Dopo un avvio precocissimo di carriera che l’ha portata a inanellare film sii film, si è quasi ritirata a vita privata. Una vita spesso burrascosa, con uomini di non facile gestione e figli da proteggere. Ma lontana, il più possibile, dai riflettori e dai ciak. A parte qualche rara riapparizione sul set. L’ultima, in attesa dell’uscita, in Francia a fine giugno del film prodotto da Luc Bessoni A ton image con Christopher Lambert, sono appunto le Relazioni pericolose del regista Joséc Dayan. A questo libro settecentesco cinema e televisione hanno abbondantemente attinto, soprattutto negli ultimi anni. Fra le varie versioni, una delle più note è quella di Stephen Frears, dove nel ruolo della Presidentessa de Tourvel recitava Micelle Pfeiffer; attrice della categoria di Nastassja, come lei fragile e seduttiva. Riambientato negli anni Sessanta in Francia, il film televisivo in due puntate è stato trasmesso qualche mese fa sul network americano WE (Women’s Entertainment) e quest’anno ha avviato la programmazione europea, a cominciare dalla Germania. Nel frattempo, negli Stati Uniti ne è appena stata presentata la versione in dvd. L’uscita avviene in contemporanea a quella di un altro dvd di cui la Kinski è protagonista: quel Sogno Iungo un giorno che per Francis Ford Coppola doveva rappresentare un onirico saggio sul cinema del futuro, destinato alla rivoluzione dell’immagine elettronica o alla morte».
Era il 1982 quando Nastassja danzava, funambola dcirco, nel film di Coppola. Lui guardava al futuro, lei aveva già un lungo passato alle spalle. Nonostante i soli 21 anni. Che magari erano ventidue, oppure ventitré: ogni biografia fornisce una diversa interpretazione anagrafica, anche se quella ufficiale – della diretta interessata – colloca la data di nascita al 24 gennaio 1961.
Aveva cominciato bambina. Ammesso che fosse stata mai veramente bambina. Suo padre Kinski, mostro più nella vita che nel cinema, aveva abbandonato lei e la madre quando Nastassja aveva otto anni. Manuna Brigitte era una poetessa dilettante, che non era mai diventata veramente adulta. “Per ragioni caratteriali, ma anche perché il marito l’aveva rinchiusa in una sorta dì gabbia dorata («Mio padre diceva che lei doveva possedere solo oro e gioielli, l’ha lasciata senza un marco»): geloso e ossessivo, le aveva impedito di avere qualunque tipo di contatto con l’esterno. Così, quando lui se ne andò, la donna non sapeva come arrangiarsi per sopravvivere. E demandò alla figlia la soluzione del problema. Sta tutta qui la storia, esemplare come un manuale di psicanalisi, la bambina si arrabatta con qualche furtarello: vuole sostituire papà nei doni che non arrivano più. Per questo, sconterà a 15 anni tre mesi di carcere. Una buona esperienza: «Era una celletta, con un lettino, ed è stato uno dei periodi più felici della mia vita, perché finalmente c’era qualcuno che si prendeva cura di me». Visto che in casa non entrano soldi, decide di accettare le proposte che, preadolescente dal fascino già maturo, le arrivano dalla televisione e dal cinema. Comincia con una serie televisiva tedesca e con la parte di una studentessa che ha una storia d’amore con il professore. Non la smetterà più.
Andrà avanti così. Nel cinema, ma sopratutto nella vita. Poco dopo – ha solo 15 anni e alle spalle un unico fidanzatino baciato per la prima volta dopo un anno di timido corteggiamento – in un locale di Monaco incontra Roman Polanski. Lui ha 43 anni e notoriamente predilige le fanciulline in fiore. Prende Nastassja con sé, la manda a studiare alI’Actors’ Studio, la forgia perché vuole Farne la sua diva. Non che la ragazza sia del tutto alle prime armi. È già passata, tiri arino prima, attraverso il Falso movimento di Wim Wenders, nel cui cast appare con il vero cognome paterno: Nakszynski. E si appresta a interpretare la ragazzina per la quale Marcello Mastroianni perde la testa nel film di Alberto Lattuada Così come sei. Questa è una delle esperienze che ricorderà con maggiore tristezza: «Mi fecero togliere i vestiti, io non ero preparata e non c’era nessuno che intervenisse per dire che non si fa così con una quasi bambina. Nessuno mi proteggeva». Per questo, Polanski ha buon gioco. È maturo, ha l’età per difenderla e coccolarla.
Come tutti gli altri uomini che Nastassja avrà in Futuro. Come Klaus, invece, non ha mai fatto. Tanto che alla morte del padre, nel 1991, l’attrice ricorda che «mi sono sentita triste per trenta secondi, poi mi è subito passata e nomi sono nemmeno andata al funerale».
Nel ruolo di Tess, che è tratto dal romanzo d’amore e sangue di Thomas Hardy e che Polanski aveva pensato anni prima per Sharon Tate, la Kinski vive il silo grande debutto nella celebrità cinematografica. Seguiranno anni buoni: Coppola, Paul Schrader con Il bacia dello pantera, il secondo Wenders di Paris,Texas. Mentre recita su quest’ultimo set, Nastassja è incinta. C’è chi dice che il padre è Wim Wenders, chi Roman Polanski, chi Gérard Depardieu che è stato suo partner cinematografico nel film di Jean-Jacques Beineix Lo specchio del desiderio. Non sono solo illazioni casuali. «Mi innamoro sempre delle persone con cui lavoro». Alla fine, però, spiega che il bimbo è del produttore egiziano Ibrahim Moussa, quattordici anni più di lei. Nasce il primo figlio, Aliosha e – tutto il resto impallidì, la famiglia mi divorò». Poi arriva Sonja, che ora ha 17 anni ed è identica alla madre. La carriera di mamma è il nuovo obiettivo intorno a cui gira la vita di Nastassja. Anche dopo la controversa separazione da Moussa, con scontri violenti per ottenere la custodia dei figli. Avrà infatti un’altra bambina, Kenya, il cui padre è il cantante Quincy Jones, stessa annata di Polanski ed ennesima figura paterna nella sua collezione maschile.
Ma quella che vince è, a questo punto, la carriera da chioccia. Racconta Sonja: «la mamma preferisce che io studi, non vuole che Faccia la modella. Siamo molto legate, viviamo insieme nel nostro piccolo mondo. Lei non frequenta gente di cinema, detesta gli atteggiamenti da star e preferisce starsene in jeans e maglietta, incontrando gente normale». Quincy Jones, da cui si è separata senza drammi, è loro vicino di casa. Nastassja ne è contenta: «So che quando ho bisogno di qualcuno con cui confrontarmi, lui è lì pronto». Tanto più che gli unici suoi compagni ora sono i tre figli, i tre cani e i tre gatti con cui vive a Bel Air. L’ultima volta che la Kinski si è presentata in pubblico a fianco di un uomo è stato due anni fa, alla cerimonia degli Oscar.
L’accompagnava Jon Voight (classe 1938), ma entrambi si sono affrettati a spiegare che sono soltanto buoni amici». Potrebbe essere una frase fatta, per qualunque divo di Hollywood. Non per la Nastassja di oggi. Che, per descriversi, dice: «Io sono una madre. I miei figli mi hanno reso una persona completa, sono loro lo scopo della mia esistenza». Difficile accettarlo per chi – e in America sono molti – di lei ha come immagine primaria la foto che le scattò Richard Avedon quando aveva 21 anni: sdraiata, completamente nuda, avvolta (ma non troppo) fra le spire di un serpente. Ma l’attrice che, negli anni Ottanta, incarnava Eva nel giardino delle malizie hollywoodiane, a quel passato ha veramente rinunciato. E se qualche volta pecca lo fa per fiction. Come quando scopre la passione fra le braccia di Valmont, Rupert Everett.
Da Vanity Fair, 15 aprile 2004