Anno | 2005 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 97 minuti |
Regia di | Amos Gitai |
Attori | Natalie Portman, Hana Laslo, Carmen Maura . |
Uscita | venerdì 12 maggio 2006 |
Tag | Da vedere 2005 |
MYmonetro | 3,14 su 19 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Amos Gitai dirige un film profondo, un road movie dell'anima pervaso di poesia, di sentimento, di rabbia repressa che non trova pace. Il film è stato premiato al Festival di Cannes, In Italia al Box Office Free Zone ha incassato nelle prime 4 settimane di programmazione 21,4 mila euro e 6,8 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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E' un piacere vedere all'opera attrici (Natalie Portman) che, non deludendo mai, arrivano persino a stupire per il talento mostrato. Cosi' com'è anche piacevole scoprire interpreti meno note (Hanna Laslo, Hiam Abbas) in grado di regalare ottime caratterizzazioni. Ma cio' che è ancor più gratificante è lasciar scorrere sotto i propri occhi l'opera di un Amos Gitai "in piena forma". La pellicola si regge interamente sulla storia di tre donne differenti per cultura, ambizioni e carattere. Donne lontane, ma capaci di entrare in comunione, chiuse in un microcosmo di ferro con quattro ruote, un mezzo per sfuggire al passato e per correre incontro all'avvenire. Tre destini s'incontrano, intrecciano, amalgamano per poi allontanarsi nuovamente. Un film profondo, un road movie dell'anima pervaso di poesia, di sentimento, di rabbia repressa che non trova pace. Gitai tesse un percorso alla ricerca e al recupero della propria identità, identità negata, talvolta misconosciuta, che si manifesta soltanto in un pianto indimenticabile, catartico, universale come quello di Natalie Portman. Perché c'è un luogo dentro ognuno di noi in cui tutto è possibile, uno spazio dell'anima in cui i pensieri si perdono, le speranze si accrescono ed i pregiudizi si dipanano. Quella è la Free Zone, la meta ambita, la terra promessa ove cercare chi si vorrebbe diventare, o dove scoprire che, in realtà, si è sempre stati cio' che si è.
FREE ZONE disponibile in DVD o BluRay |
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Opera di un regista che si interroga incessantemente su uno scontro - quello tra palestinesi ed ebrei - che sempre più sembra insanabile e incancrenito nelle sue dinamiche, Free Zone evita i rischi retorici legati alla frequenza con cui la questione mediorientale viene tragicamente posta in primo piano dalla cronaca, concentrandosi sulla ‘storia minore’ di tre donne, che per differenti [...] Vai alla recensione »
Rebecca, americana figlia di un israeliano, si ritrova sola, a Gerusalemme, dopo la fine di un amore con un ex soldato che sotto le armi si è macchiato di un crimine di guerra, Decide di partire per la Giordania con il taxi di Hanna (Hanna Laslo) e nel viaggio, inevitabilmente, si affollano e si sovrappongono i ricordi. La meta è la «zona franca», un [...] Vai alla recensione »
Il viaggio -Reale ma anche metaforico- di due solitudini era stato meglio raccontato da Gitai nell'ormai vecchio "Berlin, Jerusalem". Qui, invece, la scena iniziale è inutilmente lunga e melensa, come pessima è la parte che impegna la Portman e l'altra attrice nel viaggio in macchina. Nè il resto aggiunge molto altro, anche ma non solo a causa di un didascalismo [...] Vai alla recensione »
Free Zone, zona libera, materiale e mentale, area della «modernità», al di là degli antichi sentimenti irriducibili che contrappongono mondi a mondi in Medio Oriente. È la modernità che interessa Amos Gitai: «Voglio mostrare israeliani, giordani e palestinesi oggi, in un contesto moderno. In quello del passato, ognuno resta inchiodato ai nazionalismi.
Come il primo ministro israeliano Olmert, che ha nominato Dalia Itzik alla presidenza della Knesset, anche il regista Amos Girai affida il suo ultimo film ad un inusuale trittico di donne. La provocazione cela una domanda effettivamente plausibile: e se fossero le donne a togliere le castagne dal fuoco a uomini sull’orlo di una crisi di nervi? Qui le protagoniste femminili sono ben tre.
Sono le donne le protagoniste di quest'ultima opera di Amos Gitai, regista israeliano dal passato di documentarista, che da sempre cerca di ritrarre le tensioni israelo-palestinesi al di là di ogni arroccamento nazionalistico. L'autore di Terra promessa ha scelto tre attrici molto distanti tra loro, per provenienza artistica ma soprattutto geografica, per restituire una realtà che va molto al di là [...] Vai alla recensione »
Ad Amos Gitai mancano sempre 5 centesimi per fare 1 euro. Ovvero, fuor di metafora, il regista israeliano sfiora sempre il capolavoro senza centrarlo mai. Lo stesso dicasi per le sue innumerevoli partecipazioni ai festival: da anni è regolarmente in concorso a Cannes, Berlino o Venezia, ma il bersaglio grosso (Orsi, Leoni e Palme) deve ancora arrivare.
Davanti al Muro del Pianto Rebecca (una struggente Natalie Portman), americana da poco trasferitasi a Gerusalemme, piange il suo amore perduto: è un lungo-piano sequenza intenso e suggestivo. Poi la ragazza persuade la tassista israeliana Hanna a portarla con sé nella "free zone" tra Stato d'Israele e Giordania, dove la donna intende recuperare una somma di denaro di cui il marito, rimasto ferito in [...] Vai alla recensione »
La «Free Zone» è una zona franca che si estende per pochi chilometri quadrati attorno alla linea di confine tra Israele e la Giordania. Vi confluiscono, per commerci piccoli e grandi, sia palestinesi sia israeliani, senza preoccuparsi delle contese politiche che tuttora li dividono. Amos Gitai, sempre attento con il suo cinema ai problemi mediorientali, cui, pur essendo israeliano, ha sempre guardato [...] Vai alla recensione »
Come in un film di Kiarostami, non scendiamo quasi dalla jeep dell’eccellente Hanna Laslo, energica israeliana che oltre a scarrozzare turisti fabbrica col marito auto blindate per un certo americano nella Free Zone, che a sua volta le rivende agli iracheni. Non fosse storia quotidiana, anche questa si direbbe inventata. Ma il tormentato viaggio d’affari di Hanna nella Free Zone è appena un pretesto [...] Vai alla recensione »
Il festival conferma, poche ore prima della Palma d'oro, la centralità del viaggio alla ricerca del «figlio» con il film di Wim Wenders, ma la famiglia c'entra poco come in Broken Flowers. Fa un po'ridere pensare all'indipendente radicale, l'eterno ragazzo newyokerse dal ciuffo bianco, il regista di Dead man, nelle vesti di nostalgico della dimensione domestica (come qualcuno ha scritto).
Tre donne sulla strada, in un road movie che si snoda tra frontiere fisiche e psicologiche. Fino a quella "zona franca" che sta tra Giordania, Iraq, Siria e Arabia. Due chilometri quadrati di terra e libertà dove tutto il Medio Oriente abbandona fanatismi nazionalistici e si ritrova per vendere e comprare automobili. In viaggio tre donne: l'israeliana Hanna (Hanna Laszlo, Palma a Cannes come migliore [...] Vai alla recensione »
Alla fiera dell'Est, per due Soldi, Un agnellino mio padre comprò... Ma non era un topolino? Ebbene no, la versione originale di questo tradizionale ebraico poi arrangiato, come sappiamo, da Branduardi dice così, e c'è anche un lupo. Chiaro che i significati vadano dal "sacrificale" biblico a quello della lotta per la sopravvivenza. Impossibile per gli autori di laggiù, si chiamino Amos Gitai, Elia [...] Vai alla recensione »
Un taxi, una giovane in lacrime, una lunga inquadratura fissa e dietro il finestrino il Muro del Pianto. Siamo a Gerusalemme, anzi siamo in un film di Amos Gitai, cineasta-cartografo che da sempre interroga la sua terra. Ammesso che sia "sua" perché ogni film del regista israeliano rimette in discussione appartenenze e identità. Stavolta siamo nella Free Zone fra Israele e Giordania, una zona franca [...] Vai alla recensione »
C'è un posto in Medio Oriente, nel deserto di Giordania, non lontano dalle frontiere israeliana, irachena, siriana, saudita, dove non esistono guerre, né conflitti religiosi, nè antiche lotte etniche o tribali. Vi regna una sorta di pace affaccendata in nome dei soldi, degli affari. La chiamano Free Zone, zona libera, con l'ironica espressione che dà il titolo al film di Amos Gitai.
Free Zone, la zona libera che dà il titolo al film interessante e sbrigativo di Amos Gitai, è un luogo in Giordania, nel deserto, non lontano dalle frontiere israeliana, irachena, siriana, saudita. La gente della regione vi si ritrova per fare commercio di veicoli usati d'ogni genere, spesso riattati adoperando gli elementi più disparati. Uno dei commerci principali è quello delle automobili blindate, [...] Vai alla recensione »
Si apre con una canzone tradizionale ebraica ripresa da Angelo Branduardi in Alla fiera dell'est il film di Amos Gitai sulle frontiere geografiche e quelle dell'anima, Free Zone, interpretato dalla star israeliana Hanna Laslo, da Hiam Abbass e dall'americana Natalie Portman, ansio sa di riscoprire le proprie origini mediorientali (è nata a Gerusalemme).
Tre donne si avventurano in una zona franca tra Stato d’israele e Giordania: Rebecca (Natalie Portman), americana che vive da poco a Gerusalemme, la tassista israeliana Hanna e la palestinese Leila. Amos Gitai esploro le frontiere (geografiche, linguistiche, ideologiche, psicologiche), mostrando come le aspirazioni dei personaggi vi s’infrangano contro.
Amos Gitai ama il rischio. Ogni volta che la luce si spegne sulla prima scena di un suo film stiamo sulle spine. Sarà bello come Kadosh, ambientato tra gli ebrei ortodossi che ogni mattina pregano: "Ti ringrazio Dio per non avermi fatto nascere donna"? O sarà confuso come "Eden"? Aggravante: Gitai è tra i registi che entrano subito in materia, se hanno una scena a effetto la piazzano all'inizio.
Hana Laszlo ha vinto il premio d'interpretazione all'ultimo Festival di Cannes per Free zone (Zona franca) di Amos Gitai, ma ciò non ne fa un bel film, né un film interessante. E neppure - all'uso di Cannes - una «lezione di cinema»: una lezione di guida, caso mai, perché la Laszlo è sempre al volante. Noia irredimibile, dunque, sebbene si viaggi - talora sotto la pioggia - lungo la frontiera fra [...] Vai alla recensione »
Di una bruttezza desolante è apparso, invece, «Free Zone» dell'israeliano Amos Gitai. In questo ennesimo pasticcio molesto, agghindato dall'inutile presenza dell'hollywoodiana Natalie Portman, il pensoso regista contorce inquadrature e fatti tentando di ammannire al pubblico degli esperti il suo augusto parere sul dramma dell'impossibile coesistenza tra arabi e occidentali.