie a un contratto vantaggioso firmato con la Metro-Goldwyn-Mayer, a seguito dell'aspettativa creata dal progetto («Ma come hanno fatto a trarre un film da Lolita?» si diceva nel lancio del film). Avendo ottenuto l'approvazione della censura americana (dopo una discussione che fece rinviare di sei mesi l'uscita di Lolita), il film a sorpresa rappresentò gli USA alla mostra del cinema di Venezia. Esso, spregiudicato nella forma non meno che nel soggetto, presenta i temi fondamentali del cinema di Kubrick che spiazza lo spettatore e mina le certezze. Lolita all'epoca non fu capito da gran parte della critica. Una voce fuori dal coro fu quella di Jean-Luc Godard, futuro regista, all'epoca critico della prestigiosa rivista francese Cahiers du cinema e responsabile della rivalutazione autoriale di Hitchcock e di registi americani come Hawks, Aldrich e Ray. Godard, che aveva attaccato i film precedenti di Kubrick, scrisse che Lolita era una sorpresa, semplice e pulito, e raccontava benissimo l'America degli anni ’50 e ’605. Il critico Pauline Kael, che in seguito attaccherà Kubrick, scrisse del film come della prima nuova commedia americana dall'epoca d'oro degli anni '40. James Mason riterrà il ruolo del professore, che interpretò con sobrietà e sensibilità, come uno dei migliori della sua carriera. Laurence Olivier aveva accettato la parte di Humbert Humbert ma il suo agente, la MCA, non diede l'approvazione, così come David Niven dovette rifiutarla a causa degli sponsor dei suoi partner del programma televisivo che presentava. Harris e Kubrick cercavano un attore non volgare o nevrotico, per evitare un'aria di depravazione. Scegliere la protagonista non fu facile. Il regista avrebbe voluto Hayley Mills (che nel 1961 vinse l’Oscar giovanile con Il segreto di Pollyanna e interpretò ruoli da protagonista in Il cowboy col velo da sposa e I figli del capitano Grant, tre tipici film della Disney), ma Walt Disney, con cui era sotto contratto, pose il veto. Kubrick aveva proposto la parte a Tuesday Weld, una delle reginette teenager di Hollywood, ma Nabokov la trovò inadatta; da parte sua l’attrice sostenne di essere lei ad aver rifiutato. Dopo circa un anno di ricerche (si candidarono in migliaia, da donne di mezza età a bambine di nove anni truccate e con i tacchi alti), alla fine fu scelta Sue Lyon che Kubrick aveva visto in uno show televisivo.
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lunedì 8 febbraio 2016
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al di là del bene e del male
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Lolita è simbolo dell'America, di Hollywood (e della sua ben nota tolleranza verso i film "artistici" cui a un certo punto la protagonista si riferisce). Infatti Lolita si innamora veramente solo del più onesto e meno ipocrita dei maiali che incontra, cioé Quilty. Egli ha i soldi e fa i soldi con lo spettacolo popolare e volgare rispetto alle velleitaire ambizioni della cultura rappresentata da Humbert. Con Lolita l'autore giuge a una eccellenza dello stile che affinerà ancora portandolo alle vette sconcertanti dei suoi titoli a colori. Kubrick è stato accusato di mancanza di originalità pur nella sua inventiva e versatilità ma se si guarda questo film in prospettiva con i seguenti fino all'ultimo si vede come la riduzione di opere letterarie e l'invenzione formale appartengono a una identità artistica fortissima nella quale sono numerose le corrispondenze interfilmiche come se, così come affermava lo stesso Fellini al riguardo della sua opera, egli non avesse fatto altro che girare lo stesso film.
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Lolita è simbolo dell'America, di Hollywood (e della sua ben nota tolleranza verso i film "artistici" cui a un certo punto la protagonista si riferisce). Infatti Lolita si innamora veramente solo del più onesto e meno ipocrita dei maiali che incontra, cioé Quilty. Egli ha i soldi e fa i soldi con lo spettacolo popolare e volgare rispetto alle velleitaire ambizioni della cultura rappresentata da Humbert. Con Lolita l'autore giuge a una eccellenza dello stile che affinerà ancora portandolo alle vette sconcertanti dei suoi titoli a colori. Kubrick è stato accusato di mancanza di originalità pur nella sua inventiva e versatilità ma se si guarda questo film in prospettiva con i seguenti fino all'ultimo si vede come la riduzione di opere letterarie e l'invenzione formale appartengono a una identità artistica fortissima nella quale sono numerose le corrispondenze interfilmiche come se, così come affermava lo stesso Fellini al riguardo della sua opera, egli non avesse fatto altro che girare lo stesso film. E ancora un parallelismo con Fellini é la finzione esibita che fa capire come Kubrick soprattutto del cinema parla, del potere delle immagini. Di questo potere, delle sue caratteristiche propagandistiche, condizionanti - e depistanti - Quilty é un cinico, disinvolto rappresentante ed é evidente quindi che si tratta di una allegoria anche politica. Lungi dall'essere un film perverso "Lolita", come conferma la stima di critici come la autorevole Pauline Kael in seguito ostile a Kubrick, é una brillante lezione di satira di costume. Un film ricco di umorismo mordace, e immagini surreali. Quilty, superlativa interpretazione di Peter Sellers che prefigura i ruoli de "Il dottor Stranamore", è un personaggio surreale. Soltanto Sue Lyon e James Mason, che stimava moltissimo questo suo ruolo, sfuggono a una sarcastica caricatura, a quell'umorismo nero che é vera caratteristiche kubrickiana, presente in ogni suo film. Non é casuale che abbiano avuto luce nello stesso periodo film come "La dolce vita", anche essa su una società in putrefazione, o "I mostri", un titolo che sarebbe andato benissimo per questo film. Kubrick ha inteso rendere comunque, sotto la superficie di commedia, una tragica storia d'amore, con quell'estraniamento dei personaggi - in qualche modo nell'illecito per la loro epoca come Romeo e Giulietta, Madame Bovary ecc. - rispetto a tutti gli altri, autore e lettore del libro (e nel nostro caso spettatore del film) compresi, proprio delle grandi storie d'amore della letteratura. Forse "Lolita" é l'unica grande storia d'amore del XX secolo. Date le reazioni al remake di Lyne, direi che questa caratteristica é ancora e più che mai vera.
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