Repubblica e MYmovies in collaborazione con Wanted presentano il film di Michele Rossi e Alessandro Mellara, una cartolina multimediale da recapitare alle nuove generazioni. Da vedere insieme su MYmovies ONE dalle 20:00 a mezzanotte. PRENOTA GRATIS UN POSTO »
di Tommaso Tocci
L’11 giugno del 1984 muore Enrico Berlinguer, colpito da un ictus nel mezzo di un comizio che stava tenendo a Padova. Pochi giorni più tardi, i funerali che si tengono a Roma sono un evento collettivo che segnerà il periodo storico, anche dal punto di vista mediatico.
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Il momento è difatti ampiamente filmato e registrato; oggi, quei materiali formano la base del documentario Arrivederci, Berlinguer!, che omaggia il celebre segretario del PCI attraverso il potere delle immagini, in una cartolina multimediale da recapitare alle nuove generazioni. Oltre che a chi al tempo c’era già, e ora vive in modo conflittuale il ricordo di quella fase storica.
Il film cavalca l’onda lunga di un movimento più ampio tra riscoperta e celebrazione del personaggio Berlinguer, come è naturale che sia vista la ricorrenza dei quarant’anni dalla scomparsa nel 2024. Ci sono state mostre, tributi, e perfino un film di finzione: Berlinguer - La grande ambizione (con Elio Germano protagonista) per mano di un regista serio e di grande impegno civile come Andrea Segre.
Una pluralità che fa bene anche a quest’opera dei registi Michele Mellara e Alessandro Rossi, i quali non si erano prefissati di fare una panoramica completa né della situazione politica né delle profondità individuali del personaggio.
La forza del loro tributo, che viene e va in cinquanta minuti e sa lasciare lo spettatore a confrontarsi con la sua stessa nostalgia, sta nella ricerca di un mood, e nell’uso dei reperti video, densi di quella grana che parla alla memoria, abbinati a una colonna sonora dall’alto impatto emotivo.
In parte i materiali vengono dal documentario realizzato all’epoca per Unitelefilm da svariati autori (L’addio a Enrico Berlinguer, opera già esaustiva che viene in pratica fatta oggetto di un “remix sentimentale” per renderla adatta all’oggi) e in parte dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico.
I due registi vanno subito al cuore delle cose, fin dalla prima sequenza che offre una giustapposizione di quelle che fanno male. Viene mostrata infatti la parte conclusiva di quel comizio di Padova, con un Berlinguer già vistosamente sofferente che viene invitato a fermarsi ma ci tiene a concludere il suo intervento (“lavorate tutti!”).
Subito prima c’è spazio per un’altra mancanza, stavolta rivolta al contemporaneo: un segmento in cui Berlinguer lucidamente ascrive il successo del Partito Comunista dell’epoca (stabilmente oltre il 30% di voti) alla vicinanza con le fasce più popolari del paese; è un messaggio che dallo schermo attraversa i decenni per arrivare ai nostri tempi, in cui il rovesciamento di quel legame si è fatto tormentone di una sinistra in crisi.
Proprio il popolo diventa alla fine il vero protagonista del film, che attraverso un ideale controcampo (molto appropriato, visto il carattere schivo di Berlinguer) gira la macchina da presa verso la gente, quella dei comizi e poi quella del funerale.
Tante le sequenze che riprendono la fila di persone in movimento, in una collettività-fiume, e poi anche le singole individualità così affascinanti da (ri)scoprire a distanza di qualche generazione. E così, dal palco alla folla, ancora una volta la storia siamo noi.
Il Lunedì del Cinema è un'iniziativa a cura di Repubblica e MYmovies per il cinema di qualità in streaming. Una sala cinematografica virtuale pronta ad accogliere gli iscritti di MYmovies con una selezione ricercata di titoli da vedere (o rivedere) insieme dalle 20:00 a mezzanotte.