Il prigioniero

Film 1967 | Fantascienza

Titolo originaleThe Prisoner
Anno1967
GenereFantascienza
ProduzioneGran Bretagna
AttoriPatrick McGoohan, Angelo Muscat, Leo McKern, Alexis Kanner .
MYmonetro Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Una serie con Patrick McGoohan, Angelo Muscat, Leo McKern, Alexis Kanner. Titolo originale: The Prisoner. Genere Fantascienza - Gran Bretagna, 1967, Valutazione: 4 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

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Ultimo aggiornamento lunedì 20 aprile 2009

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES
CRITICA
PUBBLICO 2,67
CONSIGLIATO N.D.

Una delle serie più originali della storia della televisione racconta di un agente del governo che viene sequestrato e portato su un’isola dove tutti gli abitanti non hanno identità ma numeri (lui è il numero 6). Essi sono in attesa di essere sottoposti a un trattamento che li costringe ad azzerare la memoria dopo aver comunicato tutte le informazioni di cui sono a conoscenza. Ma non tutti gli abitanti sono “prigionieri”: tra di loro si nascondono alcune spie. Al termine della serie il protagonista riesce a fuggire e a distruggere l’isola senza aver rivelato ai telespettatori la sua vera identità: di lui si sa solo che è nato il 19 marzo del 1928 (alle 4.31), che è stato un pilota dell’aviazione americana nel corso della Seconda guerra mondiale, che è dotato di uno straordinario selfcontrol, che è un eccellente pugile e schermidore, che il suo passatempo preferito sull’isola è il koshu (uno sport praticato sui trampoli). Il merito dello straordinario successo di questa serie sospesa tra Orwell e Kafka è senz’altro di Patrick McGoohan, l’ex John Drake di Agente segreto: egli è nel contempo protagonista, produttore esecutivo, autore e regista di alcuni episodi. Nella prima puntata il Numero 6 incontra il Numero 2 (Leo McKern), che gli spiega che sarà trasportato nel Villaggio perché è in possesso di alcune informazioni fondamentali. Nel corso della sua permanenza il protagonista scopre che non si tratta di una prigione come le altre: è un posto idilliaco pieno di verde dove non mancano le attività ricreative (come la partita a scacchi con uominipedine) e, addirittura, i servizi di un maggiordomo muto (interpretato da Angelo Muscat). Questo non impedisce al Numero 6 di tentare più volte la fuga, ma viene sempre fermato da enormi palloni bianchi soprannominati in originale rovers; quando non cerca la libertà tenta di scoprire l’identità del Numero 1, il capo del misterioso Villaggio, un luogo del quale non si conosce la dislocazione: quando riesce a procurarsi una mappa del posto, il Prigioniero si accorge che i contorni sono sfumati e non esistono paesi confinanti. Appena arrivato al Villaggio, il Numero 6 decide di mettere da parte la rabbia che l’aveva portato alle dimissioni e di usare l’astuzia per riuscire a evadere; sembra quasi accettare alcune usanze del luogo; la sua ironia e il suo umorismo diventano armi di difesa; spesso si prende gioco dei vari Numero 2. Nel Villaggio non c’è posto per i sentimenti, ma solo per i divertimenti pilotati e artefatti; con il passare del tempo, il Prigioniero scopre che non c’è da fidarsi di nessuno (soprattutto delle donne): anche alcuni suoi ex colleghi, a conoscenza della sua detenzione, sono coinvolti. La campagna elettorale del Villaggio si dimostra una farsa grottesca: i cittadini fanno festa lungo le strade come se fosse Carnevale mentre i candidati proclamano i loro programmi vuoti e senza senso; il Numero 6 dichiara di voler scoprire “chi sono i prigionieri e chi i carcerieri”, promettendo libertà per tutti; dopo i lavaggi di cervello si prodiga anch’esso in discorsi elettorali privi di significato, assicurando estate, inverno, primavera, autunno e divertimento. È un’evidente critica alla politica: gli elettori non scelgono affatto chi votare, sono programmati per eleggere in una certa maniera, sono manipolati così finemente da illudersi di essere liberi di scegliere. Non meno indipendente è la stampa locale: il patetico giornale del Villaggio, il “Taly Ho”, pubblica notizie false e interviste inventate. Inizialmente il Numero 6 spera di poter veramente cambiare il sistema, ma esso si rivela inflessibile e totalitario; il potere controlla e manipola tutto. Il Villaggio rappresenta la società conformista, il Prigioniero la forza dell’individuo. Ricco di slogan (“La guerra è pace”, si legge su un cartello; si dichiara spesso “non sono un numero, sono un uomo libero!”, o “siamo tutti pedine”, “vi è mai capitato di essere più prigionieri di me?”, si chiede il Numero 6 in un episodio) e di citazioni (i video e i monitor sparsi nel Villaggio richiamano il Grande Fratello di Orwell in 1984), il telefilm si chiude con un colpo di scena finale che non risolve gli enigmi sparsi lungo il racconto: il Numero 1 è in realtà il Numero 6. Gli spettatori italiani non hanno avuto neanche questa piccola soddisfazione: l’episodio conclusivo, Fall out, non è mai stato trasmesso (solo Italia 1 nel 2004 si è accorta del misfatto). La parola a McGoohan: “la serie si pone alcune domande: una persona ha il diritto di dire a un uomo cosa dire, come comportarsi, di coercizzarlo? Un uomo ha il diritto di essere un individuo? Non si tratta di fiction, si tratta di un serial molto reale: il Villaggio è il nostro piccolo mondo”. Un “piccolo mondo”, al contrario del Villaggio, che ha un luogo preciso, meta di numerosi fans: l’Hotel Portmeirion a Penrhyndeudraeth, nel Galles del nord, costruito dall’architetto Sir Clough WilliamsEllis, aprì le sue porte alle riprese con la clausola di rivelarne il nome solo dopo l’ultima puntata. Alexis Kanner interpreta il Numero 48. Una curiosità: i quattro elementi della più popolare garageband inglese degli anni ’80 hanno scelto di chiamarsi The Prisoners in onore del loro telefilm preferito, con tanto di logo “rubato” alla serie. Le musiche originali del serial sono firmate da Alfred Elms, Robert Farnon, Wilfred Josephs e Ron Grainer, quest’ultimo autore del tema musicale. La CBS ha deciso di non trasmettere un episodio dichiaratamente antibellico in cui il Numero 6 si rifiutava di prendere in mano una pistola, adducendo che il motivo era invece l’uso di droghe leggere (anche se poi il network americano mandò in onda puntate non meno “allucinogene”). Nel corso degli anni è cresciuta la leggenda che vuole l’esistenza di una puntata-pilota più lunga e diversa: l’unica diversità conclamata riguarda invece il secondo episodio uscito in videocassetta, in cui esistono molte scene inedite in televisione e nel quale appare manifesto che Numero 6 era già stato al Villaggio prima della sua deportazione. La macchina utilizzata da civile è una Lotus 7 targata KAR120C. I rovers non sono nient’altro che palloni aerostatici di una stazione limitrofa alle riprese (ne furono utilizzati più di 6000 perché esplodevano facilmente, riempiti di acqua, elio e ossigeno). Sulla serie ha scritto anche Isaac Asimov: “tra le più grandi paure che Il Prigioniero porta alla luce c’è quella di non essere ascoltati per quello che si dice o per quello che si è, bensì per quello che si rappresenta”. Quando la serie è finita McGoohan dovette nascondersi per alcuni mesi dalla furia dei fanatici della serie, i quali lo resero “prigioniero” della popolarità.

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Dave Kehr
The New York Times

The stunning new Blu-ray edition of "The Prisoner" from A&E is another tribute to the staying power of the enigmatic television series created by Patrick McGoohan and George Markstein, first broadcast in Britain in 1967 and in the United States a year later. Photographed in 35 millimeter and clearly very well preserved, the 17 50-minute episodes look every bit as good in high-definition as full-fledged [...] Vai alla recensione »

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