Titolo originale | Di jiu tian chang |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 180 minuti |
Regia di | Wang Xiao-shuai |
Attori | Liya Ai, Du Jiang, Zhao-Yan Guo-Zhang, Jingjing Li, Qi Xi, Jingchun Wang Roy Wang, Cheng Xu, Mei Yong. |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,70 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 15 febbraio 2019
In Cina, durante la rivoluzionaria riforma economica degli Anni Ottanta, due coppie sposate vivono il flusso della Storia. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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Due bambini, Liu Xing e Shen Hao, giocano nei pressi di un lago. Il primo non vuole avvicinarsi all'acqua, ma il secondo lo costringe. Il risultato è un incidente che influenza la vita dei due ragazzi e delle rispettive famiglie. Liu Yaojun e Wang Liyun, i genitori di Liu Xing, cambiano città, lavoro e amici, incrociando nell'arco di tre decenni i profondi cambiamenti economici, politici e culturali della società cinese negli anni successivi alla Rivoluzione Culturale.
Serve del tempo per notare i cambiamenti, così come serve del tempo per registrare gli effetti delle politiche sociali più oppressive.
E di tempo se ne prende a sufficienza So Long, My Son, che in tre ore di epica domestica ripiega gli anni uno dentro l'altro con un lavoro meticoloso di montaggio, per confondere cause ed effetti, nascondere conseguenze e finalmente offrire le dovute catarsi.
È un film astuto nel mettere una famiglia al centro di un paese in via di cambiamento, ma al tempo stesso incalzando l'identità nucleare di entrambi. Molto è lasciato inespresso, e lo spettatore è chiamato a cercare la verità sotto una coltre di orgoglio, senso di colpa, e reticente obbedienza ai precetti comunisti.
Tra questi, la "politica del figlio unico" è il più devastante per i protagonisti, rendendo illegale la seconda gravidanza di Liyun e creando un solco tra lei e la coppia di amici più cari. Ma le tante prevaricazioni da parte del regime sono una costante spina nel fianco per ognuna delle vite che popolano un dramma sentito e profondamente umanista: dagli arresti per atti scostumati ai licenziamenti in fabbrica (immortalati da Wang in una stupenda inquadratura su un mare di volti intercambiabili e sofferenti), per arrivare poi alle tematiche contemporanee di un paese che cancella se stesso in una vorace ri-generazione, nello stesso modo in cui i personaggi usano la prole. Liyun, di ritorno nella città natale, riflette con amarezza che "non c'è traccia del nostro passato" mentre osserva dal finestrino di un'auto lo stuolo di palazzoni appena costruiti che hanno reso irriconoscibili alcune città della Cina.
Lungi dall'essere principalmente un film politico, la forza disarmante di So Long, My Son è anzi nella sua capacità di condensare un intero mondo di tematiche sociali dentro un paio di sguardi, e di farlo senza derive didascaliche. Il passato di cui Liyun si lamenta è quello di un'intera generazione costretta a ingoiare dolore e a marciare spedita senza poter fare i conti con i propri sentimenti. Wang Xiaoshuai la omaggia nella sua interezza con tatto e passione, trovandosi per giunta tra le mani, quando la polvere degli anni finalmente si deposita, un grande ritratto di un'amicizia tra due famiglie.
SO LONG, MY SON disponibile in DVD o BluRay |
DVD |
BLU-RAY |
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€12,99 | – | |||
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Dopo i premi vinti alla sessantanovesima edizione della Berlinale, per le migliori interpretazioni maschile e femminile, e una serie di altri riconoscimenti internazionali, So long, my son del regista cinese Wang Xiaoshuai arriva finalmente in Italia. Grazie al Festival del Cinema Africano, dell'Asia e dell'America Latina (FESCAAAL). Nella sezione Flash e in collaborazione con l'Istituto Confucio [...] Vai alla recensione »
Il sentimento della morte, ma soprattutto quello della vita, o meglio dell'esistenza come durata, come sfida ai cambiamenti imposti dal tempo, dalla storia. C'è un persistente sentimento della resistenza in So Long, My Son ("Di jiu tian chang"), il film di Wang Xiaoshuai proposto dal FESCAAAL 2021, già in Concorso alla Berlinale 69, dove il regista cinese tornava dopo aver vinto un Gran Premio della [...] Vai alla recensione »
Saga famigliare in trent'anni di storia cinese, durante la politica del "figlio unico", dal 1979 al 2013. Due famiglie amiche si ritrovano a separarsi dopo che in un tragico incidente una delle due ha perso il figlio. Ma i rimpianti, i ricordi e i non detti possono tormentare intere esistenze... Bellissimo, dolente e amaro, il film nelle oltre tre ore di durata affronta temi duri ed importanti e grazie [...] Vai alla recensione »