Nazimova è stata innanzi tutto attrice di teatro, ma quel che conta non è solo la sua grande presenza sulla scena, da molti critici reputata la maggiore del ventesimo secolo sui palcoscenici americani, ma l'aver fatto conoscere, attraverso le opere di autori moderni come Ibsen, Cechov, Strindberg, Gorki, Hauptmann, l'evoluzione dell'arte drammatica e altresì la conseguente trasformazione dei modelli recitativi. La scuola classica e romantica del teatro ottocentesco si esprimeva con una recitazione brillante ma statuaria, solenne; lo stesso impianto drammatico dei lavori era divenuto una sentimentalizzazione del reale. Col sorgere della scuola realista, divenne inevitabile che una nuova maniera di recitare sostituisse la retorica magniloquenza con una più concreta e rude espressione della realtà della vita. Nazimova aveva compiuto questa transizione, quando presentò agli sbalorditi pubblici americani Hedda Gabler, A Doll's House, Little Eyolf di Ibsen, Die Märchen di Schnitzler o Il giardino dei ciliegi di Cechov.
Nel 1915, legatasi all'attore-regista Charles Bryant, portò sulle scene un atto unico veementemente pacifista, War Brides, viaggiando da costa a costa e sempre a teatri esauriti. Alla fine della tournée, accettò che divenisse un film (1916), che secondo le enfatiche critiche del pur serioso «Moving Picture World»: «Reaches a tragic height never before attained by a moving picture».
Due anni dopo, accettò il favoloso contratto della Metro: 13.000 dollari alla settimana, scelta di soggetti, registi e attori, nessuna interruzione dell'attività teatrale, realizzazione dei film in epoca di sua scelta. Furono undici i film che Nazimova interpretò per la Metro tra il 1918 ed il 1921. I migliori furono quelli realizzati nel 1919 da Paul Capellani, Out of the Fog, storia di un'orfana che vive chiusa in un faro, e The Red Lantern, una vicenda che si svolge sullo sfondo della rivolta dei boxers, con una mezzo-sangue che, innamorata di un bianco che non potrà sposare, si suiciderà. Entrambi i film sono molto accurati; nel secondo Nazimova si integra perfettamente al personaggio con una elaborata truccatura.
Nei film successivi la collaborazione di Natacha Rambova ai soggetti, alle sceneggiature, alle scenografie risulterà deleteria. La stessa Nazimova, pioniera del realismo interpretativo, vi si aggira con toni affettati, manierati e le critiche saranno pronte a rintuzzare le mediocri caratterizzazioni di Stronger than Death, Madame Peacock e Billions (tutti del 1920). In The Brat (1919) e The Heart of a Child (1920) si ridicolizza la propensione verso ruoli da adolescente. «Sulla scena è facile barare - scrive un recensore - e nascondere l'età nelle ombre del palcoscenico; ma il cinema non conosce questa pietà. E una signora di mezz'età non può giocare a fare la fanciulletta». Ultimo film per la Metro fu una stravagante versione della «signora dalle camelie» (Camille, 1921). Passata alla United Artists, Nazimova si produsse in A Doll's House (1921), ma la performance cinematografica non fu all'altezza di quella teatrale di anni prima. E la Salome (1922) in stile Beardsley, prodotto in proprio, fu una sorta di suicidio professionale ed economico. Il film venne giudicato oltraggioso, Nazimova quasi messa all'indice per questo originale e troppo intellettuale lavoro, in anticipo sui tempi e dove tutti gli attori erano rigorosamente omosessuali. In seguito, Nazimova fece qualche altro film, poi preferì tornarsene alle scene. La si rivedrà al cinema quindici anni più tardi, ormai spento il suo ardore, in particine di contorno.
Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.