Un triangolo sentimentale soprannaturale è al centro di un film che ricorda tanto i grandi classici. In arrivo nelle sale il 4 dicembre.
di Simone Emiliani
“Nobody is perfect”. Non è solo una citazione. Non è neanche un omaggio. È proprio uno slancio autentico verso il cinema di Billy Wilder. La direzione è precisa: il finale di A qualcuno piace caldo. In Eternity la battuta viene pronunciata due volte, dai protagonisti maschili. Prima Larry e poi Luke. Entrambi sono innamorati di Joan. Ma non è una rivalità classica; tutti e tre sono morti. Ora hanno l’aspetto di quando erano giovani e si trovano in una specie di limbo nell’aldilà. La donna deve scegliere con chi dei due vuole passare l’eternità e ha solo una settimana per decidere. Larry è stato suo marito per moltissimi anni ed è morto durante un pranzo di famiglia soffocato da un pretzel. Luke invece è stato invece il primo marito di Joan ma è mancato giovanissimo durante la guerra di Corea.
Eternity si presenta così come un triangolo sentimentale ultraterreno, una situazione narrativa che è stata al centro di alcuni dei film più famosi di Billy Wilder. In Sabrina la protagonista, figlia dell’autista di una famiglia di miliardari, è corteggiata dai due rampolli. In L’appartamento il contabile della compagnia di assicurazioni ha messo gli occhi sull’addetta agli ascensori che però è anche l’amante del capo del personale. Il riferimento a questo film non finisce qui. Il modo di filmare la stazione di scambio dove ogni persona deceduta è in attesa del proprio destino mostra il protagonista confuso nella massa proprio come il personaggio interpretato da Jack Lemmon seduto alla sua scrivania in mezzo agli altri impiegati.
Un anomalo triangolo, più torbido, è anche al centro di Viale del tramonto. Sempre una donna e due uomini. Ma qui le dinamiche sono più complesse. Un’ex-diva del cinema muto è innamorata di un giovane sceneggiatore squattrinato chiamato per scrivere la sceneggiatura del film pensato per farla tornare alla ribalta. Nell’ombra invece si muove il suo maggiordomo, da sempre invaghito di lei.
Per David Freyne, che con Eternity firma il suo terzo lungometraggio dopo The Cured (2017) e Dating Amber (2020), Wilder è un preciso punto di riferimento. Nel film inoltre la figura del barista, che diventa decisiva nei passaggi narrativi determinanti per Larry e Luke, richiama anche quella di Giorni perduti, fondamentale figura di supporto per il protagonista dipendente dall’alcool.
Ma attraversa anche trasversalmente molta commedia hollywoodiana classica e anche le sue versioni più moderne, come per esempio nel cinema di Blake Edwards che potrebbe essere un altro punto di riferimento per il modo in cui mostra il contrasto tra i desideri e le azioni delle due figure maschili e per la precisa caratterizzazione dei personaggi interpretati da Miles Teller, Elizabeth Olsen e Callum Turner, forse potenziali reincarnazioni di quel tipo di cinema.
Ma c’è un altro film che ha probabilmente influenzato Eternity ed è Il cielo può attendere di Ernst Lubitsch. Lì il protagonista, appena deceduto, si trova davanti le porte dell’Inferno dove pensa che trascorrerà tutta la vita ultraterrena. Come Larry, Joan e Luke, si trova in una situazione di attesa, di stallo.