Anno | 2019 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Francia |
Durata | 91 minuti |
Regia di | Thierry Demaizière, Alban Teurlai |
Uscita | lunedì 24 febbraio 2020 |
Tag | Da vedere 2019 |
Distribuzione | 102 Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,31 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 19 febbraio 2020
La roccia della Grotta di Lourdes è accarezzata da decine di milioni di persone che hanno lasciato lì l'impronta dei loro sogni, le loro aspettative, le loro speranze e le loro frasi. A Lourdes convergono tutte le fragilità, tutte le povertà. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar, 1 candidatura a Lumiere Awards, In Italia al Box Office Lourdes ha incassato 410 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Una roccia scura e lucida accoglie i pellegrini in arrivo da tutto il mondo al santuario dedicato alla Beata Maria Vergine. Le mani la toccano, nella speranza di un miracolo o anche semplicemente in cerca di un conforto tattile, di un corpo protettivo, un'entità solida a cui fare riferimento.
In aiuto allo spettatore arrivano in apertura, sotto forma di didascalia, le uniche, decisive informazioni: "ogni anno più di 3 milioni di pellegrini si recano a Lourdes. Dal 1858, i medici hanno constatato 7000 guarigioni inspiegabili. La Chiesa ha riconosciuto 70 miracoli".
Da quella pietra, la grotta in cui nel 1858 si registra l'apparizione di Maria a Bernadette (canonizzata nel 1933), si apre una ricognizione ad ampio raggio e quasi scientifica di alcune anime diverse del pellegrinaggio religioso. Sono accenni di personaggi, tracce che non diventano mai troppo definite o eclatanti; i loro nomi non compaiono nemmeno nei titoli di coda, per riservatezza. Un anziano che si prostituisce e si sente "perso"; un padre molto cattolico che accompagna il figlio con un problema di blocco della crescita e ne ha un altro condannato da un'altra malattia rara; due genitori dedicati al figlio quarantenne, in sedia a rotelle e invalido dopo un incidente; una ragazzina bullizzata per una malattia rara e in sovrappeso, habitué del santuario col padre; un uomo completamente immobilizzato ma con logica e parola intatte; un mancato suicida che si esprime indicando delle lettere su una tabella.
Seguendoli, scopriamo molti altri aspetti e situazioni di un contesto scivoloso, discusso e affascinante anche per il suo lato kitsch e di azzardo: tra professione di fede, disperazione, ondate alterne ma anche sincroniche di forza e debolezza.
Omonimo del film di fiction di Jessica Hausner del 2009, Lourdes arriva dalla coppia di documentaristi che ha già firmato i pregevoli Reset (2015, sul coreografo Benjamin Millepied) e Rocco (inteso come Siffredi, evento speciale alle Giornate degli Autori 2016).
Autori della sceneggiatura insieme a Jeanne Aptekman e alla giornalista Sixtine Léon-Dufour, Teurlai qui è alla macchina e Demaizière al microfono per le interviste, le cui domande restano fuori dal montaggio, che si distingue per discrezione e invisibilità, a parte rari cedimenti nell'effetto ralenti.
In poco più di un'ora e mezza i due autori riescono a concentrare un anno di riprese sul posto e uno spettro di motivazioni, emozioni e temi, senza fare sciacallaggio della sofferenza psicologica e fisica dei soggetti in campo. Anzi, aprono a divagazioni inedite, come il campeggio adiacente alla zona, in cui la comunità gitana, - anch'essa assidua del pellegrinaggio, come anche quella militare - confeziona l'offerta naturale alla Vergine. Oppure quando coglie le sfumature emotive del lavoro di operatori socio sanitari, volontari, infermieri o dettagli come il treno speciale per il trasporto dei disabili e i carrelli su cui sono poste le sedie a rotelle, a loro volta guidate da inservienti e accompagnatori tramite maniglie.
Ai registi non interessa la speculazione sulla logistica e la macchina economica dietro al santuario (solo una tanica di plastica "brandizzata" si fa mezzo di un lavaggio locale) ma Lourdes come un "grande teatro antropologico" (dalle note di regia), nel quale a chi si candida al rito della grazia non sfugge di essere anche partecipe di una paradossale, multiforme lotteria.
Un approccio laico e aperto, insomma, a un'enciclopedia di debolezze e speranze tutte umane, oltre che un'osservazione profonda di una celebre meta di turismo religioso. Mentre i singoli si rivolgono a Maria, i microfoni captano con finezza anche le preghiere dette sottovoce, cogliendo con precisione l'essenza, il tramite delle innumerevoli solitudini che costituiscono un fenomeno di massa, il loro colossale, primigenio bisogno di ascolto e conforto. Lungi da ogni tentazione satirica o polemica, l'attenzione è sempre sull'umiltà condivisa dai pellegrini, il loro chiedere, in delicatissimo equilibrio sull'attesa.
Atei o credenti non fa nessuna differenza. Ci si emoziona profondamente insieme, gomito a gomito, vedendo questo documentario "miracoloso" che ci accompagna nei meandri dei misteri di Lourdes. Donne e uomini, giovani e vecchi, tanti ammalati ma anche molte persone sane, almeno nel corpo: il flusso incessante dei pellegrini al più noto e venerato dei santuari mariani non conosce mai una pausa.
Lourdes è un film religioso. Non solo documenta i pellegrinaggi di fedeli in uno dei luoghi simbolo della cristianità, ma alla religione ruba l'elemento più insondabile: la fede. Fede nel proprio metodo d'osservazione, laddove i suoi protagonisti ripongono le loro preghiere e le loro speranze nel Signore. C'è una distanza evidente tra la macchina da presa dei registi e gli uomini e le donne del film, [...] Vai alla recensione »
Lourdes. Uno spazio universale, un moto dello spirito, un'idea di terribile sofferenza. Un documentario immersivo e contemplativo sul luogo dell'apparizione della Vergine Maria alla pastorella Bernadette nel 1858 non era mai stato girato. Dalle parti della sacra grotta, venerata ogni anno da 3 milioni di pellegrini, ci era passata Jessica Hausner nel 2009 per girare scampoli del film omonimo di finzione. [...] Vai alla recensione »