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Rassegna stampa di Don Ameche

Don Ameche è un attore statunitense, è nato il 31 maggio 1908 a Kenosha, Wisconsin (USA) ed è morto il 6 dicembre 1993 all'età di 85 anni a Scottsdale, Arizona (USA).

CRISTINA BRAGAGLIA

Lasciati gli studi universitari di giurisprudenza per dedicarsi a spettacoli musicali e radiofonici, diventa una vedette a Broadway. Passa poi al cinema, dove ottiene il primo successo con Ramona (1936) di Henry King. Sin dall'inizio, è utilizzato in parti brillanti, che sfruttano il suo aspetto simpatico, la sua ricchezza di comunicativa, oltre all'aria da elegante dongiovanni che gli forniscono i baffetti sottili, fino a farlo diventare un emblematico latin lover made in Hollywood. La 20th Century Fox, con cui firma un contratto, gli fa interpretare per lo più commedie musicali, impiegandolo anche in ruoli romantici o di giovane distinto, come in The Story of Alexander Graham Beh (Il cavaliere dello spazio, 1939) di Irving Cummings, con il quale gira alcuni altri film, da Hollywood Cavalcade (1939) a Lillian Russell (Il romanzo di Lillian Russell, 1940, a That Night in Rio (Unla notte a Rio, 1941). Oppure lo trasforma in protagonista di film d'avventure, come The Three Musketeers (D'Artagnan e i tre moschettieri, 1939). Sempre negli anni ‘30 fornisce anche prove drammatiche in Chicago (L'incendio di Chicago, 1938), di Henry King, come farà dieci anni più tardi con Sleep My Love (Donne e veleni) di Douglas Sirk. Lavora anche con Norman Taurog, mentre nel 1939 gira, al fianco di Claudette Colbert, Midnight (La signora di mezzanotte), ancora una commedia di successo per la regia di Mitchell Leisen. La grande occasione giunge nel 1943, grazie all'intuito di Ernst Lubitsch che gli affida il personaggio del gaudente precipitato all'inferno e salvato nientemeno che dal diavolo, una spiritosa “Sua Eccellenza” in grado di comprendere il valore delle gioie della vita (e della morte): è uno dei film più deliziosi e maligni del regista, Heaven Can Wait (Il cielo può attendere). Sornione e seducente, dà il meglio della sua amabile arguzia di attore leggero. Nel dopoguerra le occasioni cinematografiche si fanno più rare: si dedica al teatro e alla televisione, cosi come aveva fatto da giovane, ancora studente all'università del Wisconsin (lui che era uno degli otto figli di un barista), nelle compagnie di giro e alla radio, dove s'era fatto una buona fama. Nel 1975 riprende a girare per l'America in compagnia della sua partner abituale Alice Faye per il musical Good News. Torna al cinema, quasi ottantenne, con una eccellente caratterizzazione in una fiaba fantascientifica di Ron Howard, Cocoon (Cocoon - L'energia dell'universo, 1985) e riceve un Oscar come attore non protagonista. Tre anni dopo, ammiccante in un'interpretazione di gran classe, crea la figura di un ciabattino italo-americano che fa carriera nella mafia per pura incoscienza, al servizio di David Mamet (Things Change, Le cose cambiano, 1988) e al fianco di Joe Mantegna: lo premiano con la Coppa Volpi alla Mostra di Venezia. Ricompare in un cammeo - accanto a Kirk Douglas è , Yvonne De Carlo, Vincent Spano - di Oscar (Oscar: un fidanzato per due figlie, 1991) di John Landis. L'ultimo suo film è Folks! (Guai in famiglia, 1992), di Ted Kotcheff.

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