Anno | 2011 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Hong Kong |
Durata | 117 minuti |
Regia di | Ann Hui |
Attori | Andy Lau, Deannie Yip, Wang Fuli, Hailu Qin, Paul Chun, Leung Tin Wendy Yu, Eman Lam, Elena Kong, Chi-san Chan, Hui So Ying, Anthony Brandon Wong, Chapman To, Ka Tung Lam, Fuli Wang. |
Uscita | giovedì 8 marzo 2012 |
Tag | Da vedere 2011 |
Distribuzione | Tucker Film |
MYmonetro | 3,82 su 28 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 23 ottobre 2020
Tratto da una storia vera, il film vede Andy Lau protagonista di un dramma commovente che unisce due generazioni. Il film è stato premiato al Festival di Venezia, ha vinto un premio ai Asian Film Awards, In Italia al Box Office A Simple Life ha incassato 271 mila euro .
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Tra l'anziana amah (domestica) Ah Tao e il suo padrone, l'attore cinematografico Roger, si instaura un rapporto che assomiglia a quello tra una madre e il proprio figlio, destinato a intensificarsi durante la degenza in ospedale di Ah Tao.
Una lunga carriera come quella di Ann Hui, dedita sin dagli inizi alla denuncia di storture della società e alla raffigurazione di spaccati di quotidianità raramente visti su grande schermo, non poteva che trovare coronamento in un film come A Simple Life, che già nel titolo pare assurgere a summa della poetica della regista. La storia di Ah Tao è quella esemplare della vita di una persona semplice, una donna costretta dagli eventi a trascorrere sin dall'infanzia una vita al servizio degli altri, ma che a questa condizione ha saputo infondere dignità e passione; una donna, a prescindere dallo status, speciale e unica, proprio come il fiocco di neve del vetusto stereotipo.
Riecheggia qualcosa di Ozu nella dinamica servo-famiglia, ma la cifra stilistica è inconfondibilmente quella di Ann Hui, che accarezza con la macchina da presa i corpi dei suoi personaggi, ma soprattutto le espressioni, anche le meno percettibili, carpendo sguardi e ammiccamenti furtivi tra due personaggi che spesso non necessitano di parole per comunicare il reciproco affetto. Quello che arriva al pubblico in una sorta di empatia che supera lo schermo e cresce man mano che Roger e Ah Tao capiscono di rappresentare la famiglia nella sua totalità l'uno per l'altro.
Proprio quell'Andy Lau che la Hui lanciò nel lontano 1982 di Boat People torna, ormai superstar, nei panni del protagonista di A Simple Life, privandosi di ogni glamour e dimostrando per la prima volta di accettare la sua mezza età e l'inesorabile verdetto del tempo che passa.
A fianco di Lau, diversi i cameo di celebrità del cinema di Hong Kong, tra cui un sorprendente Tsui Hark, che - con Andy Lau e Sammo Hung - riforma, in una breve parentesi di cinema nel cinema, la trimurti a cui dobbiamo Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma. Una lezione di compostezza e raffinata gestione dei sentimenti da un'instancabile osservatrice della vita umana.
Il tema della senilità è stato raramente affrontato nella storia del cinema. Riesce a farlo Ann Hui con grande delicatezza, raccontando una storia vera, con un realismo ribadito dalla foto sbiadita del personaggio cui il film si ispira, sui titoli di coda. Si tratta di Ah Tao, la donna che ha fatto per tanti anni la domestica della famiglia del produttore Roger Lee, che ha sentito la necessità di raccontare questa storia affidandola alla sensibilità di Ann Hui, e facendosi interpretare da Andy Lau. Questo ha portato anche a un aspetto discutibile, quello delle digressioni sul mondo del cinema, apparentemente inutili nell'economia narrativa del film, con i cameo di Tsui Hark e company. Un momento autoreferenziale? Un ammiccare ai fan del cinema di Hong Kong? Niente di tutto questo.
Si tratta semplicemente di conferire il grado più elevato di realismo alla vicenda, contestualizzandola nel suo ambiente naturale, in cui si è svolta, che è lo stesso mondo a cui appartengono tanto la regista che il produttore. E nelle chiacchierate tra i cineasti viene fornita una bella metafora sul cinema: «Il film è come un bambino, devi accudirlo se no è come un robot». E questo è detto proprio in un film incentrato sull'accudire, gli anziani non autosufficienti, come regrediti a uno stadio infantile. E le chiacchierate sul budget e sui problemi di finanziamento per realizzare un film spettacolare sulla battaglia dei Tre Regni potrebbero rimarcare una presa di distanza da parte della Hui, fautrice di un cinema diverso, intimista, ma al contempo anche la comune provenienza dallo stesso ambiente artistico, cui appartiene lo stesso Roger Lee, peraltro finanziatore dei due Red Cliff.
Ah Tao è qualcosa di più di una semplice domestica. È affettuosa nei confronti di Roger, gli suggerisce di non mangiare la lingua di bue perché contiene troppi grassi. Come la Hui, anche lei ha vissuto la sua "song of exile": è nata nella Cina continentale e si è poi trasferita a Hong Kong. Dopo il suo ricovero i ruoli si invertono. Adesso è Roger che si prende cura di lei. Uno scambio come quello tra persone della divertente scena precedente, in cui Roger viene confuso per il tecnico che deve aggiustare il condizionatore. Un momento che riflette anche sul concetto di anonimato, su cui pure si gioca il film. Ah Tao diventa una paziente come tante, in un'algida casa del sorriso, popolata da degenti dall'aspetto sgraziato, tutt'altro che 'cinegenici', ancora una volta evidentemente persone vere.
La Hui filma il suo Cupo tramonto con grande leggerezza ed entra nella vita di Ah Tao in punta di piedi. Usa la stessa premura di Roger quando sistema i calzini di Ah Tao appena passata a miglior vita. Sa tenere tutto il film su un registro agrodolce, evitando, e lasciando fuori campo, i momenti di drammaticità, come i malori di Ah Tao e il suo trapasso. Sa inserire delicate punte di comicità come quelle del vecchietto-macchietta che chiede prestiti in continuazione o come la gag sullo scambio - ancora una volta - di dentiere. Sa raccontare situazioni sgradevoli come il cinismo dei parenti che trapela nelle discussioni su come condividere la retta. Sembrano quasi certi personaggi odiosi del cinema di Ozu, ma sono in effetti persone che fanno parte dell'esperienza di vita di tutti noi. E in comune con il maestro giapponese la Hui rivela la capacità di raccontare le emozioni della vita comune al cinema che non é fatto delle sole fette di torta di cui parlava Hitchcock.
Da Hong Kong Express, 8 settembre 2011
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Di “A simple life” resta appunto la semplicità del personaggio protagonista, la parsimonia nell’amministrare il niente che possiede, le poche pretese per sé. Una donna cinese che ha servito gli altri tutta la vita eppure sembra lei essere la padrona delle vie da percorrere, che non fa mai rumore ma di cui i compagni della casa di riposo notano la mancanza quando [...] Vai alla recensione »
E’ una storia che racconta della vita quotidiana di una colf. Per godere e fruire del messaggio della semplicità che emana da questo film è necessario porsi come spettatori attentissimi, e noi grandi frequentatori di sale cinematografiche siamo i soggetti più idonei trovandoci inevitabilmente a rivestire il ruolo di osservatori della vita [...] Vai alla recensione »
E’ la storia della vita semplice di Ah Tao, domestica al servizio della stessa famiglia per più di sessant’anni. Ann hui la racconta in maniera più che essenziale, e mette le cose in chiaro sin dall’inizio: i tempi sono lunghi, le parole spesso lasciano spazio agli sguardi e le concessioni ad atmosfere da colonna sonora si limitano allo stretto necessario.
Splendido, struggente nella sua semplicità e stilisticamente perfetto. Film che narra della vecchiaia, della gratitudine e della malattia. La difficoltà del distacco, il sentimento celato nella compostezza tipicamente orientale, l'amore del protagonista per la donna che ha accudito lui ed è stata vicina alla sua famiglia per decine di anni, tutto questo mescolato al romanticismo pacato, quasi educato [...] Vai alla recensione »
Un'anziana governante di Hong Kong si è presa cura per circa 60 anni dei membri della famiglia per cui presta servizio. Una sera è colpita da infarto e il giovane e scapolo membro rimasto a Hong Kong si prenderà cura di lei. Tratto da una storia vera. Davvero toccante e delicato questo film che ci fa riflettere sull'inesorabile arrivo della vecchiaia, su come cercare di [...] Vai alla recensione »
Ah Tao ha servito per 60 anni la stessa famiglia di Honk Kong. Adesso si occupa dell'ultimo esponente del casato rimasto nella città, il produttore cinemtografico Roger. Un giorno la donna ha un infarto e, una ripresasi, decide che ciò che le resta da vivere debba essere in una casa di riposo. roger le trova un posto nel ricovero di proprietà di un amico, [...] Vai alla recensione »
Semplice e toccante, semplice e profondo, semplice e struggente, semplice e straziante. Semplice nell'accezione in cui semplice vuol dire lineare, senza orpelli e senza ipocrisie, capace di lasciar parlare le immagini, anche crudeli a volte, e di accompagnare la protagonista verso la morte senza pietismi o falsi moralismi. La storia di Ah Tao, domestica per più di sessant'anni presso [...] Vai alla recensione »
Film sublime, pieno di candore nell'analisi dei sentimenti e di pudicizia nell'osservazione dei corpi, è attraversato da una straordinaria delicatezza nel narrare, appunto, una storia semplice. Un film che vuole accompagnarci indietro nel tempo per dirci tutta la necessità della memoria, l'importanza dei "vecchi" valori e soprattutto delle vecchie cose (conservare una vecchia macchina per cucire anche [...] Vai alla recensione »
La lettura impossibile a non farsi per questa pellicola, è quella relativa alla tristezza mortifera della vecchiaia e con essa tutto quanto di più degradante in essa ci sia. Non ci viene risparmiato nulla di questo aspetto della vita umana e alla fine del film, non ci si riesce a liberare dell’odore sgradevole di questa parte della vita.
Ah Tao è costretta dalla necessità ad andare , ancora fanciulla, a servizio presso la famiglia Leung. Lì, trascorre tutta la vita aiutando nelle faccende domestiche ma anche a crescere i figli. Con il passare degli anni, i componenti della famiglia emigrati, Ah Tao è sola a Hong Kong con l'unico Leung.
Ad Hong Kong un’anziana domestica, dopo aver prestato servizio presso una famiglia per sessant’anni, si ritrova a convivere con l’ultimo rampollo, un attore quarantenne in carriera, misurato, dai sani principi ed affettivamente attaccato alla sua colf, con cui ha un rapporto quasi di madre-figlio. Quando, a seguito di un ictus, Ah Tao si trasferisce in una casa di riposo –dove presto si ambienta e [...] Vai alla recensione »
Un film sulla vecchiaia, sul distacco dal mondo, sulla sopravvivenza in una casa di riposo, sui ricordi e sugli affetti, attraverso gli occhi di ah tao, una vecchia governante che per 60 anni ha servito la stessa famiglia. Film discutibile, buoni i propositi e il messaggio, ma lontano dalla realtà. Poco credibile soprattutto il protagonista maschile.
Raccontare una storia di ordinaria normalità senza mai annoiare lo spettatore. La scelta dei tempi, le inquadrature, le pause, i dettagli, sapientemente dosati e miscelati, sono la grande forza di questo film delicatissimo, senza buoni e cattivi. Appunto una storia semplice (il difficile è raccontarla così).
Film, tratto da una storia vera, in cui un uomo si prende cura fino alla morte della sua governante colpita improvvisamente da un ictus. Raffinato, triste, malinconico ed ideato come un gesto d' amore e di devozione nei confronti di chi, ormai giunto ad uno stadio di vecchiaia avanzata, ci ha precedentemente voluto bene e ci ha accudito con sincero affetto per tutta la sua esistenza. [...] Vai alla recensione »
il film tocca punti di alta cinematografia,nelle grazie della protagonista e nella composta ma sensibile recitazione dell'attore,sebbene fastidioso per quanto riguarda il cibo presente ovunque nella pellicola....( ma cosa mangiano gli orientali???),comunque civiltà diversississima dalla nostra dove anche la morte è eletta come accadimento e non come fine.
Concordo in larga parte con pepito1948, ma dò le tre stelle per la capacità del regista di rendere appieno e secondo me volutamente, con toni sommessi e piatti, il grigiore delle case di riposo per poveri, in contrapposizione con il glamour e lo sfarzo di una Hong-Kong ricca e potente, di cui Roger, il "padrone", fa parte. Nei suoi occhi non traspare mai amore, ma solo riconoscenza [...] Vai alla recensione »
Apprezzare questo film, significa non aspettarsi effetti speciali o colpi di scena. Ci viene raccontata una vicenda semplice e ordinaria, una vita giunta quasi al suo termine, potrebbe riguardare il futuro di chiunque di noi; forse è questo il motivo percui non è stato molto valorizzato. E' come se ci fosse stato dato uno specchio in cui rifletterci; quanti di noi non lasceranno grandi [...] Vai alla recensione »
Scusa se approfitto di questo spazio ma sapete se e quando questo film uscirà a Catania???????
E' difficile capire cosa si intende per lentezza. Questo film non ha rapidità di montaggio né di azione, ma ogni momento è talmente intenso che non ho mai percepito nessun attimo di lentezza: ogni scena, ogni volto, ogni oggetto, è sempre ripreso in modo da provocare un'adesione e una partecipazione emotiva.
Quasi scioccante la semplicità con la quale è presentato nella sua interezza... Scioccante perlomeno agli occhi di un occidentale, così poco attento al quotidiano fine della vita, così poco incline ad adattarsi con la naturale umiltà e semplicità della protagonista. Sembra voler in 120 minuti contrapporre il paradosso della società orientale alto borghese, [...] Vai alla recensione »
Mi ha tenuto attento per tutta la durata, senza la minima noia. L'attrice protagonista è fantastica, bravo l'attore che impersona il "figlioccio". Poesia e concretezza allo stato puro.
...scorre lento e statico per circa due ore,non male ma non mi ha entusiasmata!
Quando si ha la fortuna di rubare qualche minuto ad Ann Hui durante i frenetici giorni della Mostra del Cinema, la sensazione di attesa per un premio è forte. Il premio arriverà, per una straordinaria Deanie Ip, anche se molti avrebbero sperato in qualcosa di più. A Venezia è arrivata quasi in punta di piedi, sconosciuta ai più nonostante una carriera di enorme spessore, i cui inizi risalgono alla stagione aurea della New Wave di Hong Kong e il cui prosieguo non ha mai tradito la poetica della regista.
Le collaboratrici familiari al cinema sono di moda. Qualche settimana dopo il best-seller “The Help”, una storia avvincente sui rapporti tra donne bianche e domestiche nere negli stati americani del Sud, esce “A Simple Life’, la vita di una tata cinese raccontata dalla regista Ann Hui. Il film aveva molto emozionato il pubblico alla scorsa mostra di Venezia e, giustamente, all’attrice protagonista, [...] Vai alla recensione »
Seppure annunciato in cartellone, il vero film cinese a sorpresa è questo Taojie di Ann Hui: a sorpresa, perché da una storia piccola, semplice e in fondo anche banale, la regista ha tratto una storia che sa andare al cuore dello spettatore in modo diretto, senza orpelli di alcun genere, rivelando una grande attrice, Deanie Yip. Il film racconta di Tao, donna di mezza età che a lungo è stata la tata [...] Vai alla recensione »
E’ arrivato un film potente in concorso alla 68esima edizione della Mostra del cinema di Venezia: «A simple life» di Ann Hui. Non c’è niente di più impopolare e di meno cinematografico della vecchiaia in un’esistenza senza colpi di scena. E di più difficile da affrontare, visto che l’età media dell’Europa è così spaventosamente alta che l’incubo incombente di tutti è quello di finire i propri giorni [...] Vai alla recensione »
Un insolito rapporto di amore profondo raccontato sul grande schermo: quello fra un’anziana domestica che ha lavorato per quattro generazioni nella stessa famiglia, essendo entrata in servizio a 13 anni, e un cinquantenne che di quella quarta generazione è il membro più isolato. È questa la storia semplice di cui parla A simple life, l’ultimo film della regista di Hong Kong Ann Hui, veterana della [...] Vai alla recensione »
Mentre la coppia badante e paraplegico di Quasi amici macina incassi a suon di emozioni forti e umorismo facile, la benemerita Tucker, piccola casa friulana specializzata in cinema orientale, manda in sala un gran bel film che con Quasi amici condivide in parte il tema. Ma quanto al resto - linguaggio, rapporto con le emozioni, rispetto per la verità dei fatti e dei sentimenti - è agli antipodi.
Seguendo con coerenza un percorso le cui origini risalgono ai giorni della new wave di Hong Kong, a cavallo tra i 70 e gli ‘80, Ann Hui non si stanca mai di indagare nella vita della gente comune, spesso costretta a cercare di preservare la propria dignità in circostanze impossibili. A Simple Life racconta la storia di Tao Jie e di un’intera esistenza passata a servire una famiglia.
Per quanto comunicativi risultino nella loro semplicità poetica la vicenda narrata e i due personaggi principali del film, e per quanto ascoltare le vere voci dei due interpreti, nella versione sottotitolata, possa aiutare ad avvicinarsi alla loro verità umana universale, resta un po’ la frustrante sensazione di non cogliere tutto quello che si potrebbe e dovrebbe.
In passato era frequente il fenomeno di quelle tate che, entrate in una casa, vi restavano sacrificando il proprio privato a beneficio della famiglia presso cui lavoravano. Una sorte poco gratificante, e certo non possiamo rimpiangere che i tempi siano cambiati. Ma Una vita semplice di Ann Hui accosta l’argomento da un punto di vista particolare: il rapporto padronale fra Roger e l’anziana domestica [...] Vai alla recensione »
Accolto all'ultima Mostra di Venezia con l'inchino dovuto a un cinema minimalista, tutto fatto di piccoli gesti quotidiani, Una storia semplice è un film trasfigurato da una passione celeste, tocco della regista Ann Hui, devota e compassionevole, autrice di Boat People ('82), storia di vietnamiti (e cinesi) in fuga dai comunisti venuti dal nord. Oltre alla Coppa Volpi per la miglior attrice (Deanie [...] Vai alla recensione »
Ecco l’esempio di un bel film senza una vera storia. Non c’è drammaturgia in A simple life, della regista Ann Hui di Hong Kong. C’è una situazione ferma, la pura descrizione dell’implacabile, lenta e naturale fine di una donna che per sessant’anni è stata a servizio di una famiglia poco agiata, nella popolosa periferia della grande metropoli cinese.
La storia autobiografica del produttore Roger Lee focalizzata nel rapporto filiale con la sua “amah” — la tata/governante nella cultura cinese — che l’ha praticamente allevato in assenza della famiglia. Nel trascorrere degli anni la carriera cinematografica del padrone lo porta a numerosi viaggi, nutrito dalla consapevolezza di avere una sorta di “madre” sempre ad attenderlo e accudirlo.
D’accordo: le cene tra donne e le mimose per strada. Ma l’8 marzo si può festeggiare, volendo, anche andando a vedere A Simple Life, piccolo e struggentc film hongkonghese di Ann Hui che a Venezia 2011 consegnò una meritata Coppa Volpi alla protagonista Deanie Ip. Infatti proprio stasera, al trasteverino cinema Alcazar, l’ex direttore Marco Muller, in attesa di essere nominato lunedì nuovo cine-imperatore [...] Vai alla recensione »
Non costituisce propriamente un passatempo andare a vedere «A simple life» di Ann Hui che alla scorsa Mostra di Venezia procurò la Coppa Volpi di migliore attrice alla protagonista. D’altra parte come esistono i pregiudizi sui blockbuster d’azione, che invece non sono tutti del medesimo livello, tanto più reggono quelli sui film (per noi) esotici, minimalisti e magari in versione originale con i sottotitoli [...] Vai alla recensione »
Il soggetto universale dell’invecchiamento ha ispirato un film destinato a un pubblico praticamente universale, anche se A simple life ha un motivo di interesse in più per gli appassionati di cinema asiatico. Infatti la trama è basata sull’esperienza di vita del produttore di Hong Kong Roger Lee, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Susan Chan.
A simple life (Tao Jiie), una storia a specchio, quella di una «amah», una serva, Chung Chun-Tao (Deanie Ip, attrice di lungo corso e cantante pop) che, fin da adolescente, viene dalla provincia cinese, ha servito la famiglia Leung per lunghi anni, cresciuto i figli e cucinato insuperabili anatre alla pechinese. Esponente della «New Wave di Hong Kong», Ann Hui, regista di una ventina di film pluripremiati, [...] Vai alla recensione »
È stata adottata fin da piccola Ah Tao (la bravissima Deanie Ip) e, dopo che il padre adottivo muore, la madre la manda precocemente a lavorare. Ora la vediamo già ultrasettantenne, piccolina e un po’ incurvata, ma con uno sguardo che un ictus non riesce a smorzare. C’è solo il regista alle prime armi Roger (la star del cinema orientale Andy Lau), ultimo rimasto a Hong Kong della famiglia Leung, che [...] Vai alla recensione »
Nei film di Ann Hui i sentimenti, gli stati d’animo, il mondo e il tempo non sono mai raccontati dalla messa in scena e dal montaggio. Come fa invece Stanley Kwan, per esempio. Lo stile di Ann Hui è semplice e trasparente, mai un gesto di troppo, mai un carrello o un piano sequenza dimostrativi o simbolici. E questo anche quando la realtà è in una delicata fase di cambiamento, come il Vietnam dopo [...] Vai alla recensione »
Uno degli applausi più convinti della platea veneziana è stato tributato nell’ultima edizione della Mostra a questo piccolo, soave film di Hong Kong che si discosta dalla nostra idea di cinema asiatico, tutto azione e adrenalina, È una storia di vita vissuta, narrata in modo diretto dalla regista Ann Hui, che rivela un’attrice misurata e convincente come Deanie Yip, giustamente premiata dalla giuria [...] Vai alla recensione »
Credo non ci sarebbe stata alcuna necessità di ricevere questa ennesima conferma. Tuttavia, Ann Hui ci ha tenuto a ribadirlo: il cinema orientale, ormai, ha recuperato e nobilitato una linea di racconto che ricuce la relazione con la dimensione individuale, mentre in altre parti del globo si cerca di uscire dai confini dell’umano e del naturale. Il cinema orientale, e Hong Kong in questo caso, si distingue [...] Vai alla recensione »
Una vecchiaia da affrotnare dopo una vita acre spesa a tirare su quattro generazioni della stessa famiglia. Questo è il destino della domestica Chung Chung-Tao, interpretata da Deannie Yip, tornata sugli schermi dopo una lunga assenza con una performance strabiliante, giustamente premiata con laCoppa Volpi all’ultima Mostra di Venezia. Il padre adottivo morto durante l’occupazione giapponese, la madre [...] Vai alla recensione »
Ah Tao non viene chiamata col suo nome, ma semplicemente amah (domestica). Nata in Cina, è arrivata a Hong Kong bambina e da sessant’anni si occupa della stessa famiglia, che nel tempo si è sempre più assottigliata. È rimasto solo Roger, ormai adulto e attore di successo, che lei ha cresciuto come una madre. La vita di Ah Tao è semplice come i suoi gesti quotidiani, di collaudato accudimento.
Cronaca di una reciproca gratitudine, sentimento di radici profonde nella sensibilità orientale di amore e frdeltà. Dopo 60 anni di servizio nella famiglia di Roger, produttore cinematografico di Hong Kong, l’anziana Ah Tao capisce che deve occuparsi della sua «fine vita». Dal confortevole appartamento dove ancora assiste il figlioccio 40enne passa a un loculo di tre metri quadri, circondata da amici [...] Vai alla recensione »
Presente alla Mostra del cinema di Venezia nella scorsa edizione, A Simple Life si è aggiudicato il favore di pubblico e critici. Il titolo non è ironico. Chung Chun To, detta Ah-Tao (Deannie TIp, premiata giustamente con la Coppa Volpi come miglior attrice), arrivata come domestica all’età di tredici anni in casa Leung, una facoltosa famiglia di Hong Kong, ci è rimasta tutta la vita.
Lo abbiamo detto altre volte, e qui lo ripetiamo: l’esperienza culturale e cinematografica rappresentata dal Far East Festival è una delle più virtuose tra quelle italiane ed europee degli ultimi anni. Nato come festival, si è nel tempo trasformato in un polo culturale che diffonde l’arte del cinema orientale, fino a definirsi, tra le altre cose, come distributore per il cinema, attraverso la Tucker [...] Vai alla recensione »
Toccante e poetico melò cinese, che racconta con grande sensibilità e un pizzico d’umorismo la storia di un singolare amore (filiale). Sono la gratitudine e il rispetto a spingere il produttore Roger a occuparsi della vecchia Tao, per sessant’anni tata nella sua famiglia, e ora malandata in salute. Tra le pause care al cinema asiatico e svariate figurine di contorno, il film procede mescolando malinconie [...] Vai alla recensione »
Il tema universale dell’invecchiamento ha ispirato un film destinato a un pubblico praticamente universale, anche se A simple life ha un motivo di interesse in più per gli appassionati di cinema asiatico. Infatti la trama è basata sull’esperienza di vita del produttore di Hong Kong Roger Lee, che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Susan Chan.