La collezionista

Film 1967 | Commedia 90 min.

Titolo originaleLa collectioneuse
Anno1967
GenereCommedia
ProduzioneFrancia
Durata90 minuti
Regia diEric Rohmer
AttoriPatrick Bauchau, Haydée Politoff, Daniel Pommereulle, Mijanou Bardot .
MYmonetro 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Eric Rohmer. Un film con Patrick Bauchau, Haydée Politoff, Daniel Pommereulle, Mijanou Bardot. Titolo originale: La collectioneuse. Genere Commedia - Francia, 1967, durata 90 minuti. - MYmonetro 3,00 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Una donna abituata a cambiare uomo con la massima disinvoltura si imbatte in un dongiovanni. Il tipo le piace e glielo dimostra, ma lui non si scompon... Il film è stato premiato al Festival di Berlino,

Consigliato sì!
3,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Una donna abituata a cambiare uomo con la massima disinvoltura si imbatte in un dongiovanni. Il tipo le piace e glielo dimostra, ma lui non si scompone. Dopo un po', invece, gli scoppia la cotta.

Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Prima parte
Nel corso di tre prologhi ci vengono presentati i tre protagonisti.
1) Haydée, giovane e attraente, cammina in bikini in riva al mare.
2) Daniel, un pittore, discute con Alain, un critico, sulle finalità dell'arte. Alain osserva una scatola di vernice dipinta in giallo sulla quale sono state infisse lamette da barba che rendono praticamente impossibile afferrarla. Alain tenta di farlo e si ferisce leggermente. È quello che Daniel voleva che accadesse.
3) In un parco Adrien sta discutendo con due giovani donne. Annick afferma di non essere in grado di avere rapporti con nessuno che non ritenga, magari per un solo dettaglio, bello. Jenny non è d'accordo. Di lì a poco la incontriamo in un parco con Adrien, che è il suo fidanzato. Lei, in partenza per Londra per un periodo di cinque settimane, cerca di convincerlo a partire con lei ma l'uomo rifiuta: intende andare a Saint-Tropez, in una villa prestata dall'amico Rodolphe. Lì dovrà incontrare un collezionista di antichità cinesi a cui vendere un vaso e da cui cerca un appoggio economico per aprire una galleria d'arte. Adrien entra nella villa prospiciente il parco, raggiunge una stanza, guarda una statuetta di nudo del 1925 poi sente dei suoni soffocati: si volta e scopre una coppia che sta facendo l'amore a letto. Il suo sguardo incrocia quello della ragazza: è Haydée. Fine dei prologhi.
Adrien raggiunge la villa di Saint-Tropez dove apprende da Daniel che Rodolphe ha invitato anche una sua giovane amica, Haydée. Adrien, che ha deciso di fissarsi delle regole per la vacanza (alzarsi presto, non far nulla, non pensare a nulla, non occuparsi di nulla) avverte la presenza della ragazza come un elemento disturbante. La notte non riesce a dormire per i rumori prodotti, nella camera accanto, da Haydée e dai suoi occasionali compagni. Un mattino Daniel e Adrien riescono a cacciarne uno in breve tempo senza suscitare particolari reazioni da parte della ragazza che però, da quel momento, non porta più in casa nessuno ma sta fuori tutta la notte rientrando all'alba. Per quanto i due uomini la considerino un essere inferiore, la ragazza li turba. Adrien si convince di costituire l'oggetto particolare delle sue attenzioni e, proprio per questo, cerca di gettarla tra le braccia di Daniel, che rifiuta con totale disinteresse. Quando però un mattino li ritrova nello stesso letto la sorpresa non è piacevole anche se poi l'amico si terrà alla larga per tutta la giornata dalla ragazza. Un giorno si fermano tutti e tre a conversare e i due amici la definiscono una collezionista di uomini priva di qualità e di gusto. Haydée contesta questo giudizio ma Daniel rincara la dose affermando di essere andato a letto con lei senza alcun interesse e di essere rimasto decisamente poco soddisfatto. Adrien pensa che ormai il suo rapporto con Haydée sia a una svolta. I due vanno in città la sera e, di ritorno all'alba, fanno il bagno insieme. Mentre sono sdraiati in riva al mare Adrien decide di entrare in azione ma la ragazza si allontana finendo col rifugiarsi tra le braccia di Daniel, del quale aveva da poco parlato male, che è sopraggiunto in quel momento. Rientrati nella villa, mentre Adrien le regala un vaso giapponese di scarso valore, Daniel inscena un'invettiva contro di lei.
Il giorno successivo Daniel dovrebbe partire per una crociera nelle Antille mentre è atteso l'arrivo di Sam, il collezionista di antichità. Quando questi ha finito di trattare la vendita del vaso, Daniel lo insulta e se ne va. Per rabbonirlo Adrien gli fa capire che ci sarebbe la possibilità di avere Haydée. La ragazza accetta di rimanere per una notte nella villa di Sam. Quando Adrien la va a riprendere prova gelosia per il clima che intercorre tra i due. Haydée si preoccupa subito di trasformarlo provocando la distruzione del prezioso vaso cinese. Adrien la raggiunge in bagno dove la bacia e le chiede di andare a letto insieme. Lei vuole che accada ma non in quel luogo. I due lasciano la villa e, lungo il percorso, incrociano un'auto con a bordo due amici di Haydée che la invitano a unirsi a loro in viaggio verso l'Italia. La ragazza non accetta l'invito ma chiede l'indirizzo del luogo. Nel frattempo Adrien è costretto a spostare l'auto che intralcia il traffico. Mette in moto ma poi non si ferma per attenderla. Raggiunge la villa dove prova a stare da solo. Resiste poco tempo e poi decide di informarsi sul primo volo per Londra.
Rohmer e la "prima volta" con il colore. Rohmer e il numero tre. Rohmer senza Parigi. In questa tripartizione si possono trovare (in un ordine assolutamente non gerarchico) gli elementi di base di uno dei momenti di passaggio fondamentali nel cinema del regista francese. Cominciamo con il dato tecnico lasciando la parola a Nestor Almendros: «La mancanza di mezzi mi è stata utile. Non avevamo che cinque photoflood: che lo volessimo o meno, il naturale era di rigore. Rohmer, Barbet Schroeder, Alfred de Graaff e io, elettricisti, mettevamo in posizione, i nostri preziosi proiettori quando non filmavamo in luce naturale. Non si trattava di una concessione economica: eravamo d'accordo di lavorare così, In un quadro di economie vivevamo in comune nella casa di Saint Tropez che filmavamo all'avventura. Essendo passato del tempo, Rohmer avrebbe voluto realizzare il suo terzo "Racconto morale" ma i produttori interessati non erano molti. Un gruppo di amici, con alla testa Barbet Schroeder, decise di montare il film in cooperativa. Mi associai. La necessità di fare economie ci costringeva a delle acrobazie che ci miglioravano. Praticamente non battevamo che un solo ciak per ogni inquadratura. Per essere sicuro della riuscita Rohmer faceva provare minuziosamente gli attori. (...) Siamo riusciti a non sprecare in errori e in riprese supplementari che un terzo dell'intera pellicola impressionata. (...) I laboratori di sviluppo e stampa sono arrivati perfino a credere che si trattasse di un cortometraggio. (...) Dopo molte discussioni abbiamo scelto il 35 mm: alcune delle variazioni atmosferiche, così sensibili nel film, non sarebbero state percepite con il 16 mm. Dopo il montaggio della copia-lavoro, stampata in bianco e nero per ragioni finanziarie, uno che aveva un negozio ben avviato s'interessò al film consentendone la post-sincronizzazione e la stampa delle copie colore»(Un homme à la caméra, 5 Continenta/Hatier). Il passaggio di Rohmer al colore non è quindi dei più naturali ma si carica di difficoltà che stimolano la creatività e fanno apprezzare al regista la "libertà" che viene consentita da una troupe e da un'attrezzatura "leggere".

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Giancarlo Zappoli
giovedì 18 settembre 2003

Seconda parte
A distanza di circa quattro anni dal precedente "Racconto" Rohmer sembra quasi sentire il bisogno di definire con estrema precisione, come in un teorema, gli elementi da cui prendere le mosse. La tripartizione del prologo, accompagnata da cartelli con i nomi dei personaggi più quello, curiosamente conclusivo, in cui si indica la "fine dei prologhi", sta lì a mostrano esplicitamente. L'immagine di Haydée che cammina sola sulla spiaggia apre il film e consente così di poter porre, più avanti e in modo indiretto, allo spettatore la domanda che i due protagonisti maschili si rivolgono a un certo punto: «Cosa faceva quando l'hai vista per la prima volta?». Haydée "misura" la spiaggia con i lunghi compassi alla Truffaut delle sue gambe così come faranno altri personaggi rohmeriani, buon ultimo il Gaspard di Un ragazzo, tre ragazze. Intanto la macchina da presa "misura" la bellezza del suo corpo in sette stacchi successivi mentre lo sciacquio delle onde costituisce l'unico suono percepibile. L'occhio rohmeriano cerca forse su di esso quelle lame taglienti che Daniel pone come baluardo per la difesa della bellezza della sua opera d'arte. Sarà Adrien a cercare di toccare quelle lame e a restarne ferito anche se, col distacco tipico del narratore rohmeriano, affermerà: «Nel momento in cui misi in moto desideravo solo sgombrare la strada e forse costringere Haydée a tagliar corto. Ma immediatamente capù che non mi sarei più fermato e che stavo finalmente per prendere una vera decisione. Questa non è altro che la storia dei miei ripensamenti. Il mio sogno svanì di colpo per far di nuovo posto ai progetti accarezzati all'inizio del mio soggiorno. Potevo finalmente godermi la famosa vacanza "totale". Calma e solitudine le avevo in abbondanza e non solo mi erano offerte, ma me le ero guadagnate grazie a una decisione con la quale avevo affermato la mia libertà. Godevo del successo, che attribuivo soltanto a me stesso e non al caso, almeno in parte. Mi abbandonavo alla deliziosa sensazione di essere del tutto indipendente, completamente padrone di me stesso».
Riproponendo lo schema di base dei "Racconti" Rohmer, anche se per cause di tipo tecnico (ivi comprese alcune ritrosie di Trintignant) che lo obbligano a girare questo quarto "Racconto" prima del terzo, sembra comunque partire dalla fine di La carriera di Suzanne. Anche lì acqua (il bordo di una piscina), anche lì dettagli di un corpo, anche lì il fastidio creato da una manifesta inadeguatezza maschile dinanzi alla bellezza. Tema che viene sviluppato negli altri due prologhi in cui prima Daniel Pommereulle e Alain Jouffnoy (artista e critico d'arte anche nella realtà) e poi Adrien con Annick e Jenny ne discutono partendo da premesse differenti prima di introdurre la lunga riflessione che, come rileva Paolo Marocco, viene ambientata in «un paesaggio che offre un mare irrealmente limpido, una luce tanto accecante da estremizzare gli atteggiamenti della piccola comunità e un parco opportunamente ombreggiato tale da elargire la scenografia adatta a una teorizzazione dell'ozio. Tutto presenta un carattere chiuso e protetto, un recinto in cui l'arte e la bellezza possono concedersi un'eccezione, al di là delle leggi (di tempo e spazio) e della corruzione in vigore nel resto del mondo» (Paolo Marocco, op. cit., 1996).
Parigi, con i suoi boulevard, è lontana e la sua distanza viene marcata da irruzioni sonore contrastanti. Così come lo sciacquio della risacca fa da stacco sonoro tra la prima e la seconda inquadratura del film, così il passaggio dell'aereo mentre Adrien sta conversando nel parco con Jenny è paragonabile ai motori delle auto degli occasionali compagni di Haydée. Non c'è il traffico da evitare come in Place de l'Étoile anche se proprio un intralcio stradale darà una svolta alla narrazione. Il rapporto tra interni ed esterni consente una prevalenza ai secondi conservando ai primi un'essenzialità che fa da effettivo prologo a quello che, nel cinema di Rohmer, sarà un sempre più raffinato lavoro di ricerca dell'equilibrio dei volumi all'interno di spazi non ricostruiti in studio. Due paia di gambe che compaiono in un letto al di là di una porta, un corridoio in cui la luce esterna costruisce spazi di pieno e di vuoto, il contrasto tra uno spazio che si voleva "vuoto" riempito invece dalla presenza di Haydée e la sua rivisitazione dopo il distacco, quando si è finalmente ottenuto ciò che si desiderava non volendolo più, sono solo alcuni indizi di un'estetica in cui lo spazio diviene protagonista senza aver bisogno di supporti musicali (minimi anche in questo film).
Anche se il gioco si articola, come già si è rilevato, su una tripartizione sempre più definita, Rohmer inserisce con particolare evidenza proprio in questa occasione un quarto punto di vista. Se Haydée è la bellezza alla ricerca di se stessa, se Daniel è il cultore sterile di una bellezza che vorrebbe concreta e al contempo astratta, così come la sua cultura che discetta dei massimi sistemi e si nutre di fumetti dozzinali, se Adrien gioca a nascondino con se stesso preferendo credere a ciò che viene elaborando nella propria mente piuttosto che alla verità di una realtà complessa, è Sam colui che, nella propria concretezza sprezzante, pone tutti dinanzi a se stessi. Non a caso il testo letterario da cui il film trae origine si intitolava Le vase de Chine. La compravendita del vaso non è solo il pretesto narrativo per far incontrare i tre protagonisti nella villa di Rodolphe a Saint-Tropez. Serve non solo per consentire ad Adrien di far sfoggio per l'ennesima volta della propria supposta superiorità nei confronti di Haydée, mostrando la propria competenza in materia e al contempo lasciandole in dono un vaso giapponese di scarso valore. Nel momento in cui Sam compare in scena ha tutte le caratteristiche tipiche dello sciovinismo neppure troppo latente di Rohmer. Se i Wesselrin rischiano, grazie alla loro superficialità, l'annullamento, se gli Schmidt se ne tornano a casa quando sarebbero utili, se le Sophie non valgono più di tanto e le Jenny se ne vanno a Londra (mentre la cameriera, italiana e non spagnola come nella versione in circolazione da noi, non sembra troppo ben disposta), Sam è colui che fa del bello un commercio. Daniel gli getterà in faccia il proprio disprezzo così come ha retorica-mente svilito qualsiasi caratteristica positiva di Haydée mentre si guardava narcisisticamente allo specchio. Ma la sua fuga, come il ritrarsi dalla ragazza, non lo colloca certo tra i puri. Daniel viene umiliato da Sam per la sua cronica penuria di denaro perché forse l'uomo, che si colloca davvero a uno dei gradini più bassi delle tipologie rohmeriane, ha compreso che è fatto della sua stessa materia, non riuscendo però ad ammetterlo con se stesso. Haydée invece, apparente oggetto di uno scambio commerciale e "venduta" come il vaso cinese, sa tenere perfettamente in pugno la situazione. Non ha avuto bisogno di cedere, almeno così afferma, al mercante d'arte, ma è capace di vendicare Daniel portando alla luce, nello stesso tempo, l'estrema fragilità della bellezza. Il vaso che si infrange dinanzi al disincantato collezionista trasforma in frammenti l'unitarietà dell'opera d'arte così come, di lì a poco, il volto di Haydée si moltiplicherà negli specchi del bagno. Ma Daniel, abilissimo nel disprezzare l'occasionale amico di Haydée, criticandogli perfino le lenti degli occhiali (e consentendo a Rohmer di sviluppare una riflessione sulla luce), è poi incapace di "vedere" nel profondo. Non gli resta che usare il telefono, strumento principe delle fughe della ragazza, per organizzare un ricongiungimento londinese così poco convinto quanto brusco è Io stacco che segna la fine del film.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 18 gennaio 2019
"Joss"

Forse il più complesso ed ermetico lavoro di Rohmer: lento, esemplare nella struttura narrativa, un protaginista strepitoso (Patrick Bauchau nei panni di Adrien) e, come valore aggiunto, la splendida location, una villa immersa nel verde sulle colline sopra Saint-Tropez. Ci sono tre brevi prologhi, nel terzo si assiste al cinismo devastante di un'amica di Adrien, Aurelia, che afferma che [...] Vai alla recensione »

martedì 24 agosto 2010
fedeleto

Dopo i primi due racconti morali(la fornaia di monceau e la carriera di suzanne) rohmer firma il terzo capitolo (anche se inspiegabilmente appare quarto capitolo).Iniziando da alcuni prologhi ,che risaltano il concetto di bellezza,il film si lascia trascinare da una trama che ha come perno centrale il tema del collezionismo inteso come antimoralita',il possesso delle cose e' fuga dai [...] Vai alla recensione »

winner
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