Titolo originale | Listicky |
Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Repubblica ceca, Irlanda, Slovacchia |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Mira Fornay |
Attori | Jonathan Byrne, Julia Krynke, Aaron Monaghan, Nicholas Pinnock, Yvonne Scanlon Christopher Simpson. |
MYmonetro | 2,69 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 luglio 2009
Una ragazza slovacca, con i suoi movimenti inquieti in una non troppo ospitale Irlanda, nasconde il profondo bisogno e l'illusione di ritrovare un rapporto compromesso con la sorella.
CONSIGLIATO NÌ
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Listicky (Volpi) è una co-produzione slovacco-ceco-irlandese che segna l'esordio nel lungometraggio di Mira Fornay, nata in Cecoslovacchia, ha frequentato il Famu, la celebre la scuola di cinema di Praga. Il film è la storia di un amore fraterno, minato da una gelosia irrazionale, da ombre che riaffiorano dal passato. Alzbeta e Martina sono due sorelle slovacche emigrate in Irlanda. Martina vive a Dublino con il fidanzato irlandese, Steve, cerca di aiutare la sorella minore a sistemarsi in città e, come lei, ad integrarsi. Alzbeta, al contrario, sembra incapace di trovare un proprio equilibrio, insofferente verso la sorella che la spinge tra le braccia di un ragazzo, eppure intenzionata a non restare relegata nella comunità slovacca della città. Un'irrequietezza che anche visivamente si traduce in un pedinamento, nell'osservare e coglierne da vicino ogni più piccola mossa. Quel suo vagare di locale in locale, dalla casa della sorella all'abitazione di una coetanea appena conosciuta, dove Alzbeta trova ospitalità ed un lavoro, restituisce bene la sensazione di cupezza, di incertezza e di precarietà che attanaglia la giovane donna, che non riesce a fare i conti con se stessa e con una verità per troppo tempo rimossa e che la lega indissolubilmente alla sorella maggiore. Il film parla anche di rifiuto, di immigrazione, della difficoltà di inserimento in un nuovo contesto sociale dove ci si sente costantemente messi alla prova. E' una Dublino notturna, quella che descrive la regista, poco ospitale, dove si aggirano animali selvatici affamati, intorno ai bidoni della spazzatura, in cerca di cibo. Si tratta di volpi, azzeccata metafora di una condizione di vita ai margini, solitaria.