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Ultimo aggiornamento giovedì 10 giugno 2021
Un documentario realizzato da Alan Elliott e tratto dai materiali girati durante il 1972 a Los Angeles. In Italia al Box Office Amazing Grace ha incassato 21,5 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Nel gennaio del 1972 Aretha Franklin e la sua band, insieme al Southern California Community Choir e al reverendo James Cleveland, sale sul pulpito della chiesa battista New Temple Missionary per tenere un concerto di due giorni, aperto al pubblico e filmato dal grande regista Sidney Pollack. Amazing Grace fu una delle sue più famose esibizioni e diventò il suo album più venduto: per arrivare al cinema, tuttavia, il film impiegò 47 anni.
Nessun effetto speciale, nessun dolly a volo d'angelo sul palco né carrelli a inseguire ego d'artista. Nessun 3D né illusioni pirotecniche a gonfiare l'esperienza, per far sentire lo spettatore dentro al concerto. Niente.
Solo una chiesa spoglia, sedie di legno da cinema di serie B, illuminazione scarsa, Gesù, la bandiera americana. E sul pulpito lei: Aretha Franklin, Amazing Grace, in tutta la sua maestosa presenza. Basta questo - provare per credere - a rendere virtuale uno spettacolo che più minimal non si potrebbe: basta la voce di Franklin, e la potenza della sua musica immortale, per farsi trasportare nel tempo (correva l'anno 1972) e nello spazio (la chiesa battista New Temple Missionary) sull'onda di un good mood contagioso e irresistibile. All'epoca, quando cioè la Warner si decise a finanziare il progetto di un concerto filmato, l'idea era quella di farne un gran film commerciale, sulla scorta del successo di Woodstock (17 milioni di dollari al botteghino, 3 milioni di copie vendute del disco). E gli ingredienti, a dire il vero, c'erano tutti: la regina del soul che torna a cantare in chiesa, alla regia Sydney Pollack appena nominato agli Oscar, il gospel. Il film, però, non fu mai terminato a causa di un imperdonabile errore tecnico che non permise a Pollack di sincronizzare il suono. Incredibile ma vero: mancava il ciak sul set. Quarantasette anni dopo, quando Alan Elliott ha ripreso in mano il progetto - a un anno dalla morte della cantante, a dieci da quella di Pollack, a una distanza siderale in termini di avanzamento della tecnologia - Amazing Grace è tornato alla luce rivelandosi come prezioso documento-monumento, in grado di restituire non solo la grandezza di un'artista, ma anche il senso della potenza aggregante di una musica - il gospel - che si fa comunità.
È una festa di suoni e di volti, di alleluja e di amen (indimenticabili quelli dispensati dal reverendo James Cleveland), di corpi che ballano (altrettanto indimenticabile Mick Jagger, "beccato" nel pubblico da Pollack), di mani al cielo, lacrime, glitter e sudore. Niente più di questo. Ma i 90 minuti volano, rinfrancano lo spirito e riconciliano con la grazia - se non di dio, almeno della musica.
AMAZING GRACE disponibile in DVD o BluRay |
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Cronaca di un trionfo annunciato ma rimasto patrimonio di pochi. A 29 anni e all'apice della sua carriera, Aretha torna dove tutto ha avuto inizio, a cantare gospel in una chiesa. Solo che "cantare" è un termine estremamente riduttivo se l'argomento del contendere è Aretha Franklin nel 1972. Oltre all'estensione vocale che l'ha sempre accompagnata, sono la purezza cristallina e la naturalezza nell'interpret [...] Vai alla recensione »
Era il 2018 quando, nella sale americane, usciva il film-documentario evento Amazing Grance, dedicato ad una delle muse della lirica statunitense; quell'Aretha Franklin di cui ormai si sente poco parlare. A distanza di tre anni, e con una pandemia di mezzo, il film fa tappa anche nel nostro Paese. Già solo nella descrizione si capisce l'importanza della pellicola che si sta per vedere.
Visi commossi e imperlati di sudore. Mani e corpi si muovono a ritmo di musica, non riuscendo a contenere l'entusiasmo e l'energia travolgente che si propaga nella New Temple Missionary Baptist Church di Los Angeles, dove sono in corso le riprese del film-concerto della Warner Bros. "Amazing Grace", disco gospel del 1972 di Aretha Franklin. Le riprese del documentario, affidate a Sydney Pollack (che [...] Vai alla recensione »
Nel 1970 la Warner aveva investito centomila dollari in Woodstock e ne aveva ricavato 17 milioni. Non c'è da stupirsi se nel 1971 la major, che pochi anni prima aveva acquistato la Atlantic Records, ovvero l'etichetta della musica dei neri, fosse interessata a effettuare le riprese di un evento che portava a Los Angeles Aretha Franklin, la regina del R&B, per la registrazione del doppio album live [...] Vai alla recensione »