Anno | 2007 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Austria |
Durata | 136 minuti |
Regia di | Ulrich Seidl |
Attori | Ekateryna Rak, Paul Hofmann, Michael Thomas (II), Maria Hofstätter, Georg Friedrich, Natalya Baranova, Natalja Epureanu, Erich Finsches, Herbert Fritsch Susanne Lothar, Petra Morzé, Thomas Nash, Dirk Stermann. |
MYmonetro | 2,50 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 3 giugno 2013
Paul lascia l'Austria per lavorare in Ucraina. Olga compie il percorso inverso. Per entrambi non prevale il sereno.
CONSIGLIATO NÌ
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Ucraina e Austria. Due Nazioni apparentemente lontane ma sempre più vicine in questo nostro mondo globalizzato. È inverno. Da ognuno di questi due luoghi hanno inizio due storie destinate a trasferirsi nell'altro. La prima è quella di Olga, nurse e madre. Vuole lasciare l'Ucraina per trovare una migliore collocazione sociale. Raggiunge l'Austria dove trova un lavoro che poi perderà. Inizia come colf e finisce con il fare la donna delle pulizie in un ospedale geriatrico.
Il percorso opposto viene seguito da Paul, un giovane austriaco che, non avendo speranze di occupazione in patria, decide di seguire il patrigno in Ucraina per installare videogames. L'una cerca di superare la soglia della povertà, l'altro di compensare la perdita di autostima che la disoccupazione comporta.
Ulrich Seidl è uno di quei registi che fanno della provocazione visiva la loro cifra stilistica. Il Premio conseguito a Venezia con Canicola lo deve aver confermato in questa convinzione. Tutto ciò rischia però in qualche modo di inficiare un cinema come il suo, impegnato a denunciare le storture di una società che si sta livellando ovunque al basso. Non è mostrando lungamente la minzione di un uomo o squallidi rapporti sessuali che si fa un servizio alla ricerca della verità (ad esempio sugli scandali che hanno coinvolto in Austria diverse strutture geriatriche). Si rischia solo di farsi applaudire da chi ama la trasgressione visiva (anche quando finisce col divenire un po' troppo fine a se stessa) allontanando invece un più vasto pubblico che potrebbe invece essere raggiunto con maggiore efficacia.
"Import Export" non lascia speranze, nè per la nurse ucraina che cerca fortuna in Austria, nè per il giovane austriaco che segue il patrigno in Ucraina. Sembra una metafora della vita: si comincia con i bambini, si finisce con i vecchi in un ospedale geriatrico dove il sollievo è dato dalla morte. Seidl ci racconta la storia di due persone che non hanno speranza, con [...] Vai alla recensione »
"Import Export" : quitter l'Ukraine pour la servitude en Autriche Ne pas se fier au beau derrière nu qui trône sur l'affiche : Import Export n'est pas un film de fesses. On ne peut de fait tabler sur rien de ce qu'annonce son programme, Ulrich Seidl mettant son talent à déjouer les clichés que celui-ci charrie à la pelle. Le réalisateur autrichien, qui fut primé à Venise en 2002 pour Dog Days, met [...] Vai alla recensione »
Near the start of “Import Export,” an unflinching, at times almost unbearably hard yet moral look at human exploitation, a woman trudges through a snowy landscape, a cluster of nuclear reactors belching steam behind her. The exactingly framed tableau, at once horrific and yet somehow spookily beautiful, looks so unreal that you might try to persuade yourself that this is science fiction, a vision of [...] Vai alla recensione »