Anno | 2006 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Michael Winterbottom, Mat Whitecross |
Attori | Riz Ahmed, Farhad Harun, Waqar Siddiqui, Arfan Usman, Mark Holden . |
Uscita | venerdì 15 settembre 2006 |
Tag | Da vedere 2006 |
MYmonetro | 3,03 su 18 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 5 dicembre 2017
Michael Winterbottom racconta l'odissea di tre giovani musulmani inglesi rinchiusi innocenti per due anni nella famigerata base di Guantanamo. Il film è stato premiato al Festival di Berlino, In Italia al Box Office The Road to Guantanamo ha incassato nelle prime 6 settimane di programmazione 132 mila euro e 48,4 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Quattro amici di età che va dai 19 ai 23 anni (Ruhel, Asif, Shafiq e Monir) partono dall'Inghilterra per il matrimonio di uno di loro in Pakistan. Siamo nell'autunno del 2001. Dopo una serie di vicissitudini tre di loro vengono arrestati dalle truppe americane e portati nella base di Guantanamo. Ne usciranno due anni dopo totalmente scagionati dall'accusa di terrorismo dopo aver subito torture psicologiche e fisiche brutali.
Michael Winterbottom non è nuovo a imprese di questo genere. Molti ricorderanno Welcome to Sarajevo così come Cose di questo mondo (sui profughi dall'Afghanistan e vincitore dell'Orso d'Oro).
Questa volta, dopo un inizio un po' faticoso che ricorda troppo da vicino Cose di questo mondo, l'accusa non potrebbe essere più diretta e lo stile più convincente. Il regista inglese decide infatti di intervistare i tre protagonisti e di ricostruire con non attori quanto da loro narrato.
L'obiezione che può subito emergere è ovvia: Winterbottom ha fatto le verifiche necessarie? È sicuro che quanto raccontato dai tre corrisponda a verità? La risposta è sin troppo facile: per certo i giovani avevano un alibi di ferro e nonostante questo si sono fatti due anni di Guantanamo come terroristi pericolosissimi. A questo si può aggiungere che se fosse vera anche solo la metà delle torture da loro raccontate come subite ad opera dei soldati americani questo sarebbe già più che sufficiente per parlare di barbarie.
Winterbottom mette poi a segno un colpo di genialità da ricercatore quando mostra una dichiarazione di Donald Rumsfeld che afferma testualmente "Stiamo rispettando in massima parte la Convenzione di Ginevra sui Diritti Umani". L'uomo di punta dell'Amministrazione Bush dice la verità: quello che sta oltre alla massima parte precipita nel buio o nel sole a picco su celle di metallo in mezzo a un cortile della base di Guantanamo al cui ingresso (Camp Delta) si legge: "Honour Bound to Defend Freedom". Per molto, molto meno Richard Nixon dovette lasciare la Casa Bianca. Erano altri tempi? Forse.
Sta di fatto che una democrazia non è tale perché simili e sistematiche violazioni del Diritto possono essere denunciate. Una democrazia è tale quando queste non possono verificarsi.
THE ROAD TO GUANTANAMO disponibile in DVD o BluRay |
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In seguito ai fatti dell'11 settembre, gli americani iniziano a dare la caccia a Bin Laden occupando l'Afghanistan. Nello stesso momento tre ragazzi britannici di origine pakistana arrivano in medio oriente per le nozze di un amico, ma spinti dalla curiosità di conoscere l'Afghanistan e di aiutare il popolo sottomesso approdano a Kandahār.
I protagonisti del film/documentario sono stati certamente coinvolti negli atti contestati. Dopo essere stati trattati come tutti i prigionieri di guerra, sono stati rilasciati, ma "castrati", ovviamente.
Salve a tutti compagni di delusione riportata da questo attesissimo film del nostro "anti-eroe" fatto EROE dalla pessima scrittura di Kevin Munroe.Il regista sembra che ignori di proposito tutte le leggi che ci trascinano,fumetto dopo fumetto,alla lettura di Dylan Dog:Macchina nera.L'ispettore Bloch mancante,Groucho mancante,abito usato esclusivamente come tuta da eroe da mettere durante [...] Vai alla recensione »
Da quando frequento questo sito, non avevo mai visto tante recensioni a una stella in un forum. Di sicuro mi avete convinto a non andare a vederlo.
Come si po giudicare una cosa del genere? Anche se questo film nn si fosse intitolato Dylan Dog ma mi dite come si fa a proporre una merda del genere ??? Constantine aveva una trama decisamente migliore e piu credibile, qui c erano i presupposti per un filmazzo e invece hanno creato un assurdita', ancora na volta soldi buttati!!!!!!!!!!!!!!
Sono un grande fan di dylan dog dal 1993 aspettavo da anni un film su dylan dog quando ho sentito che era stato ingaggiato brandon routh per la parte di dylan ero entusiasta perche era stato molto bravo ad interpretare superman nel omonimo film superman returns .Ma appena ho visto questo film sono rimasto brasato dalla schifezza che avevo visto in 1 ora e 30 .
Più di tante parole, alcune scene. Penombra da interrogatorio: il soldato americano chiede, sei di Al Qaeda? No, la risposta e giù manate. Si va avanti: conosci Mohammed Atta? No, e giù altre manate. Sai dove si trova Bin Laden? E all’ennesimo no si passa all’incappucciamento con tanto di corsa nuda in mezzo ai cani. Poi: una massa di detenuti, incolonnata con tuta arancione e maschera spaziale in [...] Vai alla recensione »
L'instant-movie britannico, già passato in concorso al festival di Berlino, The road to Guantamano (La strada per Guantamano), diretto da Michael Winterbotton e Mat Whitecross, dettagliatamente racconta, con indignazione ma senza abusare «pornograficamente» delle immagini (forse un po' dei suoni e dei ritmi), utilizzando per metà la forma-intervista e per metà una «messa in scena» piuttosto ben documentata, [...] Vai alla recensione »
Quattro amici. Quattro giovani di Tipton, Inghilterra, ragazzi come tanti. Se non fosse che sono di origine pakistana. Così, nell'ottobre 2001, partono per Karachi dove devono partecipare a una festa di matrimonio. Il mondo però è scosso dal terrorismo. Loro, ingenuamente, rispondono all'appello per andare in Afghanistan, sotto minaccia, con l'intenzione di portare aiuto umanitario.
La superprigione di Guantanamo, dopo 4 anni di impunità, deve essere immediatamente chiusa. Dalle prime anticipazioni stampa di ieri, queste sono le conclusioni del rapporto della commissione d'inchiesta Onu, reso noto proprio in concomitanza con l'anteprima mondiale dell'instant-movie britannico, in concorso, The road to Guantamano (La strada per Guantamano), diretto da Michael Winterbotton e Mat [...] Vai alla recensione »
Storia vera, brutale e interessante, del modo in cui tre cittadini inglesi di Tipton, musulmani di origine asiatica, vengono fatti prigionieri in Afghanistan e finiscono detenuti a Guantanamo nell'isola di Cuba nei campi X-Ray e Delta, accusati di essere terroristi internazionali e di comparire in un video accanto a Osama Bin Laden e Mohammed Atta. Vengono rilasciati nel 2004 dopo più di due anni, [...] Vai alla recensione »
Tre giovani anglo-pakistani finiti a Guantanamo vengono interrogati e torturati per più di due anni prima di essere scagionati e liberati. È The Road to Guantanamo , orso d'argento a Berlino per la regia. La storia infatti è vera e a raccontarla alla cinepresa sono i veri Ruhel, Shafiq e Asif. Il resto è ricostruito con realismo ma recitato da attori.
In un'epoca in cui musulmano-britannico è quasi sinonimo di «attentato», esce il film sul viaggio da incubo di quattro inglesi-pakistani che vanno a Karachi per il matrimonio di uno di loro. Peccato sia l'ottobre del 2001: scoppia lo guerra in Afghanistan, vengono catturati dai marine e spediti a Guantanamo come sospetti terroristi. I quattro soffrono e non capiscono.
Un gruppo di uomini ammanettati ai piedi e alle mani, inguainati con una tuta arancione integrale, incappucciati con una fodera nera senza buchi, vestiti di occhiali anneriti da saldatore sfila lungo un rettifilo nel mezzo di un deserto di pietre. Sembrano Cavie umane destinate a soffrire i patimenti di una qualche atroce sperimentazione nucleare, figurine di un fumetto di fantascienza che immagina [...] Vai alla recensione »
Vincitore a Berlino, il film di Winterbottom affronta un tema spinoso come le torture a Guantanamo adottando un partito preso linguistico coraggioso: fare, della rinuncia alla stilizzazione, uno stile. Fin dalle prime inquadrature il viaggio di quattro giovani inglesi di origine pakistana è rappresentato come un "filmino di famiglia" dalle immagini imprecise e sgranate.
Cosa significhi davvero l'espressione "esportare la democrazia" non lo sappiamo ancora per certo. Non ha risposte, ma pone molte domande il film di Winterbottom e Whitecross, mix singolare di documentario e fiction che al suo meglio dà qualche brivido di sperimentalismo, alla peggio fa un po' tv-verità. La storia, come la raccontano i tre che l'hanno vissuta veramente, agghiaccia e trasmette un desolante [...] Vai alla recensione »
È notizia dell'ultima ora che al festival di Toronto il premio della critica è stato assegnato a Death of a President, finto documentario su un ipotetico attentato omicida a George W. Bush e le sue conseguenze sullo scacchiere mondiale, realizzato dal regista inglese Gabriel Range. Fin dai tempi del "free cinema", gli anglosassoni sono stati indubbiamente i migliori a maneggiare il genere spesso pericoloso [...] Vai alla recensione »
Michael Winterbottom, uno dei registi inglesi più seri, continua a parlarci di afghani e pakistani. Come il recente Cose di questo mondo, premiato con l'Orso d'oro a un festival di Berlino. Se quel film, però, metteva a fuoco l'itinerario impervio di due giovani afghani, emigrati in Inghilterra alla ricerca di una vita migliore, nel film di oggi, anche questo vincitore di un premio al Festival di Berlino [...] Vai alla recensione »
Tre anni fa Michael Winterbottom vinse l’Orso d’oro per Cose di questo mondo, dramma sulle peregrinazioni di due giovani rifugiati afghani raccontano con tratti di realismo documentaristico. Il suo ritorno alla Berlinale prosegue, in un certo senso, il discorso di allora; ma lo fà in modo ancor più radicale e importante. Perché il cineasta britannico, che questa volta condivide la regia con Mat Whitecross, [...] Vai alla recensione »
Occhio ad accendere il computer, specie se vi collegate con Internet che è un po' come un varco per l'Aldilà. Una volta si scivolava attraverso l'uscio di una delle nove porte dell'inferno, adesso l'era ipertecnologica impone una modifica dell'immaginario. Chi "vive" di là è pronto a infettarci e distruggerci. Questo è il ritornello intorno al quale ruota Pulse di Jim Sonzero, remake americano di Kairo, [...] Vai alla recensione »
Dedicando le prime inquadrature ai primi piani di Bush e Blair che concionano, The Road to Guantanamo svela il suo fine (finale) nello stesso tempo. È il maggior difetto del film di Michael Winterbottom, regista che non riesce mai a decidersi tra la buona vena documentaristica e la più modesta identità di autore: per raccontare la penosa odissea di tre giovani pakistani di religione islamica, ma di [...] Vai alla recensione »
Devono essere stati gli unici a non accorgersi dell'11 settembre. Passi per la madre di Asif Iqbal, tutta presa a combinare il matrimonio del figliolo: il giorno prima era tornata nella cittadina di Tipton dal lontano Pakistan, dove aveva trovato la ragazza giusta (si capisce che, nell'ebbrezza della felicità, un telegiornale può sfuggire). Più difficile che non se ne sia accorto il promesso sposo, [...] Vai alla recensione »
Dopo sei decenni d'autoflagellazione anche cinematografica, i film su genocidi e crimini di guerra altrui presentati dal Festival di Berlino inebriano i tedeschi. L'anno scorso c'erano nella rassegna principale due film sulle responsabilità francesi in Ruanda. In questa logica ieri è stato presentato The Road to Guantanamo («La strada per Guantanamo») di Michael Winterbottom, che racconta un evento [...] Vai alla recensione »