Educato alla Beverley grammar school, fece vari mestieri - assicuratore, agente di vendita, pubblicitario, giornalista - prima di approdare al cinema come comparsa. Congedato per invalidità dalla Royal Air Force nel 1942, entrò alla Verity Films come assistente operatore, diventando via via operatore, aiuto-regista (di Carol Reed), sceneggiatore e regista di documentari. L’esordio nella regia avvenne con il cortometraggio London 1942 (1943), un documentario di pregevole fattura, cui ne seguono altri dieci. Il primo lungometraggio a soggetto è Holiday Camp (Campeggio festivo, 1947), che inaugura una carriera quanto mai prolifica contrassegnata da una solida routine che ha lo reso uno dei tipici artigiani del cinema commerciale britannico del secondo dopoguerra. Apprezzato in patria soprattutto per la trilogia (inedita in Italia) incentrata sulla famiglia Huggett - Here Come the Huggetts (Ecco gli Huggett, 1948), Vote for Huggett (Votate per Huggett, 1949), The Huggetts Abroad (Gli H. all’estero, 1949) - dirige nel 1952 il film che la critica britannica considera la sua opera migliore: The Planter’s Wife (Sangue bianco, 1952), con la celebre e spettacolare scena dell’attacco alla piantagione. Nel 1948 aveva suscitato consensi il malinconico e curioso Miranda, storia di una sirena che sconvolge una rispettabile famiglia della borghesia britannica. Predilige però i toni dell’avventura (The Story of Robin Hood and His Merrie Men, Robin Hood e i compagni della foresta, 1952) o quelli dell’ironia (Three Men in a Boat, Tre uomini in barca, 1956, sapido adattamento da Jerome K. Jerome). Negli anni ‘60 si fa notare con una modesta ma popolarissima produzione Disney, Swiss Family Robinson (Robinson nell’isola dei corsari, 1960), cui seguono pellicole di grande successo come The Longest Day (Il giorno più lungo, 1962), il kolossal zanuckiano sullo sbarco alleato in Normandia - di cui dirige l’episodio inglese -, e soprattutto il frenetico e spassoso dittico farsesco Those Magneficent Men on Their Flying Machines (Quei temerari sulle macchine volanti, 1965) e Those Daring Young Men and Their Jaunty Jalopies (Quei temerari sulle loro pazze, scatenate, scalcinate carriole, 1969): i film, prodotti dalla Disney, esibivano un cast all stars con Alberto Sordi e Red Skelton per il primo (divertente rievocazione del rally Londra-Parigi agli esordi dell’aviazione), Bourvil, Tony Curtis e Walter Chiari per il secondo. Da citare anche l’imponente dramma bellico Battle of the Bulge (La battaglia dei giganti, 1965) considerato una delle migliori ricostruzioni delle battaglie della seconda guerra mondiale e The Long Duel (Il lungo duello, 1967), con Yul Brynner è e Charlotte Rampling. Nel 1972 adatta una delle più conosciute opere di Jack London, Call of the Wild (Il richiamo della foresta), suscitando entusiasmi nella critica che considera il film migliore della precedente trascrizione di William Wellman. Del resto, l’avventura è uno dei generi in cui eccelle, assieme al film di guerra: qui il regista può dispiegare la sua immaginazione spettacolare e la sua abilità di illustratore. Si possono ancora ricordare l’australiano The Pirate Movie (Il film pirata, 1982) e Gengis Khan (1990). Nella sua carriera (che alterna film narrativi con aderenza e partecipazione e opere dettate da esigenze di cassetta) ha quasi sempre conquistato vasti consensi, senza riuscire a fare emergere il suo nome dalla lista degli abili mestieranti di media levatura.