Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Luca Zingaretti |
Attori | Luca Zingaretti, Greta Scarano, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo Sonia Bergamasco. |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 2,75 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 8 marzo 2021
Il commissario e i suoi uomini sono chiamati a fare luce sull'omicidio di un uomo, ucciso con una coltellata al petto.
CONSIGLIATO SÌ
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Mimì Augello, in fuga da un marito geloso, si imbatte in una salma. Ne parla al commissario Montalbano ma i due non possono approfondire l'identità del defunto senza mettere a rischio il matrimonio di Mimì e quello della sua amante. Quasi contemporaneamente Montalbano viene informato di un altro decesso: si tratta di Carmelo Catalanotti, uomo di teatro avvezzo ad estorcere denaro dagli indebitati e verità recitative dai suoi attori. Starà al commissario capire chi può averlo detestato fino al punto di piantargli un coltello nel cuore. E Salvo dovrà confrontarsi con un altro grosso guaio: l'attrazione irresistibile per la nuova Responsabile della Scientifica incaricata del caso.
Il metodo Catalanotti è uno degli ultimi romanzi di Andrea Camilleri con protagonista Montalbano, e si confronta con due temi molto vicini all'autore: la passione teatrale e quella amorosa che può sopraggiungere, a sorpresa, anche in età matura.
C'è, fortissima, una componente metateatrale che, nell'adattamento firmato dalla consueta squadra di sceneggiatori Bruno-DeMola-Marini (con l'aggiunta qui di Valentina Alfierj, la preziosa assistente di Camilleri, ai dialoghi) diventa anche metacinematografica.
Luca Zingaretti cofirma la regia di questo episodio, come dei due precedenti, con Alberto Sironi, storico ideatore dell'iconografia della serie e regista di tutte le puntate fino al sopraggiungere della sua malattia. Ne Il metodo Catalanotti Zingaretti si affranca maggiormente dal cono d'ombra di Sironi e comincia a prendersi alcune libertà, pur rispettando il solco tracciato dal suo predecessore. Qualche volta sbaglia tono, come quando permette a certe caratterizzazioni di spostarsi troppo sopra le righe e a certi siparietti di sfiorare la gag. Ma più spesso trova una sua dimensione personale, forse anche perché i temi trattati nella storia riguardano anche lui da vicino.
Dunque i primissimi piani suoi e di Greta Scarano, che ha il ruolo della Responsabile della Scientifica, scavano in un'intimità che Montalbano e Zingaretti si concedono raramente, e poiché lo scavo profondo nell'intimità del prossimo è raccontato nella storia "gialla" sia come crudele invadenza che come efficace "metodo" recitativo, forma e contenuto si compenetrano in modo assai interessante.
L'altro elemento chiave della corrispondenza Montalbano-Zingaretti è la perdita di controllo che, anche in linea con un certo clima di rivendicazione femminile contemporaneo, comporta l'arrivo nella vita di Salvo di una donna fieramente indipendente che è una sorta di suo doppio: una certa somiglianza fisica, una profonda affinità caratteriale, e un'identica indole da cane sciolto.
Questo rafforza notevolmente il gioco degli specchi inteso da Camilleri nella scrittura del romanzo e crea un movimento centrifugo, diretto verso il caos, che contrasta la finzione del caso di indagine, tutto basato su una messinscena attentamente controllata. Se Catalanotti convoglia nel teatro lo scatenamento dei mostri che si annidano dentro ognuno dei suoi attori per trasformarlo in potenza scenica, Montalbano apre la sua corazza a qualcosa di autentico che mette in gioco il suo stesso personaggio (e il suo interprete), maschio alfa dall'inscalfibile etica professionale e l'incorreggibile elusività.
Zingaretti rischia il tutto per tutto cercando di scardinare i princìpi che hanno reso il commissario una certezza per gli spettatori. Certo, non mancano i punti di appoggio: Catarella e le sue porte sbattute, Fazio e Augello a bordo campo, il ristorante sul mare (al cui tavolo d'angolo però stavolta siederà qualcun altro) e la cucina di Adelina (che però verrà interrotta in modo quasi sacrilego).
Montalbano e Zingaretti cercano nuove direzioni possibili, non solo attraverso la trama ma anche attraverso piccole scelte di libertà registica, come una disposizione delle luci più fortemente narrativa (il direttore della fotografia è sempre Franco Lecca). Alla compostezza formale di Sironi subentra l'inquietudine sottesa di uno Zingaretti che rivela un altro Montalbano e un altro sé, prendendo il suo stesso personaggio in contropiede, depotenziandone la sicurezza ed esponendone la fragilità.
Il Commissario Montalbano indaga sull'omicidio di Carmelo Catalanotti usuraio e fervente e originale artista di teatro, a nima e fondatore della Trinacriarte, attivissima compagnia di teatro amatoriale di Vigàta, di cui era il guru. Un guru che sapeva essere geniale, ma anche crudele e sadico, tanto che Montalbano si rende conto che proprio nella sua concezione dell'arte tr agica e del suo personalissimo e inquietante Metodo è da cercare la soluzione del mistero della sua morte. Ma è soprattutto nella sua sfera privata che il Commissario deve fare chiarezza e che lo vede travolto dalla passione per una giovane collega.