Antonio Gades, ballerino e coreografo spagnolo, è morto a 67 anni, vittima di un cancro. Si è spento nell'ospedale madrileno dove era stato ricoverato qualche settimana fa. Sarà cremato in una cerimonia strettamente privata.
Gades. Non solo artista, non solo divo, non solo uomo “politico”, non solo simbolo. Antonio del flamenco e della tradizione , ma anche innovatore, rivoluzionario della danza, del folklore, della vita. Grande interprete sul tablao , stretto in que i suoi costumi scuri, appena illuminati dalla camicia bianca, e diritto, elegante, sexy negli stivaletti taccuti che il flamenco esige. Ma anche protagonista sul set, in film indimenticabili come Carmen e L’amor brujo , il primo sull’opera di Bizet, il secondo sul pezzo omonimo di Manuel de Falla, regista e sodàle Carlos Saura.
Era nato, Antonio, ad Alicante, nel 1936, da una famiglia operaia e antifranchista. Si chiamava, in realtà, Antonio Esteve. Appena undicenne abbandonò la scuola per umili lavori, povero, perseguitato a causa delle idee politiche mutuate in casa e propagandate senza paura. L'impegno sociale sarebbe diventato il filo conduttore della sua vita pubblica e privata, sui ritmi battenti, così andalusi e flamenchi, del Romancero gitano di Federico Garcia Lorca.
Fra una taverna e l’altra, da un letto all’altro, il ragazzo ballava, ballava. Naturalmente portato alla danza, riuscì, alla fine, ad iscriversi all'Accademia di ballo di una maestra rinomata, la Palitos. Dove venne notato da Pilar Lopez, che gli fece un contratto e lo accolse nella sua compagnia, ribattezzandolo con il più attraente cognome di Gades. Gades da Cadice, la città costiera dalla quale si imbarcavano per la corte degli imperatori romani le flessuose danzatrici, antesignane delle dee del flamenco, amate e cantate da Marziale.
Da Pilar Lopez, Antonio, di per sé ricco di duende , apprese le regole del flamenco, ma anche i modi e lo spirito della escuela bolera . Nel lontano 1960, approdò a Roma, per allestire, con Anton Dolin, il Bolero di Ravel e, nel contempo, studiare danza classica. Fra gli amici italiani, fu Beppe Menegatti, regista e marito di Carla Fracci, a costruirgli le opportunità per affermarsi nel nostro Paese : Il teatrino di Don Cristobal , montato proprio da Menegatti per Fiesole, lo impose al Festival di Spoleto, dove Gian Carlo Menotti non esitò ad affidargli la regia della Carmen , con la ancora sconosciuta Shirley Verrett. E ci fu persino la Scala, con gli incarichi di ballerino e maître.
Nel 1963, però, Gades torna in Spagna. In un night di Barcellona frequentato da intellettuali colpisce l'attenzione di Miro, che lo segnala alla New York World's Fair: ful'affermazione internazionale. Seduttore, compagno di molte donne (marito dell’attrice e cantante Marisol, altro mito spagnolo), non venne mai meno alla sua spinta libertaria. Fuggendo la polizia franchista, conobbe a Cuba Alicia Alonso, che lo spinse ancor di più verso il teatro. Fino a che, nel 1978, la Spagna del dopo-Generalissimo lo chiamò a dirigere il Balletto Nazionale. Rimase direttore per poco. Preferì, come sempre, l’autonomia e la libertà. Bello, appassionato, indomabile. Amico di Fidel Castro. Rafael Alberti ha scritto un giorno per lui: Antonio Gades, te digo:/ lo que yo,/ te lo diria mejor/ Federico./ Que tienes pena en tu baile/ que los fuegos que levantan/ tus brazos son amarillos.
Da Il Messaggero, 21 luglio 2004